DarkOver accendi una luce
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.
Accedi

Ho dimenticato la password

Ultimi argomenti attivi
» The Voice of Italy 2018
Da Saix91 Ven 16 Mar - 14:24

» ... e le stelle si fanno guardare
Da miki Ven 3 Mar - 15:23

» Sanremo 2017 - notizie e commenti
Da Saix91 Gio 9 Feb - 15:49

» ...mettiamoci comodi
Da Bellaprincipessa Mer 4 Gen - 11:21

» Addio a.....
Da anna Sab 30 Lug - 12:49

» The Voice of Italy 2016 - Live
Da Saix91 Mar 24 Mag - 15:09

» Eurovision Song Contest 2016 - Semifinali - Finale
Da anna Lun 16 Mag - 18:01

» X Factor 10 Notizie e commenti
Da anna Mer 11 Mag - 18:57

» Il Cinema sulla stampa
Da anna Mer 11 Mag - 18:55

» Il Giradischi
Da ubik Mar 10 Mag - 23:14

Cerca
 
 

Risultati per:
 


Rechercher Ricerca avanzata

Navigazione
 Portale
 Forum
 Lista utenti
 Profilo
 FAQ
 Cerca
Partner
creare un forum
Flusso RSS


Yahoo! 
MSN 
AOL 
Netvibes 
Bloglines 



Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti)

2 partecipanti

Pagina 1 di 6 1, 2, 3, 4, 5, 6  Successivo

Andare in basso

Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) Empty Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti)

Messaggio Da Cantastorie Dom 9 Ott - 20:04

Spoiler:




Dai Cantastorie&Cantattori ai Cantautori

01. Da Cantastori&Cantattori a Cantautori
Le radici delle tradiz popolari italiane
uniti
A. Zona tosco-emiliana e Sicilia..


B. Campania e Puglia

uniti
02. I pionieri: Carosone, Modugno, Buscaglione
uniti
- Il recupero dei canti di Miniera delle Apuane di Cristicchi..

Video sulla discografia Italiana negli anni del boom economico..fine '50 - inizi '60
uniti

03. I milanesi: Jannacci

Gaber
Parentesi su Dario Fo e I gufi(Nanni Svampa)
Minivideo sullo Speciale Signor G di Raistoria

uniti
04. L'area genovese:
Gino Paoli - Luigi Tenco - Fabrizio De Andre'
Parentesi su: Bindi - Reverberi - Lauzi - Endrigo -

P. Conte
Minivideo sullo speciale Genova per noi di Raistoria
uniti

05. Gruppi in Musica & Cantautori:
Nomadi, PFM,

New Trolls, Orme, Area ...
uniti

Prossimamente:
Via Emilia : Guccini - Bertoli
Via romana : De Gregori
Bennato brothers (Eugenio/Edoardo)
Menestrello crotonese : Gaetano
Continua .......

---------------------------
Comincio col dissociare questo topic dal mio nick :rosso6:, il nick non c'entra gniente, è solo un casu :nails:

Trattasi del tentativo rapido di percorrere insieme un percorso artistico "non ufficiale" che lega alcuni tratti presenti sin dal medioevo - Giullari, Menestrelli, Trovatori e Cantastorie - fino agli artisti di strada del 900 e che in parte approda nella canzone d'autore entro la musica leggera tra la metà degli anni 50 e la fine degli anni 70.

Orientativamente, i paragrafi potrebbero essere :

Da Cantastori a Cantautori

Origini degli artisti di strada - dai giullari ai cantastorie..
Cantastorie siciliani del 900
L'esperienza degli artisti di strada delle sagre di "maggio" nell'app. tosco-emiliano

Anni 50
Canzoni in dialetto nel 2' dopoguerra: Murolo - Carosone - 1mo Modugno
Il caso "Vecchio frac"
Nuovi temi e nuovi ritmi nelle canzoni di Carosone e Buscaglione

Anni 60

Gaber-Jannacci
......
......
......

Anni 70
......
......
......

Tirare i fili delle matasse..

i puntini...li vedremo in seguito

Ho in mente di soffermarmi su alcune canzoni-snodo....anche se ne ho in mente al momento solo un paio..ma ho un neurone solo abbiate pacenzia Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) 3181402168
:timido:

ultima preavvertenza - in questo topic, mi riservo di riordinare (modificandone la sequenza o inserendo il tag SPOILER-Nascondi) i messaggi (miei e vostri), in modo che la lettura risulti scorrevole sia per chi scrive che per chi legge :rosso6:
Link Argomento Fattore X


Ultima modifica di Cantastorie il Lun 10 Ott - 21:16 - modificato 1 volta.
Cantastorie
Cantastorie
meteorite
meteorite

Messaggi : 107
Data d'iscrizione : 21.09.11
Località : Catanese - Terronica

http://www.tuttiallopera.altervista.org/

Torna in alto Andare in basso

Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) Empty Re: Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti)

Messaggio Da Cantastorie Dom 9 Ott - 20:06

01

FRAMMENTI DI UNA STORIA
Tratto da qui


Discendente diretto dei menestrelli medioevali e dei musici ambulanti, che cantando portavano ovunque gli echi d'antiche gesta e incredibili prodigi, il Cantastorie è stato nel tempo una delle figure più vivaci della tradizione popolare.

Quest' artista ambulante arrivava anche nei paesi più sperduti eseguendo un repertorio di cantiche tramandate dalla tradizione, oppure inventate e composte da lui stesso, sui temi e gli argomenti del momento.

Animava le feste popolari, s'insinuava nei balli, nelle cerimonie nuziali, nei battesimi e nelle cerimonie religiose. Nei secoli, il mestiere e l'arte dei Cantastorie, sono stati molto importanti per la diffusione d'una cultura omogenea, attraverso gli strati sociali dei diversi stati e delle diverse popolazioni della penisola italica.

Tutto sommato, l'unita d'Italia è storia recente.

Per secoli la nostra penisola è stata un caleidoscopio di piccoli stati con proprie leggi, monete e spesso con proprie culture.
La comprensione di questo fatto, permette di dare al Cantastorie un particolare rilievo, inserendolo nei vari eventi culturali che nel passare dei secoli. permisero la diffusione e lo sviluppo di una informazione culturale unitaria e quindi nazionale.


Evidentemente l'influsso del Cantastorie, non ebbe carattere politico ma semmai poetico; lui era il modesto e inconscio portatore d'una informazione culturale alla quale tutti, analfabeti inclusi, potevano accedere.

Era il propagatore e il campione della cultura orale, era una delle poche fonti di riferimento che aveva il popolo analfabeta per sapere ciò che accadeva altrove, e per altrove intendo ciò che accadeva fuori dalle mura della città, oltre l'orizzonte, in altri luoghi e altri mondi.

E il mondo a quei tempi doveva apparire davvero grande, misterioso e pieno di avvenimenti magici.[i] Il pubblico delle piazze che accorreva ad ascoltare le sue storie che spesso riguardavano anche avvenimenti politici, memorizzava facilmente le semplici rime che le componevano.


Grazie alla facile memorizzazione le storie potevano poi essere ripetute ad altra gente.

In questo modo le storie dei Cantastorie viaggiavano di bocca in bocca, si espandevano e penetravano fin dentro le case.
L'arte poetica dei Cantastorie, ha attraversato in modo orizzontale l'intera società.

Egli si esibiva ovunque potesse appoggiare la sua piccola panca (da qui anche il nome di Cantimpanca o Cantimbanco), e salito sopra questo minuscolo palcoscenico, spesso grande poco più dei suoi piedi, egli lanciava al pubblico, nobile, borghese, proletario che fosse, il suo canto e le sue storie.


BREVE GENEALOGIA


Passiamo ora all'albero genealogico dei Cantastorie, le cui radici credo antiche quanto la storia dell'uomo, così come credo che il desiderio di raccontare storie sia nato con l'uomo.

Innanzitutto dobbiamo tenere presente un dato importante: il Cantastorie è un artista di piazza. Questo significa che le sue origini, si mischiano con quelle di tutti gli altri artisti, che nel tempo hanno agito o si sono evoluti, partendo da quel particolare spazio sociale che è la piazza.


I dati storici comunemente accettati, fanno idealmente partire la storia degli artisti di piazza dall'epoca romana.

