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Messaggio Da maledimiele Lun 14 Mar - 10:39

http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=150951

L'esperto nucleare accusa: Tokyo non dice la verità

Londra, 13-03-2011

Un ex progettista di centrali nucleari giapponesi ha accusato il governo giapponese di non dire tutta la verita' sulla situazione degli impianti atomici danneggiati dal terremoto. Masashi Goto, in una conferenza stampa a Tokyo di cui da' notizia la Bbc, ha detto che per il Giappone si prospetta una crisi gravissima, che uno dei reattori dell'impianto di Fukushima-Daiichi e' "altamente instabile" e che le conseguenze di un'eventuale fusione sarebbero "tremende".

Finora il governo giapponese ha detto che un'eventuale fusione non porterebbe al rilascio di dosi significative di materiale radioattivo. Goto e' di diverso avviso: secondo lui i reattori di Fukushima-Daiichi sono sottoposti a aumenti di pressioni ben oltre i livelli previsti quando sono stati costruiti. C'e' il grave rischio di una esplosione con materiale radioattivo 'sparato' su un'area molto vasta, ben oltre l'area di evacuazione di venti chilometri imposta dalle autorita'.

Goto ha detto che nel reattore 3 di Fukushima-Daiichi, dove la pressione sta salendo a rischio esplosione, e' stato usato un tipo di combustibile chiamato Mox (un misto di ossido di plutonio e ossido di uranio): il fallout radioattivo potrebbe essere due volte peggio. L'esperto nucleare ha accusato il governo di nascondere deliberatamente informazioni vitali: "Non e' stato detto abbastanza su come e' stato ventilato l'idrogeno". Goto ha anche descritto come "altamente inconsueto e pericoloso" l'uso dell'acqua di mare per raffreddare i reattori di Fukushima-Daiichi.

Descrivendo lo scenario peggiore, l'esperto ha detto che vi sarebbe "la fusione del nucleo. Se le barre cadono e si mescolano con l'acqua il risultato e' un'esplosione di materiale solido, come un vulcano che diffonde materiale radioattivo. Vapore o una esplosione dell'idrogeno possono disperdere le scorie oltre 50 chilometri. E il tutto rischia di essere moltiplicato: ci sono molti reattori nella zona, cosi' ci potrebbero essere molte Cernobyl".
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Messaggio Da maledimiele Lun 14 Mar - 11:18

