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I Film di DarkOver
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Re: I Film di DarkOver
ubik ha scritto:di The Avengers ho letto molte recensioni che dicono sia uno del migliori film sui supereroi mai uscito
l'ho visto
sarò franco dal punto di vista dello spettacolo è veramente quasi incredibile, tra l'altro l'ho anche visto in 3D
gli attori mi sembrano tutti azzeccati, a parte qualche figura di contorno di cui si poteva fare anche a meno e mi è piaciuto molto il fatto che il film non si perda in preamboli: la storia ingrana da subito
ma il problema è proprio quello la storia
assolutamente prevedibile e scontata, ricorda altri 100 film di supereroi in altre parole: du' palle
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Re: I Film di DarkOver
forse vado domenica.....non è il mio genere ...vedremoubik ha scritto:ubik ha scritto:di The Avengers ho letto molte recensioni che dicono sia uno del migliori film sui supereroi mai uscito
assolutamente prevedibile e scontata, ricorda altri 100 film di supereroi in altre parole: du' palle
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Re: I Film di DarkOver
qualche giorno fa mi è sembrato di aver postato questo film ero sicura
devo amettere che abbiamo drinkato un po' con il mio gatto quello sopra
allora, ho visto questo film e mi è piaciuto, molto divertente basato sulla storia vera, fa vedere come importante nella vita in momento giusto trovare la persona giusta magari diversa da te e saper aprirsi a quella diversità
devo amettere che abbiamo drinkato un po' con il mio gatto quello sopra
allora, ho visto questo film e mi è piaciuto, molto divertente basato sulla storia vera, fa vedere come importante nella vita in momento giusto trovare la persona giusta magari diversa da te e saper aprirsi a quella diversità
miki- inviata dall'estero
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Re: I Film di DarkOver
@ miki: in Italia credo sia stato il campione di incassi per quest'anno
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Re: I Film di DarkOver
Marco Giusti per Dagospia
Dark Shadows di Tim Burton.
E' un po' schiavo di se stesso il vecchio Tim Burton, genio assoluto del cinema fantastico, da qualche anno parcheggiato in Inghilterra alla ricerca più di blockbusters alla "Alice in Wonderland", un successo internazionale anche grazie al 3D, che di veri progetti originali. Mentre sbarca a Parigi la grande mostra che il Moma gli dedicò un anno fa, assolutamente imperdibile, esce nelle sale di tutto il mondo il molto atteso "Dark Shadows", sulla carta un progetto estremamente personale, sia per lui che per il partner di sempre Johnny Depp.
Bravi ragazzi di Los Angeles cresciuti con le mille e passa puntate della soap coi vampiri ideata e diretta fin dai primi anni '70 da Dan Curtis, un regista importante e non così noto da noi, e interpretato da Johnathan Frid nei panni del vampiro televisivo Barnabas Collins, vero vampiro inglese finito nel Maine a mordere i sani cittadini americani. Un progetto, quello del remake di "Dark Shadows", che ossessionava Burton e Depp da parecchi anni e che hanno affrontato, purtroppo, in un periodo di decadenza per entrambi.
Certo, la decadenza di Tim Burton e di Johnny Depp offre comunque allo spettatore dei prodotti di altissima classe, soprattutto per la ricchezza visiva di quello che ci offrono, ma certo non possiamo ritrovare in "Dark Shadows" le emozioni che i due ci avevano offerto in "Edward Shissorhands" o in "Sleepy Willow". E' probabilmente pensando a questa debolezza di fondo, magari, che la Warner Bros non ha spinto per mostrare il film a Cannes, dove proprio due anni fa Tim Burton, nei panni di presidente della giuria, venne accolto e venerato come se fosse stato Michael Jackson.
O pensando a che faccia avrebbe fatto il nuovo presidente della giuria, Nanni Moretti, vedendo questa storia supercamp di vampiri ambientata nel 1972. Peccato perché proprio dal 1972 italiano sembra provenire lo stock di pantaloni a coste e golfini a V che Moretti continua a indossare con estremo coraggio nel 2012. Tim Burton però non si sofferma sui pantaloni di Nanni, ma si diverte come un pazzo, e noi con lui, a riprendere dal 1972 i grandi lati glam, rock e camp del periodo.
