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Messaggio Da anna Ven 6 Mag - 14:56

La formidabile coppia
Benigni in un film di Allen
L'attore e regista toscano nel prossimo lavoro del "collega" americano, "The Wrong Picture". La notizia sta facendo il giro del mondo via web. Intanto Woody si prepara a inaugurare Cannes con il suo "Midnight in Paris"


E' come immaginare di veder giocare insieme Maradona e Pelè. O guardare un dipinto realizzato a quattro mani, tanto per fare un esempio, da Gauguin e Van Gogh. Ma qui non parliamo né di calcio né di pittura. Qui parliamo di cinema. E la notizia è ghiotta: Roberto Benigni in un film di Woody Allen. Una notizia che colpisce, e che nelle ultime ore sta facendo il giro del mondo.

E il perché è comprensibile. Due pezzi da novanta così, due talenti comici, due attori e registi, finalmente insieme. Ma in due ruoli diversi: perché Roberto sarà l'interprete della prossima pellicola di Woody, The Wrong Picture, che come si sa da tempo verrà girata proprio nel nostro Paese, a Roma. Una trattativa tra la produzione e gli studios di Cinecittà (di cui tra l'altro Benigni è partner, coi suoi stabilimenti cinematografici di Papigno in Umbria) è in corso.

Ad annunciare l'incontro cinematografico tra questi due personaggi così unici sono stati alcuni siti specializzati, tra cui il prestigioso e istituzionale Hollywood.com. Le riprese del film inizieranno in agosto a Roma, ma ancora non si conosce il ruolo che sarà affidato alla star italiana. Nel cast ci sono anche Alec Baldwin (che con Allen ha già lavorato nel 1990 in Alice), Penelope Cruz, Jesse Eisenberg (il protagonista di The Social Network), Ellen Page (la rivelazione di Juno). In un piccolo ruolo, lo stesso Allen. Quindi c'è la speranza di vedere insieme, sullo schermo, i due grandi comici. E come sempre accade quando si gira un film straniero qui in Italia, sicuramente anche altri attori di casa nostra verranno provinati.

Per adesso, i due diretti interessati non commentano. Ma Allen - che negli anni non ha mai nascosto l'ammirazione per la più riuscita e celebre opera di Benigni, La vita è bella - nel frattempo si prepara a partire per Cannes: toccherà infatti al suo Midnight in Paris aprire il Festival l'11 maggio. E chissà se proprio dalle Croisette, di fronte alle sicure domande dei cronisti italiani, il regista newyorkese anticiperà qualcosa su questa futura, bellissima "strana coppia" da grande schermo".

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Messaggio Da anna Sab 7 Mag - 17:12

Il trionfo di "Noi credevamo"
Premi a Germano e Cortellesi
La pellicola di Martone sul Risorgimento si aggiudica la statuetta di miglior film, ma il miglior regista è Luchetti. Papaleo miglior autore esordiente. Il protagonista di "La nostra vita", ritirando il premio, lancia un appello: "Gli utili del nostro lavoro non vengano reinvestiti in missioni di guerra"



Tutto secondo copione: Noi credevamo di Mario Martone, problematico affresco del nostro Risorgimento e di un'Unità ancora da compiere fino in fondo, è il trionfatore dei David di Donatello 2011. Porta a casa, infatti, la statuetta di miglior film, preannunciata in qualche modo dalla pioggia di nomination ottenute (tredici). Il Daniele Luchetti di La nostra vita strappa invece il premio per la migliore regia, insieme a quello - meritatissimo - al suo intenso protagonista Elio Germano (già vincitore a Cannes). L'attrice più brava, invece, è la Paola Cortellesi di Nessuno mi può giudicare: una scelta interessante, questa dei giurati, che valorizza una commedia e un'interprete dallo stampo decisamente brillante.

I verdetti arrivano nel corso della cerimonia di consegna dei riconoscimenti - i più prestigiosi del cinema italiano - che si tiene all'Auditorium conciliazione. A coronamento di una edizione tra le più variegate sul fronte del palmarés, visto che i premi maggiori sono abbastanza spezzettati fra titoli diversi. Da citare, inanzitutto, i due attori non protagonisti: Giuseppe Battiston, ancora più bravo del solito (e non è facile) in La Passione di Carlo Mazzacurati; e la Valentina Lodovini di Benvenuti al Sud, in un ruolo - va detto - non particolarmente interessante. Ma tra i vincitori morali va segnalato anche Rocco Papaleo, miglior autore esordiente col suo Basilicata coast to coast, che ottiene anche i riconoscimenti legati alla sua (bella) colonna sonora: Rita Marcotulli miglior musicista, e Maz Gazzè per la miglior canzone. Da segnalare il miglior documentario: E' stato morto un ragazzo: Federico Aldrovandi che in una notte incontrò la polizia, regia di Filippo Vendemmiati, che ripercorre un oscuro fatto della nostra cronaca recente.