http://www.stampalibera.com/?p=23807#more-23807

LA CIRENAICA FOTOCOPIA DEL KOSOVO

13 marzo 2011 | Autore Jacopo Castellini |

NdR: Pubblico questo articolo, tratt0 dal blog “anarchico” Comidad (lontano da adesioni ideologiche e partigianerie politiche), la cui lucidità è confermata (purtroppo) proprio in questi giorni..
03/03/2011 – Fonte: Comidad.org
I media stanno inneggiando da settimane alle presunte “novità” provenienti dal Mondo Arabo, novità che consisterebbero in quelle inedite esperienze che sono i colpi di Stato militari. Ma, più di tutte, la situazione della Libia ha assunto i contorni del déjà vu, di una vicenda già vissuta nei minimi dettagli.
Vari commentatori hanno ipotizzato che, dietro l’ondata di rivolte nei Paesi arabi, vi sia un’unica strategia di destabilizzazione di marca statunitense. Vi sono certamente degli indizi che possono conferire qualche fondatezza a questa ipotesi, come, ad esempio, il ruolo di personaggi ambigui come El Baradei in Egitto. In effetti nel caso della Tunisia e dell’Egitto è anche possibile che gli USA stiano mettendo in atto operazioni di recupero riguardo ad una situazione che cominciava a sfuggire di mano per una serie di tensioni sociali ed istituzionali direttamente provocate dalle privatizzazioni selvagge imposte dal Fondo Monetario Internazionale e dall’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO). Sta di fatto invece che il caso libico assume dei contorni davvero singolari rispetto a quelli della Tunisia e dell’Egitto, perciò per la Libia non si può più parlare di semplici indizi e sospetti, ma di una serie di marchiane evidenze.
Alcuni giorni fa, un articolo su Militant-Blog, a proposito degli eventi libici, parlava di “puzza di Kosovo”, ma ora sembra addirittura di ripercorrere passo per passo lo schema della “emergenza umanitaria” in Kosovo del 1999, che costituì il pretesto per l’aggressione della NATO contro la Serbia, una serie di bombardamenti a tappeto spacciati dai media come “ingerenza umanitaria”. Novello Milosevic, anche Gheddafi si trova colpito contemporaneamente dalla secessione unilaterale di una parte del Paese e da una campagna di criminalizzazione internazionale, che già si è concretizzata in sanzioni economiche dell’ONU e della Unione Europea con tanto di sequestro dei beni libici, fatti passare tout-court dai media come beni della “famiglia Gheddafi”. Il “congelamento” dei suoi presunti beni si configura perciò come una rapina coloniale in grande stile ai danni dello Stato libico. Ma in queste ore pare che la NATO stia anche allestendo una “no fly zone” sulla Libia, utilizzando ovviamente le basi militari italiane, che Berlusconi sta concedendo esattamente come D’Alema nel 1999; cosa che, si spera, dovrebbe almeno liquidare le residue fiabe circa il Berlusconi in conflitto con i poteri forti internazionali.
La “no fly zone” della NATO implica un’aggressione in piena regola, poiché imporla significherà abbattere gli aerei libici, magari con il contorno di qualche bombardamento vero sulla popolazione civile, che dovrebbe supplire a quelli immaginari di Gheddafi. Nel 1999 le operazioni NATO furono ispirate e dirette dal presidente Clinton, adesso dal segretario di Stato Clinton, quindi ci siamo quasi.
A rafforzare la sensazione di già visto, c’è persino la onnipresenza mediatica di Emma Bonino, la quale, dopo essere stata eletta nel 1999 nemica ufficiale di Milosevic, ora è diventata anche colei che detta la linea ufficiale per ciò che concerne le operazioni anti-Gheddafi. La deputata radicale ha potuto ancora una volta esibirsi nelle sue mirabolanti capacità logiche in un intervento su Repubblica Radio-TV, allorché, auspicando le sanzioni ONU e UE contro Gheddafi, ha poi aggiunto che occorrerà poi trovare le prove dei suoi crimini contro l’umanità, con ciò implicitamente ammettendo, in un colpo solo, sia che tali prove adesso non esistono, sia che le sanzioni ONU e UE sono state imposte d’arbitrio, senza alcuna inchiesta preventiva.
In compenso ci sono le inchieste e le prove contro gli USA sia per Guantanamo che per il massacro di civili in Iraq ed Afghanistan, ma ciò non impedisce ad Obama ed alla Clinton di ergersi a giudici, sbirri e boia in materia di difesa dei diritti umani, e di essere accettati in questo ruolo dalla sedicente “Comunità Internazionale” (pseudonimo degli stessi Stati Uniti). La Bonino dovrebbe essere a sua volta imputata per crimini contro il buon senso, da lei commessi in nome della provocazione/disinformazione occidentalista, dato che, allo stato attuale, non soltanto non esiste il supporto di prove alle notizie di atrocità commesse dal regime libico contro i rivoltosi, ma non ci sono neppure le fonti delle presunte notizie. Si tratta infatti di notizie orfane, di cui è stato possibile accertare il diffusore – le emittenti arabe come Al Jazeera, la stessa che aveva dato per certa la fuga di Gheddafi in Venezuela – ma non l’origine. Al contrario, le smentite a queste notizie provenivano da testimoni ben individuati, come il vescovo di Tripoli e gli Italiani sfollati dalla Libia, ma la comunicazione ufficiale non ha ritenuto di prenderle in considerazione. Dato che non confermavano la linea ufficiale, una giornalista di Repubblica Radio-TV ha infatti liquidato come “confuse” le affermazioni degli Italiani appena giunti da Tripoli.
Le analogie non finiscono qui, dato che anche nel 1999 gli Stati Uniti dettarono la linea al Consiglio di Sicurezza dell’ONU ottenendone, come oggi, un pronta obbedienza, che ha visto, come allora, la sottomissione anche di Russia e Cina. Putin è sembrato addirittura fra i più ansiosi di scaricare Gheddafi, come del resto fece con Milosevic, sebbene sia risaputo che si sta preparando una nuova operazione della NATO e che stavolta le Forze Armate russe difficilmente saranno disposte a passarci sopra. Chissà se la prossima vittima di un colpo di stato militare non sia proprio Putin, che si oppone all’aggressività militare USA non in chiave globale, ma solo quando pressa i suoi confini; una strategia strettamente difensiva che sta cominciando a logorare i suoi rapporti con i generali russi. Anche la Cina non dovrebbe essere troppo felice di questa penetrazione militare USA in Africa, che certamente va a disturbare la penetrazione affaristica cinese in quel continente; eppure la Cina non ha fatto opposizione, segno che forse, a dispetto di tutti i tentativi ideologici di rendere astratto ed impersonale il concetto di “Impero”, il vero e solo imperialismo rimane quello americano.
Intanto la Cirenaica si configura già come un altro Kosovo, uno staterello etnico fantoccio della NATO, e probabilmente nel territorio strappato al tiranno di Tripoli già si sta dissodando il terreno per impiantare una base militare USA, una nuova Bondsteel, a guardia dei pozzi di petrolio e di gas sottratti manu militari alle cure amorevoli dell’ENI. Rispetto al Kosovo c’è infatti qualcosa in più, e riguarda la variabile delle imprese italiane che sono state non solo spiazzate dalla secessione, ma anche dalle sanzioni economiche alla Libia. Le quote azionarie libiche nell’ENI, in Finmeccanica ed in UniCredit si trovano adesso in una sorta di limbo giuridico che consegna il manico del coltello a chi controlla e ispira le sanzioni stesse, e cioè gli Stati Uniti. L’Eni e la sua cordata imprenditoriale si trovano quindi doppiamente sotto scacco, ma l’unica cosa che ha saputo dire a riguardo il presidente di Finmeccanica, Guadagnini, è stata che i nuovi padroni della Libia avranno pur sempre bisogno dei prodotti di Finmeccanica. Forse, ma non è detto che per allora il presidente sia ancora Guadagnini.
Le multinazionali anglo-americane hanno quindi allestito una duplice operazione coloniale, centrando in un colpo solo la Libia e l’Italia, tutto ciò nel gaudio dei media italiani, a riprova che gli attuali dirigenti dell’ENI non hanno seguito le orme di Enrico Mattei, il quale si premurava di avere a disposizione le proprie armi nella guerra dell’informazione/disinformazione. L’amministratore delegato dell’ENI, Scaroni, dovrebbe anche chiedersi a cosa siano servite tutte le mazzette che ha elargito per decenni ai servizi segreti italiani, dato che gli Stati Uniti hanno colto alla sprovvista sia lui che Gheddafi. In questi giorni l’ENI si sta giocando la sua sopravvivenza, poiché, se si lascia sottrarre senza reagire i giacimenti libici, perderà anche la faccia con ogni possibile interlocutore nei Paesi del terzo mondo.