La grande musica del tempo, da T Rex ai Carpenters, dal "Crocodile Rock" di Elton John al "Nights in White Satin" dei Moody Blues, alla "School's Out" di Alice Cooper, che fa un grandissimo cameo nel film come se stesso, e Barnabas Collins continua a prenderlo per la signora Cooper, domina un po' tutto il film, e Danny Elfman ricostruisce una colonna sonora che deve incastonare le hits del '72 come parte quasi visiva della storia.
Ma si citano anche i grandi film di quell'anni, "Deliverance" di John Boorman e "Superfly"di Gordon Parks. Coi collaboratori di sempre, Colleen Atwood ai costumi, Rick Heinrichs alle scenografie, Burton se la spassa a ricostruire in Inghilterra la piccola cittadina di Collinsport nel Maine, che sembra una della tante cittadine americane della infanzia sua e di Johnny Depp. Con il nuovo venuto, nel suo mondo, Bruno Delbonnel, grande direttore della fotografia francese che abbiamo tutti venerato nel "Faust" di Sokurov, si lancia invece in una ricerca visiva che deve unire la foto da soap della serie originale e il mondo dei teen movies anni '70, l'horror baviano e l'horror di Dan Curtis.
Per noi cinefili antichi tutto questo è un gran divertimento, come se qualcuno rimettesse in scena il televisivo "Il segno del comando" con Ugo Pagliai mischiandolo con hit del tipo "Piccolo uomo" di Mia Martini, "I giardini di Marzo" di Lucio Battisti, "Tuca Tuca" di Raffa e il camp involontario dei film rivoluzionari di Silvano Agosti ("N.P.") e di Adriano Aprà ("Olimpia agli amici") che hanno massacrato la nostra giovinezza.
Tim Burton costruisce le sue immagini e adatta a queste il suo protagonista Johnny Depp come Barnabas Collins, più o meno identico a quello originale, interpretato da un modesto attore, Jonathan Frid (da poco scomparso, fa però un'apparizione nel film), che per tutta la vita sarà schiacciato da quel ruolo, e tutti i suoi personaggi, dalla Elizabeth della grande Michelle Pfeiffer, alla ragazzina Carolyn di Chloe Grace Moretz, bravissima, alla dottoressa Julia Hoffman, interpretata da Helena Bonham Carter, alla cattivissima strega Angelique, amante e nemica del vampiro, una Eva Green in stato di grazia.
Tutti perfetti, anche se Johnny Depp sembra un po' schiavo del dover essere sempre Johnny Depp col cerone e ragazzino anche a cinquant'anni e quel che funziona per le vere star del rock, come Alice Cooper, non funziona per gli attori che furono bellissimi da giovani. Michelle Pfeiffer, purtroppo, è un po' invecchiata dai tempi di Catwoman in "Batman Returns" e Helena Bonham Carter si diverte a farsi brutta e cicciotta, perfino a farci intuire che sta facendo un blow job alla Linda Lovelace al vampiro, ma non sviluppa un vero grande personaggio.
Cosa che riesce perfettamente a Eva Green come strega Angelique. E' su di lei che Tim Burton, e Johnny Depp come suo partner, compiono il vero miracolo del film, ricostruendola come nuova Barbara Steele, una queen of gothic del 2000, bellissima, cattiva e ultrasexy. Vederla in azione mentre riesce a conquistare il suo amato-odiato vampiro e contemporaneamente a rovinare la tappezzeria del suo ufficio è uno dei grandi momenti del cinema di Tim Burton che dimostra che potrebbe ancora graffiare come un tempo. Purtroppo il film, scritto con grande intelligenza da Seth Grahame Smith, venerato autore di nuovi best seller horror stravaganti come "Pride and Prejudice and Zombies" e "Abraham Lincoln: Vampire Hunter", cede sulla cosa più importante.
E' un horror camp senza alcuna tensione di regia. Pure il finale è troppo lungo e soffocato dagli inutili effetti speciali. Alla fine, finito il gioco del come eravamo nel 1972 e l'apprezzamento per il gran lavoro visivo e scenografico, finito il cameo di Alice Cooper e una serie di trovate e jokes interni fulminanti, come quando Barnabas scambia la grande M del MacDonald per la M di Mefistofile (frecciata al "Faust" di Sokurov?) o come quando sfonda criticamente una puntata di "Scooby Doo", resta il rimpianto di come sarebbe stato il film in mano a un Tim Burton più ispirato o più concentrato o più libero dal mercato.
