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Rassegna Stampa
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Re: Rassegna Stampa
Il quotidiano romeno Adevarul fornisce dettagli sulle forze militari in campo nell’imminente #guerra in #Siria. Un quadro impressionante
Domani si riunisce il Consiglio di Sicurezza per discutere della situazione in Siria: una situazione estremamente fluida, in cui gli eventi accadono a grande velocità, ma che sembra precipitare in un conflitto armato di rilevanti dimensioni.
Le unità militari che potrebbero essere utilizzate in una prima ondata di attacchi missilistici si stanno già posizionando sul Mediterraneo, al largo delle coste siriane: accanto alle quattro navi da guerra statunitensi che trasportano missili, alcuni resoconti parlano di un sottomarino britannico Trafalgar a propulsione nucleare (in grado di lanciare 30 missili da crociera Tomhawk, con un raggio di azione fino a 2500 km, o siluri del tipo Spearfish), e della Forza britannica di risposta rapida sul Mediterraneo (due fregate con missili e la nave portaelicotteri HMS Illustrious).
La Gran Bretagna potrebbe inoltre avvalersi di un importante supporto aereo grazie ai mezzi della Royal Air Force di stanza nella base di Akrotiri, a Cipro. Qui si trovano tre aerei Sentry AEW e uno di tipo AWACS, tre aerei per il rifornimento in volo di tipo VC10 e uno di ricognizione modello U2, appartenente al terzo distaccamento dell’Unità di Ricognizione Aerea della US Air Force.
Sul fronte opposto, il Capo dello Stato Maggiore Interforze della Federazione russa, confermando le notizie che abbiamo già commentato Sabato scorso, ha dichiarato che la flotta da guerra russa nel Mediterraneo è in viaggio per il porto siriano di Tartus: «alcune unità della Marina militare», ha detto, «sono già dispiegate nel Mediterraneo e si stanno dirigendo verso il porto di Tartus; tra queste vi è anche la grande nave antisub “Ammiraglio Chabanenko”. Quest’ultimo mezzo, un cacciatorpediniere di classe Udaloi II, è un distruttore multi-ruolo: dispone di 8 missili antinave SS-N-Sunburn (con un raggio di azione fino a 110 km), di due lanciarazzi di tipo CADS-N-1 ciascuno con 8 missili terra-aria SA-N-11 Grison (con un raggio di azione fino a 8 km), associati a due cannoni da 30 mm tipo AK-630. Dispone inoltre di lanciarazzi sottomarini (RBU 6000 con raggio di azione fino a 3 km) e di missili anti sottomarini SS-N-15 Starfish con un raggio di azione fino a 40 km.
Quale potrebbe essere la lista di obiettivi per un primo attacco aereo?
Molte fonti provenienti dai comandi militari di prima linea (i capi di stato maggiore sono riuniti in questo momento ad Amann) dicono che le mappe sono già stabilite. Ciò confermerebbe che la Russia ha già consegnato alla Siria due fondamentali dispositivi bellici: i missili terra-aria S 300 in versione PMU2 e i sistemi missilistici antinavali Yakhont.
Quello che sappiamo con precisione, come ha detto ieri RIA Novosti, è che nel bilancio 2011 dello stabilimento di Nizhny Novgorod, il centro di produzione degli S300, figura un contratto per la fornitura alla Siria di questi sistemi anti-aerei; il quotidiano Vedomosti ha fatto trapelare notizie circa il valore del contratto (105 milioni di dollari, ma il Kommersant parla di 900 milioni di euro) e i tempi di consegna (tra il 2012 e il 2013). Il Kommersant e il The Wall Street Journal concordano sul fatto che si tratterebbe di quattro sistemi S300 e di 144 missili.
Il modello che potrebbe essere già stato consegnato alla Siria è l’S-300 PMU-2 “Favorit” che può lanciare contemporaneamente sei missili, ciascuno in grado di distruggere un aereo o di intercettare un altro missile, con una velocità molto più elevata rispetto agli F-16 o agli F-22.
Una seconda fonte di preoccupazione è la possibile allocazione di sistemi missilistici russi di tipo Yakhont, mezzi di difesa costiera di tipo BASTION-P. Si tratterebbe, secondo fonti occidentali, di 72 missili dotati di meccanismi di autodirezionamento, in grado di rilevare la presenza di sottomarini di classe Ohio o Astu, e capaci di neutralizzare eventuali contromisure elettroniche.
Fonti delle intelligence militari parlano di miglioramenti dell’ultima ora sui logaritmi di attacco, predisposti in particolare per aggirare i sistemi di difesa aerea di tipo Phalanx, nonché di un database di potenziali bersagli e nuovi schemi tattici.
Sempre secondo i servizi di intelligence, i miglioramenti nei sistemi di difesa costiera potrebbero essere frutto dei dati forniti dalle navi russe nel Mediterraneo, sospettate di spionaggio in favore dell’esercito siriano.
