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Messaggio Da Lucy Gordon Lun 5 Set - 17:30

Ecchime..... Il Cinema sulla stampa - Pagina 8 378480


Il film di Crialese tratta il tema attualissimo dell'immigrazione. Ho sentito che si è beccato 8 minuti di applausi, e a Venezia è dura avere tanto consenso. Come al solito la critica si è divisa.
Di solito, non avendo visto il film, una volta cercavo pareri fra i recensori più in sintonia con il mio gusto.
Ad esempio Luigi Locatelli sul suo blog lo massacra.

http://luigilocatelli.wordpress.com/2011/09/04/venezia-2011-recensione-di-terraferma-di-crialese-la-peggior-delusione-del-festival/

Ma negli anni ho imparato che un'idea chiara di un film ce la possiamo fare solo vedendolo.
Anzi dopo le puttanate che ho letto in giro su diversi film veramente belli, ho deciso di prendere le recensioni più come pareri soggettivi alla pari del mio, che come autorevoli opinioni.
Perciò penso che lo vedrò, perchè quando un film suscita discussione, di base vuol dire che ha qualcosa che meriti riflessione.

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Messaggio Da anna Lun 5 Set - 18:26

Il Cinema sulla stampa - Pagina 8 79629 sono d'accordissimo Lucy, infatti a me interessa sapere più cosa ne pensi tu, o chiunque altro del forum veda un film e ce ne parla, che leggere le varie recensioni, che spesso si basano più su preconcetti che altro
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Messaggio Da anna Gio 8 Set - 12:01

SPECIALE VENEZIA 68 - La solitudine delle madri italiane


Perchè nessuno ci ha mai detto che era così dura”? E la sala della proiezione mattutina, quella per la stampa, esplode in una fragorosa risata. Eppure questo è il nodo centrale dell’analisi di Cristina Comencini nel film Quando la notte, tratto dal suo omonimo romanzo e in competizione per il Leone d’Oro.

Una madre (Claudia Pandolfi), sola in vacanza con il figlio di due anni, in una casa isolata ai piedi del Monta Rosa, abitata dal silenzioso e inquietante Manfred (Filippo Timi). E’ il proprietario della casa, abbandonata da moglie e figli, per il carattere instabile del padre che fa la guida alpina e ha due fratelli: uno tombeur des femmes, l’altro gestore di un rifugio in quota, a conduzione molto famigliare.

Il nucleo centrale della storia è la crisi, che un discreto numero di donne, madri da poco, sole o senza lavoro, finiscono per affrontare nel loro percorso di crescita. In certi casi con esiti drammatici. Nel caso della narrazione di Cristina Comencini, il tema sembra ridursi al forte pianto del bambino, che in alcuni casi può trascinare verso impulsi violenti e pericolosi per la vita stessa del piccolo, ma che evidentemente sono sfogo di qualche sintomo molto più grave e profondo. Che però nel film manca.

La frase di prima, viene detta in lacrime da Claudia Pandolfi a Michela Cescon, cuoca e governante efficiente, con tre figli e un quarto in arrivo, tra paioli fumanti di polenta nella cucina del rifugio sul Monte Rosa. Il dramma interiore che vive la madre protagonista, è reale, legato alla difficoltà di trovare una nuova identità mentre si è occupati a proteggere un’altra vita, sopraffatti da sonno e voglia di liberarsi. Ma il film sembra solo sfiorare questi sentimenti, per occuparsi d’altro. Non è ben chiaro di che cosa però. Ciò che è stato scritto dalla Comencini sulle pagine del suo romanzo, non arriva con la stessa forza al cinema. Anche se questo non toglie alle immagini il fascino e la potenza di una natura sempre poco rappresentata in Italia.

Il dolore immenso che sprofonda in un gesto folle e definitivo è al centro di un altro film, presentato a Venezia in Controcampo Italiano. Maternity Blues di Fabrizio Cattani prende spunto dal termine che si usa per definire quell’incontenibile depressione post partum che porta ad uccidere il proprio figlio. La traccia per il film anche qui è un libro, un testo teatrale: From Medea di Grazia Verasani.

