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La TV & la stampa
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Re: La TV & la stampa
Rai, il furto annunciato pagato dai cittadini
“Lasciatelo fare, si farà male da solo..”, così mi ha detto il solito cinico amico, quello che sa tutto, quello che le tv non spostano molto, tanto gli elettori hanno già deciso e lo manderanno a casa. Non credete al diavolo tentatore e mandatelo a quel paese. Le tv contano eccome, non a caso Berlusconi sta sfondando ogni regola per ribaltare il risultato e risvegliare i dormienti; comunque anche se le tv non contassero nulla perchè mai tacere di fronte allo squadrismo mediatico e politico?
In quale paese sarebbe stato tollerato che un satrapo chiamasse i “suoi direttori” e ordinasse 5 interviste quasi uguali con tanto di simbolo del partito in evidenza?
Per fortuna qualcosa si è mosso, grazie anche alla risposta delle opposizioni sociali e politiche. L’autorità di garanzia, risvegliandosi da un lungo torpore ha deciso di convocarsi per decidere sulle sanzioni.
La Federazione della stampa e l’Usigrai hanni indetto per domani alle 17 un sit in a Viale Mazzini, davanti alla direzione generale della Rai, per reclamare il rispetto delle norme per garantire ai cittadini il diritto a assere informati alla vigilia dei ballottaggi e dei referendum.
I Viola, Libertà e Giustizia, Articolo21 torneranno davanti alla sede della autorità e davanti alla Camera in occasione del voto di fiducia truffa sul decreto con il quale si cercherà di eliminare i quesiti sul nucleare.
Resta, tuttavia, una domanda, perchè la Rai della signora Lei non ha immediatamente deciso di ripristinare la legalità violata? Perchè non è stata data la parola a Pisapia e a de Magistris? Perchè la Rai attende l’inevitabile sanzione e non opera autonomamente? Lo sanno i dirigenti della Rai che un eventuale intervento di riparazione compiuto in modo autonomo e prima della decisione della autortà potrebbe ridurre fortemente l’entità della sanzione economica? E allora perchè vogliono scaricare sulle tasche dei contribuenti il pagamento di una salatissima multa, perchè gli italiani debbono ancora una volta portare le loro fedi al Duce di turno e pagare un obolo sull’altare del conflitto di interessi?
Pr queste ragioni oltre a reclamare per il ripristino del diritto violato, noi protesteremo anche per questo “furto annunciato”, per questo “procurato danno” e, se sarà il caso, chiederemo anche alla magistratura contabile di ficcare il naso nelle carte della Rai.
Sotto le finestre della Rai urleremo il nostro sdegno per il solo fatto che si possa prendere anche solo in considerazione l’ipotesi di nominare come direttore di un Tg pubblico un giornalista, Paragone, che, non molto tempo fa si vantava non solo di non aver pagato il canone , ma anzi promuoveva una campagna perché tanti altri lo facessero.
Invece di baloccarsi con un nuovo giro di nomine modellato sulle volontà del presidente Berlusconi e del ministro Romani, la presunta nuova Rai si preccupi, prima e soprattutto, di ripristanare la legalità oltraggiata e di garantire a tutti pari opportunità alla vigilia delvoto.
P.S. Restando in tema di scandali Rai vorremmo esprimere la nostra solidarietà al Fatto perchè Sgarbi vorrebbe sfilargli 10 milioni di euro per aver esercitato il diritto di cronaca, in un paese che non è più abituato a questa “stranezza”. Così tanto per scusarsi il Fatto potrebbe pubblicare, invece, tutte le sentenze che hanno visto Sgarbi già condannato per diffamazione o per assenteismo, in un lontano procedimento a Venezia. Comunque, per quanto riguarda gli eventuali 10 milioni da sborsare, nessun problema. Sarà la Rai medesima a sborsare i soldi, dal momento che ha garantito oltre un milione di euro a Sgarbi per un flop dell’otto per cento, non avrà certo esistazioni nel riconoscere almeno 10 milioni di euro a Travaglio, tano per fare un nome, che ha invece contribuito a far salire gli ascolti del servzio pubblico.
O no?
Beppe Giulietti
“Lasciatelo fare, si farà male da solo..”, così mi ha detto il solito cinico amico, quello che sa tutto, quello che le tv non spostano molto, tanto gli elettori hanno già deciso e lo manderanno a casa. Non credete al diavolo tentatore e mandatelo a quel paese. Le tv contano eccome, non a caso Berlusconi sta sfondando ogni regola per ribaltare il risultato e risvegliare i dormienti; comunque anche se le tv non contassero nulla perchè mai tacere di fronte allo squadrismo mediatico e politico?
In quale paese sarebbe stato tollerato che un satrapo chiamasse i “suoi direttori” e ordinasse 5 interviste quasi uguali con tanto di simbolo del partito in evidenza?
Per fortuna qualcosa si è mosso, grazie anche alla risposta delle opposizioni sociali e politiche. L’autorità di garanzia, risvegliandosi da un lungo torpore ha deciso di convocarsi per decidere sulle sanzioni.
La Federazione della stampa e l’Usigrai hanni indetto per domani alle 17 un sit in a Viale Mazzini, davanti alla direzione generale della Rai, per reclamare il rispetto delle norme per garantire ai cittadini il diritto a assere informati alla vigilia dei ballottaggi e dei referendum.
I Viola, Libertà e Giustizia, Articolo21 torneranno davanti alla sede della autorità e davanti alla Camera in occasione del voto di fiducia truffa sul decreto con il quale si cercherà di eliminare i quesiti sul nucleare.
Resta, tuttavia, una domanda, perchè la Rai della signora Lei non ha immediatamente deciso di ripristinare la legalità violata? Perchè non è stata data la parola a Pisapia e a de Magistris? Perchè la Rai attende l’inevitabile sanzione e non opera autonomamente? Lo sanno i dirigenti della Rai che un eventuale intervento di riparazione compiuto in modo autonomo e prima della decisione della autortà potrebbe ridurre fortemente l’entità della sanzione economica? E allora perchè vogliono scaricare sulle tasche dei contribuenti il pagamento di una salatissima multa, perchè gli italiani debbono ancora una volta portare le loro fedi al Duce di turno e pagare un obolo sull’altare del conflitto di interessi?
Pr queste ragioni oltre a reclamare per il ripristino del diritto violato, noi protesteremo anche per questo “furto annunciato”, per questo “procurato danno” e, se sarà il caso, chiederemo anche alla magistratura contabile di ficcare il naso nelle carte della Rai.
Sotto le finestre della Rai urleremo il nostro sdegno per il solo fatto che si possa prendere anche solo in considerazione l’ipotesi di nominare come direttore di un Tg pubblico un giornalista, Paragone, che, non molto tempo fa si vantava non solo di non aver pagato il canone , ma anzi promuoveva una campagna perché tanti altri lo facessero.
Invece di baloccarsi con un nuovo giro di nomine modellato sulle volontà del presidente Berlusconi e del ministro Romani, la presunta nuova Rai si preccupi, prima e soprattutto, di ripristanare la legalità oltraggiata e di garantire a tutti pari opportunità alla vigilia delvoto.
P.S. Restando in tema di scandali Rai vorremmo esprimere la nostra solidarietà al Fatto perchè Sgarbi vorrebbe sfilargli 10 milioni di euro per aver esercitato il diritto di cronaca, in un paese che non è più abituato a questa “stranezza”. Così tanto per scusarsi il Fatto potrebbe pubblicare, invece, tutte le sentenze che hanno visto Sgarbi già condannato per diffamazione o per assenteismo, in un lontano procedimento a Venezia. Comunque, per quanto riguarda gli eventuali 10 milioni da sborsare, nessun problema. Sarà la Rai medesima a sborsare i soldi, dal momento che ha garantito oltre un milione di euro a Sgarbi per un flop dell’otto per cento, non avrà certo esistazioni nel riconoscere almeno 10 milioni di euro a Travaglio, tano per fare un nome, che ha invece contribuito a far salire gli ascolti del servzio pubblico.
O no?
Beppe Giulietti
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Re: La TV & la stampa
anche questo su Sky
Su Sky Uno arriva Corrado Guzzanti
Giovedì 9 giugno alle 21.10, in esclusiva sul canale 109 di Sky
il comico romano sarà il protagonista di un nuovo e attesissimo show.
Dopo una lunga latitanza televisiva durata circa 8 anni, torna il 9 giugno alle 21.10 in esclusiva su Sky Uno (canale 109 di Sky) la satira di Corrado Guzzanti. Lo speciale della durata di 75' riproporrà i suoi personaggi più divertenti come la biondissima Vulvia, le pungenti caricature dei politici come il Massone, il personaggio che "gestisce i poteri occulti del Paese'" e nuove ed inedite parodie. Per questo nuovo show sarà accompagnato dal fedele Marco Marzocca.
Un personaggio a tutto tondo quello di Corrado Guzzanti che ci ha accompagnato per più di due decenni televisivi. Come allora non ricordare personaggi come Rokko Smitherson, lo sgangherato regista horror o lo scarmigliato liceale Lorenzo, fino al tormentone del profeta Quelo o al perfetto Gianfranco Funari e il suo ''gnamo, famo''. Senza dimenticare le grandi imitazioni dei personaggi della nostra politica: Da Francesco Rutelli che parla come l'Alberto Sordi di "Un americano a Roma" a Giulio Tremonti, ministro delle Finanze scialacquatore e giocatore d'azzardo all'ex presidente del Consiglio Romano Prodi fermo alla stazione di Bologna mentre su di lui passano inesorabili le stagioni meteorologiche (e politiche).
Insomma quello di Sky Uno si preannuncia come un spettacolo assolutamente da non perdere e che lascerà assolutamente un segno. Cosa che del resto è sempre stato una delle prerogative di Corrado Guzzanti
sky.it
il promo è bellissimo
Su Sky Uno arriva Corrado Guzzanti
Giovedì 9 giugno alle 21.10, in esclusiva sul canale 109 di Sky
il comico romano sarà il protagonista di un nuovo e attesissimo show.
Dopo una lunga latitanza televisiva durata circa 8 anni, torna il 9 giugno alle 21.10 in esclusiva su Sky Uno (canale 109 di Sky) la satira di Corrado Guzzanti. Lo speciale della durata di 75' riproporrà i suoi personaggi più divertenti come la biondissima Vulvia, le pungenti caricature dei politici come il Massone, il personaggio che "gestisce i poteri occulti del Paese'" e nuove ed inedite parodie. Per questo nuovo show sarà accompagnato dal fedele Marco Marzocca.
Un personaggio a tutto tondo quello di Corrado Guzzanti che ci ha accompagnato per più di due decenni televisivi. Come allora non ricordare personaggi come Rokko Smitherson, lo sgangherato regista horror o lo scarmigliato liceale Lorenzo, fino al tormentone del profeta Quelo o al perfetto Gianfranco Funari e il suo ''gnamo, famo''. Senza dimenticare le grandi imitazioni dei personaggi della nostra politica: Da Francesco Rutelli che parla come l'Alberto Sordi di "Un americano a Roma" a Giulio Tremonti, ministro delle Finanze scialacquatore e giocatore d'azzardo all'ex presidente del Consiglio Romano Prodi fermo alla stazione di Bologna mentre su di lui passano inesorabili le stagioni meteorologiche (e politiche).