Dato questo presupposto, si può dire che il Cantastorie è un discendente naturale degli antichi Histriones, parola con la quale si denominavano gli attori romani.

Il termine Histriones sembrerebbe di origine latina; dico sembrerebbe perché Tito Livio (59 a.C.) nel volume VII delle Storie, sostiene che Histrio era parola di origine etrusca, indicante gli attori etruschi che nel 364 a.C. andavano a Roma per prendere parte ai ludi scenici e che, in gruppi o singoli, si esibivano in vari luoghi.

Solo in seguito diventò termine generale indicante anche gli attori romani.
Attraverso i tempi numerose sono le ramificazioni che si sviluppano da questo primo tronco, e che quindi interessano l'evoluzione dei Cantastorie.
Egli è anche l'erede della stirpe dei Giullari, un genere di musici - attori - buffoni, che allietarono piazze e castelli tra il 1200 e il 1300.

Questi cantavano, ballavano, suonavano, recitavano monologhi drammatizzati utilizzando travestimenti e maschere.

Alcuni giullari di aspetto deforme, come i gobbi e i nani, trovarono collocazione fissa nei palazzi dei nobili, diventando buffoni di corte.

Altri mantennero una propria indipendenza, agendo nelle piazze in occasione delle fiere e delle numerose feste, dove cantavano antiche leggende, storie amorose, scherzose e lascive.
Molto amati dal popolo, ebbero un periodo di grande trionfo, tanto da essere chiamati a recitare i loro monologhi anche dentro le chiese.
Ma furono poi bollati d'infamia da numerosi predicatori e paragonati al diavolo, a causa dei grotteschi travestimenti e delle maschere caricaturali.
Scomparsi i Giullari, nelle piazze trova spazio una generica folla di giocolieri, funamboli, ammaestratori, ciarlatani da fiera, suonatori e cantatori di cui le antiche cronache già attestano l'esistenza nei vari territori della penisola italica fin dal 540.

Altra ramificazione è quella dei Menestrelli che erano praticamente uomini di corte, veri e propri cortigiani che nella maggior parte dei casi operarono all’interno dei palazzi.
Questi era a diretto servizio del nobile che l'ospitava e del quale, nelle canzoni, esaltava le gesta e cantava la magnificenza; si occupava inoltre di allietare con musiche, danze figurate e canzoni d'amore, le feste di dame e cavalieri.

Un altro ramo molto rigoglioso e importante è quello dei Trovadori provenzali, che fuggiti dalla Francia per le numerose persecuzioni religiose in atto nella Provenza del 1200, trovarono nei piccoli stati italici - in particolare Bologna, Firenze e in Sicilia - nuova fortuna e impulso, tanto che la loro arte fiorì e si diffuse lungo tutta la penisola fin verso il 1400.

L’ arte e la cultura dei Trovatori influirono anche nello sviluppo di importanti generi poetici come lo Stilnovo.
Quest’ influsso lo si avverte nell'opera di grandi poeti del 1300, come Dante e Petrarca, nel Boccaccio delle rime, e nel 1400 nelle opere del Poliziano e Lorenzo il Magnifico.
I Trovatori, fecero conoscere in Italia anche il genere delle cantafavole di origine orientale e il canto epico/ narrativo, attraverso i quali in seguito si svilupparono in Italia diversi cicli di racconti:
il Ciclo Religioso, con storie elaborate dalla Bibbia,
il Ciclo Classico, con storie di origine greco - latina e con personaggi di derivazione omerica,
il Ciclo Bretone dedicato a Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda
il Ciclo Carolingio dedicato a Carlo Magno e alle Crociate,
da cui poi scaturì la Storia dei Paladini di Francia, le cui avventure ancora oggi sono narrate nei teatri di Pupi Siciliani.

Ma è nel tardo 1500 che tra i tanti artisti di piazza, si comincia a distinguere con precisione la figura dei Cantastorie.
Il suo tratto iconografico assume personalità e individualità tanto da diventare un artista a se stante ed è così che arriva fino al primo novecento, per diventare anche un nostro contemporaneo.
[/quote][quote="Cantastorie"]01

FRAMMENTI DI UNA STORIA
Tratto da qui


Discendente diretto dei menestrelli medioevali e dei musici ambulanti, che cantando portavano ovunque gli echi d'antiche gesta e incredibili prodigi, il Cantastorie è stato nel tempo una delle figure più vivaci della tradizione popolare.

Quest' artista ambulante arrivava anche nei paesi più sperduti eseguendo un repertorio di cantiche tramandate dalla tradizione, oppure inventate e composte da lui stesso, sui temi e gli argomenti del momento.

Animava le feste popolari, s'insinuava nei balli, nelle cerimonie nuziali, nei battesimi e nelle cerimonie religiose. Nei secoli, il mestiere e l'arte dei Cantastorie, sono stati molto importanti per la diffusione d'una cultura omogenea, attraverso gli strati sociali dei diversi stati e delle diverse popolazioni della penisola italica.

Tutto sommato, l'unita d'Italia è storia recente.

Per secoli la nostra penisola è stata un caleidoscopio di piccoli stati con proprie leggi, monete e spesso con proprie culture.
La comprensione di questo fatto, permette di dare al Cantastorie un particolare rilievo, inserendolo nei vari eventi culturali che nel passare dei secoli. permisero la diffusione e lo sviluppo di una informazione culturale unitaria e quindi nazionale.


Evidentemente l'influsso del Cantastorie, non ebbe carattere politico ma semmai poetico; lui era il modesto e inconscio portatore d'una informazione culturale alla quale tutti, analfabeti inclusi, potevano accedere.

Era il propagatore e il campione della cultura orale, era una delle poche fonti di riferimento che aveva il popolo analfabeta per sapere ciò che accadeva altrove, e per altrove intendo ciò che accadeva fuori dalle mura della città, oltre l'orizzonte, in altri luoghi e altri mondi.

E il mondo a quei tempi doveva apparire davvero grande, misterioso e pieno di avvenimenti magici.[i] Il pubblico delle piazze che accorreva ad ascoltare le sue storie che spesso riguardavano anche avvenimenti politici, memorizzava facilmente le semplici rime che le componevano.


Grazie alla facile memorizzazione le storie potevano poi essere ripetute ad altra gente.

In questo modo le storie dei Cantastorie viaggiavano di bocca in bocca, si espandevano e penetravano fin dentro le case.
L'arte poetica dei Cantastorie, ha attraversato in modo orizzontale l'intera società.

Egli si esibiva ovunque potesse appoggiare la sua piccola panca (da qui anche il nome di Cantimpanca o Cantimbanco), e salito sopra questo minuscolo palcoscenico, spesso grande poco più dei suoi piedi, egli lanciava al pubblico, nobile, borghese, proletario che fosse, il suo canto e le sue storie.


BREVE GENEALOGIA


Passiamo ora all'albero genealogico dei Cantastorie, le cui radici credo antiche quanto la storia dell'uomo, così come credo che il desiderio di raccontare storie sia nato con l'uomo.

Innanzitutto dobbiamo tenere presente un dato importante: il Cantastorie è un artista di piazza. Questo significa che le sue origini, si mischiano con quelle di tutti gli altri artisti, che nel tempo hanno agito o si sono evoluti, partendo da quel particolare spazio sociale che è la piazza.


I dati storici comunemente accettati, fanno idealmente partire la storia degli artisti di piazza dall'epoca romana.

Dato questo presupposto, si può dire che il Cantastorie è un discendente naturale degli antichi Histriones, parola con la quale si denominavano gli attori romani.

Il termine Histriones sembrerebbe di origine latina; dico sembrerebbe perché Tito Livio (59 a.C.) nel volume VII delle Storie, sostiene che Histrio era parola di origine etrusca, indicante gli attori etruschi che nel 364 a.C. andavano a Roma per prendere parte ai ludi scenici e che, in gruppi o singoli, si esibivano in vari luoghi.

Solo in seguito diventò termine generale indicante anche gli attori romani.
Attraverso i tempi numerose sono le ramificazioni che si sviluppano da questo primo tronco, e che quindi interessano l'evoluzione dei Cantastorie.
Egli è anche l'erede della stirpe dei Giullari, un genere di musici - attori - buffoni, che allietarono piazze e castelli tra il 1200 e il 1300.

