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ubik- admin ubik
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Re: Rassegna Stampa
ma è diventato cinese?
ubik- admin ubik
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Re: Rassegna Stampa
Governo Letta, Berlusconi: “No ultimatum Pd”. Alfano: “Ministri lasciano”
L'annuncio del vicepremier arriva pochi minuti dopo una nota del Cavaliere. Pd, Epifani: "Ulteriore azione di sfascio per l’azione del governo". Per il leader del centrosinistra si apre "formalmente una crisi"
Fine del governo Letta. Tutto accade dopo una nota di Silvio Berlusconi diramata nel pomeriggio, in cui chiede ai ministri del Pdl di “valutare l’opportunità di presentare immediatamente le proprie dimissioni per non rendersi complici, e per non rendere complice il Popolo della Libertà, di una ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani”. Pochi minuti dopo il ministro dell’Interno e vicepremier Angelino Alfano esegue: l’invito è stato accolto. “I ministri del Pdl – ha comunicato la portavoce del segretario Pdl dicendo di parlare a nome di tutta la delegazione del Popolo della Libertà - rassegnano le proprie dimissioni”. E i ministri del Pdl confermano: “Non ci sono condizioni per restare”. Il motivo? Sono le “conclusioni alle quali il consiglio dei ministri di ieri è giunto sui temi della giustizia e del fisco“. Se da un lato le dichiarazioni ufficiali vogliono fare ricadere sull’aumento dell’Iva la responsabilità della crisi dell’esecutivo, in realtà il braccio di ferro tra i ministri Pdl e il governo è legato alla questione della decadenza di Berlusconi da senatore, a seguito della sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna a quattro anni per frode fiscale. Infatti Alfano aveva chiesto invano a Letta un decreto interpretativo sulla legge Severino.
I ministri Pdl spiegano però che le “conclusioni” a cui si riferiscono sono quelle che hanno determinato l’aumento dell’Iva. Ma il presidente del Consiglio Enrico Letta , informato in anticipo dal vicepremier di quanto Berlusconi aveva deciso, risponde a stretto giro: la colpa dell’aumento dell’imposta è dovuta alle dimissioni del Pdl e chiede un “chiarimento in Parlamento, davanti al Paese“. E, secondo fonti di Palazzo Chigi, il tentativo di “rovesciare la questione” sulle ragioni dell’aumento dell’Iva è contraddetto dai fatti perché il mancato intervento è frutto delle dimissioni dei suoi parlamentari e quindi del fatto che non era garantita la conversione del dl in legge. Si tratta di dimissioni che per il segretario del Partito democratico Guglielmo Epifani “sono una ulteriore azione di sfascio per l’azione del governo” e che aprono “formalmente nei fatti una crisi”. Ora, prosegue il leader democratico, “dovremo valutare esattamente le conseguenze di questo. L’irresponsabilità sta salendo a livelli che non erano razionalmente valutabili”.
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Governo Letta, Berlusconi: “No ultimatum Pd”. Alfano: “Ministri lasciano”
L'annuncio del vicepremier arriva pochi minuti dopo una nota del Cavaliere. Pd, Epifani: "Ulteriore azione di sfascio per l’azione del governo". Per il leader del centrosinistra si apre "formalmente una crisi"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 28 settembre 2013Commenti (1203)
Governo Letta, Berlusconi: “No ultimatum Pd”. Alfano: “Ministri lasciano”
Più informazioni su: Andrea Orlando, Angelino Alfano, Enrico Letta, Guglielmo Epifani, PDL, Silvio Berlusconi.
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Fine del governo Letta. Tutto accade dopo una nota di Silvio Berlusconi diramata nel pomeriggio, in cui chiede ai ministri del Pdl di “valutare l’opportunità di presentare immediatamente le proprie dimissioni per non rendersi complici, e per non rendere complice il Popolo della Libertà, di una ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani”. Pochi minuti dopo il ministro dell’Interno e vicepremier Angelino Alfano esegue: l’invito è stato accolto. “I ministri del Pdl – ha comunicato la portavoce del segretario Pdl dicendo di parlare a nome di tutta la delegazione del Popolo della Libertà - rassegnano le proprie dimissioni”. E i ministri del Pdl confermano: “Non ci sono condizioni per restare”. Il motivo? Sono le “conclusioni alle quali il consiglio dei ministri di ieri è giunto sui temi della giustizia e del fisco“. Se da un lato le dichiarazioni ufficiali vogliono fare ricadere sull’aumento dell’Iva la responsabilità della crisi dell’esecutivo, in realtà il braccio di ferro tra i ministri Pdl e il governo è legato alla questione della decadenza di Berlusconi da senatore, a seguito della sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna a quattro anni per frode fiscale. Infatti Alfano aveva chiesto invano a Letta un decreto interpretativo sulla legge Severino.