questo articolo fornisce una diversa prospettiva degli avvenimenti libici, per questo lo ritengo interessante Rassegna Stampa - Pagina 4 79629 , ad ognuno poi farsi la sua idea Rassegna Stampa - Pagina 4 4081003426
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Messaggio Da istinto Lun 14 Mar - 11:30

non posto un articolo. Anzi, vorrei parlare della mancanza di qualche articolo.
La stampa ci da in pasto menzogne, ci preparano in modo spietato ad accettare azioni belliche contro la Libia.
Si può dibattere sulla sanità mentale e sulla correttezza politica di un uomo come Gheddafi ma trovo disgustoso ed indiscutibilmente condannabile l'attegiamento del cosiddetto "occidente" (che vorrei proprio sapere che diavolo è).
Raid aerei contro la popolazione civile avrebbero causato forse migliaia di morti.
E' possibile, che nell'epoca in cui possono riprenderci a nostra insaputa il buco del culo mentre stiamo seduti non si riesca a trovare un'immagine, un video di questi bombardamenti aerei?
quel'è la fonte di questa notizia?
qualcuno botta lì sulle pagine dell'ansa un osso e i cani stanmpaioli del nostro civile occidente vanno a nutrirsene acriticamente?
E noi, popolo intelligente e pronto a fare crociate per la giustizia, ingoiamo ancora più acriticamente ciò che altri hanno già premasticaato per noi?
No, non ci sto. Gheddafi è criticabile per mille ragioni, ma ha una ragione che va difesa. Questa guerra non è fra fazioni opposte di uno stesso popolo. Interessi esteri stanno alimentando una guerra civile allo scopo di destabilizzare un uomo fastidioso che, come altri in alcuni paesi del piaeta, si ostina a voler controllare le risorse petrolifere del SUO paese.
I diplomatici (ma dove è poi tutta sta diplomazia) come sempre, anzichè mediare per un dialogo fra le parti, scelgono la posizione più comoda e costruiscono il nemico contro cui scagliare l'opinione pubblica e le prossime bombe.

La libia pagherà comunque un prezzo salatissimo. E il rischio più alto è che quel paese non sarà più del popolo Libico.


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Messaggio Da ubik Mar 15 Mar - 0:42

Beni culturali: "Troppi tagli nel settore"
Carandini si dimette da consiglio Mibac


Il professore di archeologia, nominato presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali dal ministro Bondi nel 2009 ha motivato la propria decisione data "l'impossibilità del ministero di svolgere quell'opera di tutela e sviluppo del patrimonio culturale". Il Pd: "Berlusconi dovrebbe chiedere scusa alla cultura italiana"

ROMA - Andrea Carandini, presidente del Consiglio superiore dei beni culturali, si è dimesso. Lo si è appreso dal ministero dei Beni culturali. Le dimissioni irrevocabili sono state rassegnate "nella constatazione dell'impossibilità del ministero di svolgere quell'opera di tutela e sviluppo del patrimonio culturale stante la progressiva e massiccia diminuzione degli stanziamenti di bilancio".

Il Consiglio superiore, spiega il ministero per i Beni e le Attività Culturali (MIBAC) in una nota, che ha preso atto dell'irrevocabilità delle dimissioni, "condividendo le considerazioni del presidente Carandini, ha sospeso la seduta in attesa che il ministro Bondi compia un atto politico responsabile che garantisca il positivo interessamento del Parlamento e del governo riguardo la drammatica situazione i cui versano i Beni culturali".
Carandini era stato nominato presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali dal ministro Bondi il 25 febbraio 2009 al posto del dimissionario Salvatore Settis che aveva lasciato l'incarico per dissenso sulla gestione e sulla tutela della politica culturale del governo. Carandini è professore ordinario dal 1980 e dal 1992 insegna archeologia presso l'Università di Roma 'La Sapienza' ed è uno dei più illustri e autorevoli archeologi a livello internazionale.
Le reazioni. "Berlusconi dovrebbe vergognarsi e chiedere scusa alla cultura italiana per le dimissioni di Andrea Carandini, grande archeologo e persona perbene che oggi si è ribellato all'assassinio della cultura italiana". È quanto dichiara il vicepresidente dei senatori del Partito democratico Luigi Zanda. "Di fronte all'agonia del cinema, della musica e del teatro italiani, di fronte al taglio delle risorse per la conservazione e per la tutela del patrimonio artistico, di fronte alla crisi del sistema museale, dopo le proteste di Riccardo Muti, Bruno Cagli, Daniel Barenboim e Sergio Escobar, adesso per la seconda volta nel giro di due anni il Consiglio superiore dei Beni culturali vede il suo presidente dimettersi per protesta nei confronti delle scelte del governo Berlusconi", sottolinea Zanda. Di una scelta di grande dignità fatta da Carandini parla Francesco Rutelli, leader di Alleanza per l'Italia: "Spero - ha aggiunto - che il governo ascolti la voce di Andrea Carandini perché la tutela del patrimonio non perda l'apporto del meglio della cultura nazionale. Qualcun altro, Bondi, avrebbe dovuto dimettersi - ha concluso - per evitare che si dimettesse Carandini". "Le dimissioni dal Consiglio Superiore per i Beni culturali e paesaggistici del MIBAC del professor Andrea Carandini, personalità di straordinario prestigio scientifico e non ideologicamente fazioso, dicono che la crisi del Ministero dei Beni Culturali è un dato drammatico e reale e che va affrontato al di fuori degli schieramenti di parte e con spirito di servizio per il bene del Paese", ha commentato il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione. Uno spiraglio a un possibile ritorno di Carandini lo apre il sottosegretario ai Beni Culturali, Francesco Giro, che in una nota scrive: "Ho letto la lettera con la quale il professor Andrea Carandini ha oggi annunciato le proprie dimissioni al cospetto del Consiglio superiore dei beni culturali...Se da un lato -spiega Giro- la lettera del professor Carandini esprime un netto dissenso rispetto alla riduzione dei finanziamenti destinati alla cultura, dall'altro lato rivela una disponibilità a proseguire il proprio impegno alla guida del Consiglio superiore purché si assumano a breve termine scelte concrete a sostegno del patrimonio culturale nazionale".