Questi cantavano, ballavano, suonavano, recitavano monologhi drammatizzati utilizzando travestimenti e maschere.

Alcuni giullari di aspetto deforme, come i gobbi e i nani, trovarono collocazione fissa nei palazzi dei nobili, diventando buffoni di corte.

Altri mantennero una propria indipendenza, agendo nelle piazze in occasione delle fiere e delle numerose feste, dove cantavano antiche leggende, storie amorose, scherzose e lascive.
Molto amati dal popolo, ebbero un periodo di grande trionfo, tanto da essere chiamati a recitare i loro monologhi anche dentro le chiese.
Ma furono poi bollati d'infamia da numerosi predicatori e paragonati al diavolo, a causa dei grotteschi travestimenti e delle maschere caricaturali.
Scomparsi i Giullari, nelle piazze trova spazio una generica folla di giocolieri, funamboli, ammaestratori, ciarlatani da fiera, suonatori e cantatori di cui le antiche cronache già attestano l'esistenza nei vari territori della penisola italica fin dal 540.

Altra ramificazione è quella dei Menestrelli che erano praticamente uomini di corte, veri e propri cortigiani che nella maggior parte dei casi operarono all’interno dei palazzi.
Questi era a diretto servizio del nobile che l'ospitava e del quale, nelle canzoni, esaltava le gesta e cantava la magnificenza; si occupava inoltre di allietare con musiche, danze figurate e canzoni d'amore, le feste di dame e cavalieri.

Un altro ramo molto rigoglioso e importante è quello dei Trovadori provenzali, che fuggiti dalla Francia per le numerose persecuzioni religiose in atto nella Provenza del 1200, trovarono nei piccoli stati italici - in particolare Bologna, Firenze e in Sicilia - nuova fortuna e impulso, tanto che la loro arte fiorì e si diffuse lungo tutta la penisola fin verso il 1400.

L’ arte e la cultura dei Trovatori influirono anche nello sviluppo di importanti generi poetici come lo Stilnovo.
Quest’ influsso lo si avverte nell'opera di grandi poeti del 1300, come Dante e Petrarca, nel Boccaccio delle rime, e nel 1400 nelle opere del Poliziano e Lorenzo il Magnifico.
I Trovatori, fecero conoscere in Italia anche il genere delle cantafavole di origine orientale e il canto epico/ narrativo, attraverso i quali in seguito si svilupparono in Italia diversi cicli di racconti:
il Ciclo Religioso, con storie elaborate dalla Bibbia,
il Ciclo Classico, con storie di origine greco - latina e con personaggi di derivazione omerica,
il Ciclo Bretone dedicato a Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda
il Ciclo Carolingio dedicato a Carlo Magno e alle Crociate,
da cui poi scaturì la Storia dei Paladini di Francia, le cui avventure ancora oggi sono narrate nei teatri di Pupi Siciliani.

Ma è nel tardo 1500 che tra i tanti artisti di piazza, si comincia a distinguere con precisione la figura dei Cantastorie.
Il suo tratto iconografico assume personalità e individualità tanto da diventare un artista a se stante ed è così che arriva fino al primo novecento, per diventare anche un nostro contemporaneo.
Cantastorie
Cantastorie
meteorite
meteorite

Messaggi : 107
Data d'iscrizione : 21.09.11
Località : Catanese - Terronica

http://www.tuttiallopera.altervista.org/

Torna in alto Andare in basso

Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) Empty Re: Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti)

Messaggio Da Cantastorie Dom 9 Ott - 20:10


La tradizione dei Trovatori (nell'app. tosco-emiliano e in Sicilia) ha messo radici che si sono mantenute per secoli.....dando origine ad es alle tradizioni delle sagre di Maggio nell'area tosco-emiliana....feste di paese legate ai cicli della fertilità agricola....ed

In Sicilia, oltre ai Cantastorie, la diffusione dei Trovatori ha dato origine alla tradizione del teatro dei burattini e soprattutto il Teatro dei Pupi, con il ciclo carolingio (orlando, rinaldo, angelica, medoro, l'ippogrifo e il dragone). I pupari tramandavano la propria attività da padre in figlio e si occupavano di tutti gli aspetti dello spettacolo, come dei veri impresari-artigiani-capocomici...facendo da sè i Pupi, i fondali e le scene da teatrino e i contenuti delle scenette in genere mutavano di volta in volta o di paese in paese...come ad es. fanno i comicisatirici moderni quando nei loro onemanshow aggiungono o levano materiale a seconda dell'attualità o del luogo in cui s'esibiscono.

sulle Origini dell'Opera dei pupi ...
http://www.figlidartecuticchio.com/cuticchio_Origini.html
.........................

Sulla tradizione di Maggio nel tosco - emiliano..ho trovato ..
questo link..

Il teatro popolare dell'Appennino tosco-emiliano


Le manifestazioni di benvenuto alla primavera, i riti di fertilità, occupano notevole spazio e importanza nella storia della cultura del mondo popolare. Anche se ridotti ormai a piccole isole arcaiche in seno alla cultura popolare dei nostri tempi, hanno ancora un significato che riescono a esprimere nonostante il contesto della vita attuale che tende ad annullare sempre più qualsiasi valore umano.

Alcune di queste superstiti manifestazioni rituali di benvenuto alla primavera si svolgono nel mese di maggio ora con una celebrazione del rifiorire dell'albero con il quale si identifica il ritorno della buona stagione, ora con una questua e un corteo processionale (come i Maggi lirici dell'Emilia-Romagna e della Toscana), oppure con una rappresentazione teatrale all'aperto, come, ad esempio, i Maggi drammatici dell'Appennino tosco-emiliano, anche se hanno progressivamente perduto nel corso degli anni gli elementi rituali per acquisire sempre maggiori caratteristiche di spettacolo e raggiungono ora il culmine con le rappresentazioni estive. Oggi, infatti, il mese di agosto, con la festa di Ferragosto, costituisce il vertice dell'interesse per questa forma di spettacolo: ancora una volta, come un tempo era lieta consuetudine di ogni festa o domenica, le famiglie montanare si ritrovano al completo: le fabbriche, i cantieri del nord sono chiusi e le ferie riconducono al paese gli emigrati.

Particolari canzoni dedicate al mese di maggio e alla primavera si trovano nelle tradizioni popolari di qualsiasi paese, così come sono facilmente rintracciabili in diverse parti d'Italia: dalla Sardegna alla Sicilia, alla Calabria e, quindi, seguendo un itinerario segnato dalla dorsale appenninica, fino al Piemonte, nelle zone del Monferrato e del Canavese. La Toscana, nell'epoca del Magnifico (« Ben venga maggio e il gonfalon selvaggio», in particolare, fu la terra dove il "maio" pose le sue radici più profonde.

La canzone di maggio che si identifica nel Maggio lirico (in contrapposizione al Maggio drammatico o epico), cosi come è giunta fino ai giorni nostri, si presenta in due versioni (a seconda del giorno e delle finalità per cui si canta) che danno origine al Maggio sacro e a quello profano.

Il Maggio sacro, detto anche delle "Anime", si canta la prima domenica di maggio. Alcuni cantanti accompagnati da suonatori di fisarmonica, chitarra e violino vanno per le strade del paese cantando e questuando: infatti lo scopo di cantare il Maggio delle "Anime" è quello di raccogliere offerte per una messa in suffragio dei defunti.

Il Maggio profano, invece, detto anche delle "Ragazze", che si svolge tra la notte del 30 aprile e il I maggio, ha lo scopo di propiziare la venuta della buona stagione. Anche qui un gruppo di cantori con accompagnamento di fisarmonica, violino e chitarra, percorre le strade del paese cantando una serenata in onore della primavera (« Ecco il ridente maggio, / ecco quel nobil mese, / che sprona ad alte imprese / i nostri cuori»). Alcune strofe particolari vengono cantate sotto le finestre delle ragazze: si tratta dell "Ambasciata". Questi canti rimangono inalterati nel corso degli anni: altri versi invece, pure essi cantati, cambiano ad ogni manifestazione; sono i "rispetti" dedicati alle varie famiglie del paese.