Insomma quello di Sky Uno si preannuncia come un spettacolo assolutamente da non perdere e che lascerà assolutamente un segno. Cosa che del resto è sempre stato una delle prerogative di Corrado Guzzanti
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Re: La TV & la stampa
Beyoncè copia la Cuccarini, ai Billboard come a Sanremo 2010
La performance di Beyoncè sul palco dei ‘Billboard Music Awards’ domenica sera, trasmessa in diretta Usa da Abc, è in tutto e per tutto simile a quella di Lorella Cuccarini a Sanremo 2010, quando la showgirl italiana propose all’Ariston un balletto del musical ‘Il pianeta proibito’. Il tam tam rilanciato da blogger e siti di gossip e spettacolo ha già fatto il giro del mondo, e impazza il videoconfronto. Beyoncè non avrebbe fatto mistero di ammirare il lavoro di Luca Tommassini per le coreografie innovative de ‘Il pianeta proibito’. Proprio a Luca Tommassini, autore e regista della versione italiana del musical, la cantante di Houston aveva chiesto di occuparsi delle coreografie del suo tour ma il no del direttore artistico, impegnato su altri fronti, non ha evidentemente fermato la performer texana. Improntato al fair play il commento di Lorella Cuccarini alla Kronos. “Mi ha fatto piacere che il mercato dello showbiz più importante del mondo si ispiri ad un’idea italiana”. “Luca Tommassini mi aveva raccontato di aver ricevuto una telefonata da Beyoncè che aveva visto l’esibizione di Sanremo e voleva che lui curasse il suo tour. Luca era stato molto contento ma aveva dovuto dire di no perchè stavamo cominciando a lavorare su ‘Domenica In’…. Ma evidentemente a lei era piaciuto talmente tanto che ha deciso di riproporla comunque…” ha detto divertita la Cuccarini, copiata da una stella Usa anche in un’altra occasione, quando Julia Roberts per ritirare l’Oscar per ‘Erin Brockovich’ indossò lo stesso Valentino usato a Sanremo 1993 dalla nostra showgirl.
kataweb
La performance di Beyoncè sul palco dei ‘Billboard Music Awards’ domenica sera, trasmessa in diretta Usa da Abc, è in tutto e per tutto simile a quella di Lorella Cuccarini a Sanremo 2010, quando la showgirl italiana propose all’Ariston un balletto del musical ‘Il pianeta proibito’. Il tam tam rilanciato da blogger e siti di gossip e spettacolo ha già fatto il giro del mondo, e impazza il videoconfronto. Beyoncè non avrebbe fatto mistero di ammirare il lavoro di Luca Tommassini per le coreografie innovative de ‘Il pianeta proibito’. Proprio a Luca Tommassini, autore e regista della versione italiana del musical, la cantante di Houston aveva chiesto di occuparsi delle coreografie del suo tour ma il no del direttore artistico, impegnato su altri fronti, non ha evidentemente fermato la performer texana. Improntato al fair play il commento di Lorella Cuccarini alla Kronos. “Mi ha fatto piacere che il mercato dello showbiz più importante del mondo si ispiri ad un’idea italiana”. “Luca Tommassini mi aveva raccontato di aver ricevuto una telefonata da Beyoncè che aveva visto l’esibizione di Sanremo e voleva che lui curasse il suo tour. Luca era stato molto contento ma aveva dovuto dire di no perchè stavamo cominciando a lavorare su ‘Domenica In’…. Ma evidentemente a lei era piaciuto talmente tanto che ha deciso di riproporla comunque…” ha detto divertita la Cuccarini, copiata da una stella Usa anche in un’altra occasione, quando Julia Roberts per ritirare l’Oscar per ‘Erin Brockovich’ indossò lo stesso Valentino usato a Sanremo 1993 dalla nostra showgirl.
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Re: La TV & la stampa
La7: Michele Santoro nuovo acquisto insieme a Fazio, Vauro e Travaglio?
All’indomani della scoppiettante puntata di Annozero arriva voce di un trasloco di Michele Santoro a La7. A rilanciare questa notizia ancora priva di conferme ufficiali è Il Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi. Secondo la testata milanese il conduttore di Annozero avrebbe già aperto le trattative con Giovanni Stella, vice presidente esecutivo e amministratore delegato di Telecom Italia Media. E al suo fianco nell’emittente si potrebbero ritrovare anche Marco Travaglio, Vauro Senesi, Sandro Ruotolo e il regista Alessandro Renna.
Additata da molti più come una speranza dei berluscones piuttosto che un’ipotesi credibile, la notizia del Giornale non è certo priva di alcuni dettagli. Secondo la testata diretta da Sallusti, infatti, Michele Santoro passerebbe a La7 all’inizio del 2012, riservandosi di andare in onda in Rai fino al prossimo autunno per la gioia degli inserzionisti pubblicitari in attesa della presentazione dei palinsesti autunnali.
Lo staff fautore di ottimi ascolti per Annozero potrebbe nuovamente affiancare il conduttore campano, eventuale perla del giornalismo della rete Telecom dopo Lilli Gruber ed Enrico Mentana. Ma i nuovi acquisti non si fermano qui, visto che un altro inviso alla maggioranza potrebbe scegliere i più ameni studi di La7 per continuare la propria carriera.
La new entry di La7 potrebbe essere anche Fabio Fazio, storico conduttore di Che tempo che fa. Nonostante il successo del talk show e il boom di Vieni via con me non si stagliano all’orizzonte gli accordi con la Rai in vista della scadenza di contratto a giugno.
Nell’attesa di conferme ufficiali dai diretti interessati, non resta che pregustare entrambe le possibilità: permanenza in Rai tra guerre intestine o trasloco verso nuovi lidi televisivi, magari con idee più audaci e innovative.
fonte
All’indomani della scoppiettante puntata di Annozero arriva voce di un trasloco di Michele Santoro a La7. A rilanciare questa notizia ancora priva di conferme ufficiali è Il Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi. Secondo la testata milanese il conduttore di Annozero avrebbe già aperto le trattative con Giovanni Stella, vice presidente esecutivo e amministratore delegato di Telecom Italia Media. E al suo fianco nell’emittente si potrebbero ritrovare anche Marco Travaglio, Vauro Senesi, Sandro Ruotolo e il regista Alessandro Renna.
Additata da molti più come una speranza dei berluscones piuttosto che un’ipotesi credibile, la notizia del Giornale non è certo priva di alcuni dettagli. Secondo la testata diretta da Sallusti, infatti, Michele Santoro passerebbe a La7 all’inizio del 2012, riservandosi di andare in onda in Rai fino al prossimo autunno per la gioia degli inserzionisti pubblicitari in attesa della presentazione dei palinsesti autunnali.
Lo staff fautore di ottimi ascolti per Annozero potrebbe nuovamente affiancare il conduttore campano, eventuale perla del giornalismo della rete Telecom dopo Lilli Gruber ed Enrico Mentana. Ma i nuovi acquisti non si fermano qui, visto che un altro inviso alla maggioranza potrebbe scegliere i più ameni studi di La7 per continuare la propria carriera.
La new entry di La7 potrebbe essere anche Fabio Fazio, storico conduttore di Che tempo che fa. Nonostante il successo del talk show e il boom di Vieni via con me non si stagliano all’orizzonte gli accordi con la Rai in vista della scadenza di contratto a giugno.
Nell’attesa di conferme ufficiali dai diretti interessati, non resta che pregustare entrambe le possibilità: permanenza in Rai tra guerre intestine o trasloco verso nuovi lidi televisivi, magari con idee più audaci e innovative.
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Re: La TV & la stampa
a questo proposito ecco cosa ha detto ieri sera Fazio, speriamo vada su La7 e non su sky come altre coseanna ha scritto:La7: Michele Santoro nuovo acquisto insieme a Fazio, Vauro e Travaglio?
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Re: La TV & la stampa
Michele Santoro lascia la Rai
Accordo di massima con La7
Michele Santoro lascia la Rai. Dopo le voci degli ultimi giorni e le dichiarazioni di Giovanni Stella, amministratore delegato di La7, il conduttore di ‘Annozero’ ha pronto l’accordo di massima con la rete. E così, lascia la tv pubblica. Le spiegazioni arriveranno domani, durante una conferenza stampa ufficialmente fissata per fare un bilancio sulla trascorsa stagione del format. Ma intanto l’azienda di viale Mazzini precisa in una nota che il rapporto lavorativo con il conduttore “è stato risolto”. Consensualmente, si sottolinea, e per “recuperare la piena reciproca autonomia decisionale”. Offuscata dalle vicende giudiziarie che avevano portato azienda e conduttore a battagliare per il suo reintegro in azienda. Entrambi, però, dichiarano di riservarsi “di valutare in futuro altre e diverse forme di collaborazione”.
Nel pomeriggio, le agenzie di stampa avevano in parte anticipato la notizia. Il sospetto è nato quando ‘Annozero’ è scomparso dai palinsesti Rai, oggi discussi dal Consiglio d’amministrazione di viale Mazzini. Stamattina il vice direttore generale Antonio Marano, responsabile per l’offerta televisiva, ha incontrato i direttori di Rai1, Rai2 e Rai3. E pare che la trasmissione condotta da Michele Santoro fosse inserita nel progetto del direttore della seconda rete, Massimo Liofredi. Poco più tardi, non compariva già più nell’intero dossier palinsesti nelle mani del direttore generale Lorenza Lei.
Due giorni fa una mezza ammissione era arrivata dall’ad Giovanni Stella, che aveva dichiarato sicuro: “Uno o due fra Michele Santoro, Milena Gabanelli, Giovanni Floris e Fabio Fazio verranno a La7″.
ilfattoquotidiano
e uno, due se consideriamo XFactor, almeno questo va in chiaro e chi vuole può continuare a seguirlo
ci deve essere un infiltrato de La7 in Rai, dopo aver fatto salire vertiginosamente gli ascolti del tg grazie a Minchiolini faranno il botto anche con i talk show
alla Rai si che sanno come si conduce un'azienda
Accordo di massima con La7
Michele Santoro lascia la Rai. Dopo le voci degli ultimi giorni e le dichiarazioni di Giovanni Stella, amministratore delegato di La7, il conduttore di ‘Annozero’ ha pronto l’accordo di massima con la rete. E così, lascia la tv pubblica. Le spiegazioni arriveranno domani, durante una conferenza stampa ufficialmente fissata per fare un bilancio sulla trascorsa stagione del format. Ma intanto l’azienda di viale Mazzini precisa in una nota che il rapporto lavorativo con il conduttore “è stato risolto”. Consensualmente, si sottolinea, e per “recuperare la piena reciproca autonomia decisionale”. Offuscata dalle vicende giudiziarie che avevano portato azienda e conduttore a battagliare per il suo reintegro in azienda. Entrambi, però, dichiarano di riservarsi “di valutare in futuro altre e diverse forme di collaborazione”.