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Messaggio Da Bloom Mar 15 Mar - 2:18

Riflessioni e iniziative ecumeniche nel periodo quaresimale
Per una festa
da celebrare insieme

di RICCARDO BURIGANA

"Celebrare la Pasqua lo stesso giorno rafforza la testimonianza cristiana": con queste parole il Consiglio Nazionale delle Chiese Cristiane degli Stati Uniti (Ncc) ha rivolto un messaggio a tutti i cristiani per esortare le Chiese a trovare una soluzione alle diverse tradizioni che determinano, spesso, una differente data nella celebrazione della Pasqua. Quest'anno l'invito a cercare un accordo assume un significato particolare perché, per il secondo anno consecutivo, tutti i cristiani celebrano la Pasqua lo stesso giorno. Già l'anno scorso il Ncc aveva sollevato la questione con una lettera rivolta a tutti i cristiani, ma i risultati sono stati così deludenti per una reale soluzione della questione, nonostante le tante parole di apprezzamento da Chiese e comunità nel mondo per questa iniziativa, che l'organizzazione ha deciso di rinnovare l'appello per rilanciare l'idea. Infatti per il Ncc sarebbe veramente importante giungere alla definizione di un'unica data per la celebrazione della Pasqua dal momento che questa scelta sarebbe un gesto concreto di quanto già unisce i cristiani, favorendo così una più efficace testimonianza dell'evangelo. Anche nell'appello di quest'anno, il Ncc ha evocato il Documento di Aleppo del 1997, nel quale erano già state indicate le ragioni che dovevano spingere i cristiani a superare le divisioni nella definizione della data della celebrazione della Pasqua. A distanza di tanti anni, tuttavia, dopo tante dichiarazioni successive a favore di una soluzione, permangono delle difficoltà che impediscono di "proclamare la Resurrezione con una sola Voce", che rappresenta il compito primario e irrinunciabile di tutti i cristiani. Secondo il segretario generale della Commissione Fede e Costituzione del Ncc, Antonios Kireopoulos, è motivo di scandalo la moltiplicazione delle date nella celebrazione della Pasqua, tanto da generare confusione dentro e fuori le comunità che devono "proclamare con una sola voce la vittoria della Pasqua della vita sulla morte che è la salvezza del mondo".
La celebrazione della Pasqua nello stesso giorno, come avviene quest'anno, appare così un'occasione straordinaria per mostrare quanto la festa sia importante per rafforzare il cammino verso la piena e visibile comunione della Chiesa, tanto più che essa offre l'opportunità di condividere il tempo quaresimale. Proprio nella Quaresima la pluralità delle tradizioni cristiane, pur assumendo forme diverse, mostra la centralità che i cristiani attribuiscono a questo tempo che è di "prosperità spirituale" come ha scritto l'arcivescovo Demetrios della Chiesa greco- ortodossa dell'America, nella sua lettera enciclica per la Quaresima. Nel movimento ecumenico si è venuta così sviluppando la consapevolezza della necessità non solo di rimuovere gli ostacoli che impediscono di trovare una data comune per la Pasqua e di conseguenza di vivere la Quaresima negli stessi giorni, ma anche di moltiplicare le iniziative che già indicano la comune volontà dei cristiani di testimoniare la loro unità nella Quaresima, con gesti concreti e con uno stile di vita che richiami alla sobrietà evangelica.
Per questo la Ecumenical Advocacy Alliance (Eaa), che raccoglie cristiani di tradizioni e confessioni diverse, ha indicato un programma in sei punti per iniziare la Quaresima con uno stile che accompagni la preparazione alla Pasqua: dal digiuno dal cibo, come gesto simbolico di solidarietà con le persone che soffrono la fame nel mondo; all'impegno a condividere cibo e risorse per il tempo di Quaresima, così da evitare ogni tipo di spreco e rafforzare il senso comunitario, fino alla sottoscrizione di un appello alla Food and Agriculture Organization (Fao) per un piano concreto contro lo sfruttamento indiscriminato della terra e per la definizione dei diritti dell'acqua.
Non è secondario il fatto che questo cammino sia pensato nel tempo che precede la Pasqua, quando i cristiani, ancora di più, sono chiamati, a testimoniare insieme il loro impegno contro la povertà in nome della fedeltà all'insegnamento evangelico.
Nella prospettiva di un comune impegno contro la povertà appare, inoltre, particolarmente significativo l'appello lanciato dai cattolici in molti Paesi dell'Asia, come le Filippine, Hong Kong, la Corea del Sud, il Myanmar, l'Indonesia, il Pakistan, il Bangladesh, lo Sri Lanka, solo per nominarne alcuni, affinché la Quaresima sia vissuta come un tempo per l'assistenza delle persone più povere e più deboli. E si rivolge l'invito alla ricerca, tanto più quando le comunità cristiane vivono in una situazione di profonda incertezza per i recenti attacchi contro la libertà religiosa, alla piena collaborazione con gli altri cristiani, così come avviene in altre occasioni, nella consapevolezza che i cristiani debbano combattere insieme contro la povertà, contribuendo anche all'affermazione dei valori umani là dove sono messi in discussione o negati. Sullo stesso piano, infine, si colloca l'appello per un mondo di pace, nel quale non trovino più posto le armi di distruzione di massa, che costituisce uno dei temi centrali della Quaresima per il movimento ecumenico in Inghilterra.
Da ventinove anni i fedeli delle diverse confessioni condividono l'idea che la Quaresima debba essere un momento di cambiamento profondo e di preparazione spirituale alla vita che è manifestata dalla Pasqua di Resurrezione che i cristiani, tutti insieme, devo proporre al mondo, annunciando la la pace e rifiutando la guerra.
Tra i molti interventi che hanno invitato i cristiani a porre al centro della propria vita la preparazione alla Pasqua, si ricordano le parole del Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I. Nell'omelia per l'apertura della Quaresima il Patriarca - pur rivendicando la peculiarità della tradizione ortodossa nel sostenere e nel guidare i fedeli nella lotta spirituale che i cristiani sono chiamati a compiere per testimoniare l'evangelo - ha ricordato che "si deve essere coraggiosi e forti così da purificare l'anima e il corpo per raggiungere il Regno di Dio che è donato, già in questa vita, a tutti coloro che lo cercano con sincerità e con tutta la loro anima".

