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La casa della Poesia
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Zoe
Strawberry Fields
anna
13 partecipanti
Pagina 2 di 7
Pagina 2 di 7 • 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7
Re: La casa della Poesia
ho fatto presto... ancora una
Militant (1930; il primo titolo fu Pride)
Let all who will
Eat quietly the bread of shame.
I cannot,
Without complaining loud and long.
Tasting its bitterness in my throat,
And feeling to my very soul
It's wrong.
For honest work
You proffer me poor pay,
for honest dreams
Your spit is in my face,
And so my fist is clenched
Today -
To strike your face.
Militant (1930; il primo titolo fu Pride)
Let all who will
Eat quietly the bread of shame.
I cannot,
Without complaining loud and long.
Tasting its bitterness in my throat,
And feeling to my very soul
It's wrong.
For honest work
You proffer me poor pay,
for honest dreams
Your spit is in my face,
And so my fist is clenched
Today -
To strike your face.
- Spoiler:
- Chi vuole
si mangi pure in pace il pane della vergogna.
IO non posso,
senza lamentarmi forte, a lungo,
mentre gusto lamaro nella gola,
e sento nel profondo della mia anima (soul... parola chiave dei poeti della negro renaissance)
che non è guiusto.
In cambio di un lavoro onesto
voi mi offrite una paga da fame.
In cambio dei miei sogni onesti
ho i vostri sputi in faccia.
e per questo il mio pugno è chiuso
oggi:
per colpirvi in faccia.
mambu- cometa
- Messaggi : 518
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Re: La casa della Poesia
anna achmatova
prima di primavera
prima di primavera ci sono dei giorni
che alita già sotto la neve il prato,
che sussurrano i rami disadorni,
e c'è un vento tenero ed alato.
Il tuo corpo si muove senza pena,
la tua casa non ti par più quella,
tu ricanti una vecchia cantilena,
e ti sembra ancor tanto bella...
prima di primavera
prima di primavera ci sono dei giorni
che alita già sotto la neve il prato,
che sussurrano i rami disadorni,
e c'è un vento tenero ed alato.
Il tuo corpo si muove senza pena,
la tua casa non ti par più quella,
tu ricanti una vecchia cantilena,
e ti sembra ancor tanto bella...
miki- inviata dall'estero
- Messaggi : 2308
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Età : 58
Località : varsavia
Re: La casa della Poesia
Il mio paese è l'Italia
Più i giorni s'allontanano dispersi
e più ritornano nel cuore dei poeti.
Là i campi di Polonia, la piana dì Kutno
con le colline di cadaveri che bruciano
in nuvole di nafta, là i reticolati
per la quarantena d'Israele,
il sangue tra i rifiuti, l'esantema torrido,
le catene di poveri già morti da gran tempo
e fulminati sulle fosse aperte dalle loro mani,
là Buchenwald, la mite selva di faggi,
i suoi forni maledetti; là Stalingrado,
e Minsk sugli acquitrini e la neve putrefatta.
I poeti non dimenticano. Oh la folla dei vili,
dei vinti, dei perdonati dalla misericordia!
Tutto si travolge, ma i morti non si vendono.
Il mio paese è l'Italia, o nemico più straniero,
e io canto il suo popolo, e anche il pianto
coperto dal rumore del suo mare,
il limpido lutto delle madri, canto la sua vita.
Salvatore Quasimodo
Più i giorni s'allontanano dispersi
e più ritornano nel cuore dei poeti.
Là i campi di Polonia, la piana dì Kutno
con le colline di cadaveri che bruciano
in nuvole di nafta, là i reticolati
per la quarantena d'Israele,
il sangue tra i rifiuti, l'esantema torrido,
le catene di poveri già morti da gran tempo
e fulminati sulle fosse aperte dalle loro mani,
là Buchenwald, la mite selva di faggi,
i suoi forni maledetti; là Stalingrado,
e Minsk sugli acquitrini e la neve putrefatta.
I poeti non dimenticano. Oh la folla dei vili,
dei vinti, dei perdonati dalla misericordia!
Tutto si travolge, ma i morti non si vendono.
Il mio paese è l'Italia, o nemico più straniero,
e io canto il suo popolo, e anche il pianto
coperto dal rumore del suo mare,
il limpido lutto delle madri, canto la sua vita.