Ma il trionfatore è e resta Martone. Che si aggiudica in tutto sette premi: oltre a quello per il miglior film, sceneggiatura, fotografia, scenografia, costumi, trucco e acconciatura. Mentre una certa delusione l'avrà provata Luca Miniero, visto che, al di là della Lodovini, resta a bocca asciutta, malgrado le dieci nomination. Ma tanto la pellicola ha già vinto un'altra sfida: quella di sfondare il botteghino.

Quanto alla serata, va segnalato il discorso di Elio Germano, che ringrazia "tutti i lavoratori e lavoratrici dello spettacolo che contribuiscono a far crescere il nostro Paese. Chiediamo che almeno le ricchezze prodotte dal nostro lavoro siamo investiti in servizi sociali e non in missioni di guerra".

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Messaggio Da ubik Sab 7 Mag - 17:18

Questi i premi David di Donatello 2011 assegnati oggi:

miglior film NOI CREDEVAMO di Mario Martone

migliore regista DANIELE LUCHETTI per il film La nostra vita

migliore regista esordiente ROCCO PAPALEO per il film Basilicata Coast to Coast

migliore sceneggiatura MARIO MARTONE GIANCARLO DE CATALDO per il film Noi credevamo

miglior produttore TILDE CORSI GIANNI ROMOLI CLAUDIO BONIVENTO per il film 20 Sigarette

migliore attrice protagonista PAOLA CORTELLESI per il film Nessuno mi può giudicare di Massimiliano Bruno

migliore attore protagonista ELIO GERMANO per il film La nostra vita di Daniele Luchetti

migliore attrice non protagonista VALENTINA LODOVINI per il film Benvenuti al Sud

migliore attore non protagonista GIUSEPPE BATTISTON per il film La passione di Carlo Mazzacurati

migliore direttore della fotografia RENATO BERTA per il film Noi Credevamo

migliore musicista RITA MARCOTULLI ROCCO PAPALEO per il film Basilicata Coast to Coast

migliore canzone originale MENTRE DORMI testi di Gimmi Santucci e Max Gazzé, musica e interpretazione Max Gazzé per il film Basilicata Coast to coast

migliore scenografo EMITA FRIGATO per il film Noi Credevamo

migliore costumista URSULA PATZAK per il film Noi Credevamo

migliore truccatore VITTORIO SODANO per il film Noi Credevamo

migliore acconciatore ALDO SIGNORETTI per il film Noi Credevamo

migliore montatore ALESSIO DOGLIONE per il film 20 sigarette

miglior fonico di presa diretta BRUNO PUPPARO per il film La nostra vita

migliori effetti speciali visivi REBEL ALLIANCE per il film 20 sigarette

miglior film dell'Unione Europea IL DISCORSO DEL RE

miglior film straniero HEREAFTER

miglior documentario di lungometraggio E' STATO MORTO UN RAGAZZO: FEDERICO ALDROVANDI CHE IN UNA NOTTE INCONTRO' LA POLIZIA di Filippo Vendemmiati

miglior cortometraggio JODY DELLE GIOSTRE di Adriano Sforzi

David Giovani 20 SIGARETTE di Aureliano Amadei

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Messaggio Da anna Sab 7 Mag - 19:55

Gli 80 anni dorati di Ettore Scola
Regista, non sono troppo emozionato. Omaggio a Casa Cinema


Il 10 maggio Ettore Scola doppia il capo dei suoi primi 80 anni e già ieri sera il David di Donatello "speciale" che gli è stato conferito da Gian Luigi Rondi ha dato il via a una serie di festeggiamenti che proprio martedì avranno un momento ufficiale con la giornata che gli dedica la Casa del Cinema a Roma. "Per fortuna qui in Italia ci conteniamo con le celebrazioni - commenta sorridendo il maestro dell'insuperata commedia all'italiana - anche perché forse abbiamo un certo numero di cose più serie a cui pensare. All'estero, dove non vado, le celebrazioni si sprecano, dalla Francia al Sud America dove vivono ancora nel mito di un nostro cinema che non c'é più. Alla Casa del Cinema invece andrò, non potrei proprio fare diversamente, ma non riesco a dirmi troppo emozionato non è nella mia natura".