Rina, Vincenza, Eloisa e Clara, rinchiuse all’interno di un ospedale psichiatrico giudiziario, espiano la loro colpa e soprattutto il dolore per una perdita scatenata in pochi secondi di follia e imperdonabile per se stesse. Il testo e il film nascono e si sviluppano non solo come riflessione sull’ambivalenza dell’istinto materno, ma anche come accusa nei confronti di una società sorda, che non facilita le donne in maternità e che finisce per buttare i mostri in prima pagina dopo averli creati. Neanche a queste madri nessuno aveva detto che sarebbe stata così dura.

Barbara Sorrentini
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Messaggio Da anna Gio 8 Set - 19:53

Festival del cinema di Venezia 2011, Tutta colpa della musica, il trailer

Vi mostriamo il trailer di Tutta colpa della musica, commedia diretta da Ricky Tognazzi che sarà presentata oggi nella sezione Controcampo italiano al Festival di Venezia 2011. Il film ci parla di una seconda chance che in fondo nella vita, ma soprattutto nell’amore, ognuno di noi si merita…
Oggi al Festival di Venezia 2011 è la volta di una commedia raccontata attraverso la musica, Tutta colpa della musica che uscirà nelle nostre sale domani 9 settembre.

Nel cast, oltre al regista Ricky Tognazzi, ci sono Marco Messeri, Stefania Sandrelli, Elena Sofia Ricci, Rosalba Pippa, Monica Scattini, Diego Casale, Grazia Cesarini Sforza, Ronny Morena Pellerani, Raffaele Pisu, Debora Villa.

Partecipa anche la cantante Arisa, che abbiamo visto nella scorsa stagione televisiva nel programma Victor Victoria condotto su La 7 da Victoria Cabello.

Protagonista del film è Giuseppe che ha cinquantacinque anni, è sposato, ha una figlia, ma non si ritiene un uomo felice. Grazia, la moglie, presa dal suo radicalismo religioso, è da anni indifferente nei suoi confronti, e anche Chiara, la figlia, che ha seguito la madre nella sua passione religiosa, non si può dire che abbia poi questo gran dialogo con lui.

E così Napoleone, l’amico di una vita, lo convince a darsi una mossa e a provare a “vivere”, cioè ad andare con lui a cantare nel coro della città, una sala in una chiesa sconsacrata, dove i “ragazzi” della loro età possono ancora provare a “rimorchiare”… e così si innamora di Elisa, una bellissima donna di mezza età…ma riusciranno i due a mettersi in gioco fino in fondo?



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Messaggio Da ubik Ven 9 Set - 13:40

L'INTERVISTA

Carolina, dal ghiaccio alla Laguna
"Ma qui non mi sento a mio agio"


La Kostner sbarca al Lido per presentare "Opera on ice", spettacolo che mescola pattinaggio e lirica: "Ma resto un'atleta, non un'attrice". E sul fascino del suo sport: "Quando mi sento bene mi sembra di volare"

dal nostro inviato CLAUDIA MORGOGLIONE

Il Cinema sulla stampa - Pagina 8 212023121-42823a22-da75-431a-939f-0338dedb73e2

VENEZIA - "Io sono un'atleta, non un'attrice: devo ammettere che qui alla Mostra non sono al cento per cento a mio agio...". Abito lungo rosso, capelli biondi pettinati all'indietro, trucco aggressivo sul viso dolce, Carolina Kostner non nasconde una buona dose di imbarazzo. Sbarcata per la prima volta alla Mostra del cinema, incontra un gruppetto di cronisti sulla Red Carpet Terrace, tra il palazzo del Casinò e il mare del Lido. Ammettendo di sentirsi un po' fuori posto: "Il pattinaggio è il mio vero mondo - spiega - qui invece l'emozione, il sapere di non essere casa mia, prevale su tutto".

L'occasione per la presenza della Kostner è la presentazione - a margine delle attività festivaliere ufficiali - di un progetto ambizioso, impegnativo, che la vede protagonista: "Opera on ice", spettacolo sul ghiaccio con alcune delle arie più belle del patrimonio lirico. Anteprima mondiale il primo ottobre, in un'Arena di Verona che sarà rivestita per l'occasione da un milione e 600 mila cubetti d'acqua ghiacciata; e poi passaggio per un solo giorno (date ancora da stabilirsi) in 700 sale cinematografiche, in 40 Paesi del mondo.