Salvatore Quasimodo
anna- admin anna
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Data d'iscrizione : 27.02.11
Età : 111
Re: La casa della Poesia
Maria Konopnicka
La punta campanella
Insenatura estrema, incanto di Napoli azzurra!
Argentea di pallidi ulivi e fremente di mirti,
la fortezza a mezzo distrutta guarda al sorgere del sole
E sul campanile si dondola una sorda e vecchia campana.
Quale silenzio! Tra le nebbie si levano strani fantasmi,
il flutto urta appena contro la riva rocciosa...
D’ improvviso una nave saracena, volando da Oriente
quale fulmine si precipita, mena strage e appicca incendi.
Prima che sia giunta, già il campanaro l’ha vista
E nel bronzo, con tutta la forza, batte a stormo,
la campana rintrona pel vasto azzurro golfo...
Guardano le fanciulle di Sorrento, da Bacoli, da Vervece,
nella rada sicura poche barche riescono a riparare
che dal mare le difenda San Gennaro.
La punta campanella
Insenatura estrema, incanto di Napoli azzurra!
Argentea di pallidi ulivi e fremente di mirti,
la fortezza a mezzo distrutta guarda al sorgere del sole
E sul campanile si dondola una sorda e vecchia campana.
Quale silenzio! Tra le nebbie si levano strani fantasmi,
il flutto urta appena contro la riva rocciosa...
D’ improvviso una nave saracena, volando da Oriente
quale fulmine si precipita, mena strage e appicca incendi.
Prima che sia giunta, già il campanaro l’ha vista
E nel bronzo, con tutta la forza, batte a stormo,
la campana rintrona pel vasto azzurro golfo...
Guardano le fanciulle di Sorrento, da Bacoli, da Vervece,
nella rada sicura poche barche riescono a riparare
che dal mare le difenda San Gennaro.
miki- inviata dall'estero
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Data d'iscrizione : 11.03.11
Età : 58
Località : varsavia
Re: La casa della Poesia
“Giorno d’estate” ti dovrò chiamare?
Tu sei più bella, e meglio temperata:
il fiordimaggio un vento fa tremare,
e muore estate in troppo breve data.
L’occhio del cielo avvampa tanto ardente
che infine adombra un fulgido incarnato,
la sua bellezza effimera è sovente
preda a natura erràtica, o al fato.
Eterna estate, tu non hai declino,
né della tua bellezza perdi il vanto;
non mena a morte oscura il tuo cammino,
se vivi avanti al tempo in questo canto.
finché l’uomo respiri, finché veda,
viva il mio verso – e vita ti conceda.
-W.Shakespeare-
Tu sei più bella, e meglio temperata:
il fiordimaggio un vento fa tremare,
e muore estate in troppo breve data.
L’occhio del cielo avvampa tanto ardente
che infine adombra un fulgido incarnato,
la sua bellezza effimera è sovente
preda a natura erràtica, o al fato.
Eterna estate, tu non hai declino,
né della tua bellezza perdi il vanto;
non mena a morte oscura il tuo cammino,
se vivi avanti al tempo in questo canto.
finché l’uomo respiri, finché veda,
viva il mio verso – e vita ti conceda.
-W.Shakespeare-
seunanotte- cometa
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Re: La casa della Poesia
Una poesia per la domenica -- Giuseppe Ungaretti
A riposo
Chi mi accompagnerà pei campi
Il sole si semina in diamanti
di gocciole d’acqua
sull’erba flessuosa
Resto docile
all’inclinazione
dell’universo sereno
Si dilatano le montagne
in sorsi d’ombra lilla
e vogano col cielo
Su alla volta lieve
l’incanto s’è troncato
E piombo in me
E m’oscuro in un mio nido.
A riposo
Chi mi accompagnerà pei campi
Il sole si semina in diamanti
di gocciole d’acqua
sull’erba flessuosa
Resto docile
all’inclinazione
dell’universo sereno
Si dilatano le montagne
in sorsi d’ombra lilla
e vogano col cielo
Su alla volta lieve
l’incanto s’è troncato
E piombo in me
E m’oscuro in un mio nido.
anna- admin anna
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Re: La casa della Poesia
wislawa szymborska allegro ma non troppo
Sei bella - dico alla vita -
è impensabile più rigoglio,
più rane e più usignoli,
più formiche e più germogli.
Cerco di accattivarmela,
di blandirla, vezzeggiarla.
