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I Film di DarkOver
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Re: I Film di DarkOver
Lucy Gordon ha scritto:ecco a riprova che ho scoperto l'acqua calda pure stavolta
mica tanto Liusi
ne ho parlato per colpa tua stasera con un amico cinéphile (meco' )
Se il regista/sceneggiatore/attore è abbastanza frequente, e pure comuni sono i passaggi dalla sceneggiatura o dalla recitazione alla regia, una quasi debuttante che si presenta come attrice e sceneggiatrice sembra cosa rara.
Mon ami m'ha pure spiegato il sistema complicatissimo con cui vengono decisi i credits della sceneggiatura in america: troppo complicato da spiegare, magari i prossimi giorni cerco qualche link; comunque conferma che èun sistema per cui i contributi degli attori vengono quasi sistematicamente esclusi.
E di attori famosi che intervenivano spesso nella sceneggiatura ce ne sono tanti, sia perché notori rompiballe presuntuosi (Kirk Douglas, Marlon Brando, John Wayne ad es.) sia perché veri intellettuali con idee e capacità di scrittura, come, si dice, Sean Connery, Paul Muni e Vincent Price. Ma nessuno di questi alla fine rissulta nei credits.
Come attore anche bravo sceneggiatore ci è venuto in mente John Cleese... che a dire il vero chiamarlo solo attore è limitativo
mambu- cometa
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Re: I Film di DarkOver
notare la pubblicità occulta per la scarpe di Porto Sant' Elpidio
Lucy Gordon- agente critico
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Re: I Film di DarkOver
Ecco qua. ho vagato un bel po' sul sito della Writers Guild of America ma alla fine la pagina più chiara ed esplicativa sull'attribuzione dei credits per la sceneggiatura l'ho trovata su wiki inglese (potevo fare meno lo snob e partire da wiki )
http://en.wikipedia.org/wiki/WGA_screenwriting_credit_system#cite_note-0
Però ho trovato una curiosità: nel 2005 la WGA ha fatto la lista delle migliori 101 semeggiature della storia del cinema (magari Lusi lo sapevi già... ma io sono uno spettatore cazzone e poco sistematico)
http://www.wga.org/content/subpage_newsevents.aspx?id=1807
Come sempre questo tipo di classifiche sono interressanti per quello che dicono di chi le fa. La prima cosa che si nota è l'esclusione del cinema muto - come se i film di Griffith e Stroheim o La febbre dell'oro e Il monello non avessero sceneggiatura. per me indizio di un'idolatria della parola detta, del dialogo e della battuta che magari è normale da parte di scrittori, ma che è pure un difetto del cinema mericano.
E c'è anche una distorsione temporale: la grande massa è dal 70 in poi, includendo anche film di perfetta mediocrità e dalle sceneggiature di maniera (Voglia di tenerezza, Dentro la notizia, La stangata, Jerry Maguire, Stregata dalla luna, Sideways...)
Mi pare che il più vecchio sia Accadde una notte
Poi c'è la solita distorsione nazionalistica: a parte qualche produzione inglese (quelli prevedibili, lawrence d'Arabia, Il fiume Kwai e Il terzo uomo) gli unici film non americani sono La grande illusione e 8 e mezzo, 85° e 87°... quasi un contentino
Poi ci sono tutti i filmoni storici, in una classifica fondamentalmente senza sorprese e senza fantasia, il cui criterio rpincipale sembra il successo commerciale del film, non la sceneggiatura in sé (a parte i riconoscimenti ai contemporanei, naturalmente, al modo "attuale" di sceneggiare intorcolando e complicando le storie dopo che per decenni i produttori americani si erano distinti nell'uso della mannaia per semplificare le vicende; altrimenti non si spiegherebbe la presenza del ladro di orchidee, di se mi lasci ti cancello - moda Kaufmann? - e di Memento).
Stavo già ululando di rabbia per l'assenza di film di Ford quando in fondo ho visto apparire Sentieri selvaggi e Furore... davvero il minimo
Altri sintomi del culto della battuta e della sceneggiatura intorcolata: la presenza di Lady Eva, che a me piace ma ha propria nella sceneggiatura eccessiva il principale difetto; e la scelta della Signora del venerdì come miglior versione della famosa commedia di Ben Hecht. Versione che si distingue per il mitragliamento di battutte davvero ineguagliato, ma anche per un tourbillon di entrate e uscite di scena ancora nettamente teatrale. Molto meglio per me la versione di Wilder, Prima pagina.
Una noticina merita il riconoscimento multiplo di Woody Allen, visto che lo si dice sempre vituperato in america. Probabilmente sono queste le nomination "coraggiose", anche se dedicate ovviamente ai maggiori successi.
