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Messaggio Da anna Ven 18 Mar - 14:49

da MicroMega

La paura del referendum

di Francesco Merlo


Loro che si erano mostrati duri, tecnologi e «proiettati nel futuro», loro che avevano accusato di sciacallaggio gli antinuclearisti («non si specula sulla paura!») loro adesso ci ripensano, ragionano, rinviano. Come mai? «è finita. Non possiamo perdere le elezioni per il nucleare» è sbottata la ministra Stefania Prestigiacomo davanti a Tremonti e a Bonaiuti, senza sapere che i giornalisti dell'agenzia Dire la stavano registrando. Ancora una volta, dunque, dobbiamo dire grazie a delle frasi intercettate. Questo portentoso sfogo della Prestigiacomo ci svela infatti il vero significato delle nuove posizioni di Romani, «non costringeremo nessun territorio a costruire centrali», e illumina di verità la pensosa riflessione di Veronesi.

Sono intense e bellissime le parole usate ufficialmente: «sgomento», «coscienza», «prudenza», «intelligenza». Ma ecco come la Prestigiacomo le ha tradotte: «Non facciamo cazzate». Insomma, il Giappone rischia davvero di diventare anche per lei un'esperienza dolorosa, e non per i morti, non per la disperazione mondiale, ma perché «noi non possiamo perdere le elezioni per il nucleare. Dobbiamo uscirne in modo soft. Ora non dobbiamo fare nulla, si decide tra un mese».

Ecco il punto: non ci dice, la Prestigiacomo, che questi nostri governanti sono anti o pro il nucleare, e neppure che sono indecisi. Ma che sono irresponsabili. Non ci racconta che ieri erano a favore («non siamo in Giappone, il ritorno al nucleare rimane un'assoluta priorità italiana») e oggi sono contro perché «l'ammirevole compostezza del popolo giapponese» li ha svegliati, ma che sono ammalati di scilipotismo appunto, banderuole dell'opportunismo e dell'inaffidabilità, troppo abituati a prendere boccate d'ossigeno dalle disgrazie - il terremoto dell'Aquila, il crollo di una bella scuola elementare, la spazzatura di Napoli, e poi Gheddafi… - troppo lesti a cercare in ogni rogna la convenienza elettorale. E abbiamo pure il sospetto che la maggioranza di governo non abbia paura solo delle elezioni amministrative che stanno per arrivare. Teme di perdere anche il referendum sul nucleare e, sull'onda di quella sconfitta, quello sulla privatizzazione dell'acqua e soprattutto quello sul legittimo impedimento che, ovviamente, sarebbe per Berlusconi la vera fusione atomica del consenso, il disfacimento non solo elettorale.

Attenzione: noi non siamo per il nucleare, non è di questo che stiamo parlando. Il punto è che tutti, non importa se pro o contro il nucleare, preferirebbero un governo capace di far valere le proprie convinzioni anche quando diventano impopolari, un governo che fa la cosa che gli sembra giusta e non la cosa per la quale fiuta l'applauso. Una volta c'era la destra che si batteva per gli interessi dell'industria, il profitto e lo sviluppo, e c'era la sinistra che metteva al primo posto i salari, l'ambiente, la salute. Ora invece ci sono i sondaggi, c'è una classe dirigente che si uniforma pubblicamente a quegli umori che in privato disprezza, c'è una destra che sfugge alla solidità della politica e insegue la volatilità del consenso: se la volete cotta ve la diamo cotta, se la volte cruda ve la diamo cruda, basta che balliate con noi.