Nato a Trevico, il paese più alto dell'Irpinia, emigrato a Roma da giovanissimo, studente di legge e 'battutista' sul 'Marc'Aureliò di Ruggero Maccari e poi alla radio per le gag di Alberto Sordi, Scola cresce nel cinema italiano come un vero 'ragazzo di bottega'. I suoi maestri sono Ruggero Maccari, Mario Mattoli, Steno, Antonio Pietrangeli ma anche la grande generazione d'attori che viene dal palcoscenico del varietà, da Totò a Sordi. Eppure è a Vittorio De Sica che poi dedicherà il suo capolavoro 'C'eravamo tanto amatì del '74 ed e' alla lezione del neorealismo che guarderà, con occhio lucido e personale con il suo 'Una giornata particolare' del 1977. Quel decennio coincide certamente con il momento di massima creatività dell'autore che però firma le sue prime sceneggiature già all'inizio degli anni '50, conoscendo successi crescenti da 'Un americano a Romà a 'Accadde al commissariato', da 'Il conte Max' a 'Il mattatore' o 'La marcia su Roma' che preannuncia il suo esordio dietro la macchina da presa. E' il 1964, il film è 'Se permettete parliamo di donne': lo sceneggiatore Scola finisce dietro la macchina da presa quasi per scommessa dei produttori. Un buon successo, una collaudata sicurezza del mestiere gli consentiranno di ripetersi con frequenza a distanza ravvicinata ('La congiunturà e 'L'arcidiavolò) ma è nel '68 che, grazie alla garanzia di Alberto Sordi, firma il suo primo successo popolare con 'Riusciranno i nostri eroì. I vizi degli italiani sono tutti in bella mostra, l'approccio è personale e diverso da quello dei Monicelli e Risi, una sommessa vena di malinconia e di solidarietà per i suoi personali "mostri". Dopo il copione perfetto di 'Io la conoscevo bene', dal '69 ('Il commissario Pepé con Ugo Tognazzi è omaggio indiretto al cinema di Pietro Germi) Scola diventa un "autore" a tutto tondo.

Scola guarda oggi con affettuoso disincanto alla sua carriera: "Per il momento non ho tanta voglia di lavorare - ammette - anche perché diventa perfino difficile trovare il tempo: sanno che sei libero e ti cercano tutti, per le richieste più strane. Ogni paesino ha un cinema che rischia la chiusura, un festivalino che cerca di crescere, un circolo culturale. E io tutto sommato mi commuovo a sentire tanta passione, mi sembra tempo ben speso quello a fianco di giovani che credono ancora in valori e idee. Ma detesto le celebrazioni e l'enfasi, non è ancora tempo di mummificarmi". Eppure avrebbe a buon diritto i titoli per sentirsi fiero di sé: film come 'La piu' bella serata della mia vità da Durrenmatt, 'I nuovi mostri', 'La terrazza', 'La famiglia' scandiscono altrettanti capitoli del miglior cinema italiano in una fase storica (l'ultimo terzo del '900) che acuiva il declino italiano. ''Non mi pare che le cose siano migliorate - commenta - Anzi. Ma mi fa piacere che alla Casa del Cinema mostrino 'La famiglia' che abbraccia idealmente 80 anni di storia italiana a un piccolo cortometraggio contro il razzismo come '1947- 1997' a cui tengo molto".

Di Scola va ricordata la sua "seconda anima", quella di più ampio respiro europeo ch passa per titoli come 'Il mondo nuovo' (1982), 'Ballando ballando' (1983), 'Il viaggio di Capitan Fracassa' (1990), 'Gente di Roma' (l'ultima sua regia fino ad oggi, nel 2003). E che la politica sia stata sempre la sua passione è facile ricordarlo scorrendo la lista dei documentari che ha firmato con autentico impegno lungo tutta la carriera: da 'Viaggio nel Fiat Nam' (tipico esempio di militanza nei primi anni '70) fino a 'Un altro mondo è possibilé e 'Lettere dalla Palestina' (opere collettive dei cineasti italiani del 2002), passando per il toccante 'L'addio a Enrico Berlinguer' del 1984. Ministro ombra del Pci, in prima fila nelle battaglie dell'Associazione dei cineasti (Anac), Scola non si è mai nascosto dietro scelte di comodo, ma non ha mai sbandierato le sue passioni con un gusto della battuta sdrammatizzante che lo accompagna in ogni apparizione pubblica. "Bisogna saper ridere di se per ironizzare sul mondo - dice -. Peccato che oggi sia davvero difficile".