Da queste due forme di canzoni di maggio, che trovano la loro origine nell'arcaica matrice dei riti di fertilità, è derivato il Maggio drammatico o epico, influenzato certamente anche da altre forme drammatiche come le Sacre rappresentazioni.

Il Maggio, una delle più vive realtà della cultura del mondo popolare di oggi, è uno spettacolo che oltre duecento anni fa ha trovato in Toscana la sua sede stabile, dalla quale è poi risalito lungo i crinali dell'Appennino tosco-emiliano toccando il Modenese, il Reggiano, il Parmense. Questa espressione popolare ha subito in seguito modifiche ed evoluzioni durante il processo di diffusione operato dagli emigranti stagionali dell'Emilia che rientravano alle loro case attraverso le antiche vie Vandelli e Giardini (le uniche strade che nell'Ottocento valicassero l'Appennino, dopo i" mesi passati lavorando nelle terre toscane della Garfagnana, della Lucchesia, della Versilia spingendosi a volte anche fino all'Isola d'Elba.

Oggi il Maggio è un vero e proprio spettacolo che consiste in una rappresentazione in versi, con accompagnamento strumentale. L'argomento del copione è affidato a trame fantastiche che si ispirano a volte anche a fatti storici. Gli attori (chiamati maggianti in Toscana, maggerini in Emilia), come anche gli autori, di questa forma di teatro popolare, sono gli abitanti (contadini, operai, artigiani, pastori) dei paesi dell'Appennino tosco-emiliano dove gli stessi Maggi vengono rappresentati. In questi paesi un tempo il Maggio costituiva l'unica forma di spettacolo, l'unico divertimento, che non si esauriva tuttavia nelle sole giornate della recita, ma teneva legato l'intero paese durante tutto l'anno: le trame più complicate, i personaggi più favolosi e fantastici, i passaggi più belli, gli interpreti più bravi erano motivo di conversazione nelle osterie, nelle stalle durante le lunghe veglie invernali. Il Maggio, diffondendosi dalla Toscana in Emilia, ebbe a subire modifiche ed evoluzioni ancora facilmente riscontrabili nelle varie rappresentazioni. In Toscana la parte più bella della rappresentazione è il canto: le interpretazioni dei maggianti sono talvolta perfette dal punto di vista vocale, arricchite dai preziosismi interpretativi propri dal modo di cantare alla toscana (stornelli e ottave rime). Il movimento scenico è ridotto all'essenziale: i duelli, più che combattuti, sono soltanto accennati, con i contendenti che si fronteggiano con corte spade di legno e con uno scudo pure di legno dalle dimensioni piccolissime che copre appena la mano. I costumi sono di grande semplicità: una specie di camice di diversi colori, di stoffa leggera, con un corto mantello, pantaloni neri di foggia civile con ricami laterali. Un elmo con un pennacchio di strisce di carta colorata o di nastri completa il costume del maggiante.

Questo in Garfagnana: nelle province di Lucca e di Pisa (come anche nelle zone del Bruscello) i costumi vengono presi a noleggio dalle sartorie teatrali e cambiano di volta in volta, secondo lo spettacoli.

In Emilia, oggi solamente nelle zone del Reggiano e del Modenese, lo spettacolo of­fre un maggiore dinamismo, pur mantenendo evidenti matrici mutuate dalla Toscana. C'è forse anche un maggiore interesse attorno al Maggio, come lo dimostrano anche i molti autori che continuano a scrivere copioni anche oggi, a differenza della Toscana. In Emilia ogni attore ha il suo costume che usa in ogni rappresentazione e lo accompagnerà nel corso di tutta la sua carriera di attore del Maggio. I costumi sono di proprietà degli attori o delle compagnie che qui, nella quasi totalità, sebbene a diversi stadi organizzativi, raggruppano i maggerini dei paesi dove ancora oggi continua la tradizione del Maggio. I costumi vengono approntati da sarte di paese sulla scorta delle indicazioni certamente avute da chi un tempo aveva visto questi spettacoli in Toscana, e sono andati via via trasformandosi e arricchendosi (pur nella estrema semplicità che vediamo oggi) di fregi e disegni dettati dalla fantasia. Sono di velluto nero: una giubba con una corta mantellina, pantaloni alla cavallerizza, lunghi gambali. Sul nero del velluto spiccano stemmi e disegni dai colori vivaci. Un elmo con pennacchio, una spada di ferro e uno scudo completano il costume del maggerino emiliano. I duelli vengono combattuti con un urto degli scudi ad ogni assalto. La recitazione si avvale del gesto che è una componente essenziale dell'azione scenica. I copioni sono in quartine di versi ottonari alle quali nei momenti più patetici si alternano sonetti e ottave, con l'accompagnamento musicale di violino, fisarmonica e chitarra su motivi di valzer, polka, mazurca. Gli stessi strumenti (a volte anche un clarinetto) sì trovano in Toscana, dove la metrica dei copioni presenta quartine, quintine e ottave.

Quasi ovunque la lunghezza dei copioni va orientandosi sulla durata di due ore e mezza, tre ore o tre ore e mezza. Un tempo duravano diverse ore fino a coprire l'intero pomeriggio, a giustificazione del fatto che il Maggio era l'unico divertimento allora esistente. E' stata un'esigenza imposta dal mutato ritmo di vita dei giorni nostri, che tuttavia non ha recato gravi danni all'economia dello spettacolo, rendendolo più accettabile e contribuendo in tal modo, in maniera determinante, alla sua sopravvivenza.

Un tempo, nel secolo scorso, verso il 1850 i testi venivano pubblicati a stampa: esistono decine e decine di testi stampati dalla tipografia Sborgi di Volterra nel 1867. In seguito i testi venivano ricopiati a mano e quindi distribuiti di paese in paese. Questa tradizione dei copioni manoscritti è continuata fino a qualche tempo fa, sostituita poi dalle copie in ciclostile e, di recente, dalla pubblicazione da parte della "Società del Maggio Costabonese" dei copioni in numeri speciali della rivista "II Cantastorie" di Reggio Emilia.

I luoghi delle rappresentazioni sono generalmente all'aperto, in radure naturali che accolgono gli spettacoli da maggio a agosto. A Buti le recite avvengono invece in teatro, mentre a Montepulciano sulla piazza del Duomo.

II Bruscello è un'altra forma della drammatica popolare propria della provincia di Siena, che ha toccato anche le provincia di Grosseto, Lucca e Pistola, che presenta caratteri affini ai Maggi. Tre sono le matrici originali del Bruscello, che hanno dato vita nel passato ad altrettanti temi nei quasi si identificava questa manifestazione: l'argomento nuziale (l'amore contrastato che alla fine trionfa: era la forma più usata), l'argomento epico-cavalleresco (proprio dei Maggi), la rievocazione di una scena di caccia (che si faceva anticamente con una lanterna e con un ramoscello, da cui probabilmente derivò lo stesso nome di Bruscello).


..........................

Non sono riuscita a trovare un sitoweb unico che riporti la tradizione degli Improvvisatori in endecasillabi toscani ....ma ci tornerò su...perchè anche loro partecipavano a quelle sagre di maggio e volevo capire esattamente l'origine di questa tradizione..che non so se sia antecedente o successiva alla fortuna di Dante con la su' Commedia..ma ci tornerò quadno avrò dati piu' precisi....
naturalmente se voi li avete....mica dovete aspettare a mmmuà per far luce :pollicesu:

questo vuol essere un "lavoro a 150 mani" :amici:
Cantastorie
Cantastorie
meteorite
meteorite

Messaggi : 107
Data d'iscrizione : 21.09.11
Località : Catanese - Terronica

http://www.tuttiallopera.altervista.org/

Torna in alto Andare in basso

Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) Empty Re: Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti)

Messaggio Da Cantastorie Dom 9 Ott - 20:12

mambu ha scritto:
Solo un accenno veloce: la tradizione degli improvvisatori è più legata all'epica cavalleresca e infatti sia le improvvisazioni singole che le tenzoni sono in ottava rima (la stanza di 8 versi di Boiardo, Ariosto... ).