Un'ultima curiosità: le commedie dei fratelli Marx avevano sceneggiature così scarse da non entrare in una classifica dove stanno Tootsie e Lo squalo? Troppe gag visive forse?
http://en.wikipedia.org/wiki/WGA_screenwriting_credit_system#cite_note-0
Però ho trovato una curiosità: nel 2005 la WGA ha fatto la lista delle migliori 101 semeggiature della storia del cinema (magari Lusi lo sapevi già... ma io sono uno spettatore cazzone e poco sistematico)
http://www.wga.org/content/subpage_newsevents.aspx?id=1807
Come sempre questo tipo di classifiche sono interressanti per quello che dicono di chi le fa. La prima cosa che si nota è l'esclusione del cinema muto - come se i film di Griffith e Stroheim o La febbre dell'oro e Il monello non avessero sceneggiatura. per me indizio di un'idolatria della parola detta, del dialogo e della battuta che magari è normale da parte di scrittori, ma che è pure un difetto del cinema mericano.
E c'è anche una distorsione temporale: la grande massa è dal 70 in poi, includendo anche film di perfetta mediocrità e dalle sceneggiature di maniera (Voglia di tenerezza, Dentro la notizia, La stangata, Jerry Maguire, Stregata dalla luna, Sideways...)
Mi pare che il più vecchio sia Accadde una notte
Poi c'è la solita distorsione nazionalistica: a parte qualche produzione inglese (quelli prevedibili, lawrence d'Arabia, Il fiume Kwai e Il terzo uomo) gli unici film non americani sono La grande illusione e 8 e mezzo, 85° e 87°... quasi un contentino
Poi ci sono tutti i filmoni storici, in una classifica fondamentalmente senza sorprese e senza fantasia, il cui criterio rpincipale sembra il successo commerciale del film, non la sceneggiatura in sé (a parte i riconoscimenti ai contemporanei, naturalmente, al modo "attuale" di sceneggiare intorcolando e complicando le storie dopo che per decenni i produttori americani si erano distinti nell'uso della mannaia per semplificare le vicende; altrimenti non si spiegherebbe la presenza del ladro di orchidee, di se mi lasci ti cancello - moda Kaufmann? - e di Memento).
Stavo già ululando di rabbia per l'assenza di film di Ford quando in fondo ho visto apparire Sentieri selvaggi e Furore... davvero il minimo
Altri sintomi del culto della battuta e della sceneggiatura intorcolata: la presenza di Lady Eva, che a me piace ma ha propria nella sceneggiatura eccessiva il principale difetto; e la scelta della Signora del venerdì come miglior versione della famosa commedia di Ben Hecht. Versione che si distingue per il mitragliamento di battutte davvero ineguagliato, ma anche per un tourbillon di entrate e uscite di scena ancora nettamente teatrale. Molto meglio per me la versione di Wilder, Prima pagina.
Una noticina merita il riconoscimento multiplo di Woody Allen, visto che lo si dice sempre vituperato in america. Probabilmente sono queste le nomination "coraggiose", anche se dedicate ovviamente ai maggiori successi.
Un'ultima curiosità: le commedie dei fratelli Marx avevano sceneggiature così scarse da non entrare in una classifica dove stanno Tootsie e Lo squalo? Troppe gag visive forse?
mambu- cometa
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Re: I Film di DarkOver
Lucy Gordon ha scritto:
notare la pubblicità occulta per la scarpe di Porto Sant' Elpidio
e l'autocitazione "meaning something completely different".
mambu- cometa
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Re: I Film di DarkOver
Altro film che uscirà anche in Italia dal Sundance ..... che finalmente hanno capito su quali film devono puntare?
Ha vinto il premio per il miglior regista allo scorso Sundance, e stao selezionato a Cannes nella sezione Un Certain Regard , stupisce nonostante le aspettative già altissime non solo per l'ottimo lavoro dell'esordiente T. Sean Durkin ma anche per l'ottima prova di Elizabeth Olsen, sorella minore delle più celebri gemelle, anche lei al suo primo ruolo da protagonista. Si tratta di un thriller che fin dalle prime scene è un crescendo di tensione e che alterna due differenti linee temporali, passato e presente, spesso non immediatamente distinguibili, così da avvicinarci alla sensazione di disagio e paranoia vissuta dalla protagonista.
