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Le Nuove Uscite, notizie
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Re: Le Nuove Uscite, notizie
En e Xanax - Samuele Bersani la nuova creatura
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Re: Le Nuove Uscite, notizie
adesso so cosa regalarmi sabato
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Re: Le Nuove Uscite, notizie
nuovo singolo di Nada in attesa dell'album nuovo
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Re: Le Nuove Uscite, notizie
Coldplay - Midnight
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Re: Le Nuove Uscite, notizie
il nuovo album di Nada
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Re: Le Nuove Uscite, notizie
Articolo di Monica Mazzoli
Nada è un’artista vera, la sua onestà intellettuale la si può toccare con mano. La coerenza è nelle orecchie di chi ascolta e capisce subito che non c’è finzione né inganno. Perché si può cambiare pelle, abiti, ma mantenere intatta la propria anima (musicale). Nada, cantante per caso all’età di quindici anni, nel corso degli anni – settanta, ottanta, novanta – è stata prima semplice interprete di brani scritti da Paolo Conte, Piero Ciampi e poi cantante di successo pop e infine scrittrice di testi e musica. Una figura artistica in continuo mutamento, che non si fossilizza su stilemi precostituiti come fanno altri cantanti dei tempi andati, sempre – terribilmente – uguali a se stessi, niente nomi, non ce n’è bisogno. Negli ultimi anni, in particolare, la proposta dell’artista livornese si è caratterizzata per un’innata vena rock, si vedano le collaborazioni con John Parish (produttore di Pj Harvey), Massimo Zamboni, Zen Circus, Criminal Jokers.
Occupo poco spazio, tassello ulteriore verso una maggiore consapevolezza dei propri mezzi di autrice di canzoni, è un disco ambizioso, ma non pretenzioso. Nada si circonda della “migliore gioventù”: Enrico Gabrielli – mente dei Calibro 35, presente recentemente in numerose produzioni (Cesare Basile, Baustelle, Diaframma e tanti altri) – porta un contributo prezioso all’arrangiamento dei pezzi, dirige quella che potremmo definire una piccola orchestra di fiati (tromba, trombone, oboe, corno inglese, clarinetto ) ed archi (violino, violoncello) e suona pianoforte, organo e clarinetto. Ed è forse grazie a questi inserimenti di impianto classico che l’atmosfera di sfondo dell’opera si vela di una malcelata eleganza e drammaticità, mai vuote e fini a se stesse. Ogni brano è dotato di un pathos unico e ben definito, la forze motrice di questa forte espressività è la voce di Nada, graffiante ed avvolgente, che conferisce a parole e musica un ruolo di attori protagonisti.
Come non capita spesso nella musica italiana. Nada si ritaglia il ruolo di sceneggiatrice di dieci storie, messe in scena in maniera eccelsa. I personaggi, di quelli che non sono nient’altro che racconti in formato canzone, si stagliano nella mente, nell’immaginazione dell’ascoltatore: una ragazza scambiata per terrorista, il dolore, la sofferenza di Sonia e altri brevi episodi di quotidiana inadeguatezza (L’ultima festa, Questa vita cambierà, la title-track Occupo poco spazio) si materializzano all’improvviso, quando meno te l’aspetti, con forza ed enfasi grazie a una scrittura lineare e profonda, attenta ad ogni piccolo dettaglio. Niente è lasciato al caso: ogni suono ha un posto e significato preciso, la parte strumentale è diretta emanazione dell’interpretazione vocale sentita e particolarmente vocativa, vi è una perfetta compenetrazione tra “vecchio” e “nuovo”: il vecchio è il classicismo degli arrangiamenti, il nuovo sono le sfumature rock di rabbia.
Occupo poco spazio è un piccolo miracolo, di quelli che lasciano a bocca aperta e commuovono: assistere all’ennesima (ma mai banale e interessata) metamorfosi di Nada è un spettacolo entusiasmante.
fonte
Nada è un’artista vera, la sua onestà intellettuale la si può toccare con mano. La coerenza è nelle orecchie di chi ascolta e capisce subito che non c’è finzione né inganno. Perché si può cambiare pelle, abiti, ma mantenere intatta la propria anima (musicale). Nada, cantante per caso all’età di quindici anni, nel corso degli anni – settanta, ottanta, novanta – è stata prima semplice interprete di brani scritti da Paolo Conte, Piero Ciampi e poi cantante di successo pop e infine scrittrice di testi e musica. Una figura artistica in continuo mutamento, che non si fossilizza su stilemi precostituiti come fanno altri cantanti dei tempi andati, sempre – terribilmente – uguali a se stessi, niente nomi, non ce n’è bisogno. Negli ultimi anni, in particolare, la proposta dell’artista livornese si è caratterizzata per un’innata vena rock, si vedano le collaborazioni con John Parish (produttore di Pj Harvey), Massimo Zamboni, Zen Circus, Criminal Jokers.