Nel pomeriggio, le agenzie di stampa avevano in parte anticipato la notizia. Il sospetto è nato quando ‘Annozero’ è scomparso dai palinsesti Rai, oggi discussi dal Consiglio d’amministrazione di viale Mazzini. Stamattina il vice direttore generale Antonio Marano, responsabile per l’offerta televisiva, ha incontrato i direttori di Rai1, Rai2 e Rai3. E pare che la trasmissione condotta da Michele Santoro fosse inserita nel progetto del direttore della seconda rete, Massimo Liofredi. Poco più tardi, non compariva già più nell’intero dossier palinsesti nelle mani del direttore generale Lorenza Lei.
Due giorni fa una mezza ammissione era arrivata dall’ad Giovanni Stella, che aveva dichiarato sicuro: “Uno o due fra Michele Santoro, Milena Gabanelli, Giovanni Floris e Fabio Fazio verranno a La7″.
ilfattoquotidiano
e uno, due se consideriamo XFactor, almeno questo va in chiaro e chi vuole può continuare a seguirlo
ci deve essere un infiltrato de La7 in Rai, dopo aver fatto salire vertiginosamente gli ascolti del tg grazie a Minchiolini faranno il botto anche con i talk show
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Michele Santoro lascia la Rai
Mentana: “A un passo da La7″
Michele Santoro lascia la Rai. E si avvicina sempre più a La7, con cui ha pronto l’accordo di massima con la rete. Lo conferma anche Enrico Mentana, direttore del tg della rete, che durante l’edizione serale dichiara: “Santoro a un passo da La7. Se verrà da noi potrà fare quello che vuole”. Ad attenderlo, non solo l’attualità, ma anche le docufiction. Dopo anni di battaglie, anche giudiziarie, arriva così la separazione tra il conduttore e la tv pubblica. Separazione però “consensuale” e in parte anticipata nel pomeriggio dalla misteriosa sparizione di ‘Annozero’ dal palinsesto di Rai2 e dalle voci degli ultimi giorni. Assenza spiegata poco dopo dalla stessa azienda, che in una nota definisce “risolto” il contratto di lavoro con Santoro. “Si è ritenuto – prosegue il documento – di far cessare gli effetti della sentenza del Tribunale di Roma, confermata in appello, in materia di modalità di impiego di Michele Santoro, per recuperare la piena reciproca autonomia decisionale”. A seguito del comunicato dell’azienda è stata quindi annullata la conferenza stampa di domani, in cui il conduttore e il direttore di Rai2, Msssimo Liofredi, avrebbero dovuto fare un bilancio della stagione appena conclusa. A viale Mazzini circola una voce: la Rai non avrebbe voluto che Santoro tenesse la conferenza, tanto più insieme al direttore di rete, che averebbe potuto snocciolare i dati record del programma. Il giornalista sarebbe adesso in cerca di una sede alternativa in cui tenere una conferenza stampa indipendente domani pomeriggio.
In attesa della decisione della Cassazione sulla causa tra il conduttore e l’azienda, la vicenda sarebbe stata discussa una decina di giorni fa dallo stesso Santoro con il presidente Rai Paolo Garimberti e il direttore generale Lorenza Lei, alla ricerca di un accordo. Il presidente avrebbe fatto capire chiaramente al giornalista di non voler fare un passo indietro sul contenzioso in corso. Una buona soluzione sarebbe stata invece quella di chiudere la vicenda giudiziaria con un allontanamento spontaneo del giornalista. Tanto che oggi arriva l’annuncio della separazione “consensuale”. Nella versione di Garimberti, invece, il vertice Rai avrebbe appreso solo qualche giorno fa di “riservatissimi contatti” tra Santoro e la Lei, di cui oggi avrebbe appreso l’esito. Decisione, comunque, presa “a totale insaputa del Consiglio d’amministrazione”, lamentano i consiglieri Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, convinti che “questa uscita sia un danno per la Rai”. “Spiace sempre perdere un professionista come Michele Santoro – commenta il presidente in una nota – ma, come ebbi modo di dire un anno fa quando già si polemizzava su un suo possibile addio alla Rai, ho profondo rispetto per il diritto di ciascuno di essere artefice del proprio destino”.
“Biagi, Luttazzi e Santoro hanno fatto un uso criminoso della televisione pubblica”. E’ il 2002 quando il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi emana, da Sofia, il cosiddetto ‘Editto bulgaro’. Risultato: i tre vengono allontanati dalla Rai. Il posto di Santoro viene occupato da Antonio Socci con ‘Excalibus’. Il conduttore avvia allora una causa che porta al suo reintegro e alla bocciatura da parte della corte d’Appello di Roma del ricorso dell’azienda. Sempre dal premier, intanto, arrivano nuove pressioni. Come quelle a Giancarlo Innocenzi, ex membro dell’Autorità garante per le Comunicazioni, finite anche al centro di un’inchiesta. Dalle intercettazioni tra i due e di Innocenzi con l’allora direttore generale della Rai, Mauro Masi, risulta che il Cavaliere mandava l’ex dipendente “a fare in culo ogni tre ore” perché, ripeteva, se l’Agcom non riusciva a bloccare Santoro faceva “schifo”.
Ma le polemiche tra il giornalista e l’azienda cominciano da lontano. E’ il 1987 quando Santoro arriva a Rai3 con ‘Samarcanda’. Dopo altri due programmi e tre anni, l’annuncio: il conduttore molla l’azienda e passa a Mediaset, per condurre ‘Moby Dick’ su Italia1. Tornato a viale Mazzini nel 1999, inizia la fase turbolenta mai conclusa. Nel 2001 il primo scontro con il Cavaliere, che lo accusa di faziosità. L’anno dopo è la volta dell”Editto bulgaro’. Dopo il reintegro nel 2006, i rapporti con la Rai continuano ad essere sempe più tesi. L’addio del conduttore era stato annunciato già poco più di un anno fa: c’era un accordo consensuale, ma mancava una firma. Che, tra vari scontri con Masi, non è mai arrivata. Fino alla telefonata dello stesso ex direttore generale in trasmissione, a gennaio, e la rottura. Sancita adesso con il suo successore, Lorenza Lei. ”Finalmente la Rai ha coronato il suo sogno: hanno distrutto la trasmissione più vista e redditizia dell’approfondimento giornalistico del servizio pubblico. Complimenti a chi ci è riuscito e complimenti a chi ha ordinato tutto ciò”, è il commento del giornalista, ospite fisso di ‘Annozero’, Marco Travaglio.
Nel pomeriggio, le agenzie di stampa avevano in parte anticipato la notizia. Il sospetto è nato quando ‘Annozero’ è scomparso dai palinsesti Rai, oggi discussi dal Consiglio d’amministrazione di viale Mazzini. Stamattina il vice direttore generale Antonio Marano, responsabile per l’offerta televisiva, ha incontrato i direttori di Rai1, Rai2 e Rai3. E pare che la trasmissione condotta da Michele Santoro fosse inserita nel progetto del direttore della seconda rete, Massimo Liofredi. Poco più tardi, non compariva già più nell’intero dossier palinsesti nelle mani del direttore generale Lorenza Lei.
Due giorni fa una mezza ammissione era arrivata dall’ad Giovanni Stella, che aveva dichiarato sicuro: “Uno o due fra Michele Santoro, Milena Gabanelli, Giovanni Floris e Fabio Fazio verranno a La7″. “Il rapporto tra la Rai e ‘Annozero’ in questi anni e’ stato difficile, lo sanno tutti – è il commento del vignettista Vauro, ospite fisso della trasmissione -Michele ha dovuto difendersi da tante pressioni”. Il vignettista, all’ipotesi sempre più concreta secondo cui Santoro passerebbe a La7, risponde: ”Nel caso ci andrei, è normale”. Meno interessato all’argomento è invece il sottosegretario Carlo Giovanardi, che ai microfoni della ‘Zanzara’ su Radio24, commenta: “Non me ne può fregare di meno, oramai erano anni che non faceva più servizio pubblico”. “E ora comunque prenderà una liquidazione miliardaria – continua – questi signori sono bravissimi a farsi valutare per quello che valgono”. A chiedere spiegazioni all’azienda è invece l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai. “Sono stati dati dei soldi per cancellare ‘transattivamente’ una trasmissione di successo? – chiede il segretario Carlo Verna – Che partita ha giocato il nuovo Direttore generale? Che gioco ha fatto Michele Santoro? Aspettiamo risposte e immaginiamo che anche chi paga il canone voglia sapere”.
Il fatto quotidiano
beh...la rai non fa altro che perderci,Annozero è la trasmissione d'informazione più seguita di tutte e tre le reti.Rimarranno i soliti reality e carlo conti a questo punto mi chiedo : pagherò il canone il prossimo anno?
Mentana: “A un passo da La7″
Michele Santoro lascia la Rai. E si avvicina sempre più a La7, con cui ha pronto l’accordo di massima con la rete. Lo conferma anche Enrico Mentana, direttore del tg della rete, che durante l’edizione serale dichiara: “Santoro a un passo da La7. Se verrà da noi potrà fare quello che vuole”. Ad attenderlo, non solo l’attualità, ma anche le docufiction. Dopo anni di battaglie, anche giudiziarie, arriva così la separazione tra il conduttore e la tv pubblica. Separazione però “consensuale” e in parte anticipata nel pomeriggio dalla misteriosa sparizione di ‘Annozero’ dal palinsesto di Rai2 e dalle voci degli ultimi giorni. Assenza spiegata poco dopo dalla stessa azienda, che in una nota definisce “risolto” il contratto di lavoro con Santoro. “Si è ritenuto – prosegue il documento – di far cessare gli effetti della sentenza del Tribunale di Roma, confermata in appello, in materia di modalità di impiego di Michele Santoro, per recuperare la piena reciproca autonomia decisionale”. A seguito del comunicato dell’azienda è stata quindi annullata la conferenza stampa di domani, in cui il conduttore e il direttore di Rai2, Msssimo Liofredi, avrebbero dovuto fare un bilancio della stagione appena conclusa. A viale Mazzini circola una voce: la Rai non avrebbe voluto che Santoro tenesse la conferenza, tanto più insieme al direttore di rete, che averebbe potuto snocciolare i dati record del programma. Il giornalista sarebbe adesso in cerca di una sede alternativa in cui tenere una conferenza stampa indipendente domani pomeriggio.