Ci sono numerose testimonianze secentesche e settecentesche di canto popolare dei poemi epici. Ce n'è pure una di Goethe che riporta anche la partitura di Tasso cantato da un gondoliere veneziano, ma devo cercare le fonti. Però era un fenomeno notissimo, quasi un luogo comune diffuso in tutta Europa a proposito dell'Italia, tanto che ne parla con incanto pure Puskin nell'Onegin, e non era mai stato in Italia
Cantastorie
Cantastorie
meteorite
meteorite

Messaggi : 107
Data d'iscrizione : 21.09.11
Località : Catanese - Terronica

http://www.tuttiallopera.altervista.org/

Torna in alto Andare in basso

Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) Empty Re: Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti)

Messaggio Da Cantastorie Dom 9 Ott - 20:13

Ecco una breve spiegazione sugli improvvisatori cantori a ottave toscani
http://www.arsia.toscana.it/antichimestieri/ita/AR1.asp?attivita=AR1


03 - Improvvisatori Cantori a Ottave

Tradizione della poesia estemporanea
Nella Toscana rurale di un tempo non era difficile imbattersi in qualcuno che avesse il dono naturale di "cantare a braccio", o "cantare di poesia" per usare un'espressione più comune in Toscana, che fosse cioè capace di improvvisare canti su argomenti suggeriti solo qualche minuto prima, producendo nei casi più felici vere e proprie poesie cantate. Fino agli anni Sessanta si usava distinguere fra il "Cantar di scrittura" e il"Cantar di bernesco", ossia fra il cimentarsi nel canto su storie scritte da altri autori e la vera e propria improvvisazione dei temi. Gli improvvisatori erano infatti definiti anche "bernescanti", da Francesco Berni di Lamporecchio, divenuto famoso nel XVI secolo per possedere questa qualità e per l'acutezza delle sue esternazioni.


Nella poesia estemporanea, mentre l'argomento cambia di volta in volta, a seconda anche della circostanza in cui avviene l'improvvisazione, il metro e la melodia sono sempre gli stessi e ricalcano gli schemi tradizionali tramandati da una generazione all'altra. Si tratta di ottave di endecasillabi, nella prima parte in rima alternata (ABABAB) e con i due versi di chiusura in rima baciata (CC). Il mondo rurale viene spesso definito e interpretato in termini di confronto, così anche queste improvvisazioni assumevano spesso la forma di "contrasti", come nel caso del Contadino e Corbellaio, intendendo con quest'ultimo colui che produceva cesti in castagno, o del Padrone e Contadino. Nel contrasto in ottava rima, due improvvisatori assumono un ruolo ciascuno e, opponendosi l'un l'altro in una serie di botta e risposta, espongono il loro modo di vedere sull'argomento trattato, come si può vedere negli esempi qui riportati.

Esempi

Contrasto fra un Corbellaio e un Contadino

.. Corbellaio: Contadino convien che ti consigli che quando hai lavorato una giornata, mezza viene il padron che te la pigli e la fatica tua non è pagata, e con poca polenta ai propri figli a stento fai passare l'invernata, ma noi con sole ott'ore è fatta tutta e si mangia braciole e pasta asciutta.
Contadino: Ma la fatica tua poco ti frutta, perché state all'oscuro a lavorare, in una tana tenebrosa e brutta che l'aria pura non si può gustare, l'avete il viso dalla pelle asciutta dal troppo lavorar senza mangiare e col timor la sera e la mattina che sospenda il commercio Terracina. ...

Contrasto fra un Padrone e un Contadino

Padrone: Oggi questi imbecilli di coloni son diventati proprio impertinenti ce l'hanno presa a morte coi padroni e minacciar da parte lor ti senti. Più non portano l'uova coi capponi e più non si dimostran riverenti rimpiango sempre quel tempo remoto quando ognun si mostrava a noi devoto.
Contadino: Vengo signor Padrone a farle noto che anch'io sono cristiano in questo mondo per lei lavoro e sono sempre in moto e a tutti i miei doveri corrispondo. A nessuno però non resta noto che mi abbandona misero nel mondo, se lavoro ho diritto anch'io alla vita bisogna regolar questa partita ...



Le occasioni in cui cantar d'ottava erano le più varie, e spesso ciò avveniva, d'inverno, nelle veglie intorno al focolare e, d'estate, la sera sull'aia. I giovani avevano modo così di imparare facilmente e la trasmissione orale avveniva in maniera spontanea. Tra i maggiori esponenti di questa tradizione, nella Toscana dell'Ottocento, ebbero un'adeguata fama Beatrice di Pian degli Ontani e Pietro Frediani da Buti. Con la scomparsa della civiltà contadina, l'eredità di questa tradizione resta oggi patrimonio di pochi, e per lo più di persone anziane. E' solo in anni relativamente recenti che per fortuna si è iniziato a capire quanto sia importante la conservazione delle testimonianze di questa particolare forma di cultura popolare, ma ancora poco è stato fatto in questo senso.
Cantastorie
Cantastorie
meteorite
meteorite

Messaggi : 107
Data d'iscrizione : 21.09.11
Località : Catanese - Terronica

http://www.tuttiallopera.altervista.org/

Torna in alto Andare in basso

Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) Empty Re: Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti)

Messaggio Da Cantastorie Dom 9 Ott - 20:14

mambu ha scritto:
Cantastorie ha scritto:Sulla tradizione di Maggio nel tosco - emiliano..ho trovato ..
questo link..

Il teatro popolare dell'Appennino tosco-emiliano

(Presentazione del disco
"Riverita e colta udienza. Teatro popolare dell'Appennino tosco-emiliano", a cura di Giorgio Vezzani
,
Cetra Ipp 362, 33 giri 30 cm., 1978)


Mannaggia Canta, io questo disco ce l'ho... vedo titolo titolo se in rete trovo qualcosa se no devo affidarlo a qualche amico per digitalizzazione e messa in rete, ma si va su tempi lunghi

Sono però ricostruzioni colte o semicolte, che divennero in voga dagli anni '60
Cantastorie
Cantastorie
meteorite
meteorite

Messaggi : 107
Data d'iscrizione : 21.09.11
Località : Catanese - Terronica

http://www.tuttiallopera.altervista.org/

Torna in alto Andare in basso

Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) Empty Re: Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti)

Messaggio Da Cantastorie Dom 9 Ott - 20:15

io non ci metto la mano sul fuoco..ma ho letto anni fa che qualche canzone o Copione di quelle sagre di maggio ha ispirato sia qualcosa di Guccini che di Bertoli...e c'è un'altra cosa rispetto alla Toscana che mi ronzava in testa stasera: Se non ricordo male, De Andrè inizio' a frequentare un gruppetto anarchico di Carrara (a 17-18 anni).. e in quel circolo circolavano anche ballate o filastrocche scritte da locali...
è che io ste cose le ho lette anni fa e vatti a ricordare se era una rivista o un libro..boh :chedici: ..può essere anche che fosse un mensile che arrivava nella radiolocale che frequentavo intorno ai 20 anni..vattelapesca come si chiamava il mensile Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) 1532903768
Cantastorie
Cantastorie
meteorite
meteorite

Messaggi : 107
Data d'iscrizione : 21.09.11
Località : Catanese - Terronica

http://www.tuttiallopera.altervista.org/

Torna in alto Andare in basso

Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) Empty Re: Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti)

Messaggio Da Cantastorie Dom 9 Ott - 20:16

mambu ha scritto:Il Cantastorie, no? Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) 277752

http://www.ilcantastorie.info/rivista.htm

http://rivistailcantastorie.interfree.it/SOMMARII%201963-2006.pdf

C'era in tutte le Case del popolo e sedi CGIL. Il curatore storico è lo stesso Vezzani curatore del disco di cui sopra.