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Messaggio Da anna Dom 8 Mag - 19:49

A Marco Bellocchio il Leone d'oro alla carriera

La Mostra celebra uno tra i maggiori autori del cinema contemporaneo. Per l'occasione sarà presentata una nuova versione di "Nel nome del padre" (1971) rivista e aggiornata dal regista: "Ho tagliato, accorciato, non ho aggiunto nulla"



La Mostra di Venezia celebra quest'anno una delle personalità pià influenti del cinema italiano, Marco Bellocchio. Al regista di I pugni in tasca è stato attribuito il Leone d'oro alla carriera della 68esima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia che si svolgerà dal 31 agosto al 10 settembre 2011. La decisione è stata presa dal Cda della Biennale di Venezia, presieduto da Paolo Baratta, su proposta del direttore della Mostra, Marco Müller.
"Seguire il cinema di Marco Bellocchio - scrive Müller nella motivazione - ti porta, in ogni suo nuovo film, sempre verso altre destinazioni da quelle che ci sembrava di aver raggiunto e scoperto. Camminatore instancabile, traghettatore di idee, esploratore del confine instabile tra se stesso, il cinema e la storia, ha utilizzato come mappa, per orientarsi, il mondo che comincia oltre i confini della realtà visibile (e nell'inconscio). E ha così trovato i modi di espressione più vitali e 'giusti' per raccontare l'urgenza di saperi, individuali e collettivi, indeboliti, o svaniti".
Marco Bellocchio è stato più volte protagonista alla Mostra di Venezia, dove ha presentato il suo secondo lungometraggio La Cina è vicina (1967), che ha ottenuto il Premio Speciale della Giuria. Successivamente, nel 1975, ha presentato Matti da slegare in Proposte di nuovi film, quindi, nel 1980, il mediometraggio Vacanze in Valtrebbia in Officina Veneziana e, nel 1982, Gli occhi, la bocca in Concorso. Due le partecipazioni negli anni 90, con il cortometraggio Il sogno della farfalla (1992) e il mediometraggio La religione e la storia (1998). Nel 1997 è stato presidente della giuria di Corto Cortissimo, e nel 1999 ha fatto parte della giuria del concorso, presieduta da Emir Kusturica. Nell'ultimo decennio ha presentato nel 2002 il mediometraggio dedicato a Verdi Addio del passato (Nuovi Territori), nel 2003 in Concorso Buongiorno, notte, che ha ricevuto un premio speciale, e nel 2010, Fuori Concorso, Sorelle mai.
In occasione della consegna del Leone d'oro sarà presentata la nuova versione di Nel nome del padre (1971). Non si tratta di un restauro ma di una nuova opera inedita e "attuale", realizzata dal regista a partire dai materiali del film stesso. Un singolare Director's Cut che, per la prima volta, invece di durare più a lungo rispetto all'originale, risulta più corto: 90 minuti per questa nuova versione contro i 105 del film uscito in sala nel 1971. "Non è stata un'idea fissa, niente di persecutorio, eppure in questi quaranta anni mi è tornata in mente, a intervalli vari, anche lunghissimi, l'idea, la convinzione che Nel nome del padre non avesse ancora trovato la sua forma definitiva", spiega il regista.
A riprova della sua affermazione Bellocchio cita il fatto che "dopo la prima proiezione pubblica, al Festival di New York nel 1971, Nel nome del padre è tornato in moviola altre tre volte, quattro con quest'ultima revisione. Per una necessità, che in passato non vedevo, per paura di essere politicamente ambiguo o soltanto per un difetto di visione di insieme, di liberare le immagini, nel senso di alleggerirle di quella pesantezza ideologica che le schiacciava, le soffocava".
"Immaginare liberamente era allora inconcepibile - sottolinea ancora il regista - per cui tante immagini piene di parole che giudicavano, spiegavano, ripetevano le spiegazioni, citavano, sono cadute. Molta cultura, figlia di quegli anni, magari irrisa, in quest'ultima versione è stata almeno contenuta a favore della storia, dei personaggi, degli affetti più semplici e diretti. Ho tagliato, accorciato, non ho aggiunto nulla".
"Le 'invenzioni' politiche nel film non mancano, assolutamente legittime, basti pensare alla lotta di classe tra servi e preti, del tutto inesistente nella mia esperienza di collegiale, ma forse manca -confessa Bellocchio - quella passione, esaltazione, fede, cecità che aveva posseduto sinceramente Eisenstein quando faceva i suoi film di propaganda, che però erano e sono dei capolavori".
"Evidentemente ancora in quegli anni mi sentivo in obbligo di non tradire una sinistra rivoluzionaria in cui avevo brevemente militato. Liberare le immagini è stato - spiega il regista - privilegiare sempre quanto di lieve, di caldo, di paradossale, di surreale, di crudele anche, senz'essere gratuitamente sadico, di sarcastico, di irridente l'ipocrisia delle istituzioni".
"Beninteso il film, per quei pochi che si ricorderanno della prima versione italiana, che è poi la seconda versione, non è cambiato nei contenuti o nei significati, non è stato addolcito in alcun modo, non è meno violento, si può dire soltanto che in questa versione definitiva Nel nome del padre fa pensare un po' meno a Brecht e un po' di più a Vigo", conclude Bellocchio.