I ministri Pdl spiegano però che le “conclusioni” a cui si riferiscono sono quelle che hanno determinato l’aumento dell’Iva. Ma il presidente del Consiglio Enrico Letta , informato in anticipo dal vicepremier di quanto Berlusconi aveva deciso, risponde a stretto giro: la colpa dell’aumento dell’imposta è dovuta alle dimissioni del Pdl e chiede un “chiarimento in Parlamento, davanti al Paese“. E, secondo fonti di Palazzo Chigi, il tentativo di “rovesciare la questione” sulle ragioni dell’aumento dell’Iva è contraddetto dai fatti perché il mancato intervento è frutto delle dimissioni dei suoi parlamentari e quindi del fatto che non era garantita la conversione del dl in legge. Si tratta di dimissioni che per il segretario del Partito democratico Guglielmo Epifani “sono una ulteriore azione di sfascio per l’azione del governo” e che aprono “formalmente nei fatti una crisi”. Ora, prosegue il leader democratico, “dovremo valutare esattamente le conseguenze di questo. L’irresponsabilità sta salendo a livelli che non erano razionalmente valutabili”.
Nella sua nota il Cavaliere chiedeva alla “delegazione del Popolo della Libertà al governo” di condividere la proposta del capogruppo alla Camera Renato Brunetta che ha chiesto ai colleghi di partito di dimettersi in massa. E viene così disatteso anche l’invito di Giorgio Napolitano di garantire continuità e non una “campagna elettorale permanente”.
“La decisione assunta ieri dal Presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta, di congelare l’attività di governo, determinando in questo modo l’aumento dell’Iva - prosegue Berlusconi – è una grave violazione dei patti su cui si fonda questo governo, contraddice il programma presentato alle Camere dallo stesso premier e ci costringerebbe a violare gli impegni presi con i nostri elettori durante la campagna elettorale e al momento in cui votammo la fiducia a questo esecutivo da noi fortemente voluto”. Secondo l’ex premier, dunque, “per queste ragioni, l’ultimatum lanciato dal premier e dal Partito Democratico agli alleati di governo sulla pelle degli italiani, appare irricevibile e inaccettabile”.
All’annuncio ufficiale, i ministri Pdl Angelino Alfano, Nunzia De Girolamo, Beatrice Lorenzin, Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello in una nota congiunta spiegano: “A seguito dell’invito del presidente Berlusconi a dimetterci dal governo per le conclusioni alle quali il consiglio dei ministri di ieri è giunto sui temi della giustizia e del fisco, non riteniamo vi siano più le condizioni per restare nell’esecutivo dove abbiamo fin qui lavorato nell’interesse del Paese e nel rispetto del programma del Popolo della Libertà. Rassegniamo le nostre dimissioni anche al fine di consentire, sin dai prossimi giorni, un più schietto confronto e una più chiara assunzione di responsabilità”.
fonte
L'annuncio del vicepremier arriva pochi minuti dopo una nota del Cavaliere. Pd, Epifani: "Ulteriore azione di sfascio per l’azione del governo". Per il leader del centrosinistra si apre "formalmente una crisi"
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I ministri Pdl spiegano però che le “conclusioni” a cui si riferiscono sono quelle che hanno determinato l’aumento dell’Iva. Ma il presidente del Consiglio Enrico Letta , informato in anticipo dal vicepremier di quanto Berlusconi aveva deciso, risponde a stretto giro: la colpa dell’aumento dell’imposta è dovuta alle dimissioni del Pdl e chiede un “chiarimento in Parlamento, davanti al Paese“. E, secondo fonti di Palazzo Chigi, il tentativo di “rovesciare la questione” sulle ragioni dell’aumento dell’Iva è contraddetto dai fatti perché il mancato intervento è frutto delle dimissioni dei suoi parlamentari e quindi del fatto che non era garantita la conversione del dl in legge. Si tratta di dimissioni che per il segretario del Partito democratico Guglielmo Epifani “sono una ulteriore azione di sfascio per l’azione del governo” e che aprono “formalmente nei fatti una crisi”. Ora, prosegue il leader democratico, “dovremo valutare esattamente le conseguenze di questo. L’irresponsabilità sta salendo a livelli che non erano razionalmente valutabili”.