http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#8

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Messaggio Da anna Mar 15 Mar - 9:41

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/03/11/visualizza_new.html_1557212528.html

Fukushima, nuova esplosione e incendio.
Borsa di Tokyo chiude a -10,55%
Radioattivita' nella capitale oltre la norma.
Ambasciata: chi puo' stia lontano



Un'esplosione nel reattore 2 della centrale nucleare di Fukushima, nel nord del Giappone, e un incendio nel n.4, hanno aggravato oggi la crisi provocata nell'impianto dal doppio disastro del terremoto e dello tsunami della settimana scorsa. In una conferenza stampa trasmessa in diretta televisiva, il primo ministro Naoto Kan, indossando una tuta da lavoro, come sempre in questi giorni e come tutti i funzionari governativi, ha chiesto a tutti coloro che vivono ad una distanza di 20-30 chilometri dalla centrale di rimanere al chiuso. Il premier ha chiesto ai cittadini giapponesi di mantenere la calma e ha ricordato i tecnici e i soldati delle Forze di Autodifesa, l' esercito giapponese che, ha sottolineato, "continuano a pompare acqua nei reattori mettendosi in una situazione estremamente pericolosa". L' esplosione di oggi (avvenuta alle 6 del mattino, le 22 di ieri sera in Italia), è stata la terza ad essersi verificata nell' impianto di Fukushima, che ospita dieci reattori. Il successivo incendio si è verificato nel reattore n.4, uno di quelli che si riteneva non fosse stato danneggiato dal disastro di venerdì scorso. L' Ambasciata italiana ha affermato in un comunicato che dopo l' esplosione di oggi "le condizioni sono gravemente peggiorate" e, pur invitando alla calma, ha diffuso un avviso affermando che "quanti ritengono di poter lasciare il Giappone nelle prossime ore, possono al momento farlo con i mezzi ordinari", e "chi non abbia necessità di recarsi in Giappone nei prossimi giorni dovrà astenersi dal farlo".

AIEA: FUGA RADIOATTIVA DOPO INCENDIO FUKUSHIMA - Le autorità giapponesi hanno dichiarato che l'incendio al reattore numero 4 della centrale nucleare di Fukushima ha provocato una fuga di radioattività nell'atmosfera: lo ha detto l'Aiea, l'agenzia atomica dell'Onu.

Le autorità nipponiche hanno riferito all'Aiea che la fuga dalla centrale di Fukushima ha fatto registrare livelli di radioattività nell'aria di 400 millisiviert per ora.

ACQUA IN REATTORI 1-2 STABILE, INCERTO IN N.4 - Le iniezioni di acqua nei reattori 1 e 2 della centrale di Fukushima 1 sono su livelli stabili. Lo ha detto il portavoce del governo, Yukio Edano, nel briefing sugli sforzi per stabilizzare la struttura. Quanto al reattore 4, quello spento ma che ha registrato oggi un incendio, il livello dell'acqua "non è confermato".Questa mattina il reattore numero 4 é stato interessato da un incendio, provocato dallo scoppio dell'idrogeno, secondo le spiegazioni fornite. Dopo averlo spento, si è posto il problema di procedere alla verifica del riempimento della vasca di decantazione dove sono custodite le barre carburante spento, ma non "é stato ancora possibile completare le operazioni".

LIEVE AUMENTO TEMPERATURA IN REATTORI 5 E 6 - Un lieve aumento della temperatura é stato rilevato nei reattori numero 5 e 6 nell'impianto nucleare di Fukushima 1. Lo ha detto in conferenza stampa il portavoce del governo giapponese Yukio Edano.

G8: RISCHIO NUCLEARE 'ESTREMAMENTE ELEVATO' - Il rischio nucleare è "estremamente elevato" in Giappone, che deve far fronte a diversi gravi incidenti in più reattori nucleari. Lo ha dichiarato stamattina in apertura dei lavori del G8 esteri a Parigi il ministro francese Alain Juppé, dopo un colloquio con l'omologo giapponese, Takeaki Matsumoto. "La situazione - ha continuato il capo del Quai d'Orsay parlando ai microfoni di Europe 1 - è estremamente grave. Ieri sera a Parigi abbiamo avuto un incontro con il ministro giapponese (degli Esteri, Takeaki Matsumoto, ndr), che ci ha fornito tutte le informazioni di cui dispone. Il rischio è estremamente elevato".

MARTEDI' NERO, BORSA TOKYO CHIUDE A -10,55% - La Borsa di Tokyo ha chiuso con un ribasso del 10,55% dell'indice Nikkei, che è riuscito a fine contrattazioni a contenere il ribasso, spinto in corso di seduta fino a -14, provocato dal panico diffuso tra gli investitori per l'aggravarsi della crisi nucleare. In chiusura, l'indice Nikkei 225 dei valori principali è crollato da quota 1.015,34 punti a 8.605,15 punti. L'attività ha raggiunto il livello record di 5,78 miliardi di azioni scambiate sul primo mercato. L'indice allargato Topix ha segnato una caduta di 80,23 punti a 766,73, con un calo del 9,47%. Per l'indice Topix è il ribasso maggiore registrato dall'ottobre 2008. Per entrambi gli indici è, in termini percentuali, il terzo peggiore di tutti i tempi.