È un altro imbruttimento, l'ennesimo imbarbarimento che la destra deve a Berlusconi. L'altra sera ho acceso la televisione e su Raiuno ho riconosciuto tal Alessandro Di Pietro. Da vecchio cronista lo ricordavo alla testa dei "Gre" (Gruppi di ricerca ecologica), gli ambientalisti di destra. Ne era il capo e il fondatore. Si dicevano seguaci di Konrand Lorenz. Erano fortissimamente antinuclearisti. Ai miei occhi questo Di Pietro era un Ermete Realacci rovesciato con tanto di baffetti da paese. Ebbene in tv era un goffo concorrente semivip dell'empireo di "Ballando con le stelle": guidato dalla Carlucci danzava un fox trot che sembrava un Nichibu giapponese.
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Messaggio Da Stellaneltempo Ven 18 Mar - 15:12

Un mese fa avevo comprato il numero di "Meridiani" dedicato al Giappone e, leggendolo, avevo scoperto la leggenda legata alle gru fatte con la tecnica dell'origami e la storia di Sadako.
Non mi era neppure sfiorata l'idea che la storia si potesse ripetere...

http://27esimaora.corriere.it/articolo/le-gru-sono-tornate-facciamone-una-anche-noi/

Chi ha voglia di costruire una piccola gru di carta con me?

Spoiler:
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Messaggio Da anna Ven 18 Mar - 15:24

nel libro di lettura delle elementari ( Rassegna Stampa - Pagina 5 378480 non ricordo in che anno) c'era la storia di una giornata di Sadako, ci ripensavo proprio in questi giorni
“Avere consapevolezza di quanto è accaduto”.
credo che possa aiutare in molte occasioni

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Messaggio Da picpiera Ven 18 Mar - 18:10

@Stellaneltempo
non sapevo di questa storia, grazie per avermela fatta conoscere Rassegna Stampa - Pagina 5 79629
ho un libro di origami , inizio e non termino mai (forse sono quelli un tantino complicati)
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Messaggio Da anna Sab 19 Mar - 15:21

http://www.repubblica.it/esteri/2011/03/19/dirette/diretta_libia_19_marzo-13804964/#last-event

Bombardamenti a Bengasi, 26 morti e feriti
Gheddafi minaccia Gb e Francia: "Vi pentirete"


Il caccia dei ribelli, un Mig-23, abbattuto a Bengasi Esplode la battaglia tra i ribelli e le truppe regime. I cittadini sono in fuga. Per Al Jazeera sono una trentina le vittime degli scontri. Abbattuto un caccia in volo (video) e carrarmati in città. Il leader dei ribelli invoca l'aiuto internazionale: "Qui è un massacro". Il colonello nega e in un messaggio letto dal suo portavoce, Ibrahim Moussa, si rivolge a Cameron e Sarkozy: "La Libia non è vostra. Non permettetevi ingerenze". Poi a Obama: "Siamo attaccati da Al Qaeda". Dopo l'approvazione della risoluzione Onu, l'ultimatum al Colonnello della comunità internazionale: "Il cessate il fuoco sia effettivo". Oggi a Parigi vertice tra Ue, Usa e Lega araba. L'azione militare potrebbe scattare subito dopo la conclusione del summit. L'Italia ha messo a disposizione sette basi, Frattini non esclude la partecipazione dei nostri aerei agli eventuali raid. Sì bipartisan alla mozione, Lega, Idv e Responsabili non votano. Scudi umani a Tripoli su obiettivi delle Nazioni Unite. Napolitano: "Faremo ciò che è necessario"
Jet francesi, confermano fonti militari
Fonti militari confermano: caccia francesi Dassault Rafale sulla Libia
"Voli di ricognizione": i caccia francesi su Bengasi sarebbero numerosi e starebbero facendo ricognizione aerea prima di un eventuale attacco
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Messaggio Da Lucy Gordon Sab 19 Mar - 16:22

Ho la vaga sensazione che sia tutto un bluff da parte dell'occidente. Rassegna Stampa - Pagina 5 954537


