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Messaggio Da anna Gio 10 Mar - 15:05

Amici economisti, è vero ci abbiamo capito poco
Il mea culpa del Fondo
"La crisi dell'economia globale è anche la crisi degli economisti", così il direttore dell'Fmi, Dominique Strauss-Kahn. Parole che fanno eco a quelle già pronunciate dal capo economista del Fondo, Olivier Blanchard. Secondo Blanchard è giunto il momento di "riscrivere lo spartito della macroeconomia".

di Alessandro Merli, da il Sole 24 Ore, 10 marzo 2011


Com'era bello, per gli economisti, il mondo di prima della crisi globale. C'era un obiettivo, la stabilità dei prezzi, e uno strumento per raggiungerlo, il tasso d'interesse, e l'ottenimento del primo portava a una crescita stabile. Erano gli anni della Grande Moderazione. «Avevamo - dice Olivier Blanchard, capo economista del Fondo monetario e uno dei più acclamati macroeconomisti, ammettendo che la sua descrizione è un po' "una caricatura" - un quadro semplice ed elegante».

Peccato che quel quadro, dove la finanza era a mala pena un dettaglio, e si rivelerà invece una delle cause principali di tanti mali, dove la politica fiscale contava poco o nulla, e dove alle spalle della stabilità apparente si gonfiavano gli squilibri, non descrivesse la realtà. «Tutte le crisi economiche più gravi degli ultimi 200 anni - sostiene il premio Nobel Joseph Stiglitz, uno dei più vivaci contestatori della prima ora di quel quadro idilliaco - sono state legate a bolle del credito e crisi finanziarie. Non includere la finanza nei modelli macroeconomici è stato uno dei fallimenti più clamorosi. I nostri modelli semplicemente non ritraevano quello che stava succedendo».

Quel mondo di certezze è oggi un mondo di dubbi, di domande più che di risposte. Così Blanchard ha chiamato due vecchi amici, lo stesso Joe Stiglitz, e l'altro Nobel Mike Spence, che ha dedicato i suoi sforzi più recenti a individuare le radici profonde della crescita, e insieme hanno convocato a Washington, per un consulto di due giorni sullo stato della macroeconomia, oltre un centinaio delle menti più brillanti della professione, compresi altri due Nobel, il decano Bob Solow e George Akerlof. Paul Krugman, impossibilitato a partecipare, ha mandato la sua benedizione, come si usa di questi tempi, via blog. I presenti abbracciavano uno spettro di vedute che va dall'ultraortodossia dell'ex capo economista della Banca centrale europea, Otmar Issing, all'iconoclastia di Stiglitz.

È significativo però che l'iniziativa su sei grandi temi sia venuta da quello che è stato il guardiano supremo della fede, ma anche uno dei primi a recitare il mea culpa, il Fondo monetario. Nel testo che accompagnava l'invito, il capo economista dell'Fmi parla di «riscrivere lo spartito della macroeconomia».

«La crisi dell'economia globale - ha detto il direttore dell'Fmi, Dominique Strauss-Kahn, aprendo i lavori - è anche la crisi degli economisti».
Blanchard ha riconosciuto che siamo entrati «in un nuovo mondo», di molti obiettivi e di molti strumenti, alcuni dei quali non sappiamo ancora bene come usare, e alcuni che sono a rischio di abusi da parte dei politici, come i controlli sui movimenti di capitale.

Olivier Blanchard è attentissimo a precisare che «qui non si tratta di costruire un Washington Consensus 2», riferendosi a quell'insieme di principi della politica economica in voga negli anni 90 e poi finito sotto attacco da ogni parte (John Williamson, che lo ha formulato, era fra i partecipanti all'incontro). La nuova parola d'ordine è «pragmatismo». È così del resto che si è mossa la Cina, ha spiegato Andrew Sheng, della Tsinghua University, un modello difficile da replicare, e che ora a sua volta comincia a mostrare qualche pecca, ma senza dubbio di successo.

Del resto, come ha detto l'economista di Harvard Dani Rodrik, il prossimo futuro dei paesi industriali è fatto di crescita lenta e smaltimento del debito pubblico, mentre il grosso della crescita mondiale verrà dai paesi emergenti. Il rischio, però, ha sottolineato Rodrik, è che a governare questo processo non sia più il G-8, e neppure il G-20, ma un G-0, in un mondo privo di leadership. Al nuovo spartito di Blanchard mancherebbe un direttore d'orchestra.

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Messaggio Da ubik Gio 10 Mar - 22:30

Rassegna Stampa - Pagina 3 Berlusconi+cerotto+disegno+bilancia+riforma+giustizia ... che ridicolaggine Rassegna Stampa - Pagina 3 30341
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Messaggio Da anna Ven 11 Mar - 14:37

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Messaggio Da anny_skod Ven 11 Mar - 17:24

Violento sisma in Giappone, 8,9 gradi. Mai cosi' forte, tsunami con onde 10 metri
Oltre 300 morti. Travolta una nave, scomparso un treno. Allarme centrali atomiche


TOKYO - Oltre a causare per ora almeno 300 morti e uno tsunami con onde alte fino a dieci metri, il terremoto di magnitudo 8,9 che stamattina ha colpito il Giappone sta creando apprensione per gli effetti sulle centrali nucleari del paese. Intanto una nave con a bordo 100 persone è stata travolta dallo tsunami che ha colpito il nord est del Paese. L'agenzia atomica internazionale dell'Onu, Aiea, ha annunciato che le quattro centrali nucleari giapponesi più vicine all'epicentro sono state bloccate con successo e si stanno ora raccogliendo informazioni su quali Paesi e strutture nucleari possano essere a rischio per lo tsunami scatenato dal sisma.

Ma il governo giapponese ha dichiarato lo stato di emergenza per la centrale nucleare di Onagawa nella prefettura di Miyagi e ha fatto anche sapere che il processo di raffreddamento di uno dei reattori non sta procedendo come previsto, dopo che un inizio di incendio era stato segnalato in un edificio che ospita una turbina nella stessa centrale. Secondo stime dei media, il terremoto, uno dei piu' violenti da quando viene misurata la magnitudo dei sisma ha causato almeno 42 morti ma si teme che il bilancio possa aumentare dato che una nave con circa 100 persone a bordo è stata travolta dallo tsunami.

Inoltre un muro d'acqua alto 10 metri ha raggiunto la città di Sendai, nell'isola di Honshu nel nord-est del Giappone, dove il mare si è spinto fino a cinque chilometri all'interno della prefettura di Fukushima, dove - alemno secondo le prime informazioni - si concentra il maggio numero di vittime. Come mostrano immagini tv che rievocano quelle del disastroso tsunami che colpì l'Indonesia nel dicembre 2004 provocando almeno 130 mila morti. La prima scossa, seguita poi da altre di assestamento, è stata registrata alle 14.46 locali (le 6.46 in Italia) e un allerta tsunami è stato decretato in tutto l'Oceano tranne che per Stati Uniti e Canada continentali. In particolare è in vigore in Russia, Filippine, Indonesia, Papua Nuova Guinea, Australia, Figi, Messico, Guatemala, El Salvador, Costa Rica, Nicaragua, Panama, Honduras, Cile, Ecuador, Colombia e Perù. Mentre poco fa l'allarme e' stato revocato per Taiwan e Nuova Zelanda.