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Re: Rassegna Stampa
La fine del mondo. Il nostro
Non è solo la morte di tredici eroi che mi sconvolge. Tredici eroi che arrivati alla fine del viaggio, davanti a una spiaggia siciliana, sono stati frustati, buttati in acqua e lasciati annegare. La frusta, che in Africa può essere una corda, un tubo di gomma o un cavo elettrico, è uno strumento che ogni giorno accompagna la lunga marcia verso l’Europa. Ti frustano i militari per rapinarti una mancia di diecimila franchi, quindici euro. Ti frustano gli autisti dei camion che attraversano il Sahara, per obbligarti a salire in fretta. Ti frustano gli scafisti, per recuperare ogni millimetro disponibile sulle barche sovraccariche. Nel percorso da Agadez in Niger, l’ultima città dell’Africa nera dove termina la strada asfaltata, a Tripoli in Libia, dove appare il mare Mediterraneo, capita di essere frustati, torturati, rapinati dodici, quindici volte. Era così nel 2003, nel 2005, nel 2009, ogni volta che sono tornato al di là del mare a raccontare quel viaggio. Ma ciò che più mi sconvolge stamattina è vedere sul sito del Corriere della sera che il 38 per cento delle persone che hanno letto la notizia si dichiara soddisfatto. Il sito dava loro la possibilità di cliccare su indignato, triste o preoccupato. Invece hanno mosso il cursore per selezionare l’icona con il volto allegro e sorridente. Soddisfatti dei morti annegati, delle frustate, della fine. La nostra.
Fabrizio Gatti
Non è solo la morte di tredici eroi che mi sconvolge. Tredici eroi che arrivati alla fine del viaggio, davanti a una spiaggia siciliana, sono stati frustati, buttati in acqua e lasciati annegare. La frusta, che in Africa può essere una corda, un tubo di gomma o un cavo elettrico, è uno strumento che ogni giorno accompagna la lunga marcia verso l’Europa. Ti frustano i militari per rapinarti una mancia di diecimila franchi, quindici euro. Ti frustano gli autisti dei camion che attraversano il Sahara, per obbligarti a salire in fretta. Ti frustano gli scafisti, per recuperare ogni millimetro disponibile sulle barche sovraccariche. Nel percorso da Agadez in Niger, l’ultima città dell’Africa nera dove termina la strada asfaltata, a Tripoli in Libia, dove appare il mare Mediterraneo, capita di essere frustati, torturati, rapinati dodici, quindici volte. Era così nel 2003, nel 2005, nel 2009, ogni volta che sono tornato al di là del mare a raccontare quel viaggio. Ma ciò che più mi sconvolge stamattina è vedere sul sito del Corriere della sera che il 38 per cento delle persone che hanno letto la notizia si dichiara soddisfatto. Il sito dava loro la possibilità di cliccare su indignato, triste o preoccupato. Invece hanno mosso il cursore per selezionare l’icona con il volto allegro e sorridente. Soddisfatti dei morti annegati, delle frustate, della fine. La nostra.
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Re: Rassegna Stampa
In questi momenti confusi, di disgusto e mancanza di prospettive, le sue parole mi tornano prepotenti in mente
anna- admin anna
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Re: Rassegna Stampa
Lampedusa, naufraga barcone dopo incendio
62 vittime, fra loro donna incinta e 2 bambini
"Ma mancano all'appello 250 persone"
Nei pressi dell'isola dei Conigli, a bordo cinquecento persone. Un nuovo disastro a pochi giorni dalla tragedia di Ragusa. Tantissime persone ancora in mare, la disperazione dei soccorritori. Arrestato uno scafista. Prima della tragedia un altro sbarco di 463 extracomunitari
Un barcone carico di migranti è naufragato a Lampedusa. Il bilancio è per ora di 62 vittime, ma aumenta di ora in ora: tra i morti ci sono anche una donna incinta e due bambini. "Mancano all'appello 250 persone", dicono i soccorritori.