Aggiornato alle 16:17
Obama: "Non ho ancora autorizzato alcun dispiegamento militare Usa" 105 –Il Presidente americano, Barack Obama, ha assicurato ai leader del Congresso di entrambi gli schieramenti, ricevuti ieri nella 'situation room' della Casa Bianca, che non vi è in programma il coinvolgimento, in un primo momento, di aerei americani nell'intervento contro la Libia. Fonti militari americane interpellate dal Washington Post non escludono tuttavia l'impiego di caccia e bombardieri americani in fasi successive dell'intervento. In questa fase, ha spiegato ieri Obama ai suoi intelocutori, secondo quanto hanno reso noto fonti dello staff del senatore Richard Luggar, "non autorizzo il dispiegamento di nessun soldato o aereo da combattimento".
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Messaggio Da anna Sab 19 Mar - 16:31

Rassegna Stampa - Pagina 5 954537 dici Lucy? non è che Obama ha difficoltà a prendere la linea con Sigonella? a me risulta che sono già pronti da parecchio

questo è l'aggiornamento degli'europei' degli ultimi minuti


Libia: Tornado italiani in scalo Trapani
Arrivati sei F-16 danesi nella base militare di Sigonella

Sono stati rischierati a Trapani i caccia Tornado dell'aeronautica militare che potrebbero essere impiegati sulla Libia: sono dei Tornado Ecr di Piacenza, specializzati nella distruzione delle difese missilistiche e radar, e quelli Ids di Ghedi (Brescia), con capacita' di attacco. Nella stessa base sono arrivati i caccia Eurofighter di stanza a Grosseto, aerei radar Awacs della Nato e per il rifornimento in volo. Intanto sei F-16 danesi sono giunti alla base aerea di Sigonella, nel Catanese.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/03/19/visualizza_new.html_1534069850.html


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Messaggio Da Lucy Gordon Sab 19 Mar - 16:35

Vedrem Rassegna Stampa - Pagina 5 954537

intanto laggiù muoiono come mosche mentre qua chiaccherano e preparano la prtita di risiko.


cof cof....stiamo fumando troppo Rassegna Stampa - Pagina 5 954537
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Messaggio Da Lucy Gordon Sab 19 Mar - 16:38

Ecco ha parlato chi può si tocchi Rassegna Stampa - Pagina 5 954537


16:23

Berlusconi: Le armi libiche non possono raggiungere l'Italia

–Berlusconi: i missili libici non possono raggiungere l'Italia. Per ora abbiamo fornito le nostre basi militari alla coalizione, vedremo in seguito se partecipare ai raid
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Messaggio Da anna Sab 19 Mar - 16:46

Rassegna Stampa - Pagina 5 954537 Lucy qui ci tocchiamo da parecchio

Rassegna Stampa - Pagina 5 30341 ci ripetono che non possono arrivare, ma il fatto che nel 1986 non riuscirono a colpire Lampedusa non mi fa stare più tranquilla
Rassegna Stampa - Pagina 5 13558 e non riesco a non pensare alla popolazione libica
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Messaggio Da Lucy Gordon Sab 19 Mar - 16:53

anna ha scritto: Rassegna Stampa - Pagina 5 954537 Lucy qui ci tocchiamo da parecchio

Rassegna Stampa - Pagina 5 30341 ci ripetono che non possono arrivare, ma il fatto che nel 1986 non riuscirono a colpire Lampedusa non mi fa stare più tranquilla
Rassegna Stampa - Pagina 5 13558 e non riesco a non pensare alla popolazione libica


La rivoluzione è sempre sanguinosa, onore ai popoli che lottano e si sacrificano per la libertà.
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Messaggio Da anna Sab 19 Mar - 19:51

http://www.repubblica.it/cronaca/2011/03/19/news/libera_mafie-13817522/?ref=HREC1-9

Vittime mafia, il giorno del ricordo
Ingroia: "Un grande segnale"

A Potenza la 16esima edizione dell'iniziativa per ricordare le persone uccide dalla criminalità. Don Ciotti: "L'elenco è sempre più lungo, ma il nostro Paese se ne dimentica troppo in fretta". Ingroia: "Ecco l'talia che crede nella giustizia e nella Costituzione"


- Un elenco sempre più lungo, e un Paese dalla memoria corta. Così don Luigi Ciotti 1 alla partenza del corteo con il quale si è aperta a Potenza la 16esima Giornata della Memoria, organizzata dall'associazione Libera 2 per ricordare le vittime della criminalità organizzata. "Il nostro Paese si è dimenticato troppo in fretta di tanti nomi di persone uccise dalle mafie - ha detto il sacerdote, responsabile nazionale dell'associazione - per questo ogni anno vogliamo leggere quello che, purtroppo, è un elenco sempre più lungo. Così come è importante che l'impegno sia di tutti i giorni perché la speranza e la libertà devono essere un impegno quotidiano".