Evacuazioni sono state ordinate alle Hawaii e in varie zone costiere di altri paesi. Nella capitale giapponese, l'antenna della Tokyo Tower, il simbolo della citta' nipponica e della ricostruzione post-bellica, si è piegata. Fra l'altro, un vasto incendio è scoppiato in una raffineria a Iichihara. Il ministro degli Esteri giapponese, Takeaki Matsumoto, ha dato annunciato che il paese accettera' aiuti internazionali: L'Italia ha gia' risposto all'appello, insieme con Germania, Francia, Gran Bretagna e Cina. ''Siamo vicini al popolo giapponese in questa tragica circostanza e pronti a dare tutta l'assistenza e l'aiuto possibile al governo di Tokyo'', ha affermato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Intanto l'unità di crisi della Farnesina ha consigliato agli italiani che si trovano nel sud del Giappone di tenersi informati sull'evolversi della situazione attraverso i mass media o il proprio agente di viaggio. L'Ambasciata d'Italia a Tokyo ha istituito una cellula di crisi per contattare gli italiani presenti nelle zone maggiormente colpite dal sisma e assisterli se necessario. Dopo ore d'ansia, si e' appreso che i componenti della tournee del Maggio musicale fiorentino stanno bene. Ancora diverse ore dopo il sisma, la telefonia fissa e mobile era pressoché impossibile nell'area di Tokyo, dove invece ha resistito Internet. Le scosse di terremoto odierne hanno colpito la capitale giapponese nel pieno della giornata lavorativa, quando la popolazione di circa 13 milioni di persone raddoppia con l'arrivo dei pendolari, che adesso stanno cercando di tornare a casa a piedi.

TV ASAHI, 337 MORTI E 531 DISPERSI - Il bilancio delle vittime del sisma, accompagnato da una potentissima serie di tsunami, continua ad aggravarsi: secondo la Tv Asahi, i morti sono 337 e i dispersi 531.

GOVERNO,RISCHI SCOSSE FORTI COME PRIMA - Il pericolo di nuove scosse non e' affatto scongiurato. Anzi, il capo di gabinetto del governo, Yukio Edano, in un breve briefing all'unita' di crisi presso l'ufficio del primo ministro, ha invitato a ''essere pronti anche a fronteggiare scosse forti come quella iniziale''.

CROLLA DIGA FUKUSHIMA,CASE SPAZZATE VIA - Un diga nella prefettura di Fukushima si è spezzata riversando tutta l'acqua a valle che ha spazzato via decine di case. Lo riferisce l'agenzia Kyodo, anche se non è chiara l'entità delle conseguenze.

SISMA GIAPPONE: HA SPOSTATO ASSE TERRA - E' praticamente certo, secondo gli esperti, che il terremoto di magnitudo 8,9 che ha colpito il Giappone ha provocato lo spostamento dell'asse terrestre. Tuttavia è ancora molto presto per determinarne l'entità. Secondo una prima stima dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) l'asse si è spostato di "quasi 10 centimetri", ma per il Centro di Geodesia spaziale dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) è necessario raccogliere ancora molte misure prima di avere la misura esatta.

200-300 CADAVERI SU SPIAGGIA SENDAI - Tra 200 e 300 cadaveri sono stati ritrovati su una spiaggia di Sendai, nell'isola di Honshu nel nord-est del Giappone, colpita dallo tsunami seguito al terremoto che ha devastato oggi il Giappone. Lo riferisce l'agenzia di stampa giapponese Jiji.

STATO EMERGENZA CENTRALE NUCLEARE - Il governo giapponese ha dichiarato lo stato di emergenza per la centrale nucleare di Onagawa nella prefettura di Miyagi, in seguito al violento terremoto che ha colpito oggi il Giappone. Lo riferisce la Bbc. Il governo fa anche sapere che il processo di raffreddamento di uno dei reattori non sta procedendo come previsto.

TSUNAMI SU NAVE CON 100 PERSONE - Una nave con a bordo 100 persone è stata travolta dallo tsunami che ha colpito il nord est del Giappone. Lo riferisce l'agenzia di stampa Kyodo

PIEGATA ANTENNA TOKYO TOWER - L'antenna in cima alla Tokyo Tower, il simbolo della capitale nipponica e della ricostruzione post-bellica, si è piegata a causa delle scosse di terremoto del pomeriggio. Lo riferiscono le tv nipponiche.

TSUNAMI 10 METRI IN CITTA' SENDAI - Uno tsunami di 10 metri ha raggiunto la città di Sendai, mentre nella prefettura di Aomori, più a nord sempre nell'isola di Honshu, si sarebbero avuto onde addirittura più alte. Lo riferisce Fuji Television.

ALLERTA TSUNAMI PRATICAMENTE TUTTO PACIFICO - L'allerta tsunami è stata decretata in tutto il Pacifico tranne che per Stati Uniti e Canada continentali. I paesi in cui è in vigore un'allerta sono in particolare Russia, Taiwan, Filippine, Indonesia, Papua Nuova Guinea, Australia, Nuova Zelanda, Figi, Messico, Guatemala, El Salvador, Costa Rica, Nicaragua, Panama, Honduras, Cile, Ecuador, Colombia e Perù. Per il momento non si ha notizia di gravi tsunami al difuori del Giappone.


http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/03/11/visualizza_new.html_1557212528.html


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Messaggio Da seunanotte Ven 11 Mar - 17:46

E' terribile
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Messaggio Da anna Ven 11 Mar - 17:51

http://www.repubblica.it/esteri/2011/03/11/news/testimonianza_italiano_tokyo-13463833/?ref=HREA-1

"Una scossa terribile e lunghissima
Ma i giapponesi non si sono agitati"

Il racconto di alcuni italiani residenti in Giappone per lavoro. Nei palazzi di Tokyo che ballavano e sembravano non fermarsi più: "Ma sapevo che avrebbero retto... Poi tutti sono usciti con calma e ci siamo radunati in un parco". In poco tempo la capitale è quasi tornata alla normalità. Ma milioni di persone hanno problemi a tornare a casa


Paura, caos, ma anche la sensazione di una certa sicurezza pur davanti alla portata apocalittica del disastro. E' quanto emerge dalle prime testimonianze di alcuni italiani che vivono e lavorano in Giappone. Il terremoto li ha sorpresi in casa o in ufficio dove tutto ha tremato per un tempo che sembrava lunghissimo. Puro terrore ma, per fortuna, le strutture antisismiche dei palazzi di Tokyo hanno tenuto. I morti e i dispersi, infatti, sono quasi tutti nella zona settentrionale del Paese.