Il barcone con ogni probabilità s'è inabissato, dato che in mare sono stati trovati giubbotti salvagente, pezzi di legno e macchie di olio. Probabilmente il naufragio è stato causato da un incendio a bordo in seguito a un cortocircuito. Disperati i soccorritori sui quattro pescherecci che stanno recuperando i corpi: "Ci sono morti ovunque", una testimonianza raccolta e riportata dal sindaco, che a Sky Tg24 ha anche annunciato l'arresto di uno scafista. "E' un orrore - ha detto anche il primo cittadino - ci vorrebbero le telecamere per nostrare quel che sta accadendo".
Secondo le testimonianze di alcuni soccorritori del barcone naufragato vi sarebbero ancora in acqua un centinaio di migranti. Lo scafo trasportava infatti, secondo quanto ha detto all'agenzia Ansa il commissario straordinario dell'Asp di Palermo, Antonio Candela, che sta coordinando le operazioni di assistenza ai feriti, circa cinquecento persone. Fra loro una trentina di bambini - uno di due mesi - e tre donne incinte. Tra i superstiti ci sarebbe anche uno degli scafisti, individuato e fermato.
Il barcone, tra i dieci e i quindici metri, non è stato intercettato, quindi si è spinto vicino alla costa dove dopo l'incendio si è rovesciato in acqua. I naufraghi sono stati soccorsi dai pescatori, che stanno ancora collaborando con Guardia costiera e Guardia di finanza alle operazioni di salvataggio. Anche fra i soccorritori pianto e scene di disperazione: "Ci sono corpi che galleggiano ovunque", ha raccontato uno di loro alle agenzie di stampa.
Fino ad ora sono giunti in porto circa 120 naufraghi salvati dalle motovedette e da alcune barche da diporto che stanno partecipando ai soccorsi. L'allarme è stato dato dall'equipaggio di due pescherecci che transitavano nella zona.
Poco prima del naufragio a Lampedusa era approdata un'altra 'carretta' con 463 extracomunitari a bordo. I profughi sono stati trasferiti nel Centro di prima accoglienza che ieri ospitava oltre 700 persone.
La tragedia segue di pochi giorni quella di Ragusa, nella quale hanno perso la vita tredici migranti.
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62 vittime, fra loro donna incinta e 2 bambini
"Ma mancano all'appello 250 persone"
Nei pressi dell'isola dei Conigli, a bordo cinquecento persone. Un nuovo disastro a pochi giorni dalla tragedia di Ragusa. Tantissime persone ancora in mare, la disperazione dei soccorritori. Arrestato uno scafista. Prima della tragedia un altro sbarco di 463 extracomunitari
Un barcone carico di migranti è naufragato a Lampedusa. Il bilancio è per ora di 62 vittime, ma aumenta di ora in ora: tra i morti ci sono anche una donna incinta e due bambini. "Mancano all'appello 250 persone", dicono i soccorritori.
Il barcone con ogni probabilità s'è inabissato, dato che in mare sono stati trovati giubbotti salvagente, pezzi di legno e macchie di olio. Probabilmente il naufragio è stato causato da un incendio a bordo in seguito a un cortocircuito. Disperati i soccorritori sui quattro pescherecci che stanno recuperando i corpi: "Ci sono morti ovunque", una testimonianza raccolta e riportata dal sindaco, che a Sky Tg24 ha anche annunciato l'arresto di uno scafista. "E' un orrore - ha detto anche il primo cittadino - ci vorrebbero le telecamere per nostrare quel che sta accadendo".
Secondo le testimonianze di alcuni soccorritori del barcone naufragato vi sarebbero ancora in acqua un centinaio di migranti. Lo scafo trasportava infatti, secondo quanto ha detto all'agenzia Ansa il commissario straordinario dell'Asp di Palermo, Antonio Candela, che sta coordinando le operazioni di assistenza ai feriti, circa cinquecento persone. Fra loro una trentina di bambini - uno di due mesi - e tre donne incinte. Tra i superstiti ci sarebbe anche uno degli scafisti, individuato e fermato.