Quanto a Guccini, ricordo un filmato Rai degli anni '70, forse mandato da Arbore, con lui che partecipava a una gara di improvvisazione in ottave con un veccietto con risposta per le rime (cioè il primo faceva un'ottava e il secondo doveva rispondere usando le stesse rime)
Cantastorie
Cantastorie
meteorite
meteorite

Messaggi : 107
Data d'iscrizione : 21.09.11
Località : Catanese - Terronica

http://www.tuttiallopera.altervista.org/

Torna in alto Andare in basso

Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) Empty Re: Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti)

Messaggio Da Cantastorie Dom 9 Ott - 20:16

grazie per la segnalazione...leggendo l'indice di quella rivista vedo che non siamo mproprio furoi strada :vacanza:

cmq la rivista che mi ricordo era un mensile musicale, in versione economica, visto che aveva i fogli tipo ciclostile con le foto in biancoenero....cmq..proverò a cercare meglio in rete domani perchè su Guccini e Bertoli son quasi sicura di averlo letto - che un paio di canzoni son ispirate o legate cmq a quella tradiz. delle sagre di maggio..mi documenterò :rosso6:
Cantastorie
Cantastorie
meteorite
meteorite

Messaggi : 107
Data d'iscrizione : 21.09.11
Località : Catanese - Terronica

http://www.tuttiallopera.altervista.org/

Torna in alto Andare in basso

Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) Empty Re: Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti)

Messaggio Da Cantastorie Dom 9 Ott - 20:17

mambu ha scritto:
Ispirazione generica in moltissimi pezzi di Guccini, il narrare storie, la struttura strofica, l'uso della rima, lessico perlopiù semplice ma con qualche parola/marchio di letterarietà... Un pezzo che sia anche formalmente ispirato a quella tradizione, non direi.
Di Bertoli c'era il disco in dialetto ma non me lo ricordo bene e stasera non riesco a entrare su youtube
Cantastorie
Cantastorie
meteorite
meteorite

Messaggi : 107
Data d'iscrizione : 21.09.11
Località : Catanese - Terronica

http://www.tuttiallopera.altervista.org/

Torna in alto Andare in basso

Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) Empty Re: Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti)

Messaggio Da Cantastorie Dom 9 Ott - 20:19

Tra le forme di teatro tradizionale toscano...
Qui
Maggio
Spoiler:

Bruscello
Qui

Spoiler:
Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) 2007a
Improvvisatori in Ottava Rima Qui
Spoiler:
Cantastorie
Cantastorie
meteorite
meteorite

Messaggi : 107
Data d'iscrizione : 21.09.11
Località : Catanese - Terronica

http://www.tuttiallopera.altervista.org/

Torna in alto Andare in basso

Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) Empty Re: Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti)

Messaggio Da Cantastorie Dom 9 Ott - 20:20

Data: 11 Dicembre 2010

Leggendo quanto sopra, mi son segnata alcuni punti :

- improvvisazione in rima cantata,
- andare itinerante in una area sì regionale, ma ampia.
- attingere a storie sia dalla cronaca spicciola che da vere e proprie opere letterarie,
proponendo sia temi semplici che temi di denuncia/satira antipotere:
...il cattivo-malfattore-prepotente che alla fine le prende e il protag-buoncoraggioso-giusto che alla fine l'ha vinta..
-nel caso di esibizioni teatrali, il cantastorie era una sorta di capo-comico con al seguito altri a cui egli assegnava le varie parti di scena (come il puparo siciliano che di solito usava i suoi familiari come co-attori o co-voci..)

- esibirsi in un luogo pubblico, aperto a tutti; spesso lasciavano i fogli volanti con i testi dei canti o di qualche poesiola-fissa;
- avere come destinatario principale i contadini o cmq la popolazione delle campagne- non i cittadini..
- avere come contropartita oltre che il danaro offerto, una buona cena con bevuta
Cantastorie
Cantastorie
meteorite
meteorite

Messaggi : 107
Data d'iscrizione : 21.09.11
Località : Catanese - Terronica

http://www.tuttiallopera.altervista.org/

Torna in alto Andare in basso

Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) Empty Re: Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti)

Messaggio Da Cantastorie Dom 9 Ott - 20:21

Torno su P.A. Bertoli ...
Qui breve biografia e Discografia

L' lp di cui ieri ricordavo qualcosa è un lp - S'at vien in meint - interamente in dialetto di paese (neanche in modenese..ma proprio paesano sassuolese..) e quel giornalino diceva che un paio di canzoni - vatti a ricordare quali, un'mpresa, erano nate proprio per una Maggiolata..
Qui trovate i testi Qui

ps. Alla Brigata Lolli dovrebbero dare 1234 premi e riconoscimenti perchè è una vera miniera per queste chicche :pollicesu:
Spoiler:
Cantastorie
Cantastorie
meteorite
meteorite

Messaggi : 107
Data d'iscrizione : 21.09.11
Località : Catanese - Terronica

http://www.tuttiallopera.altervista.org/

Torna in alto Andare in basso

Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) Empty Re: Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti)

Messaggio Da Cantastorie Dom 9 Ott - 20:22

Il mestiere del cantastorie: l’arte del dubbio contro l’ufficialità

Tratto da qui

Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) Santangelo1

Una piazza, uno sgabello o una macchina come palcoscenico, un cartellone dipinto a mano con grandi riquadri illustrati o un proiettore con diapositive per la scenografia: sono questi gli elementi, ogni volta diversi a seconda delle latitudini, dei tempi e delle opportunità, che fanno da cornice all’azione dei cantastorie. “Nati” intorno agli anni Venti del Novecento, sulla scia dei canzonettisti popolari, i cantastorie hanno accompagnato il corso della storia raccontandone i fatti salienti, le cronache, le biografie di personaggi illustri, i punti di crisi e di svolta. A cominciare da Ignazio Buttitta, grande poeta cantastorie siciliano nato all’alba del secolo scorso, passando per Orazio Strano, Turiddu Bella, Ciccio Busacca, Franco Trincale, fino ad arrivare agli artisti degli ultimi decenni come Fortunato Sindoni, Vito Santangelo, Mauro Geraci, i cantastorie sono a tutti gli effetti “cantori di modernità”, nel senso che la loro rielaborazione di eventi e storie non si lascia mai incorniciare in un quadretto folkloristico, né si presta alla replicabilità di un’interpretazione data una volta per tutte, appartenente al passato.

Sono due le grandi aree italiane che hanno visto l’affermarsi della figura del cantastorie: una la Sicilia, l’altra l’area centrosettentrionale, dalla Toscana al Veneto, con frequenti scambi di testi scritti tra artisti di diversa provenienza che creano così interessanti relazioni tra Nord e Sud del paese.
La presenza significativa in Sicilia si spiega con una grande diffusione nell’isola della canzone narrativa a livello popolare già dalla fine dell’Ottocento. La canzone narrativa, di tradizione orale, non era il prodotto di un singolo cantastorie ma di una “stratificazione” di versioni nel corso del tempo. Inoltre c’era una fortissima influenza del teatro dialettale borghese, che a Napoli e a Roma prendeva il nome di pulcinellata; in Sicilia c’era invece, oltre al teatro dei Pupi, la cosiddetta vastasata, che prende il nome dal vastaso, letteralmente il “facchino”, corrispondente al servitore sciocco della commedia goldoniana, che si diffonde tra Sette e Ottocento grazie all’azione teatrale di artigiani, impiegati che ritraevano i personaggi della vita di tutti i giorni appartenenti al popolino.
Nel repertorio dei cantastorie c’è anche una forte connessione con la canzone sociale: esiste infatti un vasto repertorio di canti dell’emigrazione, delle lotte contadine e sociali. Le tecniche di declamazione sono molto simili a quelle del teatro carnevalesco siciliano; sono frequenti le mascherate in piazza, con veri e propri contrasti tra personaggi opposti. Queste tecniche sono state riprese dai cantastorie e montate in un nuovo progetto conoscitivo che si afferma a partire dal secondo decennio del Novecento.

Ovviamente il repertorio è cambiato molto da allora. All’epoca i cantastorie rappresentavano elementi di modernità nella cosiddetta cultura popolare; le storie cantate erano lunghe anche due ore e narravano soprattutto la biografia di un personaggio. Oggi invece, nonostante un cantastorie come Fortunato Sindoni canti Il contrasto tra il cristiano e il musulmano, Il contrasto tra il potente e il pescatore sulla spinosa questione del ponte sullo Stretto e Dorit & Hassan che esplora le contraddizioni del conflitto israeliano-palestinese – nel denso repertorio dei cantastorie prevalgono le ballate, brevi componimenti poetico-musicali più adatti ai dettami fulminei di oggi, con cui fatti della nostra cronaca vengono narrati e sottoposti a una pubblica riflessione di piazza. Dagli anni Settanta, con il fenomeno delfolk music revival, i cantastorie hanno riacquistato visibilità a livello nazionale. La pratica era quella di girare di piazza in piazza, con la macchina come palcoscenico ambulante: lì il cantastorie cantava arrampicato sul tetto, dopo aver magari preso appunti su quello che accadeva in paese. Artigiano della parola, la rende oggetto smerciabile anche dal punto di vista economico, con la vendita di nastri e cd. L’interesse per questa figura ibrida è recente, perché ancora venti anni fa i cantastorie erano considerati dall’accademia come dei “canzonettisti” della cultura popolare e se ne coglievano solo gli aspetti popolareschi: come dire Rugantino, e non il Pasquino.