Il fatto che abbia premiato a Cannes, nell'anno in cui fu presidente della giuria, il difficile "Zio Boonmee" dell'impronunciabile Apichatpong Weerasethakul, che abbia prodotto quest'anno "Abraham Lincoln: Vampire Hunter" scegliendo come regista lo scatenato russo Tibur Bekmambetov o stia finendo di girare il suo vecchio "Frankenweenie" in versione animata, dimostra che il suo gusto e la voglia di fare cinema non gli mancano di certo. Basterà uscire dalla tomba come un qualsiasi rispettabile vampiro del 1972.
fonte
a me hanno detto che c'è un'interessante, per quanto velata, critica alla divisione classista americana (intesa come classi sociali), ma Giusti non ne accenna nemmeno
Dark Shadows di Tim Burton.
E' un po' schiavo di se stesso il vecchio Tim Burton, genio assoluto del cinema fantastico, da qualche anno parcheggiato in Inghilterra alla ricerca più di blockbusters alla "Alice in Wonderland", un successo internazionale anche grazie al 3D, che di veri progetti originali. Mentre sbarca a Parigi la grande mostra che il Moma gli dedicò un anno fa, assolutamente imperdibile, esce nelle sale di tutto il mondo il molto atteso "Dark Shadows", sulla carta un progetto estremamente personale, sia per lui che per il partner di sempre Johnny Depp.
Bravi ragazzi di Los Angeles cresciuti con le mille e passa puntate della soap coi vampiri ideata e diretta fin dai primi anni '70 da Dan Curtis, un regista importante e non così noto da noi, e interpretato da Johnathan Frid nei panni del vampiro televisivo Barnabas Collins, vero vampiro inglese finito nel Maine a mordere i sani cittadini americani. Un progetto, quello del remake di "Dark Shadows", che ossessionava Burton e Depp da parecchi anni e che hanno affrontato, purtroppo, in un periodo di decadenza per entrambi.
Certo, la decadenza di Tim Burton e di Johnny Depp offre comunque allo spettatore dei prodotti di altissima classe, soprattutto per la ricchezza visiva di quello che ci offrono, ma certo non possiamo ritrovare in "Dark Shadows" le emozioni che i due ci avevano offerto in "Edward Shissorhands" o in "Sleepy Willow". E' probabilmente pensando a questa debolezza di fondo, magari, che la Warner Bros non ha spinto per mostrare il film a Cannes, dove proprio due anni fa Tim Burton, nei panni di presidente della giuria, venne accolto e venerato come se fosse stato Michael Jackson.
O pensando a che faccia avrebbe fatto il nuovo presidente della giuria, Nanni Moretti, vedendo questa storia supercamp di vampiri ambientata nel 1972. Peccato perché proprio dal 1972 italiano sembra provenire lo stock di pantaloni a coste e golfini a V che Moretti continua a indossare con estremo coraggio nel 2012. Tim Burton però non si sofferma sui pantaloni di Nanni, ma si diverte come un pazzo, e noi con lui, a riprendere dal 1972 i grandi lati glam, rock e camp del periodo.
La grande musica del tempo, da T Rex ai Carpenters, dal "Crocodile Rock" di Elton John al "Nights in White Satin" dei Moody Blues, alla "School's Out" di Alice Cooper, che fa un grandissimo cameo nel film come se stesso, e Barnabas Collins continua a prenderlo per la signora Cooper, domina un po' tutto il film, e Danny Elfman ricostruisce una colonna sonora che deve incastonare le hits del '72 come parte quasi visiva della storia.
Ma si citano anche i grandi film di quell'anni, "Deliverance" di John Boorman e "Superfly"di Gordon Parks. Coi collaboratori di sempre, Colleen Atwood ai costumi, Rick Heinrichs alle scenografie, Burton se la spassa a ricostruire in Inghilterra la piccola cittadina di Collinsport nel Maine, che sembra una della tante cittadine americane della infanzia sua e di Johnny Depp. Con il nuovo venuto, nel suo mondo, Bruno Delbonnel, grande direttore della fotografia francese che abbiamo tutti venerato nel "Faust" di Sokurov, si lancia invece in una ricerca visiva che deve unire la foto da soap della serie originale e il mondo dei teen movies anni '70, l'horror baviano e l'horror di Dan Curtis.