In attesa della decisione della Cassazione sulla causa tra il conduttore e l’azienda, la vicenda sarebbe stata discussa una decina di giorni fa dallo stesso Santoro con il presidente Rai Paolo Garimberti e il direttore generale Lorenza Lei, alla ricerca di un accordo. Il presidente avrebbe fatto capire chiaramente al giornalista di non voler fare un passo indietro sul contenzioso in corso. Una buona soluzione sarebbe stata invece quella di chiudere la vicenda giudiziaria con un allontanamento spontaneo del giornalista. Tanto che oggi arriva l’annuncio della separazione “consensuale”. Nella versione di Garimberti, invece, il vertice Rai avrebbe appreso solo qualche giorno fa di “riservatissimi contatti” tra Santoro e la Lei, di cui oggi avrebbe appreso l’esito. Decisione, comunque, presa “a totale insaputa del Consiglio d’amministrazione”, lamentano i consiglieri Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, convinti che “questa uscita sia un danno per la Rai”. “Spiace sempre perdere un professionista come Michele Santoro – commenta il presidente in una nota – ma, come ebbi modo di dire un anno fa quando già si polemizzava su un suo possibile addio alla Rai, ho profondo rispetto per il diritto di ciascuno di essere artefice del proprio destino”.
“Biagi, Luttazzi e Santoro hanno fatto un uso criminoso della televisione pubblica”. E’ il 2002 quando il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi emana, da Sofia, il cosiddetto ‘Editto bulgaro’. Risultato: i tre vengono allontanati dalla Rai. Il posto di Santoro viene occupato da Antonio Socci con ‘Excalibus’. Il conduttore avvia allora una causa che porta al suo reintegro e alla bocciatura da parte della corte d’Appello di Roma del ricorso dell’azienda. Sempre dal premier, intanto, arrivano nuove pressioni. Come quelle a Giancarlo Innocenzi, ex membro dell’Autorità garante per le Comunicazioni, finite anche al centro di un’inchiesta. Dalle intercettazioni tra i due e di Innocenzi con l’allora direttore generale della Rai, Mauro Masi, risulta che il Cavaliere mandava l’ex dipendente “a fare in culo ogni tre ore” perché, ripeteva, se l’Agcom non riusciva a bloccare Santoro faceva “schifo”.
Ma le polemiche tra il giornalista e l’azienda cominciano da lontano. E’ il 1987 quando Santoro arriva a Rai3 con ‘Samarcanda’. Dopo altri due programmi e tre anni, l’annuncio: il conduttore molla l’azienda e passa a Mediaset, per condurre ‘Moby Dick’ su Italia1. Tornato a viale Mazzini nel 1999, inizia la fase turbolenta mai conclusa. Nel 2001 il primo scontro con il Cavaliere, che lo accusa di faziosità. L’anno dopo è la volta dell”Editto bulgaro’. Dopo il reintegro nel 2006, i rapporti con la Rai continuano ad essere sempe più tesi. L’addio del conduttore era stato annunciato già poco più di un anno fa: c’era un accordo consensuale, ma mancava una firma. Che, tra vari scontri con Masi, non è mai arrivata. Fino alla telefonata dello stesso ex direttore generale in trasmissione, a gennaio, e la rottura. Sancita adesso con il suo successore, Lorenza Lei. ”Finalmente la Rai ha coronato il suo sogno: hanno distrutto la trasmissione più vista e redditizia dell’approfondimento giornalistico del servizio pubblico. Complimenti a chi ci è riuscito e complimenti a chi ha ordinato tutto ciò”, è il commento del giornalista, ospite fisso di ‘Annozero’, Marco Travaglio.
Nel pomeriggio, le agenzie di stampa avevano in parte anticipato la notizia. Il sospetto è nato quando ‘Annozero’ è scomparso dai palinsesti Rai, oggi discussi dal Consiglio d’amministrazione di viale Mazzini. Stamattina il vice direttore generale Antonio Marano, responsabile per l’offerta televisiva, ha incontrato i direttori di Rai1, Rai2 e Rai3. E pare che la trasmissione condotta da Michele Santoro fosse inserita nel progetto del direttore della seconda rete, Massimo Liofredi. Poco più tardi, non compariva già più nell’intero dossier palinsesti nelle mani del direttore generale Lorenza Lei.
Due giorni fa una mezza ammissione era arrivata dall’ad Giovanni Stella, che aveva dichiarato sicuro: “Uno o due fra Michele Santoro, Milena Gabanelli, Giovanni Floris e Fabio Fazio verranno a La7″. “Il rapporto tra la Rai e ‘Annozero’ in questi anni e’ stato difficile, lo sanno tutti – è il commento del vignettista Vauro, ospite fisso della trasmissione -Michele ha dovuto difendersi da tante pressioni”. Il vignettista, all’ipotesi sempre più concreta secondo cui Santoro passerebbe a La7, risponde: ”Nel caso ci andrei, è normale”. Meno interessato all’argomento è invece il sottosegretario Carlo Giovanardi, che ai microfoni della ‘Zanzara’ su Radio24, commenta: “Non me ne può fregare di meno, oramai erano anni che non faceva più servizio pubblico”. “E ora comunque prenderà una liquidazione miliardaria – continua – questi signori sono bravissimi a farsi valutare per quello che valgono”. A chiedere spiegazioni all’azienda è invece l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai. “Sono stati dati dei soldi per cancellare ‘transattivamente’ una trasmissione di successo? – chiede il segretario Carlo Verna – Che partita ha giocato il nuovo Direttore generale? Che gioco ha fatto Michele Santoro? Aspettiamo risposte e immaginiamo che anche chi paga il canone voglia sapere”.
Il fatto quotidiano
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Re: La TV & la stampa
Santoro, la Rai dice no
salta la conferenza stampa
Viale Mazzini nega l'uso dei locali dove si sarebbe dovuto tenere l'incontro con il giornalista e il direttore di Raidue Massimo Liofredi, che si preparava probabilmente a esaltare il bilancio di una stagione record per il programma: "Saluterò pubblico e colleghi nell'anteprima dell'ultima puntata di Annozero"
Niente conferenza stampa per Michele Santoro. L'appuntamento era per questa mattina presso la sede Rai 1di via Teulada, ma viale Mazzini ha deciso di annullare l'incontro con i giornalisti. "Considerata la decisione della Rai di annullare la conferenza di fine produzione prevista questa mattina a via Teulada - spiega il giornalista -, saluterò il pubblico e i colleghi nell'anteprima dell'ultima puntata di Annozero di giovedì prossimo".
A quanto pare, viale Mazzini non voleva che il conduttore di Annozero tenesse la sua conferenza nei locali della Rai, tanto più insieme al direttore di Raidue Massimo Liofredi, che si preparava probabilmente a esaltare il bilancio di una stagione record per il programma. Santoro sarà anche in piazza a Bologna 5 per i 110 anni della Fiom - titolo della manifestazione, "Signori, entra il lavoro!" - venerdì 17 giugno in una serata da lui organizzata per i diritti dei lavoratori e in solidarietà con Current-Tv.
La Rai e Michele Santoro si leggeva ieri in una nota di viale Mazzini "hanno convenuto di risolvere il rapporto di lavoro, riservandosi di valutare in futuro altre e diverse forme di collaborazione. Rai e Michele Santoro - proseguiva la nota - hanno inteso definire transattivamente il complesso contenzioso da troppo tempo pendente altrimenti demandato alla sede giudiziaria. Si è ritenuto infatti di far cessare gli effetti della sentenza del Tribunale di Roma, confermate in appello, in materia di modalità di impiego di Michele Santoro, recuperando così la piena reciproca autonomia decisionale". VIDEO 6
Con ogni probabilità, il giornalista, come si andava da tempo vociferando, dalla prossima stagione sarà impegnato con La7. A quanto s'apprende, la trattativa sarebbe a un livello tale da essere definita 'seria'.
repubblica
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Viale Mazzini nega l'uso dei locali dove si sarebbe dovuto tenere l'incontro con il giornalista e il direttore di Raidue Massimo Liofredi, che si preparava probabilmente a esaltare il bilancio di una stagione record per il programma: "Saluterò pubblico e colleghi nell'anteprima dell'ultima puntata di Annozero"
Niente conferenza stampa per Michele Santoro. L'appuntamento era per questa mattina presso la sede Rai 1di via Teulada, ma viale Mazzini ha deciso di annullare l'incontro con i giornalisti. "Considerata la decisione della Rai di annullare la conferenza di fine produzione prevista questa mattina a via Teulada - spiega il giornalista -, saluterò il pubblico e i colleghi nell'anteprima dell'ultima puntata di Annozero di giovedì prossimo".
A quanto pare, viale Mazzini non voleva che il conduttore di Annozero tenesse la sua conferenza nei locali della Rai, tanto più insieme al direttore di Raidue Massimo Liofredi, che si preparava probabilmente a esaltare il bilancio di una stagione record per il programma. Santoro sarà anche in piazza a Bologna 5 per i 110 anni della Fiom - titolo della manifestazione, "Signori, entra il lavoro!" - venerdì 17 giugno in una serata da lui organizzata per i diritti dei lavoratori e in solidarietà con Current-Tv.
La Rai e Michele Santoro si leggeva ieri in una nota di viale Mazzini "hanno convenuto di risolvere il rapporto di lavoro, riservandosi di valutare in futuro altre e diverse forme di collaborazione. Rai e Michele Santoro - proseguiva la nota - hanno inteso definire transattivamente il complesso contenzioso da troppo tempo pendente altrimenti demandato alla sede giudiziaria. Si è ritenuto infatti di far cessare gli effetti della sentenza del Tribunale di Roma, confermate in appello, in materia di modalità di impiego di Michele Santoro, recuperando così la piena reciproca autonomia decisionale". VIDEO 6
Con ogni probabilità, il giornalista, come si andava da tempo vociferando, dalla prossima stagione sarà impegnato con La7. A quanto s'apprende, la trattativa sarebbe a un livello tale da essere definita 'seria'.