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Messaggio Da anna Lun 9 Mag - 21:53

Operai al lavoro per posizionare il cartellone con Faye Dunaway all'ingresso del Palais du Cinéma per la 64esima edizione del Festival di Cannes che aprirà i battenti mercoledì 11 maggio

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Messaggio Da anna Mar 10 Mag - 22:28

CANNES 2011

Il Cinema sulla stampa - Pagina 4 402863

La 64esima edizione si conferma Festival degli autori e il regista americano Terrence Malick parte favorito per la conquista della Palma d’oro insieme a Kaurismäki e Winding Refn. Attesa per Almodóvar e von Trier, speranze per Sorrentino e Moretti

Il Cinema sulla stampa - Pagina 4 1303293403860_giuria10

la giuria del concorso del Festival di Cannes, che si terrà dall'11 al 22 maggio. Accanto al presidente Robert De Niro, gli altri membri che dovranno assegnare la Palma d'oro sono Jude Law, Uma Thurman, Olivier Assayas, l'attrice e produttrice argentina Martina Gusman, la critica e scrittrice norvegese Linn Ullmann, il regista del Ciad Mahmat Saleh Haroun e, da Hong Kong, la produttrice Nansun Shi e il regista e produttore Johnny To

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Messaggio Da anna Mar 10 Mag - 22:43

Cannes 2011 - I film

IN CONCORSO - Selezione ufficiale

Pedro ALMODÓVAR - La piel che habito
Bertrand BONELLO - L'Apollonide Souvenirs de la maison close
Alain CAVALIER - Pater
Joseph CEDAR - Hearat Shulayim (Footnote)
Nuri Bilge CEYLAN - Bir Zamanlar Anadolu'da (Once upon a time in Anatolia)
Jean-Pierre et Luc DARDENNE - Le gamin au vélo (Il ragazzo con la bicicletta)
Michel HAZANAVICIUS - The artist
Aki KAURISMÄKI - Le Havre
Naomi KAWASE - Hanezu no tsuki
Julia LEIGH - Sleeping beauty (Opera prima)
Maïwenn LE BESCO - Polisse
Terrence MALICK - The tree of life
Radu MIHAILEANU - La source des femmes
Takashi MIIKE - Ichimei (Hara-Kiri: Death of a Samuraï)
Nanni MORETTI - Habemus Papam
Lynne RAMSAY - We need to talk about Kevin
Markus SCHLEINZER - Michael (Opera prima)
Paolo SORRENTINO - This must be the place
Lars VON TRIER - Melancholia
Nicolas WINDING REFN - Drive

Un certain regard

Film d'apertura
Gus VAN SANT - Restless
Bakur BAKURADZE - Okhotnik (Le Chasseur)
Andreas DRESEN - Halt auf freier strecke
Bruno DUMONT - Hors satan
Sean DURKIN - Martha Marcy May Marlene (Opera prima)
Robert GUÉDIGUIAN - Les neiges du Kilimandjaro
Oliver HERMANUS - Skoonheid
HONG Sangsoo - The day he arrives
Cristián JIMÉNEZ - Bonsái (Bonsaï)
Eric KHOO - Tatsumi
KIM Ki-duk - Arirang
Nadine LABAKI - Et maintenant on va oú?
Catalin MITULESCU - Loverboy
NA Hong-jin - The yellow sea
Gerardo NARANJO - Miss Bala
Mohammad RASOULOF - Bé omid é didar (Au Revoir)
Juliana ROJAS, Marco DUTRA - Trabalhar cansa (opera prima)
Pierre SCHOELLER - L'exercice de l'etat
Ivan SEN - Toomelah
Joachim TRIER - Oslo, August 31st
Film di chiusura
Andrey ZVIAGINTSEV - Elena

FUORI CONCORSO

Film d'apertura
Woody ALLEN - Midnight in Paris
Film di chiusura
Christophe HONORÉ - Les bien-aimés
Xavier DURRINGER - La conquête
Jodie FOSTER - The beaver
Rob MARSHALL - Pirates of the Caribbean: On stranger tides (Pirati dei Caraibi: oltre i confini del mare)
Rakeysh OMPRAKASH - Mehra
Jeffrey ZIMBALIST - Bollywood - The greatest love story ever told
Séances de minuit (Proiezioni di mezzanotte)
CHAN Peter Ho-Sun - Wu Xia
Everardo GOUT - Dias de gracia (opera prima)

Sezione speciale

Frederikke ASPÖCK - Labrador (opera prima)
Mourad BEN CHEIKH - La khaoufa baada al'yaoum (Plus jamais peur)
Jafar PANAHI, Mojtaba MIRTAHMASB - In film nist (Ceci n'est pas un film)
Rithy PANH DUCH - Le maître des forges de l'enfer
Michael RADFORD - Michel Petrucciani
Christian ROUAUD - Tous au Larzac
Josh TICKELL - The big fix