Per noi cinefili antichi tutto questo è un gran divertimento, come se qualcuno rimettesse in scena il televisivo "Il segno del comando" con Ugo Pagliai mischiandolo con hit del tipo "Piccolo uomo" di Mia Martini, "I giardini di Marzo" di Lucio Battisti, "Tuca Tuca" di Raffa e il camp involontario dei film rivoluzionari di Silvano Agosti ("N.P.") e di Adriano Aprà ("Olimpia agli amici") che hanno massacrato la nostra giovinezza.
Tim Burton costruisce le sue immagini e adatta a queste il suo protagonista Johnny Depp come Barnabas Collins, più o meno identico a quello originale, interpretato da un modesto attore, Jonathan Frid (da poco scomparso, fa però un'apparizione nel film), che per tutta la vita sarà schiacciato da quel ruolo, e tutti i suoi personaggi, dalla Elizabeth della grande Michelle Pfeiffer, alla ragazzina Carolyn di Chloe Grace Moretz, bravissima, alla dottoressa Julia Hoffman, interpretata da Helena Bonham Carter, alla cattivissima strega Angelique, amante e nemica del vampiro, una Eva Green in stato di grazia.
Tutti perfetti, anche se Johnny Depp sembra un po' schiavo del dover essere sempre Johnny Depp col cerone e ragazzino anche a cinquant'anni e quel che funziona per le vere star del rock, come Alice Cooper, non funziona per gli attori che furono bellissimi da giovani. Michelle Pfeiffer, purtroppo, è un po' invecchiata dai tempi di Catwoman in "Batman Returns" e Helena Bonham Carter si diverte a farsi brutta e cicciotta, perfino a farci intuire che sta facendo un blow job alla Linda Lovelace al vampiro, ma non sviluppa un vero grande personaggio.
Cosa che riesce perfettamente a Eva Green come strega Angelique. E' su di lei che Tim Burton, e Johnny Depp come suo partner, compiono il vero miracolo del film, ricostruendola come nuova Barbara Steele, una queen of gothic del 2000, bellissima, cattiva e ultrasexy. Vederla in azione mentre riesce a conquistare il suo amato-odiato vampiro e contemporaneamente a rovinare la tappezzeria del suo ufficio è uno dei grandi momenti del cinema di Tim Burton che dimostra che potrebbe ancora graffiare come un tempo. Purtroppo il film, scritto con grande intelligenza da Seth Grahame Smith, venerato autore di nuovi best seller horror stravaganti come "Pride and Prejudice and Zombies" e "Abraham Lincoln: Vampire Hunter", cede sulla cosa più importante.
E' un horror camp senza alcuna tensione di regia. Pure il finale è troppo lungo e soffocato dagli inutili effetti speciali. Alla fine, finito il gioco del come eravamo nel 1972 e l'apprezzamento per il gran lavoro visivo e scenografico, finito il cameo di Alice Cooper e una serie di trovate e jokes interni fulminanti, come quando Barnabas scambia la grande M del MacDonald per la M di Mefistofile (frecciata al "Faust" di Sokurov?) o come quando sfonda criticamente una puntata di "Scooby Doo", resta il rimpianto di come sarebbe stato il film in mano a un Tim Burton più ispirato o più concentrato o più libero dal mercato.
Il fatto che abbia premiato a Cannes, nell'anno in cui fu presidente della giuria, il difficile "Zio Boonmee" dell'impronunciabile Apichatpong Weerasethakul, che abbia prodotto quest'anno "Abraham Lincoln: Vampire Hunter" scegliendo come regista lo scatenato russo Tibur Bekmambetov o stia finendo di girare il suo vecchio "Frankenweenie" in versione animata, dimostra che il suo gusto e la voglia di fare cinema non gli mancano di certo. Basterà uscire dalla tomba come un qualsiasi rispettabile vampiro del 1972.