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Re: La TV & la stampa
MISSIONE COMPIUTA
FINE della telenovela, ma non lieto. Santoro lascia la Rai per La Sette. Accordo consensuale, con la firma di Lorenza Lei, che in un mese è riuscita dove l' incapace Mauro Masi aveva fallito. Berlusconi l' aveva anticipato, anzi ordinato, e sarà finalmente contento. In fondo, la chiusura di «Annozero» è il primo obiettivo centrato dal suo governo in tre anni. Gli italiani, popolo lamentoso, avrebbero magari preferito l' occupazione giovanile o la favoleggiata riduzione delle tasse, anche per chi le paga, ma non stiamo a spaccare il capello. Questa è una vittoria politica di Berlusconi, l' unica di questi tempi. Ed è una sconfitta enorme per la Rai, quindi anche una vittoria aziendale. La tv di Stato perde in un colpo uno dei suoi professionisti migliori, il programma d' informazione più seguito, il più ricco di ricavi pubblicitari, sei milioni di spettatori destinati a rimpinguare il boom de La Sette e qualche decina di migliaia di cari abbonati al canone, buoni ma non fessi. D' altra parte, ormai La Sette con il tg di Mentana, la satira popolare di Crozza, l' informazione di Lerner e ora di «Annozero», si candida come il vero servizio pubblico. Quello che fornisce perfino le date esatte per andare a votare. Nella serata lasciata libera da Santoro si potrebbe però provare a rilanciare Sgarbi, fare un «meglio di Radio Londra», scusate il sarcasmo, oppure leggere le poesie di Bondi, così da spargere anche il sale sulle rovine. «Annozero» era una delle più tenaci ossessioni del premier, insieme ai giudici di Milano e alle presunte nipotine di statisti stranieri. Delle tre, la meno giustificata. Come ha ammesso con rammarico lo stesso Santoro, se Berlusconi ha perso le amministrative non è stato certo per il salotto di «Annozero». Dove semmai si nota un certo logoramento della compagnia di giro, a sinistra con Di Pietro e Vendola, a destra con la Santanchè, La Russa e Castelli. Ma il premier, fra altre qualità, è assai vendicativo e non dimentica i torti subìti. A partire dal più grave, la libertà di giudizio. Non potendo più prendersela con Montanelli e Biagi, ai quali rese un inferno gli ultimi anni, si era concentrato nel tempo contro Santoro e pochi altri, con pervicacia degna di miglior causa. Santoro avrebbe firmato la resa già l' estate scorsa, se l' astuto Masi non avesse festeggiato pubblicamente troppo presto. I soldi non sono l' unica spiegazione. Non è facile lavorare soltanto in virtù di una sentenza della magistratura, dentro un' azienda di servi che ti fanno la guerriglia ogni giorno, arrivando al grottesco dispetto di non pagare i collaboratori. A proposito, s' intende che Travaglio e Vauro otterranno dal tribunale quanto spetta loro e probabilmente molto di più. Tanto, come nel caso delle multe al notiziario Luce di Minzolini, pagano i cittadini. Ma si tratta di dettagli, per quanto non irrilevanti. Il punto centrale è che la Rai, come servizio pubblico, non esiste più. Per tanti anni abbiamo scritto della necessità di una riforma televisiva che smontasse il duopolio,a partire dalla privatizzazione di due reti Rai. La politica ha preferito fare le bicamerali e i patti delle crostate. Il risultato è che due reti Rai sono state nei fatti privatizzate al padrone di Mediaset. Ma le manteniamo ancora tutti noi
Curzio Maltese
FINE della telenovela, ma non lieto. Santoro lascia la Rai per La Sette. Accordo consensuale, con la firma di Lorenza Lei, che in un mese è riuscita dove l' incapace Mauro Masi aveva fallito. Berlusconi l' aveva anticipato, anzi ordinato, e sarà finalmente contento. In fondo, la chiusura di «Annozero» è il primo obiettivo centrato dal suo governo in tre anni. Gli italiani, popolo lamentoso, avrebbero magari preferito l' occupazione giovanile o la favoleggiata riduzione delle tasse, anche per chi le paga, ma non stiamo a spaccare il capello. Questa è una vittoria politica di Berlusconi, l' unica di questi tempi. Ed è una sconfitta enorme per la Rai, quindi anche una vittoria aziendale. La tv di Stato perde in un colpo uno dei suoi professionisti migliori, il programma d' informazione più seguito, il più ricco di ricavi pubblicitari, sei milioni di spettatori destinati a rimpinguare il boom de La Sette e qualche decina di migliaia di cari abbonati al canone, buoni ma non fessi. D' altra parte, ormai La Sette con il tg di Mentana, la satira popolare di Crozza, l' informazione di Lerner e ora di «Annozero», si candida come il vero servizio pubblico. Quello che fornisce perfino le date esatte per andare a votare. Nella serata lasciata libera da Santoro si potrebbe però provare a rilanciare Sgarbi, fare un «meglio di Radio Londra», scusate il sarcasmo, oppure leggere le poesie di Bondi, così da spargere anche il sale sulle rovine. «Annozero» era una delle più tenaci ossessioni del premier, insieme ai giudici di Milano e alle presunte nipotine di statisti stranieri. Delle tre, la meno giustificata. Come ha ammesso con rammarico lo stesso Santoro, se Berlusconi ha perso le amministrative non è stato certo per il salotto di «Annozero». Dove semmai si nota un certo logoramento della compagnia di giro, a sinistra con Di Pietro e Vendola, a destra con la Santanchè, La Russa e Castelli. Ma il premier, fra altre qualità, è assai vendicativo e non dimentica i torti subìti. A partire dal più grave, la libertà di giudizio. Non potendo più prendersela con Montanelli e Biagi, ai quali rese un inferno gli ultimi anni, si era concentrato nel tempo contro Santoro e pochi altri, con pervicacia degna di miglior causa. Santoro avrebbe firmato la resa già l' estate scorsa, se l' astuto Masi non avesse festeggiato pubblicamente troppo presto. I soldi non sono l' unica spiegazione. Non è facile lavorare soltanto in virtù di una sentenza della magistratura, dentro un' azienda di servi che ti fanno la guerriglia ogni giorno, arrivando al grottesco dispetto di non pagare i collaboratori. A proposito, s' intende che Travaglio e Vauro otterranno dal tribunale quanto spetta loro e probabilmente molto di più. Tanto, come nel caso delle multe al notiziario Luce di Minzolini, pagano i cittadini. Ma si tratta di dettagli, per quanto non irrilevanti. Il punto centrale è che la Rai, come servizio pubblico, non esiste più. Per tanti anni abbiamo scritto della necessità di una riforma televisiva che smontasse il duopolio,a partire dalla privatizzazione di due reti Rai. La politica ha preferito fare le bicamerali e i patti delle crostate. Il risultato è che due reti Rai sono state nei fatti privatizzate al padrone di Mediaset. Ma le manteniamo ancora tutti noi
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Re: La TV & la stampa
Rai, il silenzio dei garanti
La vicenda del divorzio di Michele Santoro da Viale Mazzini rappresenta un danno oggettivo per l'azienda
Ma in tutta questa vicenda di Santoro qual è il ruolo di Paolo Garimberti? Un presidente di garanzia della Rai può accontentarsi di fare il pesce in barile limitandosi a dichiarare il suo «profondo rispetto per il diritto di ciascuno di essere artefice del proprio destino»? È indispettito per non essere stato coinvolto nella trattativa?
Da qualunque parte la si legga, la vicenda del divorzio di Michele Santoro da Viale Mazzini rappresenta un danno oggettivo per l'azienda. Sì, è vero ci sono rilevanti questioni politiche e partitiche (come sempre, quando si parla di Rai), ma un presidente di garanzia deve innanzitutto tutelare il servizio pubblico che idealmente gli è stato affidato. Se non ci riesce, se viene messo da parte, se viene trattato alla stregua di un notaio, beh forse è il caso di inviare un segnale forte, dare persino le dimissioni, come in passato ha fatto Lucia Annunziata. Santoro faceva un programma fazioso, «anti-sistema», paradiso degli indignati, a volte con il gusto di irridere l'avversario, lo abbiamo detto più volte, però era anche uno dei pochi programmi che teneva in piedi e «illuminava» Raidue (insieme a X Factor, già cancellato, e a Simona Ventura, dal futuro incerto). In una democrazia matura, in un servizio pubblico, ad Annozero si contrappone un altro talk di segno opposto. Ci hanno provato ed è andata male. Così, la rottura appare non solo come una vendetta personale di Berlusconi, che attribuisce a Santoro la sconfitta nei ballottaggi e come il capitano Achab insegue ossessivamente il suo leviatano, ma anche un danno oggettivo per la Rai. Nel primo round Santoro aveva sconfitto il direttore generale Mauro Masi, costringendolo ad andarsene, nel secondo, ai punti, con guanto felpato, Lorenza Lei ha piegato Santoro, indebolendo però l'azienda.
Se il sistema tv italiano non fosse così anomalo, il cambio di guardia di un conduttore o di un giornalista non dovrebbe suscitare tanto scalpore, esattamente come succede nella carta stampata: ciascuno è artefice del proprio destino. Ma con Viale Mazzini, da tempo bottino di guerra dei vincitori, e con Mediaset, di proprietà del presidente del Consiglio, le cose non stanno così. Se, come probabile, Raidue rischierà il tracollo, di chi sarà la colpa? Il presidente Garimberti sarà in grado di chiedere la testa della Lei nel caso in cui La7 «rubi» una consistente fetta di audience alla Rai?
Di fronte alle proteste dei direttori di rete - Mauro Mazza, Massimo Liofredi e Paolo Ruffini - che hanno abbandonato la sala consiliare per contestare le proposte di palinsesto decise dalla Lei, il presidente di garanzia si limita a prenderne atto? Saltato il consiglio di amministrazione previsto per domani, forse è il caso che, nel frattempo, Garimberti si faccia sentire, forte e chiaro, per tutelare un bene che è di tutti.
Un segnale ce lo aspettiamo anche da Sergio Zavoli, presidente della commissione di Vigilanza Rai, soprattutto per la grande stima professionale e istituzionale che proviamo per lui. Non si può andare avanti trattando la Rai come spoglie di guerra (per di più di una guerra di bande cui non è estranea la Lega, fino a ieri corifea del «Roma ladrona»). Dei morti si parla sempre bene e quando, giorni fa, è mancato Biagio Agnes tutti a dire che aveva tenacemente difeso l'azienda e garantito il pluralismo. Forse è il caso che Garimberti e Zavoli si facciano lodare anche da vivi.
Aldo Grasso
La vicenda del divorzio di Michele Santoro da Viale Mazzini rappresenta un danno oggettivo per l'azienda
Ma in tutta questa vicenda di Santoro qual è il ruolo di Paolo Garimberti? Un presidente di garanzia della Rai può accontentarsi di fare il pesce in barile limitandosi a dichiarare il suo «profondo rispetto per il diritto di ciascuno di essere artefice del proprio destino»? È indispettito per non essere stato coinvolto nella trattativa?
Da qualunque parte la si legga, la vicenda del divorzio di Michele Santoro da Viale Mazzini rappresenta un danno oggettivo per l'azienda. Sì, è vero ci sono rilevanti questioni politiche e partitiche (come sempre, quando si parla di Rai), ma un presidente di garanzia deve innanzitutto tutelare il servizio pubblico che idealmente gli è stato affidato. Se non ci riesce, se viene messo da parte, se viene trattato alla stregua di un notaio, beh forse è il caso di inviare un segnale forte, dare persino le dimissioni, come in passato ha fatto Lucia Annunziata. Santoro faceva un programma fazioso, «anti-sistema», paradiso degli indignati, a volte con il gusto di irridere l'avversario, lo abbiamo detto più volte, però era anche uno dei pochi programmi che teneva in piedi e «illuminava» Raidue (insieme a X Factor, già cancellato, e a Simona Ventura, dal futuro incerto). In una democrazia matura, in un servizio pubblico, ad Annozero si contrappone un altro talk di segno opposto. Ci hanno provato ed è andata male. Così, la rottura appare non solo come una vendetta personale di Berlusconi, che attribuisce a Santoro la sconfitta nei ballottaggi e come il capitano Achab insegue ossessivamente il suo leviatano, ma anche un danno oggettivo per la Rai. Nel primo round Santoro aveva sconfitto il direttore generale Mauro Masi, costringendolo ad andarsene, nel secondo, ai punti, con guanto felpato, Lorenza Lei ha piegato Santoro, indebolendo però l'azienda.