Il barcone, tra i dieci e i quindici metri, non è stato intercettato, quindi si è spinto vicino alla costa dove dopo l'incendio si è rovesciato in acqua. I naufraghi sono stati soccorsi dai pescatori, che stanno ancora collaborando con Guardia costiera e Guardia di finanza alle operazioni di salvataggio. Anche fra i soccorritori pianto e scene di disperazione: "Ci sono corpi che galleggiano ovunque", ha raccontato uno di loro alle agenzie di stampa.
Fino ad ora sono giunti in porto circa 120 naufraghi salvati dalle motovedette e da alcune barche da diporto che stanno partecipando ai soccorsi. L'allarme è stato dato dall'equipaggio di due pescherecci che transitavano nella zona.
Poco prima del naufragio a Lampedusa era approdata un'altra 'carretta' con 463 extracomunitari a bordo. I profughi sono stati trasferiti nel Centro di prima accoglienza che ieri ospitava oltre 700 persone.
La tragedia segue di pochi giorni quella di Ragusa, nella quale hanno perso la vita tredici migranti.
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Re: Rassegna Stampa
Marco Travaglio: “Amnesia e insulto”
Basta, pietà, non se ne può più, ci vogliono prendere per sfinimento. Mentre quel buontempone di Letta Nipote si trastulla con la fine del ventennio, già si lavora per aprirne un altro. Il massimo rappresentante di una classe politica incapace e cialtrona che da vent’anni non fa altro che inventare reati inutili e riempire vieppiù le carceri per gabbare la gente, vellicarne i più bestiali istinti e nascondere la propria inettitudine, cade dal pero e viene a raccontarci (a noi!) che bisogna liberare un’altra volta decine di migliaia di criminali, come già nel 2006, perché non c’è più tempo da perdere e l’Europa sta per condannarci per il nostro sistema carcerario da terzo mondo. Se ce lo chiedesse un marziano, potremmo pure ascoltarlo. Ma ce lo chiede Napolitano, un signore che entrò in Parlamento nel 1953, è stato presidente della Camera fra il 1992 e il ’94, poi ministro dell’Interno dal 1996 al ’98, e da sette anni e passa è nientemeno che il presidente della Repubblica che ha firmato senza batter ciglio una miriade di leggi affolla-carceri. E ora viene a spiegarci (a noi!) che le prigioni sono strapiene e bisogna spalancarne le porte con una bella legge libera-tutti (o quasi). Indulto e, già che ci siamo, pure amnistia. Per entrambi i provvedimenti occorrono i due terzi del Parlamento, dunque già sappiamo come andrà a finire. Dando per scontato che, salvo improvvisi istinti suicidi, 5Stelle e Lega voteranno contro, in Parlamento occorreranno i voti di Pd-Pdl-Scelta civica (che superano di poco il 66%). E il Pdl farà pagare la propria indispensabilità cara e salata con l’ennesimo ricatto, quando si dovranno decidere il tetto massimo di pena per i reati da amnistiare e la lista dei delitti da indultare (come già nel 2006 per il “liberi tutti” di Mastella & C.). O vi rientreranno i reati di Berlusconi, oppure non ci sarà la maggioranza e il supermonito di Napolitano cadrà nel vuoto. Risultato: nella migliore delle ipotesi, i processi in corso di B. saranno falcidiati dall’ennesimo sconto di 3 anni di pena (come già accaduto per 3 anni su 4 nel processo Mediaset); e, nella peggiore, non si celebreranno proprio per l’amnistia (che estingue direttamente il reato).