Ad aprire il corteo, partito da piazza Bologna e poi confluito nel piazzale antistante la Regione, c'erano Filomena Iemma e Gildo Claps, ovvero la madre e il fratello di Elisa, la 16enne di Potenza scomparsa il 12 settembre 1993 e il cui cadavere è stato rinvenuto un anno fa nel sottotetto di una chiesa. Migliaia le persone che hanno partecipato alla manifestazione, 80 mila secondo gli organizzatori, la metà secondo la Questura. Oltre a don Ciotti, anche l'animatore dell'organizzazione in Basilicata, don Marcello Cozzi. In corteo i parenti delle 900 vittime delle mafie i cui nomi sono stati elencati ieri sera in una veglia di preghiera e che sono stati ricordati anche oggi, al termine del corteo, prima degli interventi finali. "Qui c'è gran parte dell'Italia buona - ha detto il presidente della giunta regionale della Basilicata, Vito De Filippo, in corteo con la moglie - e non possiamo non esserci anche perché, soprattutto nel Mezzogiorno, le infiltrazioni malavitose sono un freno straordinario alla crescita e allo sviluppo. Una nuova Italia non si può costruire senza l'impegno di tutti, ciascuno con le proprie responsabilità".

Fra gli interventi che si sono avvicendati sul palco, anche quello del procuratore aggiunto di Palermo, Antonino Ingroia, già nei giorni scorsi vittima di un attacco da parte della maggioranza dopo il suo intervento sul palco di piazza del Popolo, a Roma, nel corso della manifestazione del 12 marzo in difesa di scuola pubblica e Costituzione. "Quello di oggi è un grandissimo segnale di un'Italia che crede nella lotta alla mafia, nei valori della Costituzione, della libertà e della giustizia", ha detto Ingroia, che poi, incalzato dai cronisti, ha ribadito la sua posizione in merito alla riforma della giustizia varata dal governo: "Quando ci ritroveremo con una magistratura indifesa e inefficiente non si dica che noi non lo avevamo detto".
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Messaggio Da ubik Dom 20 Mar - 16:51