Se il sistema tv italiano non fosse così anomalo, il cambio di guardia di un conduttore o di un giornalista non dovrebbe suscitare tanto scalpore, esattamente come succede nella carta stampata: ciascuno è artefice del proprio destino. Ma con Viale Mazzini, da tempo bottino di guerra dei vincitori, e con Mediaset, di proprietà del presidente del Consiglio, le cose non stanno così. Se, come probabile, Raidue rischierà il tracollo, di chi sarà la colpa? Il presidente Garimberti sarà in grado di chiedere la testa della Lei nel caso in cui La7 «rubi» una consistente fetta di audience alla Rai?
Di fronte alle proteste dei direttori di rete - Mauro Mazza, Massimo Liofredi e Paolo Ruffini - che hanno abbandonato la sala consiliare per contestare le proposte di palinsesto decise dalla Lei, il presidente di garanzia si limita a prenderne atto? Saltato il consiglio di amministrazione previsto per domani, forse è il caso che, nel frattempo, Garimberti si faccia sentire, forte e chiaro, per tutelare un bene che è di tutti.
Un segnale ce lo aspettiamo anche da Sergio Zavoli, presidente della commissione di Vigilanza Rai, soprattutto per la grande stima professionale e istituzionale che proviamo per lui. Non si può andare avanti trattando la Rai come spoglie di guerra (per di più di una guerra di bande cui non è estranea la Lega, fino a ieri corifea del «Roma ladrona»). Dei morti si parla sempre bene e quando, giorni fa, è mancato Biagio Agnes tutti a dire che aveva tenacemente difeso l'azienda e garantito il pluralismo. Forse è il caso che Garimberti e Zavoli si facciano lodare anche da vivi.
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La TV & la stampa
Montalbano (versione giovane) torna a Scicli: ciak alle riprese della fiction
Il paese del Ragusano è ancora la «Vigata» del commissario nella serie che andrà in onda su Raiuno
RAGUSA - Una Giulietta anni '80 davanti al Municipio di Scicli, tornato a essere il commissariato di polizia. Un inedito «Caffè Novecento» in via Francesco Mormina Penna e l'immancabile Fiat Tipo. Sono iniziate stamani a Scicli, nel Ragusano, le riprese del giovane Commissario Montalbano, prodotto dalla Palomar per la Rai.
L'ORGOGLIO DEL COMUNE - «Scicli», scrive il Comune in una nota, «si conferma per il tredicesimo anno consecutivo la Vigata di Andrea Camilleri e stavolta conferma la propria appetibilità di location anche nella nuova serie, che racconta le vicende professionali, sentimentali e private del Montalbano agli esordi della carriera».
LA FICTION - Il giovane Montalbano ha il volto di Michele Riondino. Classe '79, pugliese e volto noto del piccolo schermo per «Distretto di polizia» e del grande schermo per «Fortapàsc». La fiction sarà trasmessa da Raiuno con produzione Palomar di Carlo Degli Esposti e Rai Fiction. Il soggetto sarà come sempre «ispirato» ai romanzi firmati Camilleri. La regia è di Gianluca Maria Tavarelli, lo stesso che ha girato la fiction «Borsellino».
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/spettacoli/2011/6-giugno-2011/montalbano-versione-giovane-torna-scicli-ciak-riprese-fiction--190805006884.shtml
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Re: La TV & la stampa
Domani sera Corrado Guzzanti
torna in Tv (su SkyUno) con “Aniene” Il comico romano di nuovo sullo schermo televisivo dopo nove anni. Il programma si chiama Aniene e promette di raccontare, con la solita ironia, il mondo della politica, i suoi protagonisti e tutti i loro difettacci
Corrado Guzzanti torna in tv venerdì 10 giugno, alle ore 21.10, su SkyUno con il suo nuovo show “Aniene”. Sul satellite, appunto, perché le antenne “terrestri” e generaliste preferiscono deliziare il loro pubblico con il Saturday Night Live (un inno sfacciato alla filosofia del bunga bunga che peraltro va in onda di mercoledi) o con gli show della coppia Pupo-Emanuele Filiberto.
E allora Guzzanti, che non è certo il tipo che vende l’anima al diavolo pur di apparire in video, si era preso nove anni di riposo catodico, spuntando qua e là solo nei programmi dell’amica Dandini o interpretando un personaggio cult nella serie Boris (sempre di Sky, tanto per cambiare). “Il caso Scafroglia” infatti è del 2002, ultimo ruggito in Rai di uno strano e meraviglioso animale da palcoscenico, timido nei propri panni e scatenato in quelli dei suoi personaggi.
L’attesa è stata lunga, è vero, ma a quanto pare ne è valsa la pena. Chi ha avuto modo di guardare le anticipazioni diffuse su internet è già in fibrillazione e si è rimessa in moto la macchina mai del tutto sopita dei tanti fan di Corrado Guzzanti. Niente format classici della comicità televisiva, promette l’attore, e un nuovo ritmo veloce, imposto dall’immediatezza della Rete, con pillole di satira e un montaggio curatissimo che dovrà tenere insieme i pezzi che godono di vita propria.
Un evento televisivo annunciato, dunque, che andrà a far compagnia a Vieni via con me e a Raiperunanotte nella particolarissima bacheca dei megaeventi in tv (o fuori da quella dei circuiti tradizionali) che hanno fatto arrabbiare non poco politici e dirigenti dei piani alti. Corrado Guzzanti, che non ha mai voluto interpretare il ruolo della vittima della censura e del sistema berlusconiano, avrà senza dubbio raccolto il materiale necessario per confezionare un prodotto comico degno delle sue migliori prove del passato. In fondo stanno ancora tutti lì, i protagonisti della vita politica italiana che già quindici anni fa il comico romano prendeva di mira. Tutti lì con i loro tic, i loro vizi e vizietti, le loro grottesche abitudini.
E forse anche loro saranno seduti in poltrona, venerdì sera. Perché in fondo sono così narcisi e poco consapevoli dei loro difettacci che non capiscono appieno quanto si diverta Guzzanti a prenderli per i fondelli, a mostrare agli italiani il vero volto (pur se estremizzato nel classico esercizio della satira) di una classe dirigente che può permettersi il lusso di tenere 9 anni Guzzanti fuori dalla tv, visto che a far ridere la gente ci riescono benissimo da soli.
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torna in Tv (su SkyUno) con “Aniene” Il comico romano di nuovo sullo schermo televisivo dopo nove anni. Il programma si chiama Aniene e promette di raccontare, con la solita ironia, il mondo della politica, i suoi protagonisti e tutti i loro difettacci
Corrado Guzzanti torna in tv venerdì 10 giugno, alle ore 21.10, su SkyUno con il suo nuovo show “Aniene”. Sul satellite, appunto, perché le antenne “terrestri” e generaliste preferiscono deliziare il loro pubblico con il Saturday Night Live (un inno sfacciato alla filosofia del bunga bunga che peraltro va in onda di mercoledi) o con gli show della coppia Pupo-Emanuele Filiberto.
E allora Guzzanti, che non è certo il tipo che vende l’anima al diavolo pur di apparire in video, si era preso nove anni di riposo catodico, spuntando qua e là solo nei programmi dell’amica Dandini o interpretando un personaggio cult nella serie Boris (sempre di Sky, tanto per cambiare). “Il caso Scafroglia” infatti è del 2002, ultimo ruggito in Rai di uno strano e meraviglioso animale da palcoscenico, timido nei propri panni e scatenato in quelli dei suoi personaggi.
L’attesa è stata lunga, è vero, ma a quanto pare ne è valsa la pena. Chi ha avuto modo di guardare le anticipazioni diffuse su internet è già in fibrillazione e si è rimessa in moto la macchina mai del tutto sopita dei tanti fan di Corrado Guzzanti. Niente format classici della comicità televisiva, promette l’attore, e un nuovo ritmo veloce, imposto dall’immediatezza della Rete, con pillole di satira e un montaggio curatissimo che dovrà tenere insieme i pezzi che godono di vita propria.
Un evento televisivo annunciato, dunque, che andrà a far compagnia a Vieni via con me e a Raiperunanotte nella particolarissima bacheca dei megaeventi in tv (o fuori da quella dei circuiti tradizionali) che hanno fatto arrabbiare non poco politici e dirigenti dei piani alti. Corrado Guzzanti, che non ha mai voluto interpretare il ruolo della vittima della censura e del sistema berlusconiano, avrà senza dubbio raccolto il materiale necessario per confezionare un prodotto comico degno delle sue migliori prove del passato. In fondo stanno ancora tutti lì, i protagonisti della vita politica italiana che già quindici anni fa il comico romano prendeva di mira. Tutti lì con i loro tic, i loro vizi e vizietti, le loro grottesche abitudini.
E forse anche loro saranno seduti in poltrona, venerdì sera. Perché in fondo sono così narcisi e poco consapevoli dei loro difettacci che non capiscono appieno quanto si diverta Guzzanti a prenderli per i fondelli, a mostrare agli italiani il vero volto (pur se estremizzato nel classico esercizio della satira) di una classe dirigente che può permettersi il lusso di tenere 9 anni Guzzanti fuori dalla tv, visto che a far ridere la gente ci riescono benissimo da soli.
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Re: La TV & la stampa
Maggioranza assente, slitta il cda Rai
Nessuna decisione sui palinsesti. Il nodo dei programmi «simbolo» di Rai 3. Garimberti: «Sono amareggiato»
Con un colpo di mano, i cinque consiglieri Rai espressi dalla maggioranza hanno fatto saltare il consiglio di amministrazione che avrebbe dovuto approvare o respingere i palinsesti autunnali: Nessuno dei cinque amministratori si è presentato e così la riunione è stata annullata per mancanza del numero legale ed è stata rinviata a lunedì prossimo alle 11,30 con lo steso ordine del giorno. Vivace la reazione dei consiglieri di opposizione (Nino Rizzo Nervo, Giorgio Van Straten e Rodolfo Del Laurentiis) che hanno parlato di azione «irresponsabile», mentre anche il presidente della Rai, Paolo Garimberti, si è detto profondamente amareggiato.
RINNOVI - In relazione al cda di oggi c'era attesa, in particolare, per i rinnovi dei programmi di Raitre (Ballarò, Che Tempo che fa, Report, Parla con me) sui quali i consiglieri d'opposizione avevano chiesto garanzie per poter votare i palinsesti. Una scelta, quella di far mancare oggi il numero legale in Cda, che i cinque consiglieri di maggioranza avrebbero preso compatti. Alla base alcuni nodi irrisolti sui palinsesti autunnali, motivo per cui, a quanto riferisce l'agenzia Apcom, avevano chiesto al direttore generale Lorenza Lei di rinviare direttamente il Cda da ieri a lunedì. Le perplessità riguarderebbero però anche la linea della terza rete, ed è dunque quello dei contratti dei programmi più seguiti di Raitre lo scoglio da superare.