Allora, Carolina: come affronterà questa nuova sfida?
"Quando mi è stato proposto il progetto non credevo che ce l'avremmo fatta: e invece no, il risultato ha superato la mia immaginazione. Cercherò di fare del mio meglio, perché sia una serata perfetta. Certo la paura, anche il terrore, ci sono: non quanto a un'Olimpiade, però".

Danzerà sulle note della Tosca e della Carmen.
"Due donne molto forti, con storie che finiscono tragicamente. Io invece sono una molto positiva: sto lavorando su come rendere i due personaggi, attraverso le coreografie".

E qui a Venezia, alla Mostra, come si sente?
"Io appartengo al mondo dello sport, so bene che questo non è il mio ambiente. Proprio per questo, è una grande emozione. Tra un po' sfilerò anche sul red carpet: vado a vedere Killer Joe (film cult della Mostra, ndr)".

Parliamo invece della sua attività atletica: che bilancio fa, a questo punto della carriera?
"Sono diventata consapevole che nello sport non può andare sempre bene: nei momenti difficili riconosci chi sei davvero, chi sono i tuoi amici. Misuri la tua forza. Io di momenti difficili ne ho avuti; e so che lungo la mia strada ne avrò altri".

Il passaggio finora più difficile?
"Dopo Vancouver mi vedevo alla fine della mia carriera, della mia scalata; avevo intenzione di dedicarmi allo studio. Ma il pattinaggio mi mancava: così ho smesso di correre dietro il miraggio delle medaglie e di concentrarmi sul pattinare per me stessa. Perché io il pattinaggio lo adoro, anche come stile di vita. Certo, vincere è sempre bello".

Ci rivela qual è per lei il fascino di questo sport?
"In gara io non sono una persona fredda, anzi sono molto sensibile, sento la pressione. Ma quando entro in pista e mi sento bene, mi sembra di volare...".

la repubblica
ma quanto è carina Carolina in questa foto Il Cinema sulla stampa - Pagina 8 731826434
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Messaggio Da ubik Ven 9 Set - 14:20

Marco Giusti per Dagospia

Decimo giorno di Mostra. In parecchi già se ne sono andati. E si parla solo di Totoleone e Totonomine. Resta Muller? Resta Baratta? Sono davvero incompatibili? E a Roma? Gli ultimi due film in concorso non hanno grandi chances. "Texas Killing Fields" di Ami Canaan Mann, opera seconda della figlia del Michael Mann di "Heat", è un poliziesco ottimo per una serata autunnale, meno per un festival. Certo, l'occasione di avere a Venezia il grande Michael Mann, qui in veste di produttore, era ghiotta, ma non giustifica il perché si sia messo in concorso il film.

Siamo pesantemente dalle parte del "Lo abbiamo già visto", anche se il cast è ricchissimo e il copione è scritto da un poliziotto, tal Don Ferrarone. Una coppia di poliziotti, uno, il Sam Worthington di "Avatar", belloccio e texano, l'altro, Jeffrey Dean Morgan (il "comedian" di "Watchmen"), cattolico e newyorkese, seguono una serie di delitti che vedono coinvolte ragazzine sbandate e signore del posto. Tutte le piste portano alle terribili paludi delle morte di Texas City, luogo dimenticato da Dio e dominato da formiche e avvoltoi.

Il Lido di questi tempi, pieno di produttori e ristoratori assatanati è pure peggio. Sam Worthington, che è del posto, non vuole mettere il naso nelle paludi della morte e punta su due papponi, un nero col pizzo e un bianco tatuato, mentre la sua ex moglie, la rossa Jessica Chastaim, già vista in "Wilde Salome" di Al Pacino e "Tree of Life" di Malick, ha capito che è nelle paludi che bisogna mettere il naso.