Ma non c’è solo B. Alzando lo sguardo sulle vicende giudiziarie degli ultimi anni, la lista degli imputati eccellenti è un mezzo elenco telefonico: banchieri, imprenditori, manager, politici nazionali e locali che hanno grassato e depredato l’Italia la farebbero franca senza mai vedere una cella neppure in cartolina, con la scusa dei poveri detenuti che affollano le carceri. Il tutto è reso ancor più odioso dal ricatto morale del solenne messaggio alle Camere di un Presidente che pare abbia vissuto su Marte fino a ieri mattina, e scopre all’improvviso l’urgenza del colpo di spugna per evitare una sanzione europea tanto sacrosanta quanto prevedibile e prevista. Poi, alle prime critiche, insulta i 5Stelle, cioè gli unici parlamentari che, mentre la classe politica creava ad arte l’emergenza carceri per preparare l’ennesimo colpo di spugna, non c’erano. No, non sono l’indulto di tre anni e l’amnistia la sola ricetta possibile per evitare la dispendiosa condanna europea: anche perché, senza incidere sulle cause che producono tanti detenuti, fra sei mesi saremmo punto e daccapo. La soluzione è un decreto (i motivi di eccezionalità e urgenza ci sono tutti) del governo che depenalizzi i reati inutili; cancelli la ex-Cirielli che tiene dentro i recidivi per periodi spropositati, rispedisca in patria i detenuti clandestini (come previsto da una delle poche norme sagge della Bossi-Fini); faccia tabula rasa della Fini-Giovanardi sul reato di possesso di droghe anche in minima quantità; e smantelli i “pacchetti sicurezza” di Maroni & C. (l’ultimo, come sempre firmato da Napolitano nel 2009, istituiva il tragicomico reato di immigrazione clandestina).
Ma metta anche in funzione le tante carceri e i tanti reparti ora inutilizzati (vedi dossier presentato dai 5Stelle); riapra Pianosa e Asinara scriteriatamente chiuse nel ’97 come da “papello”; e magari adatti a centri di reclusione provvisoria qualcuna delle tante caserme rimaste vuote dopo la fine della leva obbligatoria per ospitarvi i detenuti meno pericolosi, in attesa di costruire strutture più moderne. Se poi tutto questo non basterà, si adotti un indulto di un anno al massimo per tutti i condannati, senza eccezioni (salvo magari i mafiosi). Ma l’amnistia per i reati bagatellari non serve a nulla (i detenuti per reati bagatellari sono pochissimi), se non ad aprire una porta per farvi entrare di tutto. E l’indulto di tre anni è uno sproposito criminale e criminogeno: sia perché rimetterebbe in libertà migliaia di pericolosi criminali pronti a tornare a delinquere, per indole o per necessità (se non trovano lavoro i neolaureati, figuriamoci gli ex detenuti); sia perché l’Italia darebbe vieppiù di sé l’immagine del paradiso dei delinquenti, attirando altre migliaia di immigrati clandestini: non quelli che fuggono dalla fame e dalle guerre, ma quelli che cercano il posto migliore dove farla franca. E lo trovano regolarmente in Italia. Basta, signori. Basta. Piantatela di scaricare sulla gente onesta gli effetti della vostra incapacità e illegalità. Perché prima o poi, nel loro piccolo, anche gli onesti s’incazzano.
Da Il Fatto Quotidiano del 09/10/2013
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Basta, pietà, non se ne può più, ci vogliono prendere per sfinimento. Mentre quel buontempone di Letta Nipote si trastulla con la fine del ventennio, già si lavora per aprirne un altro. Il massimo rappresentante di una classe politica incapace e cialtrona che da vent’anni non fa altro che inventare reati inutili e riempire vieppiù le carceri per gabbare la gente, vellicarne i più bestiali istinti e nascondere la propria inettitudine, cade dal pero e viene a raccontarci (a noi!) che bisogna liberare un’altra volta decine di migliaia di criminali, come già nel 2006, perché non c’è più tempo da perdere e l’Europa sta per condannarci per il nostro sistema carcerario da terzo mondo. Se ce lo chiedesse un marziano, potremmo pure ascoltarlo. Ma ce lo chiede Napolitano, un signore che entrò in Parlamento nel 1953, è stato presidente della Camera fra il 1992 e il ’94, poi ministro dell’Interno dal 1996 al ’98, e da sette anni e passa è nientemeno che il presidente della Repubblica che ha firmato senza batter ciglio una miriade di leggi affolla-carceri. E ora viene a spiegarci (a noi!) che le prigioni sono strapiene e bisogna spalancarne le porte con una bella legge libera-tutti (o quasi). Indulto e, già che ci siamo, pure amnistia. Per entrambi i provvedimenti occorrono i due terzi del Parlamento, dunque già sappiamo come andrà a finire. Dando per scontato che, salvo improvvisi istinti suicidi, 5Stelle e Lega voteranno contro, in Parlamento occorreranno i voti di Pd-Pdl-Scelta civica (che superano di poco il 66%). E il Pdl farà pagare la propria indispensabilità cara e salata con l’ennesimo ricatto, quando si dovranno decidere il tetto massimo di pena per i reati da amnistiare e la lista dei delitti da indultare (come già nel 2006 per il “liberi tutti” di Mastella & C.). O vi rientreranno i reati di Berlusconi, oppure non ci sarà la maggioranza e il supermonito di Napolitano cadrà nel vuoto. Risultato: nella migliore delle ipotesi, i processi in corso di B. saranno falcidiati dall’ennesimo sconto di 3 anni di pena (come già accaduto per 3 anni su 4 nel processo Mediaset); e, nella peggiore, non si celebreranno proprio per l’amnistia (che estingue direttamente il reato).