fonte
a me hanno detto che c'è un'interessante, per quanto velata, critica alla divisione classista americana (intesa come classi sociali), ma Giusti non ne accenna nemmeno
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Re: I Film di DarkOver
picpiera ha scritto:forse vado domenica.....non è il mio genere ...vedremoubik ha scritto:ubik ha scritto:di The Avengers ho letto molte recensioni che dicono sia uno del migliori film sui supereroi mai uscito
assolutamente prevedibile e scontata, ricorda altri 100 film di supereroi in altre parole: du' palle
l'ha visto Mario con mio figlio minore ... noiosissimo ha detto
Re: I Film di DarkOver
Marco Giusti per Dagospia
Cannes 2012. Primo giorno. Si inizia bene. Il film di apertura, "Moonrise Kingdom" di Wes Anderson, e' una totale delizia. Magari un po' fighetto, ma alla fine cosi' scombinato nella sua assurda ricerca di perfezione di colori, personaggi, musica, costumi che non puoi che arrenderti al piacere di fronte alla sua messinscena maniacale di una fuga d'amore di un boy scout dodicenne e orfanello, Sam, e una ragazzina in guerra col mondo, Suzy, che non puo' lasciare mai il suo binocolo e il mangiadischi a pile che ha rubato al fratello (ci suona Francoise Hardy e un'opera per bambini di Benjamin Britten).
Il tutto ambientato nel 1965 nell'isola di New Penzance, prima che si scateni un terribile uragano. Dietro di loro si muove un gruppo di adulti tristi e scombinati, i genitori di Suzy, Bill Murray con dei pantaloni meravigliosi, e Frances MacDormand, avvocati, il capo della polizia delle isole, un Bruce Willis depresso che ha una storia con la mamma di Suzy, la terribile signora dei servizi sociali.
Tilda Swinton, il comandante del gruppo 55 degli scout, Edward Norton e tutti i piccoli scout che non hanno mai accettato Come loro amico Sam. Piccola storia dell'incontro fra due solitudini in un'America lontana e misteriosa, il film e' costruito quasi musicalmente su un'operina per bambini di Benjamin Britten, ma anche su altre sue opere, come "Noah's Floods", che sara' un momemto fondamentale nel finale con l'arrivo dell'uragano.
I due ragazzini, come tutti i personaggi dei film di Wes Anderson, sono pieni di incertezze e di eccentricita' ma li amiamo immediatamente. Come amiamo gli adulti attorno a loro. Wes Anderson e il suo cosceneggiatore Roman Coppola, si scatenano nella ricostruzione di un passato di un'America ancora vergine, dove Britten vale le canzoni di Hank Williams e l'arrivo dei 45 giri di Francoise Hardy sembra quello di una possibile Nouvella Vague.
Non c'e' una scena, un'inquadratura che non sia controllata dal desiderio di Wes Anderson di ridisegnare abiti, scene, oggetti d'epoca. Ma per fortuna tutto questo meccanismo alla fine lo percepiamo come un gioco cosi' complesso e inutile da far parte solo del desiderio di Anderson di fare del cinema personale, di sognare con quello che mette in scena.
Grandi camei di Harvey Keitel e Jason Schwartzman come capi scout e follia del regista che ricostruisce qualcosa come 350 abiti per gli scout, in gran parte personalizzati. Non piacera' a tutti, ma va bene cosi'. Alla conferenza stampa c'era il cast al completo, coi due giovani interpreti, Jared Gilman e Kara Hayward, assolutamente fantastici.
dagospia
qualche foto:
Wes Anderson è il regista, tra gli altri, de I Tenenbaum e di Le avventure acquatiche di Steve Zissou
Cannes 2012. Primo giorno. Si inizia bene. Il film di apertura, "Moonrise Kingdom" di Wes Anderson, e' una totale delizia. Magari un po' fighetto, ma alla fine cosi' scombinato nella sua assurda ricerca di perfezione di colori, personaggi, musica, costumi che non puoi che arrenderti al piacere di fronte alla sua messinscena maniacale di una fuga d'amore di un boy scout dodicenne e orfanello, Sam, e una ragazzina in guerra col mondo, Suzy, che non puo' lasciare mai il suo binocolo e il mangiadischi a pile che ha rubato al fratello (ci suona Francoise Hardy e un'opera per bambini di Benjamin Britten).