La ragazzina in pericolo di turno, Chloe Grace Moretz è già una megastar internazionale. Ha appena finito "Hugo Cabret" di Scorsese e sta girando "Dark Shadows" di Tim Burton con Johnny Depp. Pubblico tiepido. Dopo "Killer Joe" di Friedkin con la già celebre scena del pompino che Gina Gershon fa a una coscia di pollo messa a mo' di pisello da Matthew McConaughey, si aspettava chissà cosa.

Le battute più divertenti riguardano la Chiesa. "Posso dire cazzo di fronte a lui", chiede al collega Sam Worthington indicando la foto di Papa Wojtyla, presto seguita da (stravagante per un film americano) "E' vero che al nuovo papa non piacciono i froci?".

Ieri sera, invece, è passato "Life Without Principle" di Johnnie To, un complicatissimo noir legato alla Borsa e a come viene vissuta nei paesi asiatici. Il crollo delle borse europee, della Grecia in particolare, e il salire dei paesi emergenti, i Bric, scatena hongkonghesi di ogni età, sesso e classe in una corsa al denaro senza pietà che nemmeno il Kubrick di "Rapina a mano armata" si sarebbe potuto immaginare. Tra personaggi più o meno assurdi, spicca il fidatissimo uomo di fatica di un boss, detto Pantera (in romano, ovvio, er pantera), che troviamo dietro alle situazioni più assurde, ma sempre legate al salire e scendere della Borsa.

Film quasi incomprensibile per il pubblico italiano che non sia ferratissimo in economia, verrà distribuito da Fandango, come il giapponese post-Fukushima di Sjon Sono.

I film in concorso, fortunatamente sono finiti. Si può respirare. Si dice che in corsa per i premi maggiori siano i film di Roman Polanski, Steve McQueen, Ann Hui, Aleksander Sokurov, perfino David Cronenberg. Qualcuno propone anche George Clooney, che è il più facile da riportare a Venezia.

Come miglior attrice i maligni dicono che venga molto spinta Claudia Pandolfi per risarcire la Comencini dei fischi in sala (ma se non ora quando... andava fischiata?) e risollevare le sorti del film. Più probabile che vinca la vecchia protagonista del cinese "A Simple Life" o il duo Jodie Foster-Kate Winslet di "Carnage".

Come miglior interpretazione maschile non dovrebbe avere problemi Michael Fassbender, grande rivelazione della Mostra, che ha devastato in "Shame", anche se Christoph Waltz in "Carnage" e "Gary Oldman" in "Tinker, Tailor, Soldier, Spy" sono fenomenali. Per la miglior regia potrebbe essere candidato anche il Tomas Alfredson di "Tinker, Tailor" o lo stesso Steve McQueen di "Shame", forse i registi più innovativi che si siano visti.

Per l'opera prima ha non poche chance il nostro Gipi con "L'ultimo terrestre", unica vera sorpresa italiana assieme a "Scialla", che ha vinto ieri Controcampo Italiano, anche se è notevole anche il film cinese presentato come sorpresa. Come miglior promessa dovrebbe essere sicuro il premio all'incredibile Juno Temple di "Killer Joe", che è poi l'unica ragazzina che sia vista a Venezia assieme a Chloe Grace Moretz in "Texas Killing Fields" e al ragazzo siciliano di "Terraferma".

Come migliore battuta sentita al Lido quella che mi ha fatto Diego Abatantuono. "Dicono che Muller finalmente si è ripreso, poveretto si era rotto la mascella per le risate che aveva fatto vedendo il film di Greggio".

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Messaggio Da anna Ven 9 Set - 19:50

Omaggio al Leone Bellocchio
"Io in pensione? Che sciocchezza"
Il regista riceve il riconoscimento alla carriera: "Per me è una ripartenza". Poi boccia il cinema italiano: "Povere e misere commedie". E su Bertolucci che stasera lo premia: "Ho invidiato il suo successo mondiale"


Combattivo, sempre. Banale, mai. In altre parole, controcorrente: il Leone d'oro Marco Bellocchio è il grande protagonista di questa penultima giornata festivaliera. Non solo perché riceve, dalle mani di Bernardo Bertolucci, il Premio alla carriera della Mostra. Ma anche per il modo in cui si racconta ai cronisti: definisce "una sciocchezza" l'ipotesi di un ritiro; ammette di aver provato invidia per il successo dell'autore di Ultimo tango a Parigi; ribadisce il la sua "diffidenza per l'istituzione e per il potere", e la fedeltà alle sue idee; boccia senza appello il nuovo cinema italiano, "povero e misero" nel suo fare solo commedie.