Ma non c’è solo B. Alzando lo sguardo sulle vicende giudiziarie degli ultimi anni, la lista degli imputati eccellenti è un mezzo elenco telefonico: banchieri, imprenditori, manager, politici nazionali e locali che hanno grassato e depredato l’Italia la farebbero franca senza mai vedere una cella neppure in cartolina, con la scusa dei poveri detenuti che affollano le carceri. Il tutto è reso ancor più odioso dal ricatto morale del solenne messaggio alle Camere di un Presidente che pare abbia vissuto su Marte fino a ieri mattina, e scopre all’improvviso l’urgenza del colpo di spugna per evitare una sanzione europea tanto sacrosanta quanto prevedibile e prevista. Poi, alle prime critiche, insulta i 5Stelle, cioè gli unici parlamentari che, mentre la classe politica creava ad arte l’emergenza carceri per preparare l’ennesimo colpo di spugna, non c’erano. No, non sono l’indulto di tre anni e l’amnistia la sola ricetta possibile per evitare la dispendiosa condanna europea: anche perché, senza incidere sulle cause che producono tanti detenuti, fra sei mesi saremmo punto e daccapo. La soluzione è un decreto (i motivi di eccezionalità e urgenza ci sono tutti) del governo che depenalizzi i reati inutili; cancelli la ex-Cirielli che tiene dentro i recidivi per periodi spropositati, rispedisca in patria i detenuti clandestini (come previsto da una delle poche norme sagge della Bossi-Fini); faccia tabula rasa della Fini-Giovanardi sul reato di possesso di droghe anche in minima quantità; e smantelli i “pacchetti sicurezza” di Maroni & C. (l’ultimo, come sempre firmato da Napolitano nel 2009, istituiva il tragicomico reato di immigrazione clandestina).
Ma metta anche in funzione le tante carceri e i tanti reparti ora inutilizzati (vedi dossier presentato dai 5Stelle); riapra Pianosa e Asinara scriteriatamente chiuse nel ’97 come da “papello”; e magari adatti a centri di reclusione provvisoria qualcuna delle tante caserme rimaste vuote dopo la fine della leva obbligatoria per ospitarvi i detenuti meno pericolosi, in attesa di costruire strutture più moderne. Se poi tutto questo non basterà, si adotti un indulto di un anno al massimo per tutti i condannati, senza eccezioni (salvo magari i mafiosi). Ma l’amnistia per i reati bagatellari non serve a nulla (i detenuti per reati bagatellari sono pochissimi), se non ad aprire una porta per farvi entrare di tutto. E l’indulto di tre anni è uno sproposito criminale e criminogeno: sia perché rimetterebbe in libertà migliaia di pericolosi criminali pronti a tornare a delinquere, per indole o per necessità (se non trovano lavoro i neolaureati, figuriamoci gli ex detenuti); sia perché l’Italia darebbe vieppiù di sé l’immagine del paradiso dei delinquenti, attirando altre migliaia di immigrati clandestini: non quelli che fuggono dalla fame e dalle guerre, ma quelli che cercano il posto migliore dove farla franca. E lo trovano regolarmente in Italia. Basta, signori. Basta. Piantatela di scaricare sulla gente onesta gli effetti della vostra incapacità e illegalità. Perché prima o poi, nel loro piccolo, anche gli onesti s’incazzano.
Da Il Fatto Quotidiano del 09/10/2013
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