Al momento, nessuno può dire se vi sarà un effettivo coinvolgimento di forze militari straniere. Ma la cosa non è stata esclusa, visto che sono stati messi in stato di allerta numerosi reparti militari per rispondere a un possibile (ma molto improbabile) coinvolgimento diretto di russi e iraniani. Le porte dell’inferno sono socchiuse, e nelle prossime ore vedremo se si apriranno completamente, chi dovrà attraversarle, e a quale prezzo…
Cristian Unteanu per #Adevarul online, 27 Agosto 2013.
Articolo originale Siria: se deschid porţile infernului. Traduzione italiana (libera) di Sergio Bontempelli
Domani si riunisce il Consiglio di Sicurezza per discutere della situazione in Siria: una situazione estremamente fluida, in cui gli eventi accadono a grande velocità, ma che sembra precipitare in un conflitto armato di rilevanti dimensioni.
Le unità militari che potrebbero essere utilizzate in una prima ondata di attacchi missilistici si stanno già posizionando sul Mediterraneo, al largo delle coste siriane: accanto alle quattro navi da guerra statunitensi che trasportano missili, alcuni resoconti parlano di un sottomarino britannico Trafalgar a propulsione nucleare (in grado di lanciare 30 missili da crociera Tomhawk, con un raggio di azione fino a 2500 km, o siluri del tipo Spearfish), e della Forza britannica di risposta rapida sul Mediterraneo (due fregate con missili e la nave portaelicotteri HMS Illustrious).
La Gran Bretagna potrebbe inoltre avvalersi di un importante supporto aereo grazie ai mezzi della Royal Air Force di stanza nella base di Akrotiri, a Cipro. Qui si trovano tre aerei Sentry AEW e uno di tipo AWACS, tre aerei per il rifornimento in volo di tipo VC10 e uno di ricognizione modello U2, appartenente al terzo distaccamento dell’Unità di Ricognizione Aerea della US Air Force.
Sul fronte opposto, il Capo dello Stato Maggiore Interforze della Federazione russa, confermando le notizie che abbiamo già commentato Sabato scorso, ha dichiarato che la flotta da guerra russa nel Mediterraneo è in viaggio per il porto siriano di Tartus: «alcune unità della Marina militare», ha detto, «sono già dispiegate nel Mediterraneo e si stanno dirigendo verso il porto di Tartus; tra queste vi è anche la grande nave antisub “Ammiraglio Chabanenko”. Quest’ultimo mezzo, un cacciatorpediniere di classe Udaloi II, è un distruttore multi-ruolo: dispone di 8 missili antinave SS-N-Sunburn (con un raggio di azione fino a 110 km), di due lanciarazzi di tipo CADS-N-1 ciascuno con 8 missili terra-aria SA-N-11 Grison (con un raggio di azione fino a 8 km), associati a due cannoni da 30 mm tipo AK-630. Dispone inoltre di lanciarazzi sottomarini (RBU 6000 con raggio di azione fino a 3 km) e di missili anti sottomarini SS-N-15 Starfish con un raggio di azione fino a 40 km.
Quale potrebbe essere la lista di obiettivi per un primo attacco aereo?
Molte fonti provenienti dai comandi militari di prima linea (i capi di stato maggiore sono riuniti in questo momento ad Amann) dicono che le mappe sono già stabilite. Ciò confermerebbe che la Russia ha già consegnato alla Siria due fondamentali dispositivi bellici: i missili terra-aria S 300 in versione PMU2 e i sistemi missilistici antinavali Yakhont.
Quello che sappiamo con precisione, come ha detto ieri RIA Novosti, è che nel bilancio 2011 dello stabilimento di Nizhny Novgorod, il centro di produzione degli S300, figura un contratto per la fornitura alla Siria di questi sistemi anti-aerei; il quotidiano Vedomosti ha fatto trapelare notizie circa il valore del contratto (105 milioni di dollari, ma il Kommersant parla di 900 milioni di euro) e i tempi di consegna (tra il 2012 e il 2013). Il Kommersant e il The Wall Street Journal concordano sul fatto che si tratterebbe di quattro sistemi S300 e di 144 missili.
Il modello che potrebbe essere già stato consegnato alla Siria è l’S-300 PMU-2 “Favorit” che può lanciare contemporaneamente sei missili, ciascuno in grado di distruggere un aereo o di intercettare un altro missile, con una velocità molto più elevata rispetto agli F-16 o agli F-22.
Una seconda fonte di preoccupazione è la possibile allocazione di sistemi missilistici russi di tipo Yakhont, mezzi di difesa costiera di tipo BASTION-P. Si tratterebbe, secondo fonti occidentali, di 72 missili dotati di meccanismi di autodirezionamento, in grado di rilevare la presenza di sottomarini di classe Ohio o Astu, e capaci di neutralizzare eventuali contromisure elettroniche.