Cari politici e giornalisti, fatemi un favore, non prendete per il culo gli italiani, queste non sono azioni umanitarie, ma azioni di guerra. Una guerra sporca, per l'energia, per il petrolio, il gas. La Francia, che non ha più, dopo Fukushima, un futuro nucleare, ha bisogno di gas e petrolio. E' almeno dai tempi di Ustica che Francia e Italia combattono per il controllo del petrolio libico, quando i nostri cieli diventarono un teatro di guerra con aerei francesi e italiani e Gheddafi, che era presente, si salvò a stento. Gheddafi è stato appoggiato da noi quando si insediò, dagli anni '70, armato da noi, parte delle sue forze militari sono state addestrate in Italia in cambio di un rapporto privilegiato per il gas e il petrolio.
Questa è una guerra folle che gli europei non vogliono. Di cui sono stati informati come se fosse una notizia qualsiasi, un evento sportivo. Cina e Russia sono contrarie, la Germania si è astenuta nel Consiglio di sicurezza e il comitato dell'Unione africana sulla Libia ha rifiutato "ogni intervento militare straniero in Libia, quale che sia la forma ". Lo ha dichiarato il presidente mauritano Abdel Aziz, "la gravissima crisi che sta attraversando questo Paese fratello esige una soluzione africana". Il presidente Aziz ha precisato che "nessun rappresentante dell'Unione africana ha partecipato al vertice internazionale di Parigi sulla crisi libica".
L'ONU aveva deliberato per una "No fly zone", non per bombardamenti a tappeto della Libia. Centinaia di missili lanciati da americani e inglesi verso "obiettivi"in un'operazione ribattezzata "Odyssey Dawn", Odissea all'alba. Un linguaggio da playstation. Più che un Alba assomiglia al Tramonto dell'ONU, a un ' "Odyssey Sunset". Sono morti più civili a Tripoli per mano di Obama, Cameron, Sarkozy o a Bengasi per mano di Gheddafi? Quelli per mano libica valgono forse il doppio? L'articolo 11 della Costituzione dice che "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali...". Dove sono i partiti con la Costituzione in mano che "scendevano" in piazza?
Stiamo bombardando una nazione africana e musulmana, ma non una sola nazione africana o musulmana ha partecipato all'attacco insieme alle potenze occidentali, ai "crociati", come li chiama Gheddafi. L'Arabia Saudita ha invaso il Bahrain sconvolto dalle proteste, quando l'attacco agli sceicchi? Gaza fu trasformata in un camposanto, ma nessuno intervenne. L'Italia è una portaerei con navi canadesi, americane, inglesi che vanno e vengono dai nostri porti. Con che diritto? Siamo una nazione a sovranità limitata, ma questo è troppo. Fuori le basi americane dall'Italia e fuori, prima che sia troppo tardi, l'Italia dalla guerra. Non sappiamo nulla degli insorti di Bengasi, se si oppongono per ragioni democratiche, tribali, economiche, religiose. Nulla di nulla. Chi è senza petrolio scagli il primo Tomahawk. Gli Stati Uniti ne hanno lanciati già 110 per portarsi avanti con il lavoro.

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Messaggio Da anna Lun 21 Mar - 12:58

http://www.repubblica.it/esteri/2011/03/21/news/valli_bengasi-13890671/?ref=HREA-1

IL REPORTAGE

Il pianto via radio del generale ribelle
"Soldati, abbandonate Gheddafi"

Appelli alla defezione dagli altoparlanti appesi ai lampioni. Nella capitale degli insorti caccia agli infiltrat. A guidare la ribellione l'ex ministro Fatah Yunis


A volte ho l'impressione che pianga. La sua voce si frantuma in singhiozzi. Eppure il generale Abdul Fatah Yunis è un duro. Era un fedele di Gheddafi, è stato il suo ministro degli Interni, ma ancora prima del 17 febbraio si è schierato con gli insorti nella clandestinità. E adesso è il comandante dello sbrindellato esercito della Libia libera e cerca di recuperare il suo vecchio compagno d'armi. Il generale Mohammed al Ayat, infatti, è rimasto con il raìs. Lo supplica, gli lancia interminabili appelli attraverso la radio degli insorti. Gli ricorda gli amici comuni, il tempo passato insieme, gli stretti rapporti tra le loro famiglie. Si commuove. Quasi singhiozza in preda a un'emozione, forse autentica. Vieni con noi Mohammed; con Gheddafi non hai un avvenire; il suo potere è agonizzante. Yunis insiste: i tempi stringono, hai ancora poche ore per decidere, devi abbracciare la rivoluzione. Presto sarà troppo tardi.

La voce del generale Yunis rimbalza in tutte le città della Cirenaica e in quelle della Tripolitania ancora in mano al raìs. Qui a Bengasi la diffondono gli altoparlanti appesi ai lampioni. Non penso proprio che dove Gheddafi comanda ancora sia diffusa con tanto fervore. Gli insorti tentano di spogliare Gheddafi del suo esercito, di isolarlo nel bunker di Tripoli, e invitano i soldati a disertare. Se uno dei loro generali più noti, Mohammed al Ayat, si lasciasse convincere dal vecchio amico Yunis, sarebbe un bel colpo.
Alcuni reparti leali al raìs infiltratisi nella periferia occidentale di Bengasi, poche ore prima dell'inizio dell'operazione Odissea, quando i Mirage e i Rafale francesi non sorvolavano ancora Bengasi, hanno gettato le armi.