L’intervento del cantastorie è invece – secondo Mauro Geraci, cantastorie ed antropologo – un «momento di riazzeramento morale. Il suo compito è quello di sollecitare il dubbio sulla versione ufficiale degli eventi, proporre un altro modo di leggere la storia e di straniare in senso brechtiano lo spettatore». Il cantastorie è insomma un cantore dell’esistente e non il rappresentante di un mondo in declino, da salvaguardare: più che la Baronessa di Carini – avverte ancora Geraci – il cantastorie interpreta piuttosto il mancato funerale di Welby o la guerra in Iraq o la condizione del lavoro in fabbrica. Le case dei cantastorie sono spesso dei laboratori dove si dipingono i cartelloni, si allestiscono le proiezioni di diapositive: il cantastorie rifugge in questo modo il cliché etnicista o del populista, lo stereotipo del testimone di una presunta cultura arcaica e incontaminata. D’altra parte il cantastorie affronta le storie degli altri tendendo a svestirsi della propria stessa identità, sforzandosi di essere voce di tutte le voci: con questo sentimento così poetava il grande Ignazio Buttitta nel celebre libro Io faccio il poeta: «Sugnu un ghiardinu di ciuri e mi sparto a tutti/ una cassa armonica e sòno pi tutti/ un agneddu smammatu e chianciu pi tutti agnelli smammati».
------------------------------------------------------------------------------------
“La piazza, spazio ideale dei cantastorie”
Tratto da qui

Il tema della tutela dei beni immateriali (feste, rituali, costumi…) è all’ordine del giorno. L’Italia ha ratificato recentemente la convenzione dell’Unesco del 2003 su questo tema e si appresta a stilare una “lista” nazionale dei beni da valorizzare e tutelare. Mauro Geraci è un antropologo, professore associato di Etnologia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Messina, grande studioso dei cantastorie e cantastorie egli stesso. In questa intervista espone la sua teoria sugli aspetti critici della tutela, sul ruolo del ricercatore antropologo, sulla figura del cantastorie.

Le feste, le tradizioni sono considerate come patrimoni da difendere, da tutelare per impedirne la sparizione o l’oblio. È possibile stabilire un criterio una volta per tutte che promuova un fatto culturale piuttosto che un altro?

«È già difficile sostenere che un canto o una festa popolare o una performance siano immateriali: di fatto sono composti da strumenti musicali, divise delle congregazioni che sfilano lungo le strade, fiori per quello che riguarda le infiorate: si tratta di oggetti, di materiali. Anche i concetti d’altra parte potrebbero essere considerati “beni immateriali”: l’onore o la verginità, ad esempio, sono fatti culturali, che ci piaccia o meno; il problema è il punto di vista. E ancora, chi decide che questa festa deve essere valorizzata e non quell’altra? Gli antropologi a volte possono studiare un evento festivo per diversi anni (vedi Malinowski, che ha passato quattordici anni a studiare la forma di scambio kula dei trobriandesi), e la conclusione di solito è che il punto di vista di chi pratica la festa – il cittadino, il prete, il mafioso, l’amministratore locale – è fondamentale. Un conto dunque è “valorizzare” solo l’aspetto estetico, folkloristico; un altro è riflettere davvero sul punto di vista, cioè sulla politica della valorizzazione».

Possono essere stabiliti dei criteri? L’Unesco parla di rappresentatività dell’evento all’interno della comunità. C’è un ruolo dell’antropologo nel definire contorni e sostanza del concetto di tutela?

«Prendiamo la Festa dei Gigli di Nola: dai Gigli oggi vengono suonate canzonette, marcette, e non le tammurriate della tradizione contadina, eppure la festa dei Gigli di Nola ha una sua continuità, anche se si tratta di un festival più che di una festa. Credo insomma che il discorso della tutela debba essere distaccato da un approccio antropologico, il quale non deve riconoscere “beni” e “mali”, perché il concetto di bene si lega al concetto di utile, a ciò che va accumulato, a ciò che tranquillizza, a ciò che può essere scambiato, ma non è questo il progetto dell’antropologia. Io penso che l’antropologia debba invece studiare come si articolino determinati fenomeni nella continuità, deve chiarire i punti di vista, anche quelli che rischiano chiaramente di essere ottocenteschi, di stampo positivista. Oggi l’antropologia ha fatto molti passi avanti, e grazie anche all’apporto di intellettuali eretici come Scotellaro, Pasolini, Dolci, Revelli si occupa anche di autobiografia, di scritture contadine, portando il discorso dei contadini dentro l’accademia. Lentamente si è passati dal considerare il mondo contadino come essenzialmente legato all’oralità al connetterlo con la modernità: io mi sono occupato dell’autobiografia di un cantastorie con la quinta elementare, Vito Santangelo, che dal 1974 ha iniziato a scrivere tutta la sua vita. Dunque il mondo contadino non è più quello pregramsciano, idealizzato dal romanticismo: Goethe nel suo viaggio in Sicilia cadeva in stereotipi di tipo orientalista, e d’altra parte la Sicilia era un po’ come il Bangladesh di oggi.
Il punto di vista è fondamentale: se allestiamo un museo degli attrezzi agricoli bisogna chiarire il ventaglio mutevole degli usi ad essi connessi. Insomma, di quali pratiche stiamo parlando? Di quelle del bracciante oppure di quelle di Candido, il barone feudatario descritto da Sciascia, che per dimostrare di essere “vicino ai contadini” – così come Fernando di Borbone era “vicino” al popolo napoletano per il solo fatto che parlava la lingua – si mette anche lui a coltivare un pezzetto di terra per l’orto, con gli stessi attrezzi, gli stessi utensili dei contadini sfruttati? È sicuramente più facile tutelare gli archivi, le biblioteche, i musei archeologici: bene o male all’interno di un archivio puoi trovare carte che parlano di Garibaldi come di un eroe e altre che dicono il contrario: sono tutte e due consultabili ed è possibile accedere a fonti diverse. Ma se parliamo di beni cosiddetti immateriali la cosa si complica molto: se già un libro non esiste se non nella molteplicità delle letture che ne possono essere date, in una festa questa variabilità si moltiplica in modo esponenziale. Perlomeno in un caso – il libro – abbiamo un testo scritto, ma nella festa, o di un canto, non c’è: è un miscuglio di visivo, di orale, di musicale, di simbolico, di politico.
Il rischio della valorizzazione dei beni immateriali è che vengano utilizzati, magari in modo più “raffinato”, gli stessi quadri conoscitivi che alimentano il mercato folkloristico e turistico. Appunto per questo il campo della tutela non dovrebbe sovrapporsi a quello dell’antropologia, e un antropologo non dovrebbe addentrarsi nella scelta di cosa va tutelato e cosa no. La disciplina per funzionare deve paradossalmente smettere il suo essere disciplinare, non deve scegliere; l’antropologo può invece collaborare, può segnalare sviluppi, aperture, contraddizioni».

L’Opera dei Pupi è già stata riconosciuta come capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità dall’Unesco. È possibile che ci sia un riconoscimento equivalente per il patrimonio rappresentato dai cantastorie?