GARIMBERTI - «Sono profondamente amareggiato perché quanto è accaduto oggi in Consiglio di Amministrazione è grave e sembra incomprensibile», ha detto il presidente della Rai, Paolo Garimberti. «Come amministratori - spiega Garimberti - abbiamo ciascuno il dovere e la responsabilità di dare il via libera ai palinsesti autunnali in tempo utile per la presentazione agli investitori pubblicitari e per garantire, a chi paga il canone, di avere la certezza della programmazione. Rinvii come quello di oggi rischiano di arrecare un grave intralcio alla operatività dell'azienda. Ho a cuore l'interesse della Rai e del servizio pubblico e dovrebbe essere così per tutti: è per questo che ritengo deprecabile che il Cda non sia stato messo in condizione di svolgere il proprio compito».
L'OPPOSIZIONE - Secondo i consiglieri di minoranza, quanto è accaduto giovedì in Cda è «irresponsabile: aver impedito il voto sui palinsesti da consegnare alla Sipra per la presentazione agli investitori pubblicitari rischia di provocare irrimediabili danni economici all'azienda». «È ormai evidente che è in atto da parte della maggioranza un tentativo di smantellamento del servizio pubblico, di cui l'uscita dalla Rai di Michele Santoro è stato il primo campanello d'allarme, se non saranno annullate tutte le trasmissioni sgradite. Denunciamo all'opinione pubblica, alle autorità di garanzia e ai dipendenti dell'azienda una situazione grave che riteniamo non abbia precedenti. La Rai attraversa una situazione difficilissima sul piano del conto economico e dell'offerta. È il tempo della serietà e delle responsabilità anche individuali e per questo non si può consentire a nessuno di porre le basi di un suo veloce dissolvimento».
corriere.it
ho detto tutto...
Nessuna decisione sui palinsesti. Il nodo dei programmi «simbolo» di Rai 3. Garimberti: «Sono amareggiato»
Con un colpo di mano, i cinque consiglieri Rai espressi dalla maggioranza hanno fatto saltare il consiglio di amministrazione che avrebbe dovuto approvare o respingere i palinsesti autunnali: Nessuno dei cinque amministratori si è presentato e così la riunione è stata annullata per mancanza del numero legale ed è stata rinviata a lunedì prossimo alle 11,30 con lo steso ordine del giorno. Vivace la reazione dei consiglieri di opposizione (Nino Rizzo Nervo, Giorgio Van Straten e Rodolfo Del Laurentiis) che hanno parlato di azione «irresponsabile», mentre anche il presidente della Rai, Paolo Garimberti, si è detto profondamente amareggiato.
RINNOVI - In relazione al cda di oggi c'era attesa, in particolare, per i rinnovi dei programmi di Raitre (Ballarò, Che Tempo che fa, Report, Parla con me) sui quali i consiglieri d'opposizione avevano chiesto garanzie per poter votare i palinsesti. Una scelta, quella di far mancare oggi il numero legale in Cda, che i cinque consiglieri di maggioranza avrebbero preso compatti. Alla base alcuni nodi irrisolti sui palinsesti autunnali, motivo per cui, a quanto riferisce l'agenzia Apcom, avevano chiesto al direttore generale Lorenza Lei di rinviare direttamente il Cda da ieri a lunedì. Le perplessità riguarderebbero però anche la linea della terza rete, ed è dunque quello dei contratti dei programmi più seguiti di Raitre lo scoglio da superare.
GARIMBERTI - «Sono profondamente amareggiato perché quanto è accaduto oggi in Consiglio di Amministrazione è grave e sembra incomprensibile», ha detto il presidente della Rai, Paolo Garimberti. «Come amministratori - spiega Garimberti - abbiamo ciascuno il dovere e la responsabilità di dare il via libera ai palinsesti autunnali in tempo utile per la presentazione agli investitori pubblicitari e per garantire, a chi paga il canone, di avere la certezza della programmazione. Rinvii come quello di oggi rischiano di arrecare un grave intralcio alla operatività dell'azienda. Ho a cuore l'interesse della Rai e del servizio pubblico e dovrebbe essere così per tutti: è per questo che ritengo deprecabile che il Cda non sia stato messo in condizione di svolgere il proprio compito».
L'OPPOSIZIONE - Secondo i consiglieri di minoranza, quanto è accaduto giovedì in Cda è «irresponsabile: aver impedito il voto sui palinsesti da consegnare alla Sipra per la presentazione agli investitori pubblicitari rischia di provocare irrimediabili danni economici all'azienda». «È ormai evidente che è in atto da parte della maggioranza un tentativo di smantellamento del servizio pubblico, di cui l'uscita dalla Rai di Michele Santoro è stato il primo campanello d'allarme, se non saranno annullate tutte le trasmissioni sgradite. Denunciamo all'opinione pubblica, alle autorità di garanzia e ai dipendenti dell'azienda una situazione grave che riteniamo non abbia precedenti. La Rai attraversa una situazione difficilissima sul piano del conto economico e dell'offerta. È il tempo della serietà e delle responsabilità anche individuali e per questo non si può consentire a nessuno di porre le basi di un suo veloce dissolvimento».
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Re: La TV & la stampa
ASCOLTI TV DI GIOVEDI 9 GIUGNO 2011: SANTORO SALUTA LA RAI ED E’ RECORD. 8,4 MLN E IL 32.3% PER L’ULTIMA DI ANNOZERO
L’ultimissima puntata di Annozero su Rai2, con un Michele Santoro fuori controllo contro i politici e la sua ultima provocazione, è stata seguita da 8.389.000 spettatori pari al 32.29% di share (anteprima al 22.82% con oltre 6 milioni). Si tratta del record storico per il talk di Santoro. Secondo gradino del podio per il film con Claudio Bisio Si può fare, visto su Canale5 da 3.478.000 spettatori e il 13.19% di share. Su Rai1 il film Sei giorni sette notti non è andato oltre il 10.41% di share con 2.815.000 spettatori. Bene il film In fondo al cuore, seguito su Rete4 da 2.419.000 spettatori (9.17%). Su Italia1 CSI ha totalizzato 2.232.000 spettatori (8.18%) mentre su Rai3 gli ultimi episodio di Desperate Housewives 1.376.000 (4.95%). Su La7 SOS Tata ha raccolto nel primo episodio 571.000 spettatori (2.03%), nel secondo 637.000 (2.45%) e nel terzo 651.000 (3.91%).
dm.it
L’ultimissima puntata di Annozero su Rai2, con un Michele Santoro fuori controllo contro i politici e la sua ultima provocazione, è stata seguita da 8.389.000 spettatori pari al 32.29% di share (anteprima al 22.82% con oltre 6 milioni). Si tratta del record storico per il talk di Santoro. Secondo gradino del podio per il film con Claudio Bisio Si può fare, visto su Canale5 da 3.478.000 spettatori e il 13.19% di share. Su Rai1 il film Sei giorni sette notti non è andato oltre il 10.41% di share con 2.815.000 spettatori. Bene il film In fondo al cuore, seguito su Rete4 da 2.419.000 spettatori (9.17%). Su Italia1 CSI ha totalizzato 2.232.000 spettatori (8.18%) mentre su Rai3 gli ultimi episodio di Desperate Housewives 1.376.000 (4.95%). Su La7 SOS Tata ha raccolto nel primo episodio 571.000 spettatori (2.03%), nel secondo 637.000 (2.45%) e nel terzo 651.000 (3.91%).
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Re: La TV & la stampa
"Perché non vogliono
farmi fare 'Che tempo che fa'"
Fabio Fazio scrive a Repubblica. "Sono sei mesi che aspetto una decisione. Se non sarà possibile fare il programma in Rai lo farò in un'altra televisione"
CARO Direttore, da oltre sei mesi ho dato la mia entusiastica adesione al direttore di Rai Tre Paolo Ruffini che mi aveva proposto di proseguire "Che tempo che fa" per i prossimi tre anni così come di ritrovarmi sin da gennaio con Roberto Saviano per una nuova edizione di "Vieni via con me". Da oltre sei mesi aspetto una decisione della Rai. Che cosa ha impedito o impedisce al precedente e all'attuale Direttore generale di rinnovare i contratti in scadenza di alcuni fra i protagonisti della tv pubblica?
Nel mio caso, lo dico per sgombrare il campo da eventuali dubbi, l'accordo economico è stato immediatamente trovato, ma quello su cui accordo non può esserci è la rinuncia alle garanzie minime e indispensabili per continuare a svolgere il mio mestiere nello stesso identico modo in cui si è svolto sino ad oggi.
Ho chiesto di poter continuare ad andare in onda con "Che tempo che fa" sulla stessa rete, nello stesso orario e per la stessa durata, di poter continuare a gestire gli ospiti con l'autonomia che si deve riconoscere a un qualunque gruppo di professionisti della televisione, di poter continuare ad avvalermi della presenza di Gramellini, dell'appuntamento irrinunciabile con Luciana Littizzetto e naturalmente di Roberto Saviano. Queste garanzie non sono mai arrivate nonostante le mille rassicurazioni ricevute che promettevano il contrario. "... Domani; fra due ore; fra due giorni; a fine settimana; all'inizio della prossima..." e via dicendo. In queste ultime settimane invece mi sono arrivati solo inquietanti frammenti di intenzione che di certo non hanno contribuito a rasserenare il clima. Per non parlare delle notizie su di me, sul programma e su quelli che ne fanno parte, uscite sui giornali e mai smentite. "... Pare che il programma debba cambiare rete o essere ridotto nell'orario; pare che Luciana sia considerata eccessiva; sembra più opportuno rimandare l'ipotesi di una nuova edizione di Vieni via con me e cose del genere...". E per finire tutti hanno potuto leggere definizioni di Rai Tre e di chi ci lavora che giudico offensive e inaccettabili soprattutto se pronunciate da chi ha importanti responsabilità all'interno della Rai. "Il fortino, l'enclave di comunisti, la riserva indiana". Viene da chiedersi come tutto ciò sia possibile, perché accade e soprattutto a chi giova. Un pregiudizio massimalista che potrebbe in ugual modo valere per Rai Uno o Rai Due. Sento tutto ciò come una profonda ingiustizia che fa torto al lavoro di tanti anni e alla professionalità mia e dei miei colleghi della Rai.
Per questo ho scritto l'altra sera d'impeto e di getto una lettera al Direttore generale della Rai, Dott. ssa Lei, dalla quale non ho purtroppo ricevuto risposta. Il senso era quello di capire il perché, quale era e quale è il problema. Stanno per essere discussi proprio oggi i palinsesti dei primi tre mesi dell'autunno in cui compaiono programmi per i protagonisti dei quali non sono stati rinnovati i contratti. E se anche i palinsesti venissero approvati fra sei mesi ci si troverebbe nella stessa situazione? E così successivamente ogni tre mesi? Oppure dopo l'approvazione dei palinsesti ci si deve aspettare che siano proprio i contratti a non essere approvati? O magari quelli dei propri collaboratori?