Occupo poco spazio, tassello ulteriore verso una maggiore consapevolezza dei propri mezzi di autrice di canzoni, è un disco ambizioso, ma non pretenzioso. Nada si circonda della “migliore gioventù”: Enrico Gabrielli – mente dei Calibro 35, presente recentemente in numerose produzioni (Cesare Basile, Baustelle, Diaframma e tanti altri) – porta un contributo prezioso all’arrangiamento dei pezzi, dirige quella che potremmo definire una piccola orchestra di fiati (tromba, trombone, oboe, corno inglese, clarinetto ) ed archi (violino, violoncello) e suona pianoforte, organo e clarinetto. Ed è forse grazie a questi inserimenti di impianto classico che l’atmosfera di sfondo dell’opera si vela di una malcelata eleganza e drammaticità, mai vuote e fini a se stesse. Ogni brano è dotato di un pathos unico e ben definito, la forze motrice di questa forte espressività è la voce di Nada, graffiante ed avvolgente, che conferisce a parole e musica un ruolo di attori protagonisti.
Come non capita spesso nella musica italiana. Nada si ritaglia il ruolo di sceneggiatrice di dieci storie, messe in scena in maniera eccelsa. I personaggi, di quelli che non sono nient’altro che racconti in formato canzone, si stagliano nella mente, nell’immaginazione dell’ascoltatore: una ragazza scambiata per terrorista, il dolore, la sofferenza di Sonia e altri brevi episodi di quotidiana inadeguatezza (L’ultima festa, Questa vita cambierà, la title-track Occupo poco spazio) si materializzano all’improvviso, quando meno te l’aspetti, con forza ed enfasi grazie a una scrittura lineare e profonda, attenta ad ogni piccolo dettaglio. Niente è lasciato al caso: ogni suono ha un posto e significato preciso, la parte strumentale è diretta emanazione dell’interpretazione vocale sentita e particolarmente vocativa, vi è una perfetta compenetrazione tra “vecchio” e “nuovo”: il vecchio è il classicismo degli arrangiamenti, il nuovo sono le sfumature rock di rabbia.
Occupo poco spazio è un piccolo miracolo, di quelli che lasciano a bocca aperta e commuovono: assistere all’ennesima (ma mai banale e interessata) metamorfosi di Nada è un spettacolo entusiasmante.
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Re: Le Nuove Uscite, notizie
questo è il nuovo singolo di Anastacia (perchè appena sentito mi è venuta in mente Suor Cristina? )
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Re: Le Nuove Uscite, notizie
nuovo singolo di Lana Del Rey
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Re: Le Nuove Uscite, notizie
pare che Viola Valentino stia avendo una rinascita con questo nuovo brano da discoteca scritto da Malgioglio
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Re: Le Nuove Uscite, notizie
La magia di Stratos, maestro della voce, riemerge in un disco con i Confusional Quartet
Dieci brani inediti e due cover nell'album, in uscita il 22 maggio, che la storica formazione new wave bolognese ha realizzato recuperando le ultime performance del cantante registrate nel 1979 da Gianni Gitti, produttore e tecnico del suono. I nastri sono stati trattati e manipolati per adeguare il cantato alle musiche (e viceversa). Un'impresa: ce la racconta Marco Bertoni, tastierista del gruppo
Nel febbraio del 1979 Demetrio Stratos si esibì al Teatro San Leonardo di Bologna. Un anno prima aveva lasciato gli Area per dedicarsi completamente alle sue sperimentazioni di solista. Il produttore e tecnico del suono Gianni Gitti registrò quella performance in cui il leader degli Area si lasciò andare a libere improvvisazioni, diplofoniche e triplofoniche. Sarebbe stata la sua ultima esibizione prima della prematura scomparsa avvenuta nel giugno dello stesso anno. Dopo 35 anni i Confusional Quartet, band storica della new wave italiana anni Ottanta, ha ripescato dagli archivi di Gitti quei nastri rimasti inediti e li ha musicati. Il 22 maggio sarà pubblicato Confusional Quartet play Demetrio Stratos: 10 brani più due cover (Cometa Rossa e Manifest'o) in cui la voce di Stratos torna a risuonare con la stessa misteriosa forza magica, eco di un tempo immemore.