Nel palazzo del tribunale, sede del Consiglio nazionale che funziona da comitato di liberazione e da governo provvisorio, mi raccontano di aver trovato quindici soldati con le mani legate e freddati con un colpo alla nuca.
Erano disertori. Giustiziati, mi assicurano, dai compagni. Avevano rifiutato di combattere. Ma i responsabili dell'insurrezione non si fanno molte illusioni.

Il grosso delle truppe, sbarcate in prossimità del porto, o arrivate dalla strada costiera o da quella interna del deserto, si è ritirato e adesso si trova a quaranta chilometri a ovest da Bengasi. Si sarebbe messo al riparo per sfuggire alle incursioni aeree inglesi e francesi, il cui obiettivo è quello di distruggere la logistica dell'esercito di Gheddafi, e di frantumarlo per renderlo inoffensivo. Ma quei reparti, costretti a ritirarsi, e senz'altro intimoriti dagli attacchi aerei anche se non diretti contro di loro, ripartiranno presto all'attacco.

Nella sede in cui alberga il Consiglio nazionale non prevale l'ottimismo. Vi regna un'agitazione nevrotica. Gli avvenimenti la giustificano.
L'accoglienza è comunque generosa. Tutti sono ansiosi di raccontare. Tra computer e kalashnikov, tra tute mimetiche e blue jeans, sorrisi e comandi gridati, riesco a cogliere a stento qualche frammento di quei racconti che mi si riversano addosso. No, la guerra non è finita con l'intervento degli aerei occidentali, approvato dagli arabi. Gheddafi ripartirà gagliardo con la repressione appena le incursioni cesseranno. Ci vuole altro per stanarlo. La decisione del Consiglio di sicurezza è provvidenziale. È una vitale boccata d'aria, ma altre dure prove aspettano la Libia libera.

Mi accorgo che è scomparsa la bandiera francese, grande come un lenzuolo, fino a venerdì appesa sulla facciata dell'edificio. La gratitudine si è già esaurita? Mi assicurano che non è così. Se non c'è più è colpa del vento del Mediterraneo che l'ha strappata. Un'altra versione è che alle insegne della Francia si devono aggiungere quelle della Gran Bretagna e degli Stati Uniti. Insomma, l'omaggio deve assumere nuove proporzioni, visto che i missili destinati a Gheddafi sono di tante nazionalità.
C'è stata una caccia all'uomo negli ultimi due giorni a Bengasi.
Quando le truppe di Gheddafi, venerdì, si sono avvicinate alla periferia, in vari quartieri è emersa quella che un miliziano chiama la "quinta colonna". I partigiani del raìs erano rintanati tra la popolazione. Erano abitanti della città, o uomini arrivati da fuori. In vari quartieri, anche nel centro, sono usciti allo scoperto armi alla mano, per dare l'impressione che i soldati sbarcati in prossimità del porto, o arrivati sulla strada della costa, o dal deserto, stessero per occupare la città. Ma la "quinta colonna" non sapeva che gli insorti erano riusciti a frenare l'offensiva e che poi avevano disperso gli attaccanti, facendo almeno un centinaio di prigionieri e altrettanti morti. Le talpe di Gheddafi, annidate nel cuore di Bengasi, hanno cercato di ritornare nei loro nascondigli, ma molti sono stati riconosciuti, catturati e uccisi. E la caccia è continuata sanguinosa per ore.
Fra i soldati di Gheddafi che hanno cercato di infiltrarsi a Bengasi non mancavano gli stranieri. Si calcola che nell'insieme della Libia siano almeno diecimila, tra i quali alcune centinaia provenienti dal Ciad. Ma non mancano gli etiopi, i sudanesi e i nigeriani. Sono mercenari africani impegnati in una guerra che non è la loro. Non hanno via di scampo. Disertare è difficile.