Il tutto ambientato nel 1965 nell'isola di New Penzance, prima che si scateni un terribile uragano. Dietro di loro si muove un gruppo di adulti tristi e scombinati, i genitori di Suzy, Bill Murray con dei pantaloni meravigliosi, e Frances MacDormand, avvocati, il capo della polizia delle isole, un Bruce Willis depresso che ha una storia con la mamma di Suzy, la terribile signora dei servizi sociali.
Tilda Swinton, il comandante del gruppo 55 degli scout, Edward Norton e tutti i piccoli scout che non hanno mai accettato Come loro amico Sam. Piccola storia dell'incontro fra due solitudini in un'America lontana e misteriosa, il film e' costruito quasi musicalmente su un'operina per bambini di Benjamin Britten, ma anche su altre sue opere, come "Noah's Floods", che sara' un momemto fondamentale nel finale con l'arrivo dell'uragano.
I due ragazzini, come tutti i personaggi dei film di Wes Anderson, sono pieni di incertezze e di eccentricita' ma li amiamo immediatamente. Come amiamo gli adulti attorno a loro. Wes Anderson e il suo cosceneggiatore Roman Coppola, si scatenano nella ricostruzione di un passato di un'America ancora vergine, dove Britten vale le canzoni di Hank Williams e l'arrivo dei 45 giri di Francoise Hardy sembra quello di una possibile Nouvella Vague.
Non c'e' una scena, un'inquadratura che non sia controllata dal desiderio di Wes Anderson di ridisegnare abiti, scene, oggetti d'epoca. Ma per fortuna tutto questo meccanismo alla fine lo percepiamo come un gioco cosi' complesso e inutile da far parte solo del desiderio di Anderson di fare del cinema personale, di sognare con quello che mette in scena.
Grandi camei di Harvey Keitel e Jason Schwartzman come capi scout e follia del regista che ricostruisce qualcosa come 350 abiti per gli scout, in gran parte personalizzati. Non piacera' a tutti, ma va bene cosi'. Alla conferenza stampa c'era il cast al completo, coi due giovani interpreti, Jared Gilman e Kara Hayward, assolutamente fantastici.
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qualche foto:
Wes Anderson è il regista, tra gli altri, de I Tenenbaum e di Le avventure acquatiche di Steve Zissou
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Re: I Film di DarkOver
hanno rifatto anche Total Recall con Colin Farrell
l'originale si intitolava Atto di forza era interpretato da Arnold Schwarzenegger con la regia di Paul Verhoeven
sembrano passati duecento anni e invece ne sono passati una ventina
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Re: I Film di DarkOver
questo è il nuovo Batman, e anche questo è molto diverso dai primi di Tim Burton
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Re: I Film di DarkOver
...a dicembre
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Re: I Film di DarkOver
69ma Mostra del Cinema di Venezia
(Adnkronos) - Non mancheranno 'scandali al Lido' nel cartellone della 69ma Mostra del Cinema di Venezia, che dalla prime anticipazioni sul contenuto dei film in programma è destinata a surriscaldarsi soprattutto attorno a tre temi: sesso lesbo, violenza e religione.
Al primo filone appartiene 'Spring Breakers' del regista indipendente statunitense Harmony Korine, che è sulla carta sicuramente il film da cui ci si può aspettare il più alto livello di trasgressione, soprattutto perché vede tre teen-idols, celeberrime figure del 'Disney Club' come Vanessa Hudgens, Selena Gomez, Ashley Benson oltre all'attrice di 'Glee', Heather Morris, costantemente ubriache, drogate e coinvolte in orge.
Nel film le 4 ragazze annoiandosi a morte nella loro scuola Kentucky decidono di rapinare un ristorante per potersi pagare le vacanze di primavera in Florida. Finiscono in prigione. Ma là incontrano il rapper e pusher James Franco che le farà uscire pretendendo del lavoro sporco in cambio. Il tutto è filmato volutamente in modo ultratrash per parodiare in modo surreale gli springbreak Floridiani degli anni '80, con le ragazze sempre in hot pants, bikini e magliette sexy, spesso impegnate in scene lesbo.