La saluto sempre per prima
con umile espressione.
Le taglio la strada da
sinistra, le taglio la strada da destra,
e mi innalzo nell’incanto,
e cado per lo stupore.
Quanto è di campo
questo grillo,
e di bosco questo frutto -
mai l’avrei creduto
se non avessi vissuto!
Non trovo nulla - le
dico - a cui paragonarti.
Nessuno ha fatto un’altra pigna
né migliore, né peggiore.
Lodo la tua larghezza,
inventiva ed esattezza,
e cos’altro - e cosa più -
magia, stregoneria.
Mai vorrei recarti
offesa, né adirarti per dileggio.
Da centomila anni almeno
sorridendo ti corteggio.
Tiro la vita per una
foglia: si è fermata? Se n’è accorta?
Si è scordata dove corre,
almeno per una volta?
Sei bella - dico alla vita -
è impensabile più rigoglio,
più rane e più usignoli,
più formiche e più germogli.
Cerco di accattivarmela,
di blandirla, vezzeggiarla.
La saluto sempre per prima
con umile espressione.
Le taglio la strada da
sinistra, le taglio la strada da destra,
e mi innalzo nell’incanto,
e cado per lo stupore.
Quanto è di campo
questo grillo,
e di bosco questo frutto -
mai l’avrei creduto
se non avessi vissuto!
Non trovo nulla - le
dico - a cui paragonarti.
Nessuno ha fatto un’altra pigna
né migliore, né peggiore.
Lodo la tua larghezza,
inventiva ed esattezza,
e cos’altro - e cosa più -
magia, stregoneria.
Mai vorrei recarti
offesa, né adirarti per dileggio.
Da centomila anni almeno
sorridendo ti corteggio.
Tiro la vita per una
foglia: si è fermata? Se n’è accorta?
Si è scordata dove corre,
almeno per una volta?
miki- inviata dall'estero
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Età : 58
Località : varsavia
Re: La casa della Poesia
NON MIO di Czeslaw Milosz
Fingere tutta la vita che il loro sia il mio mondo,
e sapere quanto infamante sia tale finzione.
E tuttavia che fare? Se mi mettessi a urlare
e a profetare, nessuno sentirebbe.
Non a questo servono i loro microfoni, gli schermi.
Altri simili a me vagano per le strade
e parlano da soli. Dormono al parco, sopra una panchina,
o nei sottopassaggi, sull’asfalto. Troppo poche le carceri
per rinchiudervi tutti i poveri del mondo.
Sorrido e taccio. Ormai sono al sicuro.
Sedermi a un tavolo di eletti – questo mi riesce bene.
Traduzione di Andrea Ceccherelli
Czeslaw Milosz
Il cagnolino lungo la strada Adelphi 2002
Fingere tutta la vita che il loro sia il mio mondo,
e sapere quanto infamante sia tale finzione.
E tuttavia che fare? Se mi mettessi a urlare
e a profetare, nessuno sentirebbe.
Non a questo servono i loro microfoni, gli schermi.
Altri simili a me vagano per le strade
e parlano da soli. Dormono al parco, sopra una panchina,
o nei sottopassaggi, sull’asfalto. Troppo poche le carceri
per rinchiudervi tutti i poveri del mondo.
Sorrido e taccio. Ormai sono al sicuro.
Sedermi a un tavolo di eletti – questo mi riesce bene.
Traduzione di Andrea Ceccherelli
Czeslaw Milosz
Il cagnolino lungo la strada Adelphi 2002
miki- inviata dall'estero
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Località : varsavia
Re: La casa della Poesia
Prima di addormentarmi penso che di giornate come questa è fatta la vita. Punti che alla fine, se abbiamo avuto fortuna, sono congiunti da una linea. Ma penso anche che possono disgregarsi in un accumulo insensato di tempo passato, e che solo un costante, fermo, sforzo dà senso alle piccole unità di tempo in cui viviamo...
Christa Wolf
Christa Wolf
seunanotte- cometa
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Data d'iscrizione : 08.03.11
Re: La casa della Poesia
"Sempre caro mi fu' quest'ermo colle dove mio nonno ci piantò le cipolle"
Evaristo Leopardi
Evaristo Leopardi
Lucy Gordon- agente critico
- Messaggi : 2903
Data d'iscrizione : 07.03.11
Re: La casa della Poesia
La zoccoletta vien sulla stradale
in bordo ai copertoni
col suo gnorro di erba; e reca in mano
una borsetta con dildi e con goldoni.