DUE REATTORI FUORI PERICOLO, TEPCO - L'emergenza è finita per due dei reattori della centrale nucleare di Fukushima danneggiati dal terremoto. Lo afferma l' agenzia Kyodo citando la Tepco, la società che gestisce gli impianti.

BASSO LIVELLO ACQUA IN REATTORE FUKUSHIMA - Il livello dell' acqua nel rettore n.2 della centrale nucleare giapponese di Fukushima sta scendendo e le barre di uranio che contiene potrebbero presto essere scoperte. Lo ha affermato oggi in una conferenza stampa il portavoce del governo di Tokyo, Yukio Edano. Il portavoce ha aggiunto che i tecnici dell' impianto sono pronti a iniettare acqua marina nel sistema di raffreddamento del reattore.
AIEA, NON DANNI GABBIA CONTENIMENTO FUKUSHIMA - L'Aiea, l'agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, ha fatto sapere di essere stata informata dalle autorità giapponesi che la gabbia di contenimento del reattore n.3 nella centrale di Fukushima non è stato danneggiato nell'ultima esplosione. Lo riferisce la Bbc sul suo sito.

RIPRESO RAFFREDDAMENTO REATTORE TOKAI - Il sistema di raffreddamento del reattore n.2 della centrale nucleare di Tokai, 120 chilometri a nord di Tokyo, e' in funzione secondo la Japan Atomic Power, che gestisce l'impianto. La Jpa ha precisato che due dei tre generatori usati per il raffreddamento sono in avaria ma che il terzo e' in funzione. Il reattore si e' spento automaticamente venerdi' scorso dopo il terremoto e il devastante tsunami che ne e' seguito.
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Messaggio Da anna Mar 15 Mar - 11:14

http://www.repubblica.it/politica/2011/03/15/news/il_dilemma_atomico_della_piccola_italia-13621837/?ref=HREA-1

Il dilemma atomico della piccola Italia

Il terremoto in Giappone non ha spostato di dieci centimetri soltanto l'asse geografico della Terra, ma ha già cominciato a modificare e verosimilmente continuerà a modificare anche quello economico e sociale. Quando le forze arcane della Natura si cumulano su scala planetaria con le spinte più o meno razionali della Politica, l'effetto non può che essere quello di un rivolgimento globale, un riassetto - appunto - dell'equilibrio mondiale.

E perciò oggi, di fronte all'Apocalisse dello tsunami giapponese e al caos dello tsunami arabo, la comunità internazionale si ritrova a fare i conti con le incognite della questione energetica, dal petrolio al nucleare: una questione vitale per la stessa continuità del genere umano.
Troppo spesso e troppo disinvoltamente anche noi giornalisti abusiamo nel linguaggio corrente della parola "terremoto", come una fredda e innocua metafora, per applicarla adesso alla situazione d'emergenza che il mondo intero deve fronteggiare. Sotto il contagio dell'incubo nucleare, era del tutto prevedibile che - insieme all'allarme - scattasse una reazione a catena di ripensamenti, sospensioni, verifiche, controlli. Tanto legittima quanto doverosa. Ma non sarebbe onesto speculare emotivamente su un disastro di tale proporzioni per imporre o sollecitare scelte che appartengono alla sfera della scienza, della tecnica, dell'economia e quindi della ragione.

Nessuno può meravigliarsi perciò che, all'indomani della catastrofe giapponese, una "signora di ferro" come la cancelliera Angela Merkel abbia deciso immediatamente di congelare il programma nucleare tedesco, senza escludere la chiusura delle centrali più vecchie del suo Paese. Né che dagli Stati Uniti all'India si propaghi l'obbligo morale di una riflessione più attenta e approfondita o di un generale ripensamento. E neppure che la placida ed efficiente Svizzera annunci la sospensione delle procedure in corso per le autorizzazioni di nuove centrali: "La sicurezza ha la massima priorità", ha dichiarato ieri Doris Leuthard, il ministro elvetico per l'Energia. Già, la sicurezza: cioè la salute e la sopravvivenza della collettività.

Sorprende e sconcerta, invece, che in Italia sia proprio il titolare dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, a rompere la consegna della cautela e della responsabilità, proclamando quasi in tono di sfida che "la linea italiana rispetto al programma chiaramente non cambia". Dice "chiaramente", la nostra ministra, come se non esistessero motivi più che sufficienti per coltivare qualche ragionevole dubbio, per nutrire qualche umana incertezza. O magari, soltanto per riflettere meglio, per valutare i pro e i contro. Nell'interesse suo e di tutti noi, c'è solo da augurarsi che non sia questo l'orientamento con cui la nostra rappresentante parteciperà oggi all'incontro con gli esperti convocato a Bruxelles dal ministro europeo dell'Energia, Guenther Oettinger.

Il timore, invece, è proprio quello che sull'energia nucleare il governo italiano sia intenzionato a scatenare una crociata atomica, una guerra di religione, alimentando nuove tensioni e fratture in un Paese già troppo diviso dai retaggi ideologici del Novecento e dalla più concreta contrapposizione degli interessi in gioco. Nessuna speculazione e nessuno sciacallaggio, d'accordo. Non sarebbe corretto né opportuno. E soprattutto non sarebbe rispettoso nei confronti del dramma che il popolo giapponese sta vivendo sulla sua pelle.