C'è poi 'Passion' di Brian De Palma, che è dichiaratamente un thriller erotico dove le protagoniste della storia sono due donne che intessono una relazione molto particolare, con forti connotati morbosi. In effetti 'Passion' è un remake 'parziale' di un film francese di Alain Corneau intitolato 'Crime d'Amour' e racconta del rapporto tra Christine, un'irreprensibile e cinica donna d'affari e la sua diretta assistente, la dolce - e apparentemente innocua - Isabelle. Anche dal maestro De Palma ci si aspettano - come è già stato anticipato da 'voci di corridoio' - delle esplicite scene di sesso lesbo tra Rachel McAdams e Noomi Rapace.
E che dire del film di chiusura della Settimana della Critica, 'Kiss of the Damned', eroticissima storia di due vampire gemelle del Connecticut che segna l'esordio di una figlia d'arte promettente come Xan Cassavetes, con scene di lesbo-cannibalismo?
Attesa e molto mistero (come sempre quando si parla di Terrence Malick) per 'To The Wonder' con Ben Affleck, Rachel McAdams, Olga Kurylenko e Javier Bardem. Il film che racconta di un triangolo d'amore a cavallo tra Europa e Oklahoma, ha ottenuto in America un rating R (ovvero il divieto ai minori non accompagnati) a causa di alcune scene ad alto contenuto di sesso e nudo.
Particolarmente violento si preannuncia invece 'Pieta'. Realizzato nell'arco di un mese dal regista coreano Kim Ki-duk, il film racconta la storia di uno strozzino che vaga riscuotendo debiti per i suoi capi. Un giorno una donna gli si para davanti, dichiarando di essere sua madre.
Per gli inevitabili punti in comune con le vicende di Scientology (già negati dalla produzione e dal protagonista Philip Seymour Hoffman) farà parlare di sé anche 'The Master' l'attesissimo film di Paul Thomas Anderson sulla storia controversa della nascita di una sette religiosa con un cast d'eccezione: Joaquin Phoenix, Philip Seymour Hoffman e Amy Adams.
Destinata a far discutere è anche l'opera del regista austriaco Ulrich Seidl (che già fece scandalo a Venezia con 'Canicola' nel 2001) dedicata al tema del fondamentalismo religioso. Dopo 'Paradise Love', incentrato sul turismo sessuale in Kenya di una cinquantenne austriaca, 'Paradise Faith' racconta invece la storia di una missionaria in cerca dell'amore divino. Anna Maria è una cattolica convinta. Devota di Gesù Cristo e del suo esempio dedica le sue vacanze a un singolare pellegrinaggio. Nella speranza che tutta l'Austria possa essere ricondotta verso sentieri più virtuosi, Anna Maria tutti i giorni va di casa in casa con una delle sue statuette da 40 centimetri raffiguranti la Vergine Maria in modo che tutti possano adorarla. Di fondamentalismo religioso, ma in chiave politica, si occupa Mira Nair nel film d'apertura 'Il fondamentalista riluttante'.
Ma il film destinato maggiormente a dividere critici e opinione pubblica sarà sicuramente 'Bella addormentata' di Marco Bellocchio che affronta una riflessione sull'eutanasia, sulla vita e sulla speranza, prendendo spunto dall'eco mediatica avuta in Italia dal caso di Eluana Englaro.
dagospia
(Adnkronos) - Non mancheranno 'scandali al Lido' nel cartellone della 69ma Mostra del Cinema di Venezia, che dalla prime anticipazioni sul contenuto dei film in programma è destinata a surriscaldarsi soprattutto attorno a tre temi: sesso lesbo, violenza e religione.
Al primo filone appartiene 'Spring Breakers' del regista indipendente statunitense Harmony Korine, che è sulla carta sicuramente il film da cui ci si può aspettare il più alto livello di trasgressione, soprattutto perché vede tre teen-idols, celeberrime figure del 'Disney Club' come Vanessa Hudgens, Selena Gomez, Ashley Benson oltre all'attrice di 'Glee', Heather Morris, costantemente ubriache, drogate e coinvolte in orge.
Nel film le 4 ragazze annoiandosi a morte nella loro scuola Kentucky decidono di rapinare un ristorante per potersi pagare le vacanze di primavera in Florida. Finiscono in prigione. Ma là incontrano il rapper e pusher James Franco che le farà uscire pretendendo del lavoro sporco in cambio. Il tutto è filmato volutamente in modo ultratrash per parodiare in modo surreale gli springbreak Floridiani degli anni '80, con le ragazze sempre in hot pants, bikini e magliette sexy, spesso impegnate in scene lesbo.