John Hawkes, Elizabeth Olsen, Louisa Krause in Martha Marcy May Marlene La povera Martha è infatti una ragazza appena ventenne che torna a farsi viva presso la sorella più grande Lucy (Sarah Paulson) dopo che per due anni non ha dato nessuna notizia di sé: Lucy nel frattempo si è sposata con Ted (Hugh Dancy) ed è andata avanti con la sua vita, ma è talmente felice di rivedere la sorellina (verso la quale ha un evidente senso di colpa) che si accontenta delle poche ed ermetiche risposte che riceve e non si preoccupa di quello che può essere avvenuto in questi lunghi mesi di assenza. Per Martha invece è ben più difficile dimenticare, visto che proviene da una lunga permanenza in una vera e propria setta in cui giovani donne e uomini seguono i dettami di un uomo senza scrupoli di nome Patrick che fa a tutti loro da padre spirituale (un inquietante John Hawkes, al secondo successo Sundance consecutivo, dopo Un gelido inverno dello scorso anno).
John Hawkes in una scena di Martha Marcy May Marlene Con i ricordi che pian piano incominciano ad affiorare nella mente di Martha, sale l'inquietudine nelle persone che sono al suo fianco ma anche presso gli spettatori sempre più risucchiati in un vortice affascinante di immagini, sensazioni e paure che convergono in un finale che lascia poca speranza, soprattutto per l'evidente incapacità da parte di Martha di reagire, ancora persa in quel labirinto di nomi, regole, responsabilità lasciatole dal lavaggio di cervello subito in tanti mesi: Martha, Marcy May, Marlene; madre, amante, sorella, figlia; leader, guida, vittima; forte e fragile, sana e pazza al tempo stesso; il personaggio interpretato dalla Olsen riesce ad essere tutto questo in un film che ha però un'unica grande protagonista, la paranoia, raramente illustrata tanto bene sul grande schermo.
myMovie
...........occhio che questo film picchia forte
Ha vinto il premio per il miglior regista allo scorso Sundance, e stao selezionato a Cannes nella sezione Un Certain Regard , stupisce nonostante le aspettative già altissime non solo per l'ottimo lavoro dell'esordiente T. Sean Durkin ma anche per l'ottima prova di Elizabeth Olsen, sorella minore delle più celebri gemelle, anche lei al suo primo ruolo da protagonista. Si tratta di un thriller che fin dalle prime scene è un crescendo di tensione e che alterna due differenti linee temporali, passato e presente, spesso non immediatamente distinguibili, così da avvicinarci alla sensazione di disagio e paranoia vissuta dalla protagonista.
John Hawkes, Elizabeth Olsen, Louisa Krause in Martha Marcy May Marlene La povera Martha è infatti una ragazza appena ventenne che torna a farsi viva presso la sorella più grande Lucy (Sarah Paulson) dopo che per due anni non ha dato nessuna notizia di sé: Lucy nel frattempo si è sposata con Ted (Hugh Dancy) ed è andata avanti con la sua vita, ma è talmente felice di rivedere la sorellina (verso la quale ha un evidente senso di colpa) che si accontenta delle poche ed ermetiche risposte che riceve e non si preoccupa di quello che può essere avvenuto in questi lunghi mesi di assenza. Per Martha invece è ben più difficile dimenticare, visto che proviene da una lunga permanenza in una vera e propria setta in cui giovani donne e uomini seguono i dettami di un uomo senza scrupoli di nome Patrick che fa a tutti loro da padre spirituale (un inquietante John Hawkes, al secondo successo Sundance consecutivo, dopo Un gelido inverno dello scorso anno).
John Hawkes in una scena di Martha Marcy May Marlene Con i ricordi che pian piano incominciano ad affiorare nella mente di Martha, sale l'inquietudine nelle persone che sono al suo fianco ma anche presso gli spettatori sempre più risucchiati in un vortice affascinante di immagini, sensazioni e paure che convergono in un finale che lascia poca speranza, soprattutto per l'evidente incapacità da parte di Martha di reagire, ancora persa in quel labirinto di nomi, regole, responsabilità lasciatole dal lavaggio di cervello subito in tanti mesi: Martha, Marcy May, Marlene; madre, amante, sorella, figlia; leader, guida, vittima; forte e fragile, sana e pazza al tempo stesso; il personaggio interpretato dalla Olsen riesce ad essere tutto questo in un film che ha però un'unica grande protagonista, la paranoia, raramente illustrata tanto bene sul grande schermo.
myMovie
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Lucy Gordon- agente critico
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Re: I Film di DarkOver
Comunicati oggi data di rilascio e primo trailer!!!!!!!
.....................stavoltà con le novità mi supero..............esce fra un anno 20/07/2012
siete pronti ?
.....................stavoltà con le novità mi supero..............esce fra un anno 20/07/2012
siete pronti ?