Giuseppe Percivati, torinese classe 1985 arrivato a Tokyo da tre mesi, abita a Nerima, 15 chilometri nord-ovest della stazione di Shinjuku davanti alla stazione. Lavora come modello, sta disegnando la campagna di lancio della 500 Twinair per Fiat ma sogna un futuro da madonnaro...:
"Il terremoto è stato violentissimo. La prima scossa è arrivata all'improvviso ed è stata la più lunga - quasi 2 minuti - e decisamente la più forte. La gente del mio palazzo che ha 17 piani ha cominciato a scendere in strada ma senza scene di panico o altro. C'era si paura: una scossa di questa potenza e così lunga e intensa non si ricordava a memoria d'uomo. In strada, alcuni negozi non hanno neanche chiuso, sbarrati, invece, quasi tutti i supermercati. Il terremoto ha fatto cadere bottiglie e altro per terra e si doveva pulire ovviamente. Poco per volta siamo tornati a casa. Dopo sono seguite altre scosse, solo due particolarmente forti, e altre più lievi ancora. Adesso a Tokyo è tornata la normalità. L'unico vero problema è la metropolitana interrotta in parecchie linee, anche quasi tutti gli uffici hanno mandato a casa i dipendenti quindi milioni di persone dalle 16 stanno cercando di rientrare tra mille difficoltà. Ci sono file lunghissime per un taxi e bus pieni di gente. Molti hanno deciso di dormire fuori. Le linee telefoniche sono intasate perché tutti cercano di avvertire parenti e amici, mandare messaggi, rassicurare...Più vasi rotti che altro, qualche vetro,
In tutto si parla di 6 incendi in un'area grande più del Piemonte con 30 milioni di abitanti direi che la situazione si può dire normale. Rimane un po' di paura. La situazione drammatica è però a Sendaiper colpita dallo tsunami, ma a Tokyo parlare di "panico" o situazione drammatica è una bugia.
Gli unici presi dal panico posso essere i "gaijin", cioè noi stranieri. Certo, questa volta anche i giapponesi hanno avuto un po' di paura... Ma sono sempre giapponesi..... non ho visto gente piangere. I miei vicini, con calma, sono usciti con una borsetta in mano e sono andati al parco o davanti a casa ad aspettare. So di miei amici che si trovavano al 9° o 25° piano, lassù era difficile tenersi in piedi. Adesso sono a casa che disegno e rispondo ai messaggi preoccupati di amici".

Anna Maria Mazzone, vive a Tokyo da quasi 20 anni, scrive, traduce, lavora come consulente per aziende italiane in Giappone. Quando c'è stata la prima scossa era in ufficio all'Istituto del Commercio estero
"Quando è successo ero in ufficio all'ICE, al 16mo piano. All'inizio abbiamo sentito delle oscillazioni che si sono fatte sempre più forti e allora abbiamo deciso di ripararci sotto le scrivanie. Le colleghe giapponesi sono state molto tranquille, anche se hanno detto che si è trattato del terremoto più forte cha abbiano mai sentito. Molti oggetti sono caduti dagli scaffali e la fotocopiatrice è andata a sbattere contro la porta. Alcuni scaffali si sono incrinati. Nessuno si è fatto male. Visto che l'unico annuncio fatto dall'edificio è stato di non usare l'ascensore, dopo un po' abbiamo deciso di scendere a piedi. Anche nelle scale non c'erano scene di panico. Ci siamo radunati in un piccolo parco vicino all'Ice. I cellulari non funzionavano e neanche i telefoni. Le mail col telefonino, invece, sì. A Tokyo non ci sono state scene di panico ma si sentivano gli annunci di pericolo tsunami che venivano mandati dagli altoparlanti. Tutte le linee ferroviarie, metro, autobus sono bloccate. Da 40 minuti, circa la Ginza line ha ripreso a funzionare. Gli Shinkansen e gli aeroporti sono bloccati. Anche le autostrade. Alle stazioni di Shinjuku e Shibuya ci sono migliaia di persone che sperano di poter prendere il treno. Comunque alcune Università, scuole e templi hanno dato la disponibilità ad ospitare chi non può tornare a casa.
Continuano le scosse di assestamento (a Tokyo non si sentono molto) ma le annunciano alla TV. Hanno detto che non ci sono fughe radioattive dalle centrali ma chissà se è vero. Hanno detto che da qui a un mese potrebbe esserci un altro terremoto di pari intensità. Speriamo di no".

Guido Tarchi, di Fiesole, 43 anni, ha studiato alla Sophia University di Tokyo e lavora per la Permasteelisa Japan come deputy general manager:
"Ho tenuto a mente tutte le informazioni di diciassette anni in Giappone in merito a come cercare di affrontare "big one". Mi sono fidato delle mie conoscenze di costruzioni per credere che l'edificio dove ero avrebbe resistito bene ad un terremoto di grandi proporzioni e ho aspettato davanti alle scale di emergenza che finisse la prima scossa. Ma non finiva... Sono tornato in ufficio c'erano molti accovacciati o che cercavano di trattenere i faldoni. Ho controllato che I contro soffitti non fossero in pericolo. Il telefono fisso funzionava, così ho avvertito immediatamente a casa in Italia.
Poi ho comunicato al nostro ufficio di Singapore che stavamo tutti bene e che non c'erano danni a persone e a cose. Nel frattempo è arrivata la seconda scossa. Ero a sedere. Tutti sono usciti dall'ufficio che si trova al quarto piano. Ho deciso di uscire anch'io. Sono stato l'ultimo insieme ad un mio collaboratore giapponese. Siamo andati tutti nel giardino della scuola elementare vicina. Ho consigliato a tutti coloro che conoscevano la strada di casa di incamminarsi al più presto prima che le strade si affollassero. Perché così io avrei fatto. E così ho fatto. Mi sono diretto verso casa a piedi. Ci ho messo tre ore. Adesso sono qui. Sembrava tutto finito. Ma quindici minuti fa è andata via la luce. Siamo al buio completo... speriamo bene. Pare che dipenda dallo spegnimento di alcune centraline nucleari per i controlling del caso. Mah... speriamo bene. Comunque stanotte anche se siamo al Nioi (buio) completo mi sa che non si dorme. Adesso fermo ogni comunicazione perché devo risparmiare anche le batterie..".

Patrick de Volpi, giornalista e fotoreporter canadese, 52 anni. Lavora per la NHK a Tokyo da 18 anni, sede centrale di Shibuya. Era ed è ancora in studio a lavorare per dare notizia al mondo.
"La scossa è stata davvero enorme e molto paurosa. Mi passavano continuamente in testa pensieri sull'aldilà. La maggior parte dei miei colleghi si è messa sotto le scrivanie ecceto io ed altri che tenevamo stretti i computers. Tokyo è nel caos.... lunghe code davanti ai piccoli supermercati come il 7-11, alcuni edifici sono a terra, milioni di persone che non possono prendere i treni e le subways. Il grande danno è avvenuto al Nord e il terribile Tsunami, dieci metri d'acqua. Sto girando dei video dalle finestre dell'ufficio, appena uscirò e se le cose si saranno calmate tornerò a casa con la mia bicicletta e vedrò se ho ancora una casa. Se c'è ancora prenderò la mia camera e tornerò per strada. Se non ci fosse più il mio palazzo andrò da qualche amico e dormirò lì. Anche se non posso neanche immaginare ad un'altra scossa durante la notte, di certo avrò degli incubi.