Ma che senso ha? Come si può lavorare in questa maniera, immaginare nuovi programmi, costruire novità, sperimentare e magari sbagliare anche? In una parola fare televisione. Quale è la colpa che ci viene imputata? Ho letto che Milena Gabanelli nemmeno è stata ancora ricevuta, che a Floris è stato consigliato di dedicarsi a qualcosa di nuovo. Santoro è stato lasciato andare via con un evidente e inaudito respiro di sollievo e a me non vengono date nemmeno le minime garanzie per continuare a lavorare in pace. "Che tempo che fa" quest'anno ha avuto addirittura un incremento di ascolto e "Vieni via con me" è stato giudicato l'evento televisivo più inaspettato della stagione. Portare in tv, alla televisione pubblica Roberto Saviano è stato per me un motivo di vanto e di orgoglio. Quindi, ripeto, quale è il problema?
Nella lettera che ho indirizzato al Direttore Generale, riconoscevo senza alcuna difficoltà all'Editore il diritto e il dovere di fare liberamente le proprie scelte ma chiedevo e torno a chiedere un atteggiamento leale. In tutti questi anni ho imparato che non si può fare tv contro la volontà del proprio Editore e se mai ce ne fosse stato bisogno l'esperienza di "Vieni via con me" ha provveduto a ricordarmelo. L'indifferenza e l'ostilità da parte dell'Azienda è stata evidente sin dal primo momento e solo la professionalità di un collaudato gruppo di lavoro e la tenacia di Rai Tre ci ha consentito di andare in onda e con quel risultato. Per questo ho deciso di non correre più un simile rischio professionale e per questo ho deciso che non sono più disponibile a ripetere l'esperienza di "Vieni via con me" in questa Rai. Se altrove troverò le condizioni necessarie, l'entusiasmo e la condivisione del progetto, il Pubblico potrà ritrovare presto me e Saviano di nuovo insieme.
Ho anche scritto al Direttore generale che se lo avesse ritenuto utile, ero disponibile a rinunciare ai tre anni di contratto e ai benefici conseguenti per far sì che lei stessa potesse sin da subito sottoscrivere un contratto per un solo anno poiché questo sarebbe rientrato e rientrerebbe nella Sua disponibilità e nella sua assoluta discrezionalità. Non abbiamo più molto tempo. "Che tempo che fa" dovrebbe andare in onda fra tre mesi. Il mio gruppo di lavoro è stato sciolto, le figure professionali fondamentali per continuare il programma potrebbero presto trovare alternative lavorative e ovviamente il discorso vale ancor di più per le risorse artistiche. Ma voglio ancora poter credere che ce la si possa fare e che il Pubblico di Rai Tre ci ritrovi puntuali in onda all'inizio dell'autunno.
Lavoro in Rai da ventotto anni: lo dico con emozione sincera. Alla Rai devo moltissimo. È il maggiore Editore italiano, mi ha insegnato che la Televisione di tutti è una tivù che aggiunge e che non sottrae; che la pluralità delle opinioni è data dall'insieme dei programmi di tutta la televisione e che chiedere ad ogni programma di contenere tutto e il suo contrario significherebbe ridurlo a zero. Al nulla. Ho imparato soprattutto che bisogna rispettare il Pubblico mostrandosi sinceri ed è per questo che ho deciso di rivolgere al Pubblico di "Che tempo che fa" queste parole attraverso Repubblica. Ho aspettato da una parte che il mio impegno televisivo terminasse per non approfittare del mio ruolo e dall'altra ho sperato che questa situazione così incomprensibile e desolante potesse trovare una soluzione positiva.
Non so come andrà a finire. Desidero concludere esattamente con le parole con cui ho salutato la Dott. ssa Lei nella mia lettera per ribadire che conservo nei confronti della Rai, della mia Rai e delle persone con cui ho lavorato in tutti questi anni un senso di gratitudine profonda e sincera e in molti casi di autentica amicizia.
repubblica
farmi fare 'Che tempo che fa'"
Fabio Fazio scrive a Repubblica. "Sono sei mesi che aspetto una decisione. Se non sarà possibile fare il programma in Rai lo farò in un'altra televisione"
CARO Direttore, da oltre sei mesi ho dato la mia entusiastica adesione al direttore di Rai Tre Paolo Ruffini che mi aveva proposto di proseguire "Che tempo che fa" per i prossimi tre anni così come di ritrovarmi sin da gennaio con Roberto Saviano per una nuova edizione di "Vieni via con me". Da oltre sei mesi aspetto una decisione della Rai. Che cosa ha impedito o impedisce al precedente e all'attuale Direttore generale di rinnovare i contratti in scadenza di alcuni fra i protagonisti della tv pubblica?
Nel mio caso, lo dico per sgombrare il campo da eventuali dubbi, l'accordo economico è stato immediatamente trovato, ma quello su cui accordo non può esserci è la rinuncia alle garanzie minime e indispensabili per continuare a svolgere il mio mestiere nello stesso identico modo in cui si è svolto sino ad oggi.
Ho chiesto di poter continuare ad andare in onda con "Che tempo che fa" sulla stessa rete, nello stesso orario e per la stessa durata, di poter continuare a gestire gli ospiti con l'autonomia che si deve riconoscere a un qualunque gruppo di professionisti della televisione, di poter continuare ad avvalermi della presenza di Gramellini, dell'appuntamento irrinunciabile con Luciana Littizzetto e naturalmente di Roberto Saviano. Queste garanzie non sono mai arrivate nonostante le mille rassicurazioni ricevute che promettevano il contrario. "... Domani; fra due ore; fra due giorni; a fine settimana; all'inizio della prossima..." e via dicendo. In queste ultime settimane invece mi sono arrivati solo inquietanti frammenti di intenzione che di certo non hanno contribuito a rasserenare il clima. Per non parlare delle notizie su di me, sul programma e su quelli che ne fanno parte, uscite sui giornali e mai smentite. "... Pare che il programma debba cambiare rete o essere ridotto nell'orario; pare che Luciana sia considerata eccessiva; sembra più opportuno rimandare l'ipotesi di una nuova edizione di Vieni via con me e cose del genere...". E per finire tutti hanno potuto leggere definizioni di Rai Tre e di chi ci lavora che giudico offensive e inaccettabili soprattutto se pronunciate da chi ha importanti responsabilità all'interno della Rai. "Il fortino, l'enclave di comunisti, la riserva indiana". Viene da chiedersi come tutto ciò sia possibile, perché accade e soprattutto a chi giova. Un pregiudizio massimalista che potrebbe in ugual modo valere per Rai Uno o Rai Due. Sento tutto ciò come una profonda ingiustizia che fa torto al lavoro di tanti anni e alla professionalità mia e dei miei colleghi della Rai.
Per questo ho scritto l'altra sera d'impeto e di getto una lettera al Direttore generale della Rai, Dott. ssa Lei, dalla quale non ho purtroppo ricevuto risposta. Il senso era quello di capire il perché, quale era e quale è il problema. Stanno per essere discussi proprio oggi i palinsesti dei primi tre mesi dell'autunno in cui compaiono programmi per i protagonisti dei quali non sono stati rinnovati i contratti. E se anche i palinsesti venissero approvati fra sei mesi ci si troverebbe nella stessa situazione? E così successivamente ogni tre mesi? Oppure dopo l'approvazione dei palinsesti ci si deve aspettare che siano proprio i contratti a non essere approvati? O magari quelli dei propri collaboratori?
Ma che senso ha? Come si può lavorare in questa maniera, immaginare nuovi programmi, costruire novità, sperimentare e magari sbagliare anche? In una parola fare televisione. Quale è la colpa che ci viene imputata? Ho letto che Milena Gabanelli nemmeno è stata ancora ricevuta, che a Floris è stato consigliato di dedicarsi a qualcosa di nuovo. Santoro è stato lasciato andare via con un evidente e inaudito respiro di sollievo e a me non vengono date nemmeno le minime garanzie per continuare a lavorare in pace. "Che tempo che fa" quest'anno ha avuto addirittura un incremento di ascolto e "Vieni via con me" è stato giudicato l'evento televisivo più inaspettato della stagione. Portare in tv, alla televisione pubblica Roberto Saviano è stato per me un motivo di vanto e di orgoglio. Quindi, ripeto, quale è il problema?
Nella lettera che ho indirizzato al Direttore Generale, riconoscevo senza alcuna difficoltà all'Editore il diritto e il dovere di fare liberamente le proprie scelte ma chiedevo e torno a chiedere un atteggiamento leale. In tutti questi anni ho imparato che non si può fare tv contro la volontà del proprio Editore e se mai ce ne fosse stato bisogno l'esperienza di "Vieni via con me" ha provveduto a ricordarmelo. L'indifferenza e l'ostilità da parte dell'Azienda è stata evidente sin dal primo momento e solo la professionalità di un collaudato gruppo di lavoro e la tenacia di Rai Tre ci ha consentito di andare in onda e con quel risultato. Per questo ho deciso di non correre più un simile rischio professionale e per questo ho deciso che non sono più disponibile a ripetere l'esperienza di "Vieni via con me" in questa Rai. Se altrove troverò le condizioni necessarie, l'entusiasmo e la condivisione del progetto, il Pubblico potrà ritrovare presto me e Saviano di nuovo insieme.
Ho anche scritto al Direttore generale che se lo avesse ritenuto utile, ero disponibile a rinunciare ai tre anni di contratto e ai benefici conseguenti per far sì che lei stessa potesse sin da subito sottoscrivere un contratto per un solo anno poiché questo sarebbe rientrato e rientrerebbe nella Sua disponibilità e nella sua assoluta discrezionalità. Non abbiamo più molto tempo. "Che tempo che fa" dovrebbe andare in onda fra tre mesi. Il mio gruppo di lavoro è stato sciolto, le figure professionali fondamentali per continuare il programma potrebbero presto trovare alternative lavorative e ovviamente il discorso vale ancor di più per le risorse artistiche. Ma voglio ancora poter credere che ce la si possa fare e che il Pubblico di Rai Tre ci ritrovi puntuali in onda all'inizio dell'autunno.
Lavoro in Rai da ventotto anni: lo dico con emozione sincera. Alla Rai devo moltissimo. È il maggiore Editore italiano, mi ha insegnato che la Televisione di tutti è una tivù che aggiunge e che non sottrae; che la pluralità delle opinioni è data dall'insieme dei programmi di tutta la televisione e che chiedere ad ogni programma di contenere tutto e il suo contrario significherebbe ridurlo a zero. Al nulla. Ho imparato soprattutto che bisogna rispettare il Pubblico mostrandosi sinceri ed è per questo che ho deciso di rivolgere al Pubblico di "Che tempo che fa" queste parole attraverso Repubblica. Ho aspettato da una parte che il mio impegno televisivo terminasse per non approfittare del mio ruolo e dall'altra ho sperato che questa situazione così incomprensibile e desolante potesse trovare una soluzione positiva.
Non so come andrà a finire. Desidero concludere esattamente con le parole con cui ho salutato la Dott. ssa Lei nella mia lettera per ribadire che conservo nei confronti della Rai, della mia Rai e delle persone con cui ho lavorato in tutti questi anni un senso di gratitudine profonda e sincera e in molti casi di autentica amicizia.
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