Ma, allora, accantoniamo anche i diktat energetici, i "ricatti mediatici" sulla bolletta elettrica, le impostazioni dogmatiche o le alternative a senso unico. Un quarto di secolo dopo il disastro di Chernobyl, dobbiamo constatare purtroppo che il nucleare è ancora capace di seminare paura, panico e terrore a livello planetario, agitando lo spettro della nube radioattiva. All'epoca si disse che quello ucraino era un impianto vecchio, obsoleto, insicuro. Adesso, nel Giappone super-organizzato e iper-tecnologico sconvolto dal sisma, si dice che anche la centrale di Fukushima risale a trenta o quarant'anni fa, ma nessuno è in grado di spiegare in modo convincente perché era tuttora in funzione e in quali condizioni si trovano effettivamente le altre.

Per quanto riguarda più direttamente l'Italia, un fatto è certo: fra tre mesi, quando saremo chiamati alle urne tardive del referendum popolare, ognuno di noi deciderà in coscienza con le terribili immagini di questi giorni ancora negli occhi, nella mente e nel cuore. Non voteremo per il centrodestra o per il centrosinistra né per il "terzo polo". Voteremo per il nostro futuro, per il nostro sviluppo, per la nostra sicurezza e anche per quella dei nostri figli o nipoti. Da qui ad allora, possiamo solo prendere esempio dalla compostezza e dalla dignità con cui il popolo giapponese sta affrontando questa immane tragedia.
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Messaggio Da istinto Mar 15 Mar - 12:06

Nuova tragedia sul Canale di Sicilia. Affonda un barcone
con 40 tunisini. Si salvano soltanto in cinque
www.siciliainformazioni.com

Tragedia nel Canale di Sicilia dove ieri e' affondato un barcone con a bordo una quarantina di tunisini. Solo cinque di loro si sono salvati, gli unici che sapevano nuotare, salendo su un altro barcone diretto a Lampedusa.



A raccontare i particolari del naufragio sono stati gli stessi superstiti appena sbarcati a Lampedusa e ieri sera le autorita' tunisine e italiane hanno confermato tutto. Tre dei naufraghi sono stati trasferiti nella Guardia medica. Il natante si sarebbe ribaltato subito dopo la partenza da Zarzis, in Tunisia.
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Messaggio Da rossadavino Mar 15 Mar - 14:49

Reattore sui colli, torna la paura del nucleare


A tre chilometri da Bologna resta l'involucro del terzo reattore nucleare del Centro di Montecuccolino, ancora da smaltire. L'ex direttore rassicura: “E' una scatola vuota”. Ma i cittadini fanno razzia di rilevatori



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La paura del nucleare investe anche l'Italia, e sui colli bolognesi si riaccende la preoccupazione per il Centro Ricerche Enea di Montecuccolino, nel quale si sono portati avanti studi e sperimentazioni culminati con la creazione di tre piccoli reattori nucleari, l'ultimo dei quali, l'RB3, ha operato a pochi passi dal centro di Bologna fino al 1992.

Sorto all'inizio degli anni '60, dalla collaborazione fra Alma Mater, Cnen e Agip Nucleare, società del Gruppo Eni, il centro allo stato attuale è solo una “scatola vuota”, spiega l'ex direttore tecnico del laboratorio, Pietro Gessi. Le barre di uranio sono state rimosse ventun anni fa e – rassicura ancora Gessi – le campionature effettuate regolarmente hanno rilevato “bassissimi” livelli di radiazioni. L'“involucro” del terzo reattore è però ancora nell'edificio in cima alla collina, a causa dei lunghi processi burocratici di dismissione.

Oggi nel centro è presente un'apparecchiatura per il controllo delle radiazioni sul corpo umano, un laboratorio universitario, strumentazioni per tarare gli strumenti di misurazione della radioattività, e si conducono studi sul radon e altri gas e la loro connessione con l'attività sismica. Tuttavia, la mancata disattivazione del sito nucleare impedisce, a detta degli stessi responsabili, un utilizzo della struttura al 100%.

I bolognesi però sembrano non aver avuto più timori dai tempi del disastro di Chernobyl, nei confronti del sorvegliatissimo Centro Enea, sebbene sia a soli tre chilometri dalla città. Ma in questi giorni in cui si è ripresentato l'incubo nucleare, i cittadini tornano ad avere paura di una contaminazione radioattiva e corrono a comprare contatori Geiger, strumenti di rilevazione per le radiazioni prodotti in Germania (costano tra i 300 e i 600 euro).

Per legge, devono averli le aziende che importano dall’estero materie prime, come acciaio, legno, o che trattano rifiuti, ma negli ultimi due giorni l’azienda bolognese importatrice dei rilevatori tedeschi è stata subissata di richieste, soprattutto da parte di privati.


Ultima modifica di rossadavino il Mar 15 Mar - 14:51 - modificato 1 volta.
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Messaggio Da anny_skod Mar 15 Mar - 16:31

Grillo e De Magistris, le allegre comari italiane

Criticare la propria parte politica rappresenta un sintomo scomodo di un amore che, sempre più faticosamente, si cerca di tenere in piedi. Ma dal momento che di una destra insana che governa il nostro paese ne parlano tutti, mi diletto maggiormente a focalizzare la mia attenzione su ciò che resta dell’opposizione. L’ultima avventura di parte dei nostri oppositori mi consolida nella consapevolezza che la politica dovrebbe essere agita da persone equilibrate, che possibilmente siano capaci di fare politica e che non siano colpite dal sacro furore della Verità.