Luana Leopardi
Occhéi scusate facciamo sul serio.
prima un brano da una lettera di Blok a Majakovsij:
Il Palazzo d'Inverno e i Musei, li odio quanto voi. Ma la distruzione è vecchia come la costruzione ed è altrettanto tradizionale. Distruggendo quel che odiamo, siamo stanchi e disgustati non meno di quando consideriamo il processo della costruzione. Il dente della storia è molto più velenoso di quanto pensiate; non possiamo mai sfuggire alla condanna del tempo. Il vostro grido resta ancora un grido di dolore e non di gioia. Distruggendo, restiamo ancora schiavi del vecchio mondo; anche rompere una tradizione è una tradizione. Siamo minacciati da un pericolo ancora più grande: non possiamo evitare la necessità di dormire e di mangiare, qualcuno costruirà, altri distruggeranno, perché "c'è un tempo per ogni cosa sotto il sole"; ma ognuno resterà uno schiavo finché non appaia un terzo elemento, qualcosa di diverso dalla costruzione e dalla distruzione.
E poi il Solimano che prima dell'ultima battaglia, dall'alto della cittadella assediata di Gerusalemme, ultimo ridotto destinato presto a cadere, guarda il campo di battaglia; e una consapevolezza tragica e senza parola si impadronisce del suo feroce animo guerriero. E la morte è l'unica risposta alla perdita del senso
Libro XX, 73(...)
salse in cima a la torre ad un balcone
e mirò, benché lunge, il fer Soldano;
mirò, quasi in teatro od in agone,
l’aspra tragedia de lo stato umano:
i vari assalti e ’l fero orror di morte,
e i gran giochi del caso e de la sorte.
74 Stette attonito alquanto e stupefatto
a quelle prime viste; e poi s’accese,
e desiò trovarsi anch’egli in atto
nel periglioso campo a l’alte imprese.
Né pose indugio al suo desir, ma ratto
d’elmo s’armò, ch’aveva ogn’altro arnese:
"Su su," gridò "non piú, non piú dimora:
convien ch’oggi si vinca o che si mora."
Torquato Tasso, quello della quercia detta "la quercia del Tasso" per distinguerla dalla quercia del tasso, una vicina quercia tra le cui radici aveva fatto la tana un tasso.
in bordo ai copertoni
col suo gnorro di erba; e reca in mano
una borsetta con dildi e con goldoni.
Luana Leopardi
Occhéi scusate facciamo sul serio.
prima un brano da una lettera di Blok a Majakovsij:
Il Palazzo d'Inverno e i Musei, li odio quanto voi. Ma la distruzione è vecchia come la costruzione ed è altrettanto tradizionale. Distruggendo quel che odiamo, siamo stanchi e disgustati non meno di quando consideriamo il processo della costruzione. Il dente della storia è molto più velenoso di quanto pensiate; non possiamo mai sfuggire alla condanna del tempo. Il vostro grido resta ancora un grido di dolore e non di gioia. Distruggendo, restiamo ancora schiavi del vecchio mondo; anche rompere una tradizione è una tradizione. Siamo minacciati da un pericolo ancora più grande: non possiamo evitare la necessità di dormire e di mangiare, qualcuno costruirà, altri distruggeranno, perché "c'è un tempo per ogni cosa sotto il sole"; ma ognuno resterà uno schiavo finché non appaia un terzo elemento, qualcosa di diverso dalla costruzione e dalla distruzione.
E poi il Solimano che prima dell'ultima battaglia, dall'alto della cittadella assediata di Gerusalemme, ultimo ridotto destinato presto a cadere, guarda il campo di battaglia; e una consapevolezza tragica e senza parola si impadronisce del suo feroce animo guerriero. E la morte è l'unica risposta alla perdita del senso
Libro XX, 73(...)
salse in cima a la torre ad un balcone
e mirò, benché lunge, il fer Soldano;
mirò, quasi in teatro od in agone,
l’aspra tragedia de lo stato umano:
i vari assalti e ’l fero orror di morte,
e i gran giochi del caso e de la sorte.
74 Stette attonito alquanto e stupefatto
a quelle prime viste; e poi s’accese,
e desiò trovarsi anch’egli in atto
nel periglioso campo a l’alte imprese.