Il premio. "Sono soddisfatto di questo Leone d'oro, certo: altrimenti sarei un pazzo, più che un imbecille o un ingrato. E' il riconoscimento a una carriera in cui ho cercato di essere sempre fedele alle mie idee e alle mie immagini, pur cambiando. Credo ai cambiamenti, credo che la gente possa cambiare". Poi spiega di non considero il premio un risarcimento per quelli non avuti coi suoi film: "Questo implicherebbe un concetto di risentimento, che il non ho assolutamente. A me il potere, l'istituzione, non piacciono, ed è naturale che la diffidenza sia reciproca. E' come se un rivoluzionario chiedesse un riconoscimento al tiranno".

La carriera. "Io in pensione? Una sciocchezza: lavoro ancora, ho dei progetti. Non conta il numero dei film ma la loro qualità. Il Leone alla carriera può essere per me una ripartenza, per un percorso ancora abbastanza lungo".

Il rapporto con Bertolucci. "Mi commuove che sia lui a darmi questo premio. Tra noi tante cose in comune, ma anche tante differenze. Avevamo amici comuni: Laura Betti, Moravia, Pasolini, che mi hanno aiutato a sentirmi a casa a Roma. Certo, le immagini di Bernardo sono diverse dalle mie. Negli anni Settanta ci fu anche una rivalità e perfino invidia: lui con 'Ultimo tangò ebbe successo in tutto il mondo. Ma lo sento ancora misteriosamente vicino",

Il cinema italiano. Giudizio impietoso, il suo: "Tutti su buttano sulla commedia - poveramente, miseramente - perché ha avuto successo; invece bisognerebbe cercare strade nuove".

I giovani. "Se un ragazzo volesse avvicinarsi a questo mestiere lo scoraggerei: è un lavoro faticoso, tanti si arrabattano e pochi riescono. La novità è che oggi lo si può fare anche con poco, con oggetti sempre più piccoli e sempre più vicini allo sguardo umano".

La politica. "Rispetto al passato sono diventato più tollerante. Ma sono ancora di sinistra, voto a sinistra, non sono berlusconiano". Nei decenni passati, però - nei Settanta ad esempio - "la politica aveva un peso diverso, essere di sinistra significava parlare in modo corretto rispetto all'ideologia di sinistra".

Il film rivisto. Bellocchio non è qui al Lido solo per ricevere onori: porta al Lido anche il suo Nel nome del padre", del 1971, in una nuova versione. "All'epoca - ricorda - c'era il festival di Gian Luigi Rondi e l'antifestival degli autori di sinistra: io presentai la pellicola all'antifestival". Adesso, ovviamente, questo scollamento non c'è più. C'è solo l'ovazione della Mostra per un autore fuori dagli schemi.

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Messaggio Da mambu Ven 9 Set - 22:21

Lo scollamento non c'è più nel senso che ha vinto Rondi Il Cinema sulla stampa - Pagina 8 88695
ma ormai anche lui è passato


Mi pare il meno che faccia l'apologia del cambimento, lui che dopo un gran debutto ha fatto buoni film per poi infilare un trittico che è entrato nella storia della Merda Cinematografica : Diavolo in corpo, Visione del sabba e Condanna Il Cinema sulla stampa - Pagina 8 2546660598
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Messaggio Da anna Sab 10 Set - 19:41

I premi a Venezia, aggiornamenti da XL

Là-bas di Guido Lombardi ha vinto il Leone del Futuro come miglior opera prima

Premio Osella per la miglior sceneggiatura a Yorgos Lanthimos per il film Alpis

premio Marcello Mastroianni per migliori attori emergenti ai due protagonisti del film di Sono Sion, Himizu

Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Deanie Yip nel film A Simple Life

Coppa Volpi come miglior attore a Michael Fassbender per Shame di Steve McQueen

Gran premio della giuria a Terraferma di Emanuele Crialese

Leone d'Argento per la miglior regia a Shangiun Cai per il film People Mountain, People Sea

Leone d'Oro al film Faust di Aleksander Sokurov
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Messaggio Da mambu Sab 10 Set - 20:39

mi dispiace che abbia vinto Sokurov.