Racconta Marco Bertoni, tastierista del gruppo bolognese: "Abbiamo percorso con Stratos un sentiero artistico e umano. Gianni Gitti conobbe Demetrio nel 1978 in occasione di una manifestazione che allora si teneva a Bologna, curata da Francesca Alinovi e Roberto Daolio (Settimana internazionale della Performance). Demetrio Stratos s'innamorò dei microfoni, della perizia tecnica e dei registratori di Gianni Gitti e da quel momento volle sempre lavorare con lui, tutte le volte che poteva capitare l'occasione".
I Confusional Quartet, soprannominati i Devo italiani, conobbero Gitti nel 1977. Ed è stato il quinto Confusional a tutti gli effetti, mentore e primo produttore dell'esordio omonimo del 1980, quello che passò alla storia del rock italiano per la destrutturata e surreale versione di Volare (nel blu dipinto di blu) di Domenico Modugno. Dopo che i nastri sono stati messi a disposizione, il processo di avvicinamento del quartetto all'arte vocale dell'imponente figura di Stratos è stato lento. "Abbiamo ascoltato questi nastri e ci siamo fermati. Da quel momento è iniziato il percorso umano di questo lavoro. Abbiamo incontrato Daniela Ronconi Demetriou, la moglie di Stratos. Ci siamo conosciuti e parlati nel ricordo di tante esperienze con suo marito".
Capire, entrare nell'animo di Stratos, farsi ispirare dai racconti di un talento naturale nato ad Alessandria d'Egitto, di origini greche, che s'iscrisse all'Università di Milano pur non parlando italiano e che riuscì ad apprenderlo andando al cinema a vedere i film western. "Tutte queste cose ci hanno profondamente affascinato e ispirato. Anche perché dovevamo affrontare questo lavoro con la leggerezza e la velocità con le quali siamo abituati a realizzare le nostre musiche. E quindi, non troppo inchiodati sul fatto che eravamo letteralmente intimoriti ad avere questa voce tra di noi. Per il ricordo e l'ammirazione enorme che abbiamo per Stratos, ma anche perché il Confusional Quartet non ha mai avuto una voce. Per noi è stata un'esperienza molto profonda. Questa fase è durata un anno, quella di scrittura musicale due settimane. Un altro momento molto speciale è stato quando siamo tornati a casa di Demetrio ad ascoltare il nastro del disco insieme alla moglie e alla figlia".
E gli altri Area come l'hanno presa? "C'è stato l'incontro con Paolo Tofani, il chitarrista storico, che non ha nascosto i suoi apprezzamenti: "Complimenti ragazzi - ci ha detto - il lavoro mi è piaciuto molto e secondo me sarebbe piaciuto tantissimo anche a Demetrio perché avete affrontato questo progetto non con la spocchia da filologia musicale alla ricerca del mito della purezza, ma liberamente. E questo si sente eccome, nel disco". Parole che ci hanno sollevato perché dopo tanta full immersion avevamo perso il contatto con quello che avevamo realizzato. Devo aggiungere una cosa molto importante: la registrazione del febbraio del 1979, dopo anni di ricerche e controprove, è l'ultima registrazione fatta in vita da Demetrio Stratos, prima che partisse per gli Stati Uniti. È la testimonianza di un ricerca sulla voce che in quel momento era all'apice. Un potenza della vocalità che sapeva evocare cose incredibilmente antiche quanto moderne".
I nastri hanno subito trattamenti e manipolazioni per adeguare il cantato alle musiche e viceversa. "Sono successe entrambe le cose, abbastanza mescolate tra di loro, grazie a software appositamente preparati per l'utilizzo delle registrazioni. Lavoro che abbiamo condotto io e Enrico Seriotti, il chitarrista, e che avevamo già sperimentato anni prima con un lavoro che riguardava specificatamente la voce, New Machine Voice".
Catalogare alcuni aspetti della voce, selezionarli, in alcuni casi campionarli, in altri inserire la voce all'interno di ambienti appositamente costruiti dalla band in Ipad o computer. "In altre situazioni abbiamo seguito le linee vocali di Demetrio per suonare insieme, senza modificare il suo cantato. Nel nostra versione di Cometa Rossa, il primo singolo del disco, abbiamo preso l'esatta esibizione di Stratos con gli Area e l'abbiamo rielaborata secondo i nostri canoni. In un altro brano cover, Manifest'o, abbiamo riportato una parte del discorso di Stratos senza cambiare nulla".