Né pose indugio al suo desir, ma ratto
d’elmo s’armò, ch’aveva ogn’altro arnese:
"Su su," gridò "non piú, non piú dimora:
convien ch’oggi si vinca o che si mora."
Torquato Tasso, quello della quercia detta "la quercia del Tasso" per distinguerla dalla quercia del tasso, una vicina quercia tra le cui radici aveva fatto la tana un tasso.
mambu- cometa
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Data d'iscrizione : 08.03.11
Re: La casa della Poesia
Saba in una scorciatoia scrisse che Sandro Penna aveva introdotto una voce nuova nella poesia italiana: ci aveva dato, con i suoi giovinetti "la poesia della maternità" . Forse sentiva l'esigenza di rimuovere la sessualità - o magari, da buon freudiano, alludeva alla profonda sessualità del rapporto madre figlio - ma qualcosa di vero c'era.
Sotto il cielo d'aprile la mia pace
è incerta. I verdi chiari ora si muovono
sotto il vento a capriccio. Ancora dormono
l'acque ma, sembra, come ad occhi aperti.
Ragazzi corrono sull'erba, e pare
che li disperda il vento. Ma disperso
solo è il mio cuore cui rimane un lampo
vivido (oh giovinezza) delle loro
bianche camicie stampate sul verde.
La vita... è ricordarsi di un risveglio
triste in un treno all'alba: aver veduto
fuori la luce incerta: aver sentito
nel corpo rotto la malinconia
vergine e aspra dell'aria pungente.
Ma ricordarsi la liberazione
improvvisa è più dolce: a me vicino
un marinaio giovane: l'azzurro
e il bianco della sua divisa, e fuori
un mare tutto fresco di colore.
Era una voce che forse inconsapevolmente aveva cercato anche lui (ricordate il "ragazzaccio aspro e vorace/ con occhi azzurri e mani troppo grandi/ per regalare un fiore"?). Ma risale proprio al periodo della sua amicizia con Penna questo lampo di fanciullezza e di colori.
"Frutta erbaggi" (da Parole, 1933 - 1934)
Erbe, frutta, colori della bella
stagione. Poche ceste ove alla sete
si rivelano dolci polpe crude.
Entra un fanciullo colle gambe nude,
imperioso, fugge via.
S’oscura
l’umile botteguccia, invecchia come
una madre.
Di fuori egli nel sole
si allontana, con l’ombra sua, leggero.
[problema tipografico: non riesco a far rientrare i versi 6 e 9, che dovrebbero cominciare all'altezza della fine dei precedenti, a indicare che, pur spezzati dall'a capo, "imperioso, fugge via. S'oscura" e "una madre. Di fuori egli nel sole" sono sempre endecasillabi]
Sotto il cielo d'aprile la mia pace
è incerta. I verdi chiari ora si muovono
sotto il vento a capriccio. Ancora dormono
l'acque ma, sembra, come ad occhi aperti.
Ragazzi corrono sull'erba, e pare
che li disperda il vento. Ma disperso
solo è il mio cuore cui rimane un lampo
vivido (oh giovinezza) delle loro
bianche camicie stampate sul verde.
La vita... è ricordarsi di un risveglio
triste in un treno all'alba: aver veduto
fuori la luce incerta: aver sentito
nel corpo rotto la malinconia
vergine e aspra dell'aria pungente.
Ma ricordarsi la liberazione
improvvisa è più dolce: a me vicino
un marinaio giovane: l'azzurro
e il bianco della sua divisa, e fuori
un mare tutto fresco di colore.
Era una voce che forse inconsapevolmente aveva cercato anche lui (ricordate il "ragazzaccio aspro e vorace/ con occhi azzurri e mani troppo grandi/ per regalare un fiore"?). Ma risale proprio al periodo della sua amicizia con Penna questo lampo di fanciullezza e di colori.
"Frutta erbaggi" (da Parole, 1933 - 1934)
Erbe, frutta, colori della bella
stagione. Poche ceste ove alla sete
si rivelano dolci polpe crude.
Entra un fanciullo colle gambe nude,
imperioso, fugge via.
S’oscura
l’umile botteguccia, invecchia come
una madre.
Di fuori egli nel sole
si allontana, con l’ombra sua, leggero.