Mauro Politi, ricercatore post dottorale presso l'International Christian University di Mitaka, periferia di Tokyo:
"Durante il violento terremoto che ha scosso il Giappone alle 7 di questa mattina (ora italiana) le terra ha vibrato talmente tanto che sembrava di stare su una nave in mare aperto". Qui a Tokyo la scossa è stata spaventosa sia in intensità che durata - spiega il ricercatore -, che vive da un anno in Giappone - ma anche la sensazione è stata diversa dal solito. Vivendo qui per un lungo periodo si fa l'abitudine a scosse frequenti e importanti; ma se normalmente tutto attorno vibra, oggi sembrava di stare su una nave in mare aperto. Credo che la scossa principale sia durata ben più di un minuto, attorno alle 14.45 ora locale, e le scosse minori stanno continuando ininterrotte e nitide. La gente è organizzata ho visto molti uscire dalle case con caschetto e valigetta. La tv continua a far vedere pochi video di danni che, data l'entità dell'evento, oserei dire minori: calcinacci crollati, prodotti nei supermercati che caduti dalle mensole e una raffineria in fiamme. Le immagini più impressionanti sono però quelle dello Tsunami arrivato in una delle province a nord di Tokyo. A pochissimi minuti dalla scossa principale però ogni canale televisivo presentava una chiara allerta per le zone costiere interessate. Al momento la conseguenza del terremoto più evidente qui a Tokyo è una paralisi quasi completa delle linee ferroviarie e metropolitane, il che significa totale incapacità di movimento per gran parte della popolazione".
(11 marzo 2011)
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Messaggio Da anna Sab 12 Mar - 19:01

http://www.repubblica.it/politica/2011/03/12/news/nucleare_si_infiamma_la_politica_cicchitto_nostra_posizione_non_cambia-13518160/

Nucleare, quelli del no all'attacco
Prestigiacomo: "Siete macabri"


I Verdi: "Parole irresponsabili e gravissime". L'Idv: "Ci vadano loro a Fukushima". I radicali chiedono di accorpare il voto alle amministrative con quello dei referendum, compreso quello sul nucleare. Vendola: "Finita la leggenda sulla sicurezza"


In tempi di decisioni sulle Centrali nucleari, il disastro in Giappone può cambiare il peso degli schieramenti in campo. Quelli storicamente favorevoli al ricorso all'energia atomica continuano a tirare dritto. Governo in primis. Fanno discutere soprattutto le parole del capogruppo alla Camera del Pdl Fabrizio Cicchitto: "La nostra posizione rimane quella che è, non si può cambiare ogni volta. Abbiamo problemi energetici non da poco". Il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo non si sbilancia ma mette le mani avanti: "Trovo strumentale e macabra la polemica sul nucleare italiano". Al di là dei proclami della maggioranza, ci sono già i distinguo. Come il presidente della regione Veneto Luca Zaia (Lega Nord): "Terremoti o no, nella nostra regione non ci sarà mai nessuna centrale". Sulla stessa linea i governatori di Lombardia e Piemonte, cioè Roberto Formigoni (Pdl) e Roberto Cota (Lega).

I favorevoli - Chicco Testa, anni fa alla guida di Legambiente ma adesso presidente del Forum nucleare italiano, parlando da Lilli Gruber a "Otto e Mezzo" ha ammesso: "Non dico che il nucleare è ultrasicuro... Ma i sistemi di sicurezza sono tali da prevenire incidenti. Il Giappone fa il 30% dell'energia con il nucleare, non credo siano pazzi". Per poi prendersela con chi "fa allarmismo per scagliarsi contro la costruzione di centrali in Italia". Il leader dell'Udc Pierferdinando Casini non cambia idea, anzi: "Vorrei che il governo dopo tante declamazioni passasse dalle parole ai fatti. Il problema del Giappone è molto più complesso". Vincenzo Pepe, presidente di FareAmbiente - Movimento ecologista europeo, è tranquillo: "E' stata una modesta fuga di radiazioni peraltro immediatamente contenuta".

I contrari - Per tutto il centrosinistra e le associazioni ambientaliste l'incidente nucleare è l'ennesima conferma della pericolosità dell'energia atomica. Il primo a cogliere la balla al balzo è il presidente dell'Italia dei Valori: "Oggi, ancora una volta, è dimostrato che il gioco non vale la candela", diceva da Bari Antonio Di Pietro all'arrivo delle prime notizie sull'incidente di Fukushima. A ruota il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza: "Ci auguriamo fortemente che l'Italia riveda il suo masochistico programma nucleare". Duro con Cicchitto il verde Angelo Bonelli, secondo cui "la posizione del Pdl sul nucleare è la posizione di chi non ha a cuore la vita e l'Italia". Per il Pd ha parlato Ermete Realacci, storico esponente ambientalista: "Altro che 'nessun dubbio sulla sicurezza delle centrali' come declamato nella pubblicità poi sanzionata dal Garante come 'ingannevole' dei promotori del nucleare in Italia...". Greenpeace si chiede quanti altri incidenti debbano succedere per cambiare strada, il Wwf commenta: l'unico nucleare sicuro è quello che non c'è.

In vista del referendum - Sullo sfondo c'è la consultazione referendaria, la cui data non è stata ancora fissata, che dovrebbe far decidere i cittadini se anche per l'Italia è arrivato il momento di aprire all'energia atomica. Per il leader di Sinistra Ecologia e Libertà Nichi Vendola il nucleare "vede ferito a morte un ingrediente fondamentale della sua narrazione: la leggenda della sicurezza. Credo che il referendum che si svolgerà anche sul nucleare dovrebbe essere in qualche maniera svuotato di significato, nel senso che spero che prima di arrivarci il governo dica 'basta, ci abbiamo provato, ma l'opzione nucleare è stata falsificata dalle vicende della storia del mondo'". "Per quanto riguarda il governo, dopo quello che è accaduto in Giappone, non vi sono più scuse per non assumersi la responsabilità di lasciare la parola ai cittadini, accorpando i referendum alle elezioni amministrative - spiega Silvio Viale, presidente di Radicali Italiani - altrimenti, se il governo si arroga il diritto di decidere da solo, deve avere il coraggio di indicare subito i siti delle future centrali nucleari". Perché mai l'Italia, ''che ha un rischio sismico tale per cui i siti che potrebbero ospitare centrali nucleari, stando alle regole in discussione in sede Euratom, sono pochissimi'', dovrebbe mettere mano a un programma di costruzione di impianti? Quanto accaduto in Giappone, e il rischio di disastro nucleare determinato dagli effetti del sisma, "pone quesiti allarmanti nel dibattito in atto nostro paese", dice Gianni Mattioli del 'Comitato vota sì per fermare il nucleare'.
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Messaggio Da maledimiele Sab 12 Mar - 19:38

a proposito del nucleare, mi sento di dire solo una cosa
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Messaggio Da anny_skod Sab 12 Mar - 19:48

Giappone:incidente nucleare scala 4 su 7
Lo dice l'Agenzia nipponica per sicurezza nucleare e industriale