Le nuove generazioni cosa potrebbero trovare di interessante in questo lavoro? "È una domanda che ci siamo fatti anche noi. Nei nostri concerti è forte la presenza giovanile non propriamente amante degli anni 80. Abbiamo anche capito che l'artista Stratos non è molto conosciuto. Del piacere della sperimentazione oggi forse si è persa la scintilla. Il nostro obiettivo è quello di far conoscere Demetrio Stratos, di far percepire che c'è la possibilità di utilizzare la voce in un modo incredibile e originale. E che c'è anche la possibilità artistica di potersi esprimere in un modo che sebbene peschi tantissimo lontano nel passato, riesce a portare il discorso artistico così tanto avanti nel futuro. Questa è la grande eredità che ci ha lasciato il Maestro della voce". Demetrio Stratos è qui e canta ancora con noi.
Dall'album "Confusional Quartet Play Demetrio Stratos", ecco il video ideato da Francesco Conversano e Nene Grignaffini. Racconta Marco Bertoni, tastierista del gruppo bolognese: "Abbiamo seguito le linee vocali di Demetrio per suonare insieme, senza modificare il suo cantato. Nella nostra versione di 'Cometa Rossa', il primo singolo del disco, abbiamo preso l'esatta esibizione di Stratos con gli Area e l'abbiamo rielaborata secondo i nostri canoni...". Nel video, le immagini dell'ex cantante degli Area provengono dal documentario "La voce Stratos" di Luciano D'Onofrio e Monica Affatato (photos copyright di Silvia Lelli)
VIDEO
Dieci brani inediti e due cover nell'album, in uscita il 22 maggio, che la storica formazione new wave bolognese ha realizzato recuperando le ultime performance del cantante registrate nel 1979 da Gianni Gitti, produttore e tecnico del suono. I nastri sono stati trattati e manipolati per adeguare il cantato alle musiche (e viceversa). Un'impresa: ce la racconta Marco Bertoni, tastierista del gruppo
Nel febbraio del 1979 Demetrio Stratos si esibì al Teatro San Leonardo di Bologna. Un anno prima aveva lasciato gli Area per dedicarsi completamente alle sue sperimentazioni di solista. Il produttore e tecnico del suono Gianni Gitti registrò quella performance in cui il leader degli Area si lasciò andare a libere improvvisazioni, diplofoniche e triplofoniche. Sarebbe stata la sua ultima esibizione prima della prematura scomparsa avvenuta nel giugno dello stesso anno. Dopo 35 anni i Confusional Quartet, band storica della new wave italiana anni Ottanta, ha ripescato dagli archivi di Gitti quei nastri rimasti inediti e li ha musicati. Il 22 maggio sarà pubblicato Confusional Quartet play Demetrio Stratos: 10 brani più due cover (Cometa Rossa e Manifest'o) in cui la voce di Stratos torna a risuonare con la stessa misteriosa forza magica, eco di un tempo immemore.
Racconta Marco Bertoni, tastierista del gruppo bolognese: "Abbiamo percorso con Stratos un sentiero artistico e umano. Gianni Gitti conobbe Demetrio nel 1978 in occasione di una manifestazione che allora si teneva a Bologna, curata da Francesca Alinovi e Roberto Daolio (Settimana internazionale della Performance). Demetrio Stratos s'innamorò dei microfoni, della perizia tecnica e dei registratori di Gianni Gitti e da quel momento volle sempre lavorare con lui, tutte le volte che poteva capitare l'occasione".
I Confusional Quartet, soprannominati i Devo italiani, conobbero Gitti nel 1977. Ed è stato il quinto Confusional a tutti gli effetti, mentore e primo produttore dell'esordio omonimo del 1980, quello che passò alla storia del rock italiano per la destrutturata e surreale versione di Volare (nel blu dipinto di blu) di Domenico Modugno. Dopo che i nastri sono stati messi a disposizione, il processo di avvicinamento del quartetto all'arte vocale dell'imponente figura di Stratos è stato lento. "Abbiamo ascoltato questi nastri e ci siamo fermati. Da quel momento è iniziato il percorso umano di questo lavoro. Abbiamo incontrato Daniela Ronconi Demetriou, la moglie di Stratos. Ci siamo conosciuti e parlati nel ricordo di tante esperienze con suo marito".