[problema tipografico: non riesco a far rientrare i versi 6 e 9, che dovrebbero cominciare all'altezza della fine dei precedenti, a indicare che, pur spezzati dall'a capo, "imperioso, fugge via. S'oscura" e "una madre. Di fuori egli nel sole" sono sempre endecasillabi]
mambu- cometa
- Messaggi : 518
Data d'iscrizione : 08.03.11
Re: La casa della Poesia
non so se dipende dal mio essere mamma, io ci leggo, e sento, una certa malinconia, rimpianto (?) per il tempo che fu
da un lato i giovinetti che si muovono alla vita, frutta pronta a 'dissetare', e poi il ricordo e il buio che scende piano, certo però l'immagine della madre che invecchia non appena i figli vanno via...
mambu non è un caso che tu le abbia postate assieme, vero?
da un lato i giovinetti che si muovono alla vita, frutta pronta a 'dissetare', e poi il ricordo e il buio che scende piano, certo però l'immagine della madre che invecchia non appena i figli vanno via...
mambu non è un caso che tu le abbia postate assieme, vero?
anna- admin anna
- Messaggi : 18296
Data d'iscrizione : 27.02.11
Età : 111
Re: La casa della Poesia
No certo Anna. Penso che sia una poesia di Saba un po' penniana e l'ho sritto pure facendo notare la coincidenza cronologica (Saba fu lo scopritore di penna, di cui lesse le prime poesie ancora non pubblicate mi pare nel '29).
Potevo fare molti altri esempi di Penna in cui canta la tracotante bellezza della giovinezza. Con l'occhio di un desiderio che è anche erotico, ma sempre malinconico; un desiderio che vede già la perdita, la distanza dell'inevitabile e indifferente allontanamento. In questo forse Saba ha visto l'occhio materno e lo ha reso più espliciyto nella sua poesia, affidando l'eros a un simbolismo chiaro ma leggero (la botteguccia antro oscuro/ ventre materno). Saba era in terapia analitica con Weiss, allievo diretto di Freud, proprio in quegli anni.
Potevo fare molti altri esempi di Penna in cui canta la tracotante bellezza della giovinezza. Con l'occhio di un desiderio che è anche erotico, ma sempre malinconico; un desiderio che vede già la perdita, la distanza dell'inevitabile e indifferente allontanamento. In questo forse Saba ha visto l'occhio materno e lo ha reso più espliciyto nella sua poesia, affidando l'eros a un simbolismo chiaro ma leggero (la botteguccia antro oscuro/ ventre materno). Saba era in terapia analitica con Weiss, allievo diretto di Freud, proprio in quegli anni.
mambu- cometa
- Messaggi : 518
Data d'iscrizione : 08.03.11
Re: La casa della Poesia
Marina Cvetaeva
Nell'enorme mia città - notte.
Dalla casa sonnolenta vado - via,
e pensa la gente: moglie, figlia,
e io solo una cosa ricordo: notte.
Di luglio il vento spazza la strada,
e c'è musica a una finestra - appena.
Ah, soffi ora il vento fino all'alba
oltre le pareti sottili del petto - dentro.
C'è un pioppo nero, e a una finestra - luce,
e scampanio sula torre, e in mano un - fiore,
e questo passo, ecco, - dietro a nessuno,
e quest'ombra, ecco, e me no.
Luci - come fili di collane d'oro,
d'una foglia notturna in bocca - sapore.
Liberatemi dai legami del giorno,
amici, capite che mi - sognerete.
dal ciclo insonnia
Nell'enorme mia città - notte.
Dalla casa sonnolenta vado - via,
e pensa la gente: moglie, figlia,
e io solo una cosa ricordo: notte.
Di luglio il vento spazza la strada,
e c'è musica a una finestra - appena.
Ah, soffi ora il vento fino all'alba
oltre le pareti sottili del petto - dentro.
C'è un pioppo nero, e a una finestra - luce,
e scampanio sula torre, e in mano un - fiore,
e questo passo, ecco, - dietro a nessuno,
e quest'ombra, ecco, e me no.
Luci - come fili di collane d'oro,
d'una foglia notturna in bocca - sapore.
Liberatemi dai legami del giorno,
amici, capite che mi - sognerete.
dal ciclo insonnia
miki- inviata dall'estero
- Messaggi : 2308
Data d'iscrizione : 11.03.11
Età : 58
Località : varsavia
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