(ANSA) - TOKYO, 12 MAR - L'incidente nucleare avvenuto nella centrale di Fukushima 1, in Giappone, e' stato valutato a livello 4 su una scala di 7. Lo afferma l'Agenzia nipponica per la sicurezza nucleare e industriale. Il disastro nucleare di Cernobyl, nel 1986, fu valutato di livello 7, mentre l'incidente del 1979 a Three Mile Island di livello 5. Revocato intanto l'allarme massimo per gli tsunami, quello con onde anomale oltre i tre metri, mantenuta invece l'allerta per quelle fino ai due metri.


http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/03/12/visualizza_new.html_1556346854.html
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Messaggio Da ubik Dom 13 Mar - 4:23

PERCHÉ HO IMPEDITO AGLI ALTRI DI PARLARE...
Paolo Flores d'Arcais per "
il Fatto Quotidiano"

Mercoledì sera a Exit ho impedito all'on. Reguzzoni di parlare. Dopo due ore e passa che il fedelissimo di Bossi padre e trota faceva (con Sallusti "spalla") il bello e il cattivo tempo, parlando sempre lui (anche se il verbo "parlare" è spericolato: biascicava all'infinito un'identica giaculatoria di fede bossiana) e interrompendomi appena aprivo bocca, mi sono ricordato del grande presidente Sandro Pertini, che ripeteva sempre "a brigante, brigante e mezzo", e ho deciso di non essere più cristiano ("porgere l'altra guancia") e neppure civile. Ho fatto come loro. L'ho fatto, anzi, meglio di loro (cioè peggio).

Sia chiaro, questo è l'opposto del mio ideale di dibattito televisivo. Ho scritto più volte negli anni, e di recente su questo giornale, che un dibattito per essere autentico, e dunque appassionante, implica che ciascuno dei contendenti possa esporre secondo logica una connessione di fatti e opinioni, senza essere interrotto. Dopodiché, senza interromperlo, ascolterà le argomentazioni del suo interlocutore.
Rispettando i tempi televisivi, ovviamente, perché sul piccolo schermo l'attenzione precipita dopo due o tre minuti. Ma per garantire il ritmo ci sono i conduttori. Sarebbe logico che solo loro, e un ospite alla volta, avessero il "microfono aperto": la trasformazione della controversia in rissa o in starnazzare disturbato-rio sarebbe in tal modo impedita in radice. A me piacerebbe anche (e a molti telespettatori, credo) che dietro ogni ospite ci fosse un cronometro che segni quanto tempo ciascuno ha avuto a disposizione, perché anche la trasparenza delle "armi pari" rende un confronto più affascinante.

Nella tv italiana il conflitto delle idee oggi è un sogno, tranne rarissime eccezioni, benché in molte televisioni europee sia la normalità. Ci sono prezzolati e/o cheerleader di regime, addestrati all'insulto, alla menzogna e comunque all'interruzione sistematica (visto che al ragionamento è impossibile addestrarli), cioè al manganello e all'olio di ricino mediatico contro l'oppositore, e conduttori che troppo spesso lasciano fare, e ospiti più o meno repubblican-costituzionali che per buona educazione finiscono per subire l'indecente asimmetria.


Mercoledì a "Exit" c'è stato qualcosa di più e di peggio. Sono stati presentati alcuni servizi giornalistici di straordinario livello professionale, che mostravano con imparzialità le diverse sensibilità che albergano nella "pancia" dell'elettorato leghista. Dopo ognuno di questi ineccepibili brani di giornalismo-giornalismo (che ormai si vede solo dalla Gabanelli, ad Annozero, con Iacona) il succitato Reguzzoni vomitava anatemi per le falsità che vi sarebbero state contenute, confondendosi evidentemente col Tg1 di Minzolini.
E nessuno in studio che dicesse una parola in difesa dell'onorabilità professionale di chi aveva invece dato prova di autentico standard anglosassone. Non Gad Lerner, non la giornalista del Foglio presente, e neppure la conduttrice, che immagino quei servizi avesse commissionato e apprezzato, visto che li ha mandati in onda. Per cui, alla terza overdose di accuse campate in aria sono stato costretto a intervenire per dire un ovvio "basta!".
So bene che nel mondo repubblica-costituzionale molti pensano che non si debba rispondere "a brigante, brigante e mezzo", che alla becera litania delle interruzioni si debba rispondere con l'aplomb di un ragionamento ogni volta ripreso dall'inizio. Il fatto è che un ragionamento che sia uno non te lo lasciano nemmeno abbozzare, e dunque finisci tuo malgrado a dover scegliere tra fare la figurina (in tutti i sensi) in un poker truccato, dove gli assi vengono distribuiti solo alla volgarità, alla menzogna, alla violenza delle corde vocali, insomma ai professionisti dello squadrismo mediatico (non di rado donne: l'unica parità che il berlusconismo conceda loro), oppure svelare la truffa comportandoti come loro, ma con più coerenza, e mostrando come in tal modo la trasmissione stessa diventi impossibile.

Io penso che se tutti gli ospiti più o meno repubblican-costituzionali, alla prima interruzione dell'addestrato di regime dicessero un secco "se mi interrompe una seconda volta non la faccio più parlare per tutta la trasmissione" e ovviamente mantenessero, questa indecenza di prepotenze finirebbe in un fiato.
Ne va della democrazia. Che non è solo regola della maggioranza ma anche, ed essenzialmente, consenso ottenuto attraverso l'argomentazione razionale reciproca, altrimenti la mera "conta" è solo l'anticamere della "legge" del più forte.

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/articolo-23559.htm#Scene_1


IL VIDEO INTEGRALE DELLA PUNTATA...
Da 2 ore e 32 minuti, la parte finale della trasmissione, in cui staccano il microfono di Flores d'Arcais e lui urla in sottofondo

http://www.la7.tv/richplayer/index.html?assetid=50205272
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Messaggio Da anny_skod Dom 13 Mar - 18:28

l'ho vista la puntata,ho capito qual'era il suo "intento" ma gli è riuscito male secondo me Rassegna Stampa - Pagina 3 561231 Rassegna Stampa - Pagina 3 1532903768
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Messaggio Da ubik Dom 13 Mar - 18:32

anny_skod ha scritto:l'ho vista la puntata,ho capito qual'era il suo "intento" ma gli è riuscito male secondo me Rassegna Stampa - Pagina 3 561231 Rassegna Stampa - Pagina 3 1532903768
anche secondo me, doveva passare direttamente al matarello Rassegna Stampa - Pagina 3 561231
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Messaggio Da anna Dom 13 Mar - 19:42