Capire, entrare nell'animo di Stratos, farsi ispirare dai racconti di un talento naturale nato ad Alessandria d'Egitto, di origini greche, che s'iscrisse all'Università di Milano pur non parlando italiano e che riuscì ad apprenderlo andando al cinema a vedere i film western. "Tutte queste cose ci hanno profondamente affascinato e ispirato. Anche perché dovevamo affrontare questo lavoro con la leggerezza e la velocità con le quali siamo abituati a realizzare le nostre musiche. E quindi, non troppo inchiodati sul fatto che eravamo letteralmente intimoriti ad avere questa voce tra di noi. Per il ricordo e l'ammirazione enorme che abbiamo per Stratos, ma anche perché il Confusional Quartet non ha mai avuto una voce. Per noi è stata un'esperienza molto profonda. Questa fase è durata un anno, quella di scrittura musicale due settimane. Un altro momento molto speciale è stato quando siamo tornati a casa di Demetrio ad ascoltare il nastro del disco insieme alla moglie e alla figlia".
E gli altri Area come l'hanno presa? "C'è stato l'incontro con Paolo Tofani, il chitarrista storico, che non ha nascosto i suoi apprezzamenti: "Complimenti ragazzi - ci ha detto - il lavoro mi è piaciuto molto e secondo me sarebbe piaciuto tantissimo anche a Demetrio perché avete affrontato questo progetto non con la spocchia da filologia musicale alla ricerca del mito della purezza, ma liberamente. E questo si sente eccome, nel disco". Parole che ci hanno sollevato perché dopo tanta full immersion avevamo perso il contatto con quello che avevamo realizzato. Devo aggiungere una cosa molto importante: la registrazione del febbraio del 1979, dopo anni di ricerche e controprove, è l'ultima registrazione fatta in vita da Demetrio Stratos, prima che partisse per gli Stati Uniti. È la testimonianza di un ricerca sulla voce che in quel momento era all'apice. Un potenza della vocalità che sapeva evocare cose incredibilmente antiche quanto moderne".
I nastri hanno subito trattamenti e manipolazioni per adeguare il cantato alle musiche e viceversa. "Sono successe entrambe le cose, abbastanza mescolate tra di loro, grazie a software appositamente preparati per l'utilizzo delle registrazioni. Lavoro che abbiamo condotto io e Enrico Seriotti, il chitarrista, e che avevamo già sperimentato anni prima con un lavoro che riguardava specificatamente la voce, New Machine Voice".
Catalogare alcuni aspetti della voce, selezionarli, in alcuni casi campionarli, in altri inserire la voce all'interno di ambienti appositamente costruiti dalla band in Ipad o computer. "In altre situazioni abbiamo seguito le linee vocali di Demetrio per suonare insieme, senza modificare il suo cantato. Nel nostra versione di Cometa Rossa, il primo singolo del disco, abbiamo preso l'esatta esibizione di Stratos con gli Area e l'abbiamo rielaborata secondo i nostri canoni. In un altro brano cover, Manifest'o, abbiamo riportato una parte del discorso di Stratos senza cambiare nulla".
Le nuove generazioni cosa potrebbero trovare di interessante in questo lavoro? "È una domanda che ci siamo fatti anche noi. Nei nostri concerti è forte la presenza giovanile non propriamente amante degli anni 80. Abbiamo anche capito che l'artista Stratos non è molto conosciuto. Del piacere della sperimentazione oggi forse si è persa la scintilla. Il nostro obiettivo è quello di far conoscere Demetrio Stratos, di far percepire che c'è la possibilità di utilizzare la voce in un modo incredibile e originale. E che c'è anche la possibilità artistica di potersi esprimere in un modo che sebbene peschi tantissimo lontano nel passato, riesce a portare il discorso artistico così tanto avanti nel futuro. Questa è la grande eredità che ci ha lasciato il Maestro della voce". Demetrio Stratos è qui e canta ancora con noi.
Dall'album "Confusional Quartet Play Demetrio Stratos", ecco il video ideato da Francesco Conversano e Nene Grignaffini. Racconta Marco Bertoni, tastierista del gruppo bolognese: "Abbiamo seguito le linee vocali di Demetrio per suonare insieme, senza modificare il suo cantato. Nella nostra versione di 'Cometa Rossa', il primo singolo del disco, abbiamo preso l'esatta esibizione di Stratos con gli Area e l'abbiamo rielaborata secondo i nostri canoni...". Nel video, le immagini dell'ex cantante degli Area provengono dal documentario "La voce Stratos" di Luciano D'Onofrio e Monica Affatato (photos copyright di Silvia Lelli)
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Re: Le Nuove Uscite, notizie
ho scoperto solo ieri che è uscito l'album nuovo
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Re: Le Nuove Uscite, notizie
il nuovo singolo di Syria
di canzoni ce ne sono di più belle a me però piace molto la sua voce, soprattutto il registro basso
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