Lucy Gordon- agente critico
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Re: I Film di DarkOver
non so se sono pronta
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Re: I Film di DarkOver
anna ha scritto: non so se sono pronta
Lucy Gordon- agente critico
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Re: I Film di DarkOver
Lucy Gordon ha scritto:Comunicati oggi data di rilascio e primo trailer!!!!!!!
.....................stavoltà con le novità mi supero..............esce fra un anno 20/07/2012
siete pronti ?
manca l'emoticon con il dito medio
anny_skod- satellite artificiale
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Re: I Film di DarkOver
anny_skod ha scritto:Lucy Gordon ha scritto:Comunicati oggi data di rilascio e primo trailer!!!!!!!
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manca l'emoticon con il dito medio
Lucy Gordon- agente critico
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Re: I Film di DarkOver
Ci sono film che una volta letta la trama non ho mai voglia o il coraggio di vederli, degli ultimi posso citare Non lasciarmi Brothers e Adorabili resti. Non perchè li reputi di poco valore, tutt'altro, perchè sono sicura di farmi prendere troppo nelle vicende e di conseguenza starci male. Sono fatta così perciò amen.
Questa sera a pezzi e bocconi ho visto Brothers di Jim Sheridan con Natalie Portman Tobey Maguire Jake Gyllenhaal Carey Mulligan Sam Shepard colonna sonora basata su Winter degli U2.
La trama :
Sam Cahill è un ufficiale in partenza per la sua quarta missione in Afghanistan. Posato e responsabile, è sposato con Grace, ex cheerleader del liceo, ed è padre di due adorabili bambine. Campione nella vita ed eroe in guerra, Sam è il figlio prediletto di Hank, padre suscettibile e veterano del Vietnam legato in seconde nozze con Elsie. I rancori e le frustrazioni del padre ricadono immancabilmente su Tommy, figlio minore e trascurato che ha dissipato il suo potenziale nei boccali di birra e nelle celle delle prigioni. La presunta morte di Sam al fronte costringe Tommy a rivedere e organizzare la sua vita. Deciso a prendersi cura di Grace e delle nipotine, finirà per innamorarsi di lei e per desiderare di appartenere finalmente a qualcuno. Il ritorno improvviso di Sam, sopravvissuto a un incidente e alla prigionia, sconvolgerà gli equilibri familiari costringendo i due fratelli a un confronto diretto. Ma Sam ha un angoscia ben più superiore.
Traduzione americana del film danese di Susanne Bier (Non desiderare la donna d'altri).
Questo film è un mix fra I migliori anni della nostra vita , C'è sempre un domani, dal Cacciatore e Nato il quattro luglio.
Ma ha una cosa che lo contraddistuinghe: evidenzia l'intimo nel dramma pubbblico della guerra. Ci fa capire quanto risentano le famiglie di una idelogia militare che di per se è già aberrante senza dover toccare i picchi, anzi gli abissi, di questa storia. Sheridan, già regista di “Il mio piede sinistro” e “Nel nome del padre”, riesce a scavare in questa famiglia con un tocco elegante, ma penetrante. Ogni personaggio è a dir poco fantastico e stiamo parlando di giovani attori, tanto per dire il protagonista è interpretato da Tobey Maguire lo spiderman della saga fumettistica, cancellate quello che pensate di questo attore, qui è a dir poco inquietante anche se ha preso un pò troppo a modello il De Niro di "taxy driver".
Natalie Portman è toccante, ma senza strabordare nelle espressioni di facile piangioneria. Jake Gyllenhaal perfetto. Si nota il grande lavoro del regista negli interpreti. Una delle cose belle di questo film è il finale non tragico, ma neanche happy end. Ci è dato uno spunto di riflessione enorme.
Da vedere assolutamente. Se non lo avete già fatto.
Questa sera a pezzi e bocconi ho visto Brothers di Jim Sheridan con Natalie Portman Tobey Maguire Jake Gyllenhaal Carey Mulligan Sam Shepard colonna sonora basata su Winter degli U2.
La trama :
Sam Cahill è un ufficiale in partenza per la sua quarta missione in Afghanistan. Posato e responsabile, è sposato con Grace, ex cheerleader del liceo, ed è padre di due adorabili bambine. Campione nella vita ed eroe in guerra, Sam è il figlio prediletto di Hank, padre suscettibile e veterano del Vietnam legato in seconde nozze con Elsie. I rancori e le frustrazioni del padre ricadono immancabilmente su Tommy, figlio minore e trascurato che ha dissipato il suo potenziale nei boccali di birra e nelle celle delle prigioni. La presunta morte di Sam al fronte costringe Tommy a rivedere e organizzare la sua vita. Deciso a prendersi cura di Grace e delle nipotine, finirà per innamorarsi di lei e per desiderare di appartenere finalmente a qualcuno. Il ritorno improvviso di Sam, sopravvissuto a un incidente e alla prigionia, sconvolgerà gli equilibri familiari costringendo i due fratelli a un confronto diretto. Ma Sam ha un angoscia ben più superiore.