"MENTRE IN GIAPPONE SI RISCHIA LA TRAGEDIA NUCLEARE,
IN ITALIA LE LOBBY NUCLEARISTE E GOVERNATIVE SI ABBANDONANO AL CINISMO

pubblicata da WWF Italia il giorno domenica 13 marzo 2011



Il WWF invita il Governo ad un ripensamento sulla scelta nucleare: ora quali regioni in Italia si sottoporrebbero ad un tale rischio?
Con il referendum popolare di giugno si potranno mettere a tacere gli “archeologi della politica energetica” del nostro paese e dare una svolta per un futuro di efficienza e rinnovabili
<span> Non bastavano le tragiche notizie che arrivano da molte centrali nucleari giapponesi e che lasciano il mondo col fiato sospeso per le sorti di milioni di persone: gli affaristi e i politici italiani che vogliono riportare in Italia una minaccia allontanata 24 anni fa per volontà popolare si stanno abbandonando al mero cinismo di fronte al paventarsi di una catastrofe possibile che purtroppo rischia di superare ogni possibile previsione. Non un segno di ripensamento, un dubbio, una volontà di verifica: gran parte dei politici nuclearisti si limitano a fare i piazzisti del nucleare.
Lo ‘specchio’ di questo cinismo è rimbalzato oggi su alcune prime pagine di quotidiani italiani: “Non è successo nulla”, “Balle atomiche”, “la situazione è sotto controllo” mentre le immagini che scorrevano su tv e web e i commenti dei reporter e degli inviati riportavano una realtà ben più drammatica.
Ben altro stile, rispetto al cinismo italiano, quello del cancelliere tedesco Angela Merkel, che ha ordinato un'immediata ispezione per verificare la sicurezza delle centrali tedesche la cui chiusura è stata posticipata. La Germania, comunque, nei prossimi anni abbandonerà il nucleare, visto che oggi se ne può fare a meno e quelle che 24 anni fa erano promesse (lo sviluppo delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica) oggi sono la realtà che registra il massimo sviluppo a livello mondiale. Non esiste ragione al mondo perché l'Italia debba scegliere di correre oggi un tale rischio, se non quello del mero guadagno di alcune lobby affaristiche.
L’ITALIA PUO’ SCEGLIERE FONTI SICURE E PULITE
Ma un ripensamento è ancora possibile davanti a fatti tanto spaventosi, se si è uomini e donne di Stato. I Governatori delle Regioni dicano chiaramente davanti ai cittadini se sono disponibili ad accettare di esporre la popolazione a tali rischi. Il popolo italiano potrà ribadire la propria volontà votando SI al referendum popolare che chiede di abrogare la legislazione nuclearista messa in piedi da questo Governo quale unico vero atto di archeologia di politica energetica, insieme al tentativo di diminuire gli incentivi alle rinnovabili. Il WWF invita il Governo italiano a riflettere bene prima di prendersi la responsabilità di avviare un percorso ormai irreversibile della paura nucleare: la politica è ancora in tempo per un deciso e responsabile cambiamento di rotta.

ACQUA MARE PER RAFFREDDARE : SE CONFERMATO E’ LA CARTINA DI TORNASOLE SUL LIVELLO DI GRAVITA’
<span>Nonostante i tentativi di rassicurazione del Governo giapponese, le notizie che arrivano sempre più drammatiche: la sola circostanza che si sia scelto di raffreddare il nocciolo del reattore della centrale di Fukushima direttamente con acqua marina, fortemente corrosiva e quindi dannosa per il reattore, dimostra che ormai si sta tentando il tutto per tutto per evitare la catastrofe. Altre notizie molto preoccupanti arrivano da altre centrali (è stato dichiarato lo stato di emergenza nella centrale di Onagawa) e da un altro reattore di Fukushima. Il WWF ritiene sia indispensabile da parte dei governi ed enti che hanno esperienza e capacità offrire la massima collaborazione e assistenza tecnica al Giappone per tentare di contenere il danno. E’ una corsa contro il tempo , di solidarietà per le popolazioni colpite. E’ evidente che già il livello attuale di contaminazione ha esposto molte migliaia di persone a dosi elevate di radiazioni e questo è già molto preoccupante, visto che tale esposizione potrebbe avere conseguenze serie per la salute.

UNITEVI!!!!firmate
Sì, desidero aderire al COMITATO NAZIONALE VOTA SI’ PER FERMARE IL NUCLEARE perché ritengo l'energia atomica sia una scelta sbagliata, pericolosa per l'ambiente, la sicurezza, la salute, e sbagliata dal punto di vista economico. L'Italia non ha bisogno di ricorrere al nucleare, anzi questa opzione ritarderebbe le scelte necessarie per avviarsi con decisione verso la strada dell'economia pulita e rinnovabile.

http://www.wwf.it/client/render.aspx?content=0&root=6632#form

Oltre al rischio ambientale e per la salute delle popolazioni, il nucleare costa troppo, non dà indipendenza e sicurezza energetica - l’uranio è una risorsa che entro qualche decennio finirà - le centrali costituiscono degli obiettivi “sensibili” per il terrorismo, con forti rischi per la popolazione e comunque la preventiva militarizzazione del territorio.

Nel 1987 il popolo italiano, a stragrande maggioranza, si pronunciò per fermare lo sviluppo di questa fonte di energia. Ma la scelta del governo è quella di perseguire la strada del nucleare, una scelta che è strategicamente sbagliata.

Oggi a meno di elezioni politiche anticipate, tra il 12 aprile ed il 12 giugno gli italiani saranno chiamati a pronunciarsi su tre referendum abrogativi che riguardano la privatizzazione dell'acqua e il ritorno del nucleare.

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Messaggio Da istinto Dom 13 Mar - 19:55

Più donne nei CdA. Ma con calma - FREE
Dategiovedì, marzo 10, 2011

La pantomima delle “quote rosa” è assurda di per se stessa, ma la maggioranza di governo ci aggiunge del suo: il rinvio della piena applicazione delle nuove norme, sulla presenza femminile nei consigli di amministrazione, al 2021

di Sara Santolini

Quote rosa. Già il nome che è stato appiccicato (anche) al provvedimento per l'aumento legale e obbligatorio delle donne nei Consigli di Amministrazione delle società quotate in Borsa, in discussione in questi giorni, tradisce una mentalità fondamentalmente maschilista. E non si tratta di una sterile querelle sui termini: l’espressione giusta per un provvedimento di questo tipo, se il nostro fosse un Paese evoluto, sarebbe "quote di genere". In caso contrario la legge sembra quasi prevedere una discriminazione nei confronti degli uomini, che non avrebbero una percentuale di presenza garantita loro come le colleghe donne.

Il ricorso alle quote può essere considerato utile solo qualora sia semplicemente un mezzo, sia pure artificioso, per smuovere una situazione stagnante, laddove esista una vera e propria assenza di uno dei due sessi nelle posizioni di potere di uno Stato. Ma non possono in nessun caso essere definitive. Inoltre il vero segnale della discriminazione femminile non è solo la mancanza di donne nei posti dirigenziali, ma soprattutto il divario di stipendio con gli uomini, a parità di funzioni. E anche se questa differenza si attestasse a un livello inferiore ai due punti percentuali, come rilevato in Italia dall’Università Bocconi, si tratterebbe comunque di discriminazione. Che, in quanto tale, bisogna considerare inaccettabile. Qualora la mancanza di donne in tali Consigli sia frutto di discriminazione, e non una semplice scelta effettuata in base ad altri parametri, esistono infatti delle sanzioni, a livello europeo, che prevedono ammende fino a 50 mila euro e la reclusione fino a sei mesi.