«Ritorna qui la questione del punto di vista: forse il teatro dei Pupi gode di un riconoscimento tanto importante perché vincono sempre i cristiani e perdono sempre i pagani? I Pupi riportano sulla scena i valori della regalità della feudalità, della sottomissione al più forte, della cristianità armata qual era quella di Orlando, mentre invece i cantastorie queste cose le demoliscono; basti analizzare come il repertorio epico-cavalleresco viene trattato dai pupari e come viene trattato dai cantastorie per trovarsi di fronte a due prospettive completamente diverse. I cantastorie scavano nella Chanson de Roland, nei repertori medievali e rinascimentali; i pupari nascono in Sicilia nell’Ottocento e attingono alle rivisitazioni romantiche dello stesso repertorio, perdendo così alcune caratteristiche. Nella Chanson de Roland a un certo punto Orlando – mentre sta morendo – sembra accennare ad un pentimento; muore da cristiano con la croce stampata sulla corazza e con la Durlindana in mano, che tra l’altro nell’incrocio tra l’elsa e la lama contiene un reliquiario dove si conserva un pezzettino della croce di Cristo. Ma con quella stessa spada lui ha ammazzato i Saraceni a migliaia! Nel momento della morte si ricorda del perdono e del cristianesimo non armato. Ignazio Buttitta, grandissimo poeta cantastorie, commenta così il perdono improvviso di Orlando: “cu sapi si u Signuri u fa trasiri ‘nto u Paradisu!”. In questo modo il cantastorie mette in discussione implicitamente l’icona di Orlando come Cristo armato, primo Paladino di Francia e condottiero valoroso: non è affatto sicuro che il Signore lo accolga in Paradiso.

I cantastorie dunque esplicitano le contraddizioni, e non hanno una scena predefinita; i pupari invece non fanno altro che ripresentare i valori del mito. La spada che muovono i paladini dipende direttamente dalla bacchetta che tengono in mano i pupari: è una spada che separa il valore dal disvalore, la cristianità dalla paganità. Dunque c’è sempre una scelta di carattere etico-politico dietro la tutela, ma quando si arriva alle scelte cessa l’antropologia, perché l’antropologo più non sa più è tale. Un altro esempio della parzialità dei punti di vista è la gestione dei simboli festivi che diventa motivo di consenso. Io sono stato a Priverno a vedere una straordinaria festa del Venerdì Santo, e si vedevano chiaramente le contraddizioni enormi tra una festa basata sul silenzio e il megafono della chiesa nuova che rompeva quell’equilibrio simbolico.
Il contributo che l’antropologo può dare alla tutela è fare scattare questi ragionamenti. Nell’arco di decenni si può arrivare a progetti di tutela più consapevoli e rispettosi. L’antropologo non fa ricerca come l’astronomo che studia le stelle; l’universo dell’antropologo si modifica mentre ci sei dentro, non è possibile documentare alcuna realtà oggettiva: la realtà è frutto della descrizione che ti fanno quegli uomini, quelle donne e non altri, di quella che fai tu in questo momento e in questo luogo, diventa un fatto quasi esistenzialista. Ci sono dei musei per esempio in cui questo aspetto creativo non viene taciuto, anzi viene messo in primo piano. Non è, ad esempio, il museo “del brigantaggio”: è il museo del brigantaggio fatto da questi informatori e da questo studioso con questa visione. Allora diventa come un libro, o un quadro e là l’assunzione della poetica è importante.
Compito dell’antropologo è fare insorgere dei dubbi che a lungo andare rendono più consapevole chi è predisposto alla tutela a un maggiore rigore scientifico».

Qual è la modernità del cantastorie? Quale la sua identità oggi?

«All’interno di ogni ambito socio-culturale ci sono zone che non sono affatto improntate alla cosiddetta “tradizione”, anzi tutt’altro. Il cantastorie esattamente come il pittore o lo scrittore deve variare la sua arte. Se uno va a cantare sempre la Baronessa di Carini o Orlando e Rinaldo o la leggenda di Colapesce, non è un cantastorie, ma la macchietta stereotipata di esso. Però paradossalmente quando si tenta di “valorizzare” il cantastorie vince lo stereotipo dell’”ultimo”, di quello che canta le “cose antiche”, ma a ben vedere non c’è nessuna antichità da rivendicare. I cantastorie nascono con la modernità, nel momento in cui dopo la Prima Guerra Mondiale la canzone si comincia un po’ ad americanizzare, si sviluppano le prime forme di disco, si afferma più robustamente una cultura nazionale e internazionale, di massa, ed è a questa che i cantastorie si rivolgono. Non è un fatto locale; la tradizione viene continuamente ripensata, i mezzi di comunicazione si rinnovano – tutti i cantastorie oggi hanno siti internet – ed il loro sapere è basato non sulla tradizione ma sull’innovazione. È l’aspetto moderno dunque che andrebbe tutelato e non lo stereotipo del cantastorie come ultimo relitto di un medioevo disneyano. Se invece si colloca il cantastorie in un museo o in una manifestazione gestita – mettiamo – dalla pro loco con fini di promozione turistica, di fatto gli si sta sottraendo il suo spazio ideale che è la piazza, telematica o reale che sia. I cantastorie riflettono su questioni della vita contemporanea, scrivono della guerra in Iraq, cantano la violenza sulle donne: è questo spessore critico che andrebbe valorizzato nel restituire la piazza come spazio libero ed imprevedibile di riflessione pubblica.
Un po’ come l’antropologo il cantastorie prima di scrivere un testo si deve documentare, parla con i diretti protagonisti, legge i giornali, si informa, assembla i materiali e cerca di ricostruire – senza levare e mettere, come diceva Orazio Strano – una versione poetica dei fatti. Che non è definitiva; viene poi musicata e cantata in piazza, quindi sottoposta al giudizio pubblico, e magari commentata, interrotta, evidenziata in un passaggio invece che in un altro. È una versione scritta che viene riesposta alla riflessione collettiva, un sapere sempre in movimento. Il cantastorie si estranea dal proprio giudizio, magari è di parte ma denuncia questa parzialità, offrendo gli elementi per attaccare, contrastare, ripensare insieme un fatto. Il cantastorie è mediatore nel senso più pieno del termine perché utilizza diversi mezzi – oralità, pittura, musica, gestualità, grafica – e la storia che narra viene spaccata in più canali comunicativi, ma anche perché presenta una storia “esterna”, che deve poi però rappresentare in prima persona, incarnando il personaggio, il bandito, il carabiniere, la mamma; possiamo dire dunque che si muove di continuo tra presentazione e rappresentazione».
Cantastorie
Cantastorie
meteorite
meteorite

Messaggi : 107
Data d'iscrizione : 21.09.11
Località : Catanese - Terronica

http://www.tuttiallopera.altervista.org/

Torna in alto Andare in basso

Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) Empty Re: Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti)

Messaggio Da Cantastorie Dom 9 Ott - 20:24

aggiungo...a futura memoria quattro links che mi sono salvata gironzolando online su tre poeti-cantastorie siciliani che hanno varcato lo Stretto intorno alla metà degli anni 60... entrando anche nel circuito di ispirazione scambio-racconti con D. Fo e il su' MisteroBuffo a prop di storie medievali e di giullari sotto dominazioni forestiere :pollicesu:

http://www.csssstrinakria.org/buttitta.htm biografia e lavori di Ignazio Buttitta
http://www.antiwarsongs.org/do_search.php?lang=it&idartista=1825&stesso=1 Ciccio Busacca
http://www.licataweb.it/cultura/personaggi_illustri/rosa_balistreri.html Rosa Balestrieri - biografia
http://web.tiscali.it/ddisaarchivi/Arch_testi/NARRAZIONI/Rosa%20Balestrieri.htm 20 testi di canzoni di R. Balestrieri
http://www.musicameccanica.it/antologia_trincale.htm su Franco Trincale

http://www.musicameccanica.it/antologia_galleria_grandi.htm Questa invece è una "pagina riassuntiva" di varie foto-nominativi di Cantastorie italiani del 900


La segnalazione dell'ultimo dei siti indicati qui fu a suo tempo di Ubik, che ringrazio anche adesso
Cantastorie
Cantastorie
meteorite
meteorite

Messaggi : 107
Data d'iscrizione : 21.09.11
Località : Catanese - Terronica

http://www.tuttiallopera.altervista.org/

Torna in alto Andare in basso

Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti) Empty Re: Cantautori & Cantastori (Puntate Precedenti)

Messaggio Da Contenuto sponsorizzato


Contenuto sponsorizzato


Torna in alto Andare in basso

Pagina 1 di 6 1, 2, 3, 4, 5, 6  Successivo

Torna in alto

- Argomenti simili

 
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.