Traduzione americana del film danese di Susanne Bier (Non desiderare la donna d'altri).
Questo film è un mix fra I migliori anni della nostra vita , C'è sempre un domani, dal Cacciatore e Nato il quattro luglio.
Ma ha una cosa che lo contraddistuinghe: evidenzia l'intimo nel dramma pubbblico della guerra. Ci fa capire quanto risentano le famiglie di una idelogia militare che di per se è già aberrante senza dover toccare i picchi, anzi gli abissi, di questa storia. Sheridan, già regista di “Il mio piede sinistro” e “Nel nome del padre”, riesce a scavare in questa famiglia con un tocco elegante, ma penetrante. Ogni personaggio è a dir poco fantastico e stiamo parlando di giovani attori, tanto per dire il protagonista è interpretato da Tobey Maguire lo spiderman della saga fumettistica, cancellate quello che pensate di questo attore, qui è a dir poco inquietante anche se ha preso un pò troppo a modello il De Niro di "taxy driver".
Natalie Portman è toccante, ma senza strabordare nelle espressioni di facile piangioneria. Jake Gyllenhaal perfetto. Si nota il grande lavoro del regista negli interpreti. Una delle cose belle di questo film è il finale non tragico, ma neanche happy end. Ci è dato uno spunto di riflessione enorme.
Da vedere assolutamente. Se non lo avete già fatto.
Lucy Gordon- agente critico
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Re: I Film di DarkOver
uffa, di questo film non trovo quasi nulla in rete, ma questa sera lo metto tra i primi tre di una mia ipotetica graduatoria
Corps à Coeur
"Il" film sull'amore
aggiungo questa trama, scritta piuttosto male , che ho trovato in un blog
Corps à Coeur
"Il" film sull'amore
aggiungo questa trama, scritta piuttosto male , che ho trovato in un blog
- Spoiler:
- Ci sono argomenti e modi che è difficile portare nel cinema d’amore. Ne faccio alcuni esempi:
- parlare d’amore col linguaggio di Racine e di Corneille.
- costruire il film su una unica composizione musicale.
- l’amore fra un uomo di trent’anni ed una donna di cinquanta.
- l’amore fra un uomo che lavora con le mani ed una laureata.
- terminare il film tragicamente però anche col lieto fine.
Paul Vecchiali, artista ed uomo strano, è riuscito a perseguire a meraviglia questi cinque modi in un film che pochi hanno visto, Corps à coeur. Di quei pochi, molti sono entusiasti, io fra loro. Il film è ambientato in un quartiere suburbano di Parigi. Pierrot (Nicolas Silberg) fa il meccanico auto e non ha nessun problema a piacere alle ragazze, ce n’è una, Emma (Béatrice Bruno), che ha meno di diciott’anni e che gli è sempre fra i piedi, basterebbe che Pierrot alzasse un dito per prendersela, ma non lo fa perché le vuole bene, e la chiama mucchietto d’ossa. Anche la moglie del proprietario dell’officina ha un debole per lui. Nel corso del film si scoprirà che il proprietario è silenziosamente innamorato da anni di Pierrot. Una sera, Pierrot va a un concerto - gli piace la musica classica - e vede per la prima volta Jeanne-Michèle (Hélène Surgère), una bionda di cinquant’anni che fa la farmacista. Pierrot si innamora e le prova tutte, dapprima con la furberia dell’uomo pratico di donne, poi in modo sempre più goffo ed esposto. Nel quartiere, tutti - e tutte - vogliono bene a Pierrot, si accorgono della situazione e fra loro ne parlano come se fosse una malattia, da cui sperano che Pierrot guarisca presto. Emma, amorosa, simpatica e sfacciata, glielo dice in faccia, a Pierrot, che a lei si confida, sempre senza mai alzare nemmeno mezzo dito. Dal concerto in poi, abbastanza spesso si sente la musica di Gabriel Fauré, il Requiem opera 48. Finisce che Pierrot si piazza sulla sua macchina parcheggiata nella strada della farmacia. Lì vive, lì sta, contornato di piante ornamentali che si è portato e che accuratamente innaffia. Sono tanti i curiosi a fare cerchio intorno a lui, in quei giorni - a qualche metro di distanza. Ogni tanto uno o l’altro si stacca dal gruppo, si avvicina a Pierrot, gli stringe la mano offrendogli la sua solidarietà e guardandolo negli occhi. Finché, credo al terzo giorno - è quello in cui succedono le cose - Pierrot cade a terra svenuto dalla fame e dal sonno. Lo trasportano a