Nonostante i vantaggi di immagine per il governo e soprattutto per Berlusconi, che a causa delle note vicende del bunga-bunga ha perso parecchi punti nella stima soprattutto dell'elettorato femminile sia di destra che di sinistra, la Commissione finanze al Senato martedì ha bloccato la legge rinviandone la piena entrata in vigore nientemeno che al 2021. Dieci anni tondi tondi. Nell'inevitabilità del provvedimento, è stato approvato l'emendamento Germontani che prevede un rinnovo graduale dei Cda con un aumento progressivo del numero di donne in Consiglio. Il tutto ben diluito nel tempo. Ma ieri, a Palazzo Madama, sono scaturite nuove ipotesi. Andando incontro ai desideri di Confindustria, Abi (Associazione Banche Italiane) e Ania (Associazione Nazionale Italiana Assicurazioni) il governo potrebbe prevedere un adeguamento in tre step successivi, uno per ogni rinnovo del Cda, prolungando il raggiungimento del tetto del 30% almeno al 2018. Un’altro ritardo riguarda l’entrata in vigore della legge. Invece dei sei mesi dalla pubblicazione in Gazzetta, come previsto dalla Commissione, la legge entrerà in vigore solo dopo un anno. Infine le aziende che non si adegueranno alle quote non incorreranno nella decadenza immediata degli organi, come previsto inizialmente, ma in una serie di diffide e sanzioni successive.

Tutto fumo negli occhi, in ogni caso. Basti pensare che in Italia la presenza femminile nel Parlamento non supera il 20 per cento, e che al di sotto del 30 non può avere alcuna influenza sulla politica. È singolare inoltre che il governo, che si appresta a cancellare ogni tipo di controllo nei confronti dell’iniziativa economica, con la riforma (e lo snaturamento) dell’articolo 41 della Costituzione, pretenda poi di imporre vincoli preventivi alla composizione dei Cda di quelle stesse imprese che sono e restano private.

Visti i legami tra importanti società e governo, la decisione di rimandare l’entrata in vigore della legge e di edulcorare le sanzioni in caso di mancato recepimento, non può essere un caso. Spesso i consiglieri di diverse società sono legati a doppio filo alla politica di modo che il leader del momento possa controllarle attraverso di loro, e perseguire così i propri interessi. Finora si trattava per la maggior parte di uomini. L’introduzione delle quote, come ogni altro cambiamento, va bene ai nostri politici, e alle associazioni di imprese, solo qualora non alteri gli equilibri esistenti e mantenga saldo e intatto il sistema di potere già affermato. Per questo, forse, chi di dovere si sta domandando dove trovare donne da collocare in questi posti strategici, soprattutto nel caso in cui abbia nel proprio parco delle persone di fiducia solo, o soprattutto, uomini. E in particolar modo ora che le donne in stile “Papi girl”, di per sé utilissime allo scopo perché in nome della carriera e dei soldi facili assicurerebbero fedeltà cieca obbedienza eterna al proprio benefattore, sono almeno temporaneamente "bruciate". Ovvio: accantonate le Minetti di turno, per trovare una risposta soddisfacente c’è bisogno di tempo.



Sara Santolini
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Messaggio Da Zoe Lun 14 Mar - 10:25

http://www.repubblica.it/esteri/2011/03/14/news/citt_morti-13575400/?ref=HREA-1
REPORTAGE
Rapporto dalla città dei morti in 10mila inghiottiti dall'onda

Qui sorgevano migliaia di edifici, la darsena, scuole e un ospedale. Non una barca si è salvata e la spiaggia è attraversata da sabbie mobili
dal nostro inviato GIAMPAOLO VISETTI

MINAMISANRIKU - La città scomparsa dovrebbe essere qui sotto. Nessuno si rassegna a crederci, ma è così. I piedi affondano in un pantano nero, impastato di sabbia, di petrolio, di acqua salata, di travi in cemento e di pesci coperti da insetti.

Potrebbe essere uno stagno che si sta prosciugando, percorso da odori adesivi, usato come discarica. Invece si calpesta Minamisanriku e non si vorrebbe, temendo di fare male a qualcuno. Pochi soccorritori sono arrivati qui e la prima volta se ne sono andati, convinti che il porto peschereccio abitato fino a venerdì da diciassette mila persone si trovasse altrove. Sono tornati oggi, spinti dai sopravvissuti del posto e dal Gps e adesso non hanno dubbi. Questo deserto coperto ora dai gabbiani, da cui affiora una gamba piegata, si apre dall'oceano verso l'interno per nove chilometri.

Il livello del Pacifico che si è trasferito sopra la costa nord - est dell'isola di Honshu, resta alto per almeno due chilometri. Non una barca si è salvata, la spiaggia è attraversata da sabbie mobili e nessuno va a recuperare quell'arto, divenuto il segnale della catastrofe. Qui sorgevano migliaia di edifici, la darsena, strade, scuole e un piccolo ospedale. Se davvero Minamisanriku è questo, non c'è speranza. Da tre giorni non c'è traccia di almeno metà della popolazione. Diecimila abitanti sono scomparsi in pochi minuti, travolti dalla prima, grande onda scatenata dal sisma.

Dopo 72 ore si possono trovare persone vive sotto le macerie di un terremoto, non sotto il fango di uno tsunami. Chi si è salvato, nei quartieri in collina, è accampato per strada e guarda l'impressionante scia orizzontale, simile a quella verticale aperta da una valanga. Il livello del terreno si è abbassato e l'impressione è che ora sia inferiore a quello del mare. E per questo che Minamisanriku è stata spazzata via e che gli aiuti non sono ancora arrivati. Le strade sono interrotte, tutto deve essere trasportato a mano. Manca cibo, non c'è acqua potabile, la corrente elettrica è sospesa. Non si può nemmeno fuggire: le pompe, tre chilometri all'interno, non funzionano e il carburante è esaurito. Questa città inghiottita è l'ultimo simbolo della catastrofe che s'è abbattuta sulle prefetture orientali di Miyagi, Iwate e Fukushima, a nord di Tokyo. Si comincia però a prendere atto con orrore che è solo una delle tante, uno tra i centinaia di luoghi del Giappone che non c'è più. Dopo un giorno in viaggio lungo la costa inghiottita dall'oceano, ormai deserta e muta, non ha senso tentare di contare i morti e i dispersi.

Diecimila? Il doppio? La popolazione sostiene che anche trentamila risulteranno pochi. Più rapido contare i superstiti e i feriti e sperare che molti siano riusciti a scappare all'interno e che non riescano ora a dare l'annuncio della loro salvezza. "Quando è finita la grande scossa - dice Natsuo Kawabata, avvocato a Minamisanriku - mi sono precipitato verso casa. Ho visto una trentina di auto in colonna, che acceleravano sulla strada. Alle loro spalle saliva l'onda. L'acqua si avvicinava, travolgeva le case e le auto acceleravano ancora. Una dopo l'altra, in mezzo minuto, sono state inghiottite tutte. Nella quarta c'erano mia moglie e mio figlio Hojo di 7 anni. Era al telefono con me è gridava "è fatta, siamo salvi"". Se una parte dell'Honshu non esiste più lo si deve anche alla straordinaria qualità delle costruzioni antisismiche, che hanno tradito gli abitanti. Dopo la scossa delle 14.46, l'assenza di crolli ha indotto la gente a illudersi di aver subìto un evento straordinario, ma non distruttivo. L'allarme tsunami è stato lanciato nove minuti più tardi, diciannove prima che l'oceano si alzasse di venti metri sopra la costa. L'onda si è abbattuta su una popolazione riversata per strada, che stava cercando di capire cosa fosse successo, nell'impossibilità di seguire gli appelli alla fuga lanciati in tivù, spenta dall'interruzione della corrente elettrica. La maggioranza ha ignorato il pericolo del Pacifico, o ne ha sottovalutato la velocità, venendo strappata via con l'elmetto d'emergenza sul capo.