CORTOMETRAGGI IN CONCORSO

Dahci Ma Ghost (Corea del Sud)
Wannes Destoop Badpakje 46 (Maillot de bain 46) (Belgio)
Vladimir Durán Soy tan feliz (Argentina/Colombia)
Nash Edgerton Bear (Australia)
Lisa Marie Gamlem Kjøttsår (Norvegia)
Sam Holst Meathead (Tête de viande) (Nuova Zelanda)
Nicolas Roy Ce n'est rien (Canada)
Megumi Tazaki Paternal womb (Giappone)
Maryna Vroda Cross (Francia/Ucraina)

Cinéfondation

ARAMISOVA Cagey tigers (Famu, Repubblica Ceca)
Nathanael CARTON Suu et Uchikawa (Nyu Asia Singapore)
Simão CAYATTE A viagem (Columbia University, Usa)
Anat COSTI Befetach beity (Bezalel Academy, Israele)
D. Jesse DAMAZO, Joe BOOKMAN The agony and sweat of the human spirit (University of Iowa, Usa)
Pieter DIRKX Bento monogatari (Sint-Lukas University, Belgio)
Doroteya DROUMEVA Der brief (dffb, Germania)
Alice FURTADO Duelo antes da noite (Universidade Federal Fluminense, Brasile)
Kamal LAZRAQ Drari (La fémis, Francia)
Mariano LUQUE Salsipuedes (Universidad Nacional de Córdoba, Argentina)
Gastón MARGOLIN, Martín MORGENFELD La fiesta de casamiento (Universidad del Cine, Argentina)
Pasquale MARINO L'estate che non viene (Centro Sperimentale di Cinematografia, Italia)
Jefferson MONEO Big muddy (Columbia University, Usa)
Ma'ayan RYPP Al Martha Lauf (Tel Aviv University, Israele)
SON Tae-gyum Ya-gan-bi-hang (Chung-Ang University, Corea del Sud)
Maria STEINMETZ Der wechselbalg (Hff ''Konrad Wolf'', Germania)

CANNES CLASSICS

Film restaurati

A Clockwork Orange (Arancia meccanica) di Stanley Kubrick (Usa, 1971, 137’)
Chronique d'un été di Jean Rouch e Edgar Morin (Francia, 1960, 91’)
Despair di Rainer Werner Fassbinder (Germania, 1978, 115’)
Hudutlarin kanunu (La loi de la frontière) di Lufti Akad (Turchia, 1966, 74’)
Il conformista di Bernardo Bertolucci (Italia, 1970, 118’)
La macchina ammazzacattivi di Roberto Rossellini (Italia, 1952, 80’) L'assassino di Elio Petri (Italia, 1961, 98’)
Le sauvage di Jean-Paul Rappeneau (Francia, 1975, 106’)
Le voyage dans la lune di Georges Mélies (Francia, 1902, 16’)
Les enfants du paradis di Marcel Carné (Francia, 1945, 190’)
Niemandsland (La zone de la mort) di Victor Trivas (Germania, 1931, 81’)
Rue Cases-Negres di Euzhan Palcy (Francia, 1983, 106’)

Documentari

Belmondo... Itineraire di Vincent Perrot e Jeff Domenech (Francia, 2011, 86’)
Corman's World: Exploits of a Hollywood rebel di Alex Stapleton (Usa, 2010, 125’)
Il était une fois … Orange mécanique (Once upon a time... A Clockwork Orange) di Antoine de Gaudemar e Michel Ciment (Francia, 2011, 52’)
Kurosawa, la voie (Kurosawa's Way) di Catherine Cadou (France, 2011, 52’)
The Look di Angelina Maccarone (Germany, 2011, 95’) documentario su Charlotte Rampling

Quinzaine des Réalisateurs

Lungometraggi

Après le sud di Jean-Jacques Jauffret
Atmen (Breathing) di Karl Markovics
Blue Bird di Gust Van den Berghe
Busong (Palawan Destin) di Auraeus Solito
Chatrak di Vimukthi Jayasundara
Code Blue di Urszula Antoniak
Corpo celeste di Alice Rohrwacher
Eldfjall (Volcano) di Rúnar Rúnarsson
En Ville (Iris in Bloom) di Valérie Mréjen, Bertrand Schefer
Impardonnables (Unforgivable) di André Téchiné
Jeanne captive (The Silence of Joan) di Philippe Ramos
La Fée di Fiona Gordon, Dominique Abel, Bruno Romy
La fin du silence (The end of silence) di Roland Edzard
Les Géants di Bouli Lanners
O Abismo prateado (La Falaise argentée) di Karim Aïnouz
Play di Ruben Östlund
Porfirio di Alejandro Landes
Return di Liza Johnson
Sur la planche di Leïla Kilani
The island di Kamen Kalev
The other side of sleep di Rebecca Daly