braccio nella farmacia (dove, se no?) e la farmacista gli dà quattro convinte sberle per farlo rinvenire. Pierrot prova anche ad andare sul mare del Nord, dove vive la sua amante storica che ora si è sposata ed ha un figlio, ci sta insieme per una notte, ma non serve, se ne torna in città. Mentre era assente, la farmacista gli ha scritto che vuole vederlo, Pierrot corre, e lei gli dice che ha tre mesi di vita e li vuole passare tutti con lui. Vanno in Provenza (Pierrot cede la sua quota nell’officina) e sono felici entrambi, giorno e notte, che vivono in carnalità piena e esibita. Una sera, decidono di festeggiare a cena in un bel locale, lei ci va per prima, tutta acchittata di sete, una signora di ottimo gusto, si capisce che è anche colta, lui arriva dopo un quarto d'ora, nella tuta da officina, però lavata e stirata di fresco. Le è sbalordita, comincia a ridere, passando subito al sorriso amoroso. Torneranno a Parigi, e tutto finirà, non dico come, non per la malattia. Il film termina tragicamente però c’è il lieto fine. Di fronte a una storia così le alternative sono in genere due: o la noia sbadigliante o il sorriso ghignante. Ho scoperto che ce n’è anche un’altra: la commozione fino alle lacrime felici. Metterò nei commenti due brani di francesi che la pensano come me, il secondo si chiude con un à vos mouchoirs! Paul Vecchiali è un incosciente che ama il rischio per il rischio, qui c’è riuscito, ed anche in un altro suo film, ma un terzo non lo vedrò, per il calcolo delle probabilità non può che cadere, e senza rete. Questi due però mi bastano.
Ecco il primo brano francese di cui ho scritto nel post. E' di Axel Cadieux:
"Une nuit, sous la pluie. Un feu d'artifice. Voué à l'échec il projette, dans un son tonitruant, gerbes colorées, grains de folie, tourbillons énivrants. Le paroxysme puis la chute, inévitable. Etincelles étincelantes ravalées par l'obscurité planante. Et la pluie. Franchement, est-ce qu'une seule, rien qu'une seule de ces gerbes ne s'attendait pas à ce triste sort ? N'était-elle pas conçue, destinée à s'éteindre dans la passion ? L'étincelle est digne et accepte sa vocation. Impuissante, de toute manière. Car orchestrée par le plus bel artificier du monde ; Paul Vecchiali. Tragédie.
Mélange des genres, désharmonie des âmes. Désharmonie des genres ? Mélange des âmes ? Sûrement pas. L'étincelle nommée Hélène Surgère ne coulera pas dans les veines du mécano Nicolas Silberg. Pas totalement en tout cas ; rien qu'un petit moment. Et réciproquement, sans équivoque. Car oui, indéniablement, le poison de Silberg se mêlera au sang de Surgère.
Certes, le feu de bengale s'embrase. Lentement mais sûrement, plus c'est long plus c'est bon, plus c'est long, et plus ils souffriront. Déjà à l'horizon se profile le bouquet final. Le dernier, évidemment. Certes, le feu de bengale s'embrase, dans toute sa splendeur, il roule sur le sable doré, sous le ciel bleu provençal, il met l'Hélène à nu, scrute et caresse son corps meurtri par trop de contradictions ; et par la beauté. Ici ses mots la transpercent. Il met l'Hélène à nu pour l'aimer, et pour finalement mieux la détruire. Pauvre de lui, il n'aura pas raison de son propre tourbillon, autodestructeur.
C'est le jeu des contrastes. Chassé-croisé fatal entre Elle et Lui, et plus que l'amour, c'est la pulsion inconsciente qui domine ici, qui règne sur ces pauvres corps restés dignes jusqu'au fond des pupilles, en dépit de leur issue certaine. Des pupilles formidablement froides et faibles et sensibles, formidablement pudiques. Le quotidien de la réalité supérieure se combine à celui de la Rue et de la Pharmacie pour mieux se faire voir, pour mieux se faire envier. Pour se rendre accessible ? La verve poétique, la tirade tragique se conjugue à la formule brute, à l'injonction sauvage ; " crache dans ma bouche ". Fabuleux car n'existant pas l'un sans l'autre. A l'image de leurs auteurs. Fécondés pour se rencontrer, enfantés pour s'entretuer ( Silberg n'a pas d'avenir ). C'est le jeu des contrastes ; Vecchiali habite, investit, prolonge les univers du pain avec ceux du cosmos pour finalement mieux les comprendre ; cohésion parfaite, ils ne font plus qu'un.