Alcuni sono dispersi nella remota periferia di Bengasi e le sporadiche sparatorie di cui si sentono spesso i rumori rivelano la caccia in corso a quegli uomini braccati, libici o stranieri che siano. Gli africani sono i residui della politica panafricana promossa da Gheddafi, negli anni Settanta deluso dal rifiuto degli arabi di considerarlo il loro leader. Sono anche il frutto della sua interessata generosità nei confronti dei dittatori subsahariani, che in ricambio hanno fornito dei mercenari. I quali sono per i libici dei fantasmi, e come tali suscitano terrore. Il paese è così un arsenale di uomini armati che gli aerei anglofrancesi, benedetti dall'Onu, riusciranno difficilmente a disperdere.
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Messaggio Da istinto Lun 21 Mar - 13:03

ubik ha scritto:Cari politici e giornalisti, fatemi un favore, non prendete per il culo gli italiani, queste non sono azioni umanitarie, ma azioni di guerra. Una guerra sporca, per l'energia, per il petrolio, il gas. La Francia, che non ha più, dopo Fukushima, un futuro nucleare, ha bisogno di gas e petrolio. E' almeno dai tempi di Ustica che Francia e Italia combattono per il controllo del petrolio libico, quando i nostri cieli diventarono un teatro di guerra con aerei francesi e italiani e Gheddafi, che era presente, si salvò a stento. Gheddafi è stato appoggiato da noi quando si insediò, dagli anni '70, armato da noi, parte delle sue forze militari sono state addestrate in Italia in cambio di un rapporto privilegiato per il gas e il petrolio.
Questa è una guerra folle che gli europei non vogliono. Di cui sono stati informati come se fosse una notizia qualsiasi, un evento sportivo. Cina e Russia sono contrarie, la Germania si è astenuta nel Consiglio di sicurezza e il comitato dell'Unione africana sulla Libia ha rifiutato "ogni intervento militare straniero in Libia, quale che sia la forma ". Lo ha dichiarato il presidente mauritano Abdel Aziz, "la gravissima crisi che sta attraversando questo Paese fratello esige una soluzione africana". Il presidente Aziz ha precisato che "nessun rappresentante dell'Unione africana ha partecipato al vertice internazionale di Parigi sulla crisi libica".
L'ONU aveva deliberato per una "No fly zone", non per bombardamenti a tappeto della Libia. Centinaia di missili lanciati da americani e inglesi verso "obiettivi"in un'operazione ribattezzata "Odyssey Dawn", Odissea all'alba. Un linguaggio da playstation. Più che un Alba assomiglia al Tramonto dell'ONU, a un ' "Odyssey Sunset". Sono morti più civili a Tripoli per mano di Obama, Cameron, Sarkozy o a Bengasi per mano di Gheddafi? Quelli per mano libica valgono forse il doppio? L'articolo 11 della Costituzione dice che "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali...". Dove sono i partiti con la Costituzione in mano che "scendevano" in piazza?
Stiamo bombardando una nazione africana e musulmana, ma non una sola nazione africana o musulmana ha partecipato all'attacco insieme alle potenze occidentali, ai "crociati", come li chiama Gheddafi. L'Arabia Saudita ha invaso il Bahrain sconvolto dalle proteste, quando l'attacco agli sceicchi? Gaza fu trasformata in un camposanto, ma nessuno intervenne. L'Italia è una portaerei con navi canadesi, americane, inglesi che vanno e vengono dai nostri porti. Con che diritto? Siamo una nazione a sovranità limitata, ma questo è troppo. Fuori le basi americane dall'Italia e fuori, prima che sia troppo tardi, l'Italia dalla guerra. Non sappiamo nulla degli insorti di Bengasi, se si oppongono per ragioni democratiche, tribali, economiche, religiose. Nulla di nulla. Chi è senza petrolio scagli il primo Tomahawk. Gli Stati Uniti ne hanno lanciati già 110 per portarsi avanti con il lavoro.

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