Fonti delle intelligence militari parlano di miglioramenti dell’ultima ora sui logaritmi di attacco, predisposti in particolare per aggirare i sistemi di difesa aerea di tipo Phalanx, nonché di un database di potenziali bersagli e nuovi schemi tattici.
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Al momento, nessuno può dire se vi sarà un effettivo coinvolgimento di forze militari straniere. Ma la cosa non è stata esclusa, visto che sono stati messi in stato di allerta numerosi reparti militari per rispondere a un possibile (ma molto improbabile) coinvolgimento diretto di russi e iraniani. Le porte dell’inferno sono socchiuse, e nelle prossime ore vedremo se si apriranno completamente, chi dovrà attraversarle, e a quale prezzo…
Cristian Unteanu per #Adevarul online, 27 Agosto 2013.
Articolo originale Siria: se deschid porţile infernului. Traduzione italiana (libera) di Sergio Bontempelli
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Re: Rassegna Stampa
non commento, l'immagine mi sembra sufficientemente impietosa di suo
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Re: Rassegna Stampa
manca la faccina adatta
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Re: Rassegna Stampa
la foto censurata di Hollande
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Re: Rassegna Stampa
libertà per il cagnolino Dudùubik ha scritto:
non commento, l'immagine mi sembra sufficientemente impietosa di suo
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Re: Rassegna Stampa
fantastico
http://www.solovela.net/4Daction/Web_paginastatica?pag=popup_news&ID=1343992&doc=si&fb_action_ids=10151371119268958&fb_action_types=og.likes&fb_source=aggregation&fb_aggregation_id=288381481237582#.UjIb-3-HkdU
Delfino chiede aiuto a un sub
Dopo aver visto un sub aiutare una manta, un delfino è andato dall'uomo a chiedere un aiuto personale
Kona (Hawaii) – Che i delfini siano intelligenti si è sempre detto, ma le immagini di questo video lasciano veramente a bocca aperta. Giorni fa un gruppo di sub si è immerso nei fondali di Kalua Kona alle Hawaii per riprendere le mante che popolano la zona e ha trovato una di queste aggrovigliata nei resti di alcune reti da pesca.
Un sub del gruppo così si è avvicinano all'animale e con molta attenzione lo ha liberato dalle reti. Il tutto è avvenuto sotto lo sguardo attento di alcuni delfini che nuotavano nelle vicinanze.
Una volta terminato l'intervento sulla manta, i sub sono tornati alle loro riprese, ed è a questo punto che uno dei delfini si avvicina al sub che ha aiutato la manta sin quasi a toccarlo e gli mostra la pinna pettorale sinistra, dove si era aggrovigliato un filo da pesca.
Il messaggio è chiaro: aiutami!
E così il sub ha fatto, dopo aver cercato inutilmente di districare il filo dalla pinna del delfino che immobile facilitava il lavoro dell'uomo, il sub ha preso un coltello e ha tagliato il filo liberando il delfino. Le immagini sono state riprese dai colleghi del sub e sono straordinarie.
http://www.solovela.net/4Daction/Web_paginastatica?pag=popup_news&ID=1343992&doc=si&fb_action_ids=10151371119268958&fb_action_types=og.likes&fb_source=aggregation&fb_aggregation_id=288381481237582#.UjIb-3-HkdU
Delfino chiede aiuto a un sub
Dopo aver visto un sub aiutare una manta, un delfino è andato dall'uomo a chiedere un aiuto personale
Kona (Hawaii) – Che i delfini siano intelligenti si è sempre detto, ma le immagini di questo video lasciano veramente a bocca aperta. Giorni fa un gruppo di sub si è immerso nei fondali di Kalua Kona alle Hawaii per riprendere le mante che popolano la zona e ha trovato una di queste aggrovigliata nei resti di alcune reti da pesca.
Un sub del gruppo così si è avvicinano all'animale e con molta attenzione lo ha liberato dalle reti. Il tutto è avvenuto sotto lo sguardo attento di alcuni delfini che nuotavano nelle vicinanze.
Una volta terminato l'intervento sulla manta, i sub sono tornati alle loro riprese, ed è a questo punto che uno dei delfini si avvicina al sub che ha aiutato la manta sin quasi a toccarlo e gli mostra la pinna pettorale sinistra, dove si era aggrovigliato un filo da pesca.
Il messaggio è chiaro: aiutami!
E così il sub ha fatto, dopo aver cercato inutilmente di districare il filo dalla pinna del delfino che immobile facilitava il lavoro dell'uomo, il sub ha preso un coltello e ha tagliato il filo liberando il delfino. Le immagini sono state riprese dai colleghi del sub e sono straordinarie.
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