Cortometraggi

Armand 15 ans l'été di Blaise Harrison
Bielutin - Dans le jardin du temps di Clément Cogitore
Boro in the box di Bertrand Mandico
Cigarette at night di Duane Hopkins
Csicska (Beast) di Attila Till
Demain, ça sera bien di Pauline Gay
Fourplay: Tampa di Kyle Henry
Killing the chickens to scare the monkeys di Jens Assur
La conduite de la Raison di Aliocha
Las Palmas di Johannes Nyholm
Le songe de Poliphile (The strife of love in a dream) di Camille Henrot
Mila Caos di Simon Paetau
Nuvem (Le Poisson-lune / Sunfish) di Basil da Cunha
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Messaggio Da anna Mer 11 Mag - 18:47

Pronto il film su Nina Simone con Mary J. Blige


Dopo numerosi rinvii è finalmente pronto il film su Nina Simone. La pellicola, vede Mary J. Blige nei panni della leggenda del jazz nel periodo della sua relazione con Clifton Henderson. Scritto da Cynthia Mort, il film era in ballo già diversi anni fa quando, improvvisamente, il progetto venne congelato e solo un anno fa ha trovato dei finanziatori. Le riprese, sono inziate lo scorso autunno e la Blige ha frequentato dei corsi di recitazione per affrontare questa prova. Ma non è l’unica avventura cinematografica per la cantante, attualmente sul set di “Rock of ages” con Tom Cruise e Alec Baldwin. “Interpreto Justice Charlier, proprietaria del ‘Venus club’, uno strip club’. Mi sto divertendo un sacco e adoro Tom Cruise”, ha dichiarato Mary J. Blige. “Rock of ages” è l’adattamento cinematografico dell’omonimo musical di Broadway. Diretto da Adam Shankman (“Hairspray”), nel cast ci sono anche Russell Brand (marito della cantante Katy Perry), Catherine Zeta Jones e Julianne Hough. Quest’ultima è la protagonista principale della storia nel ruolo di Sherrie, una ragazza che sbarca ad Hollywood per realizzare il sogno di fare l’attrice, ma finisce per ballare la lap dance nel locale del personaggio interpretato dalla Blige.

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Messaggio Da Lucy Gordon Mer 11 Mag - 21:45



noto con piacere che diversi film da me proposti in tempi non sopsetti sono in lizza per la vittoria Il Cinema sulla stampa - Pagina 4 1532903768

...........ovvio sono una che ci capiscebbi molto Il Cinema sulla stampa - Pagina 4 1418170870


comunque si accettano scomesse. Io punto su Malik.
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Messaggio Da anna Gio 12 Mag - 0:51

Al via con le lacrime di De Niro e lo show di Lady Gaga
Bertolucci: la palma la dedico agli italiani che si indignano