Racine et Corneille peuvent aller se rhabiller ; Vecchiali, qui combine l'image et la prose, signe de sa plume pelliculaire une oeuvre nommée Beauté".
Ed ecco il secondo brano, che è di Christian Thorel:
"Lui est garagiste. Elle est pharmacienne. Rien ne les unirait si la danse d’amour et de mort ne les emportait dans la tourmente d’une passion inextinguible. On oserait presque dire éternelle si les chairs n’étaient corruptibles. Lui, fou – au sens propre un instant – d’une âme et d’un corps qu’elle voudrait plus libres. Elle, d’une maturité à fleur de peau, d’une lucidité verticale, propres à apaiser les excès résiduels d’une virilité parfois puérile. Voilà pour les visages. La liaison, sublime, sensuelle, s’accompagnera de la déliaison du groupe. Ce dernier est présent dès le premier plan : sous la nef de l’église, il assiste au concert du Requiem de Fauré. Désormais lié aux mouvements de la messe des morts qui accompagne le récit, le chœur antique scande le drame qui se joue, le commente. La communauté de la " ruelle " (au Kremlin-Bicêtre) s’agite aussi pour survivre à des passions qui abîment.
Corps à cœur joue jusqu’au bout cet aller-retour entre un couple impossible et un groupe aussi improbable qu’une fourmilière éboulée, figé peut-être dans l’impasse où il réside.
Paul Vecchiali, critique (La Revue du cinéma), cinéaste, producteur (il le fut de Biette, de Guiguet, de Cavagnac), animateur d’un groupe de cinéastes, de techniciens et d’acteurs, a toujours gardé la nostalgie d’un cinéma " populaire ", humaniste, tel que le pratiquaient les réalisateurs des années trente. Il a ainsi toujours vu Jean Grémillon comme un modèle. Il n’a aussi jamais caché son goût pour le mélodrame. Ces influences l’ont amené dans les années soixante-dix et quatre-vingt à composer des portraits de femmes où le naturel le dispute au pathos : ainsi de Femmes, femmes (1976), de Rosa la Rose, fille publique (1982), ou de l’Impure (dramatique TV d’après Guy des Cars…).
Concert de sentimentalité et de sensualité, Corps à cœur n’hésite pas à meurtrir le plus banal matérialisme dans la mâchoire du destin. La vertu ici n’engendre pas le crime mais ne peut que céder au baiser irrésistible de la mort. À vos mouchoirs!"
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Re: I Film di DarkOver
non potremo certo dire di non essere stati avvisati
anna- admin anna
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Re: I Film di DarkOver
Allura eccomi qua a parlare di quel che sò, dopo qualche scantonata su altri argomenti.
Sabato scorso stavo cercando gli incassi di Another Earth negli States alla sua prima uscita. In questi casi si guarda la media per sala perchè il totale non ha senso visto che altri film vengono proiettati in molti più cinema. 19.000 $ di media è un risulltato eccezionale visto che il kolossal di turno ( capitan america ) ha incassato 17.000 $. Bene mi sono detta vuo dire che non è proprio una ciofega. Anzi. Ma mentre facevo questa profonda considerazione l'occhio mi è caduto su un filmetto che ha fatto 23.000 $ a sala!!!! Mizzica il record settimanale........ e cos'è. Un film europeo, per la precisione francese, uscito nelle sale europee ( ovviamnte mai in Italia!!) nell'ottobre 2010. E via subito a cercare notizie trailer e recensioni. Niente in italiano, ma molto in francese. Come al solito ho scritto nei vari forum oltreoceano per avere ragguagli e dritte ( da brava scroccona). E per mail mi hanno mandato la "posizione" giusta per attendere sul "torrente" che passasse il film .
Insomma visto ieri sera. Un pugno allo stomaco avrebbe fatto meno male, ma bello una cosa grossa. A....il titolo dimenticavo .
Titolo originale: Elle s'appelait Sarah
Titolo USA: Sarah's Key
regia di: Gilles Paquet-Brenner
con: Kristin Scott Thomas, Mélusine Mayance e Niels Arestrup.