Adesso ci saranno i soliti supponenti che romperanno le sfere coi soliti luoghi comuni: ekkeppalle i film da festival, earridatece bombolo.

Cercherò di andare a visione pomeridiana per evitare gli sbuffanti spiritosoni che ho trovato per il film di Malick.

Ma perché poi c'è gente che va a vedere i film solo perché vincono i festival? vai a vedere quello che ti può interessare/piacere/stimolare, no?
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Messaggio Da ubik Sab 10 Set - 20:55

mambu ha scritto:...Ma perché poi c'è gente che va a vedere i film solo perché vincono i festival? vai a vedere quello che ti può interessare/piacere/stimolare, no?
forse perchè si da per scontato che l'essere stati premiati da una giuria qualificata sia di per sè garanzia di "buona pellicola o bel film" che dir si voglia

l'anno scorso per esempio vidi Somewhere, della Coppola, che vinse il premio come film migliore... What a Face
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Messaggio Da mambu Sab 10 Set - 20:59

Somwhere Il Cinema sulla stampa - Pagina 8 129641

(non dirlo a Lussi che a lei piacque Il Cinema sulla stampa - Pagina 8 2831325302 )

devo confessare che lo vidi per litigare meglio con amici che lo esaltavano
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Messaggio Da ubik Sab 10 Set - 21:07

ricordo soprattutto che mi ammorbò per un'ora e 38 minuti Suspect Suspect

ma il protagonista non era niente male Il Cinema sulla stampa - Pagina 8 378480
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Messaggio Da valestella817 Dom 11 Set - 15:04

Il Cinema sulla stampa - Pagina 8 769300 Il Cinema sulla stampa - Pagina 8 769300 Il Cinema sulla stampa - Pagina 8 769300 Il Cinema sulla stampa - Pagina 8 731826434
Sarà Keira Knightley l'Anna Karenina del 21mo secolo. L'attrice inglese, perfettamente a suo agio nei ruoli in costume, dovrà misurarsi con dive del calibro di Greta Garbo e Vivien Leigh, che prima di lei hanno interpretato la tragica eroina di Lev Tolstoj. La protagonista di A dangerous method, appena passato in concorso a Venezia 68, sarà diretta per la terza volta dal connazionale Joe Wright: insieme hanno già portato al cinema due classici della letteratura come Orgoglio e Pregiudizio ed Espiazione. Accanto alla Knightley ci saranno Jude Law, nei panni del marito Aleksei Karenin, e l'emergente Aaron Johnson (Kick-Ass) nel ruolo dell'affascinante conte Vronskij. La sceneggiatura è affidata a Tom Stoppard, a caccia di un secondo Oscar dopo Shakespeare in love. Insomma, un film all british che punta a essere molto più che l'ennesima trasposizione del capolavoro della letteratura russa di fine '800. L'uscita è prevista per dicembre 2012 / di ROBERTA SAIARDI
Pubblicato da Trovacinema

http://trovacinema.repubblica.it/multimedia/divi/e-keira-la-nuova-anna-karenina/30429255/1/1Il Cinema sulla stampa - Pagina 8 1315638230281_01_keira_karenina
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Messaggio Da mambu Dom 11 Set - 20:50

Aaron Johnson il conte Svaroski? Il Cinema sulla stampa - Pagina 8 30341

l'ho appena visto in quella nakakata di Nakata: I segreti della mente: Bel faccino ma recitazione schematica e insopportabile.

la cosa curiosa è che nei titoli di coda c'era un "Mr. Aaron Johnson dialect's coach"

era l'unico Il Cinema sulla stampa - Pagina 8 2546660598

gomungue da 'sti filmoni in costume poco ci aspettiamo... se poi arriva qualcosa di buono tanto meglio, ma al 99% Il Cinema sulla stampa - Pagina 8 415348
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