C'è poi 'Passion' di Brian De Palma, che è dichiaratamente un thriller erotico dove le protagoniste della storia sono due donne che intessono una relazione molto particolare, con forti connotati morbosi. In effetti 'Passion' è un remake 'parziale' di un film francese di Alain Corneau intitolato 'Crime d'Amour' e racconta del rapporto tra Christine, un'irreprensibile e cinica donna d'affari e la sua diretta assistente, la dolce - e apparentemente innocua - Isabelle. Anche dal maestro De Palma ci si aspettano - come è già stato anticipato da 'voci di corridoio' - delle esplicite scene di sesso lesbo tra Rachel McAdams e Noomi Rapace.
E che dire del film di chiusura della Settimana della Critica, 'Kiss of the Damned', eroticissima storia di due vampire gemelle del Connecticut che segna l'esordio di una figlia d'arte promettente come Xan Cassavetes, con scene di lesbo-cannibalismo?
Attesa e molto mistero (come sempre quando si parla di Terrence Malick) per 'To The Wonder' con Ben Affleck, Rachel McAdams, Olga Kurylenko e Javier Bardem. Il film che racconta di un triangolo d'amore a cavallo tra Europa e Oklahoma, ha ottenuto in America un rating R (ovvero il divieto ai minori non accompagnati) a causa di alcune scene ad alto contenuto di sesso e nudo.
Particolarmente violento si preannuncia invece 'Pieta'. Realizzato nell'arco di un mese dal regista coreano Kim Ki-duk, il film racconta la storia di uno strozzino che vaga riscuotendo debiti per i suoi capi. Un giorno una donna gli si para davanti, dichiarando di essere sua madre.
Per gli inevitabili punti in comune con le vicende di Scientology (già negati dalla produzione e dal protagonista Philip Seymour Hoffman) farà parlare di sé anche 'The Master' l'attesissimo film di Paul Thomas Anderson sulla storia controversa della nascita di una sette religiosa con un cast d'eccezione: Joaquin Phoenix, Philip Seymour Hoffman e Amy Adams.
Destinata a far discutere è anche l'opera del regista austriaco Ulrich Seidl (che già fece scandalo a Venezia con 'Canicola' nel 2001) dedicata al tema del fondamentalismo religioso. Dopo 'Paradise Love', incentrato sul turismo sessuale in Kenya di una cinquantenne austriaca, 'Paradise Faith' racconta invece la storia di una missionaria in cerca dell'amore divino. Anna Maria è una cattolica convinta. Devota di Gesù Cristo e del suo esempio dedica le sue vacanze a un singolare pellegrinaggio. Nella speranza che tutta l'Austria possa essere ricondotta verso sentieri più virtuosi, Anna Maria tutti i giorni va di casa in casa con una delle sue statuette da 40 centimetri raffiguranti la Vergine Maria in modo che tutti possano adorarla. Di fondamentalismo religioso, ma in chiave politica, si occupa Mira Nair nel film d'apertura 'Il fondamentalista riluttante'.
Ma il film destinato maggiormente a dividere critici e opinione pubblica sarà sicuramente 'Bella addormentata' di Marco Bellocchio che affronta una riflessione sull'eutanasia, sulla vita e sulla speranza, prendendo spunto dall'eco mediatica avuta in Italia dal caso di Eluana Englaro.
dagospia
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Re: I Film di DarkOver
il nuovo film di Pappi Corsicato
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Re: I Film di DarkOver
Questa sera ho visto Skyfall, diverso da tutti gli altri non riprende il discorso precedente ma riporta alle origini di Bond
Dura piu di due ore ma si segue con interesse.
Belle le scene d'azione (inverosimili ma.....è James Bond ), bravo Bardem la Dench e anche Craig l'ho trovato indovinato già dal suo debutto in questo personaggio. Lo consiglio naturalmente a chi piace questo genere .....e poi la colonna sonora di Adele
Dura piu di due ore ma si segue con interesse.
Belle le scene d'azione (inverosimili ma.....è James Bond ), bravo Bardem la Dench e anche Craig l'ho trovato indovinato già dal suo debutto in questo personaggio. Lo consiglio naturalmente a chi piace questo genere .....e poi la colonna sonora di Adele
picpiera- inviata specialissima
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