Nella querelle tra De Magistris e Grillo nessuno dei due è capace di mostrare equilibrio e, men che meno, spessore politico. Tra uno straccio e l’altro i due amanti dell’opposizione dura, si mandano a quel paese lasciando, presumibilmente, figli e figliastri nella solitudine e nella difficile decisione di prendere le difese dell’uno o dell’altro. Non ho mai amato i politici alla De Magistris e alla Grillo anche se riconosco a loro una capacità di affrontare temi che la palude della politica più tradizionale e istituzionale stenta ad affrontare. Non riconosco a loro la bontà di soluzioni che possano effettivamente rappresentare un’alternativa alle complesse vicende italiane.

Il livello di accuse reciproche mi convince del fatto che se al Governo di un paese ci fossero loro due, i loro dogmi, i loro personalismi, i loro infantilismi questo paese andrebbe a “remengo” con la stessa rapidità con cui sta andando in malora grazie a Berlusconi e alla sua Big Band. In generale, accusare uno di vivere in ville lussuose o l’altro di non essersi dimesso per un avviso di garanzia, rappresenta la somma politica del populismo di entrambi.

Costringere gli elettori a scegliere tra professionisti disonesti e dilettanti onesti non mi sembra un buon viatico per invogliarli ad andare a votare. Nel primo caso saremmo derubati e nel secondo disastrati. Scegliere di morire per rapina o per incapacità non mi sembra la migliore delle scelte.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/15/grillo-e-de-magistris-le-allegre-comari-italiane/97734/
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Messaggio Da ubik Mer 16 Mar - 20:13

SCRISSE ELSA MORANTE :

"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo.
Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale.
La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto.
Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei.
Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico.
In Italia è diventato il capo del governo.
Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare."

Elsa Morante

Qualunque cosa abbiate pensato, il testo, del 1945, si riferisce a Mussolini...
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Messaggio Da ubik Ven 18 Mar - 0:14

L'Onu: sì alla no fly zone in Libia
Esplosioni a Bengasi. Gheddafi: "La prenderemo"


Al Palazzo di Vetro 10 sì, nessun contrario, 5 astenuti per la risoluzione che prevede il blocco spazio aereo e "misure per proteggere civili". La Francia chiede azioni immediate. Inizio di battaglia nella città degli insorti che festeggia la decisione del Palazzo di Vetro


TRIPOLI - L'Onu ha approvato l'intervento in Libia per difendere i civili. Si istituisce quindi la "no fly zone" - il blocco dello spazio aereo - e tutte le misure necessarie a difendere i civili. Lo ha fatto con 10 voti favorevoli, nessun contrario e 5 astenuti tra cui Russia e Cina. Una decisione che ha scatenato il tripudio tra la folla a Bengasi, la città ancora sotto il controllo dei ribelli che Gheddafi ha ripetutamente minacciato nelle scorse ore, promettendo di prenderla nella notte e di non riservarle alcuna pietà. E proprio da Bengasi, a tarda sera, si racconta di esplosioni a seguito delle quali è entrata in azione anche la contraerea.

Le forze fedeli a Gheddafi puntano a Misurata. E' il giorno della "battaglia decisiva" per riprendersi la terza città del paese , come annunciato ieri da Gheddafi, e sottrarla ai ribelli. Anzi, la tv di Stato ha annunciato che in realtà sarebbe già tornata nelle mani dell'esercito ma gli insorti smentiscono. Prosegue anche la marcia verso Bengasi: l'esercito sarebbe a 160 chilometri dalla città, e intanto l'aeroporto di Benina è stato oggetto di alcuni aerei, anche se gli insorti annunciano di aver abbattuto due velivoli mitari. Gheddafi annuncia alla radio: "Stanotte attacco finale".

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Messaggio Da seunanotte Ven 18 Mar - 0:16

Oh mamma,Ubik,che notizia
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Messaggio Da ubik Ven 18 Mar - 0:24

Il presidente del Consiglio fischiato contestato al Gianicolo a Roma durante le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Le contestazioni durante la diretta trasmessa dalla Rai sono coperte dalla voce della telecronaca*.

la stampa

*del TG1 ovviamente
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Messaggio Da istinto Ven 18 Mar - 12:18

ubik ha scritto:L'Onu: sì alla no fly zone in Libia
Esplosioni a Bengasi. Gheddafi: "La prenderemo"


Al Palazzo di Vetro 10 sì, nessun contrario, 5 astenuti per la risoluzione che prevede il blocco spazio aereo e "misure per proteggere civili". La Francia chiede azioni immediate. Inizio di battaglia nella città degli insorti che festeggia la decisione del Palazzo di Vetro


TRIPOLI - L'Onu ha approvato l'intervento in Libia per difendere i civili. Si istituisce quindi la "no fly zone" - il blocco dello spazio aereo - e tutte le misure necessarie a difendere i civili. Lo ha fatto con 10 voti favorevoli, nessun contrario e 5 astenuti tra cui Russia e Cina. Una decisione che ha scatenato il tripudio tra la folla a Bengasi, la città ancora sotto il controllo dei ribelli che Gheddafi ha ripetutamente minacciato nelle scorse ore, promettendo di prenderla nella notte e di non riservarle alcuna pietà. E proprio da Bengasi, a tarda sera, si racconta di esplosioni a seguito delle quali è entrata in azione anche la contraerea.

Le forze fedeli a Gheddafi puntano a Misurata. E' il giorno della "battaglia decisiva" per riprendersi la terza città del paese , come annunciato ieri da Gheddafi, e sottrarla ai ribelli. Anzi, la tv di Stato ha annunciato che in realtà sarebbe già tornata nelle mani dell'esercito ma gli insorti smentiscono. Prosegue anche la marcia verso Bengasi: l'esercito sarebbe a 160 chilometri dalla città, e intanto l'aeroporto di Benina è stato oggetto di alcuni aerei, anche se gli insorti annunciano di aver abbattuto due velivoli mitari. Gheddafi annuncia alla radio: "Stanotte attacco finale".

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