E' questo eccesso di sicurezza nella tecnologia, l'abitudine alla compagnia di una terra qui in costante movimento, ad aver potenziato l'effetto del peggior terremoto della storia nazionale. Percorrendo i quattrocento chilometri della costa inabissata, rimasti in gran parte privi di soccorsi a causa dell'emergenza radiottiva nella centrale di Fukushima, ci si rende conto così che il peggio potrebbe non essere stato ancora scoperto. Sendai, il capoluogo della prefettura di Miyagi, oltre un milioni di abitanti, resta sommerso dall'acqua ancora per metà. Sono migliaia gli edifici distrutti, gli evacuati da tre giorni non mangiano e non bevono, l'aria della notte scende a quattro gradi sotto zero e solo pochi possono ripararsi con una coperta asciutta. "Ci mancano farmaci essenziali e sangue - dice Mikiko Dotsu, capo squadra di medici senza frontiere - e l'assenza di energia impedisce di operare. Centinaia di persone, in particolare i bambini e i vecchi, devono essere portate via di qui al più presto, con gli elicotteri, o sulle navi". La scuola elementare di Natori è adibita a obitorio: all'interno, non coperti da lenzuoli, centinaia di corpi, forse mille. In un angolo vengono riposte le salme irriconoscibili, i resti considerati umani. Più si risale a nord, dal cuore dell'epicentro, è più lo scenario assume realmente il profilo di una non narrabile apocalisse. Anche la città marinara di Matsushima aveva diciassettemila residenti. E' ridotta ad un villaggio di poche case naviganti nel mare e del grande mercato del pesce non c'è traccia. Gli abitanti, sotto shock, raccontano che lo tsunami dell'11 marzo passerà però alla storia per aver sottratto al mondo l'arcipelago di Matsushima Kaigan.

Erano 260 piccole isole, decine di penisole verdi tuffate nel Pacifico, tra gli scenari naturali più stupefacenti del Giappone. Rocce nere, torri di tufo, sabbia come neve, sorgenti di acqua bollente, borghi antici e una miriade di templi buddisti e scintoisti invasi dalla pace. Dalla costa oltre Sendai occorreva un'ora di barca per entrare nel paradiso delle scimmie e dei cervi, popolato di oltre duecentomila persone. Dalla terraferma non si scorgono più isole e i pescatori assicurano che l'arcipelago è stato sommerso. A Ishinomaki, sull'isola di Miyato, abitano 166 mila persone, di cui non si ha notizia. Metà della città risulta distrutta. I pescatori dell'isola di Kinkazan, il "fiore d'oro" dell'Honshu, non trovano più decine di altre isole, rimaste sotto il livello del mare. Il censimento del disastro è ostacolato dalla distruzione dei porti e di migliaia di imbarcazioni. L'arcipelago di Matsushima è totalmente isolato da venerdì e anche il laboratorio marino dell'università di Tuhoku, nella città di Onagawa, non dà segni di vita. Di certo la penisola di Ojika, l'isola di Oshima e Fukuura, si trovano oggi sotto il livello dell'acqua ed è impossibile sapere quanti siano riusciti a mettersi in salvo, come abbiano potuto riuscirci. Le isole hanno fatto da frangiflutti contro la forza del mare, proteggendo un tratto di terraferma, ma autocondannandosi a scomparire.

Lungo la costa, che si presenta oggi come un luogo naturale totalmente cambiato e irriconoscibile, sono però migliaia gli edifici crollati anche a Shiogama, 59 mila residenti e il più grande mercato del pesce della prefettura di Miyagi. Centinaia di persone mancano a Iwanuma, dove la gente resta accampata sui tetti. A Rikuzentakata, nella prefettura di Iwate, sabato si segnalavano quattrocento corpi restituiti dallo tsunami. Le squadre di soccorritori, giunte da Taiwan, affermano che nella spianata di fango ce ne potrebbero essere almeno altrettanti. A Rikuzen Takata, cittadina di ventottomila persone, gli edifici demoliti dallo tsunami sono oltre ottomila. Centinaia più a sud, a Minami Soma. La realtà che un Giappone stremato non vuole ancora accettare è l'uscita dallo tsunami con una mutilazione profonda e devastante. Tra la capitale e Kesennuma, apice nord estremo della devastazione, centinaia di centri abitati non esistono più. I porti distrutti sono decine, migliaia di imbarcazioni bruciate e affondate. La pesca rappresenta il 15% del pil nazionale e i danni economici si profilano immensi. In questa fascia di terra scossa, in gran parte impercorribile in auto e non raggiunta dalla macchina dei soccorsi, si aggirano ora oltre 300 mila sfollati, alla disperata ricerca di un numero imprecisato di morti e di dispersi. La maggioranza della popolazione, poco meno di tre milioni di individui, ha perduto tutto e lotta per trovare acqua, cibo e qualcosa con cui difendersi dal freddo. Gli aiuti sono lenti e insufficienti: 100 mila uomini si perdono in un deserto di macerie e rischiano di trasformarsi a loro volta in profughi.

Solo oggi iniziano a delinearsi i contorni di una tragedia che nelle prime ore, dopo la scossa da 9 gradi della scala Richter, era sembrata miracolosamente scongiurata. Si è detto che solo il Giappone poteva resistere ad un simile squasso: stiamo scoprendo che non è andata così, che nemmeno il Sol Levante è stato più forte di una natura che si illudeva di aver sottomesso. "L'onda saliva - dice Yukio Hokusai, sopravvissuto di Rikuzen Takata - e il primo piano di casa è stato allagato. Siamo usciti sul tetto e anche i nostri vicini, nell'edificio a fianco, erano lassù. Un cantiere impediva al fango di scorrere e la montagna di melma saliva. Ho visto la famiglia Endo sparire in un gorgo nero, mentre il figlio più piccolo si aggrappava all'antenna satellitare". Di tutto questo, assieme al dolore, nel Nordest del Giappone resta solo la paura: di un'altra, definitiva scossa, di una contaminazione nucleare più alta di 400 volte rispetto al normale, dell'abbandono, di essere rimasti senza futuro. Nel pomeriggio al largo di Ebina ha attraccato la portaerei Usa "Ronald Reagan". I marines che distribuiscono razioni di pane e di riso a chi si prepara per la terza notte all'addiaccio, hanno la maschera sul viso. I sopravvissuti si inchinano, ringraziano e subito si coprono la bocca con la mano.
(14 marzo 2011)
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