E' ambientato ai giorni nostri e nel periodo più triste della storia francese Vel' d'Hiv Roundup nel 1942. La retata in Francia di intere famiglie di origini ebraiche. Una giornalista che deve fare un articolo su quel periodo si imbatte in storia controversa e allucinante riguardate una di queste famiglie. Il film è un continuo salto temporale fra i nostri giorni e quel periodo. La ricerca della giornalista si fa incalzante e sempre più dolorosa fino alla verità finale amara, ma che fa ritrovare alla protagonista se stessa e la propria nazione. Questo sentimento di ricerca il regista riesce a frcelo vivere proprio attraverso l'aumento d'intensità della storia, e mano che la protagonista si avvinghia alla vicenda anche noi viaviamo con lei questi stati d'animo. Inquadrature originali ed una fotografia che scinde i due periodi con accortezza e armonia. La protagonista Kristin Scott Thomas è molto brava e mai esagerata anche nei momenti di dolore.
Film eccellente, spero che prima o poi in qualche modo lo distribuiscano anche in Italia.
Unica precauzione prepararsi moralmente.
Sabato scorso stavo cercando gli incassi di Another Earth negli States alla sua prima uscita. In questi casi si guarda la media per sala perchè il totale non ha senso visto che altri film vengono proiettati in molti più cinema. 19.000 $ di media è un risulltato eccezionale visto che il kolossal di turno ( capitan america ) ha incassato 17.000 $. Bene mi sono detta vuo dire che non è proprio una ciofega. Anzi. Ma mentre facevo questa profonda considerazione l'occhio mi è caduto su un filmetto che ha fatto 23.000 $ a sala!!!! Mizzica il record settimanale........ e cos'è. Un film europeo, per la precisione francese, uscito nelle sale europee ( ovviamnte mai in Italia!!) nell'ottobre 2010. E via subito a cercare notizie trailer e recensioni. Niente in italiano, ma molto in francese. Come al solito ho scritto nei vari forum oltreoceano per avere ragguagli e dritte ( da brava scroccona). E per mail mi hanno mandato la "posizione" giusta per attendere sul "torrente" che passasse il film .
Insomma visto ieri sera. Un pugno allo stomaco avrebbe fatto meno male, ma bello una cosa grossa. A....il titolo dimenticavo .
Titolo originale: Elle s'appelait Sarah
Titolo USA: Sarah's Key
regia di: Gilles Paquet-Brenner
con: Kristin Scott Thomas, Mélusine Mayance e Niels Arestrup.
E' ambientato ai giorni nostri e nel periodo più triste della storia francese Vel' d'Hiv Roundup nel 1942. La retata in Francia di intere famiglie di origini ebraiche. Una giornalista che deve fare un articolo su quel periodo si imbatte in storia controversa e allucinante riguardate una di queste famiglie. Il film è un continuo salto temporale fra i nostri giorni e quel periodo. La ricerca della giornalista si fa incalzante e sempre più dolorosa fino alla verità finale amara, ma che fa ritrovare alla protagonista se stessa e la propria nazione. Questo sentimento di ricerca il regista riesce a frcelo vivere proprio attraverso l'aumento d'intensità della storia, e mano che la protagonista si avvinghia alla vicenda anche noi viaviamo con lei questi stati d'animo. Inquadrature originali ed una fotografia che scinde i due periodi con accortezza e armonia. La protagonista Kristin Scott Thomas è molto brava e mai esagerata anche nei momenti di dolore.
Film eccellente, spero che prima o poi in qualche modo lo distribuiscano anche in Italia.
Unica precauzione prepararsi moralmente.
Lucy Gordon- agente critico
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Data d'iscrizione : 07.03.11
Re: I Film di DarkOver
ok ricomponiamoci
Hugo Cabret ed è ispirato al libro per ragazzi The invention of Hugo Cabret (2007), bestseller di oltre 500 pagine dello scrittore e illustratore statunitense Brian Selznick.
I giovanissimi Asa Butterfield e Chloe Moretz sono i due protagonisti, Hugo e Isabelle, accanto a Sacha Baron Cohen nei panni del burbero l'ispettore ferroviario, Jude Law che è il papà di Hugo, Ben Kingsley che interpreta il pioniere del cinema George Méliès, Christopher Lee, Emily Mortimer, Michael Stuhlbarg, Ray Winstone, Frances de la Tour e Richard Griffiths. C'è anche Johnny Depp, produttore del film , Tim Headington e Graham King, che ha un piccolo ruolo, quello del pittore M. Rouleau.
Dimenticavo..............è il nuovo film diretto da MARTIN SCORSESE
esce il 16 dicembre
il trailer in italiano è una primizia di ieri sera
Lucy Gordon- agente critico
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Data d'iscrizione : 07.03.11
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