La commozione tenerissima di Robert De Niro, la madrina ballerina Melanie Laurent, la dedica della palma d'oro alla carriera Bernardo Bertolucci agli ''italiani che hanno ancora la forza di indignarsi''. La platea del Grand Theatre Lumiere e' piena di star e cineasti, Woody Allen in prima fila: si alza il sipario dell'edizione 64 del festival di Cannes, il piu' importante del mondo. E sulla Croisette a sorpresa lo show imprevisto di Lady Gaga. ''Habemus Palma'' ha esordito Bertolucci nascondendo ogni emozione dietro una smorfia quasi cinica. Il presidente del festival, l'anziano decano di Cannes Gilles Jacob, ancora pieno di passione per la settima arte, lo ha ringraziato sei volte, in francese e in italiano, ricordando il complesso ''magistrale'' dell' opera di Bertolucci, da Prima della rivoluzione con cui debutto' qui al festival nel '64 a Novecento, alla Tragedia di un uomo ridicolo che valse il premio a Ugo Tognazzi. Tutta la platea si e' alzata in piedi per un lunghissimo applauso sincero mentre lui si e' fatto piccolo sulla sedia a rotelle cui e' costretto da anni. ''Dedico questa palma al mio amico Robert De Niro e a Woody Allen, ma anche a tutti gli italiani che ancora hanno voglia di lottare, criticare, indignarsi'', ha detto freddo Bertolucci che per dichiarare ufficialmente aperto il 64/mo festival ha parlato in italiano, salvo poi ripetere la frase formale in francese. Una frase che ''non mi ha dato fastidio'' ha commentato a caldo subito fuori la sala il ministro per i Beni Culturali Giancarlo Galan, ''perche' io sono uno che si indigna, che ha voglia di combattere e di fare battaglie''. E' stato l'unico momento vagamente 'politico' di questa apertura. Decisamente piu' tenero l'arrivo di Robert De Niro, presidente di giuria. Sullo schermo erano appena passate scene memorabili dei suoi film, da Taxi Driver a C'era una volta in America, la platea di colleghi si era alzata in piedi per applaudirlo lungamente quando sul palco e' entrato il grande Bob con gli occhi che gia' si riempivano di lacrime. De Niro il timido, eccezionale attore ha tentato qualche parola di francese poi si e' arreso alla commozione riuscendo solo a ringraziare. Poco prima, in un breve intervallo musicale, Melanie Laurent in scenografico abito nero Dior con la gonna rigida e la vita stretta aveva rotto il cerimoniale ballando e cercando di coinvolgere gli altri giurati, in particolare la colossale Uma Thurman, in abito bianco e altezza irraggiungibile. E pensare che la Laurent si era definita all'inizio della serata timida e intimidita della platea che aveva davanti, aveva ricordato le frasi 'celebri' delle madrine che l'hanno preceduta per concludere come tutte che il ''cinema e' magico''. Prima della cerimonia di apertura la sorpresa e' stata l'arrivo di Lady Gaga, in pelle nera, ballerini scatenati al seguito e note a palla sulla Croisette affollatissima. Nella Montee des Marches tradizionale overdose di belllezze e vestiti grandi firme spiccava quest'anno molto bianco - Uma Thurman (con vistosi pendenti smeraldo), Faye Dunaway, la top Bianca Balti in Alberta Ferretti, bianco era il cravattino di Jude Law in smoking Armani (come De Niro del resto) - e a sorpresa anche il blu, con Claudia Cardinale e Karolina Kurkova. Cavalli ha vestito Gong Li, Elie Saab la bellezza indiana Aishwarya Rai, Dolce & Gabbana Adrien Brody ma la piu' elegante e' sembrata un'attrice cinese di eleganza e bellezza particolari che indossava un prezioso abito tradizionale. C'erano Claude Lelouche, Lambert Wilson, Antonio Banderas con la moglie Melanie Griffith, sul braccio tatuata Antonio dentro un cuore e poi la messicana Salma Hayek con il marito Francois Henry Pinault. C'erano tra gli altri il ministro della cultura francese Frederic Mitterrand, il regista Emir Kusturica impacciato in smoking (infatti in sala ha subito tolto la giacca rimanendo in maniche di camicia) e Ines de la Fressange. Dopo la proiezione di Midnight in Paris di Woody Allen, cena ufficiale offerta dal ministro francese e dal presidente del festival Jacob a l'Agora', il nuovo spazio del festival di Cannes.

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Messaggio Da ubik Ven 13 Mag - 21:52

(ANSA) - CANNES, 13 MAG - Un grande successo, molti minuti di applausi e Nanni Moretti si scioglie in lacrime per l'accoglienza alla proiezione ufficiale stasera di Habemus Papam, in concorso a Cannes. Il regista, sollecitato da un lungo battimani, piu' volte ripreso, di tutta la platea del Grand Theatre Lumiere, non e' riuscito a frenare un pianto a dirotto.

Accanto a lui, commossi, il protagonista del film Michel Piccoli, Margherita Buy, Jerzy Stuhr e i produttori. Seduto a fianco a Moretti, il figlio Pietro.
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Messaggio Da anna Lun 16 Mag - 14:55

Cannes 2011

Di Malick in peggio


Se il mitico Terrence Malick diventa sempre più mistico, il pubblico di cinefili a Cannes diventa sempre più giovane e cinico. Per cui fischi e buhu a questo ” The tree of Life” ad opera di un regista misantropo e meticoloso che non concede interviste e fa un film ogni 10 anni ( dopo questo vien da dire: per fortuna) Comunque l’opera era talmente attesa da provocare alle 8 di mattina una rissa davanti alla sala grande che quasi ci scappava l’ambulanza.
E dopo aver lottato e sgomitato per un un posto in sala, ecco questa storia di famiglia americana fine anni Quaranta che parte con lutto ( un figlio è morto ma all’inizio non sappiamo quale dei tre nè perchè) .
Anzi dire “parte” è parola grossa perchè dall’incipit al primo capitolo ci sono ben 50 minuti di immagini dell’universo, dal micro al macro cosmo, con ritorni nel tempo e improvvisa comparsa di dinosauri più belli di quelli di Jurassic Park ma molto più noiosi. Poi dopo cellule, gocce d’acqua, molti vapori ,nuvoloni e nuvolaglia, una decina di vulcani e sette/ otto cascate tropicali, più stormi di uccelli e branchi di pesci finalmente una cinepresa danzante ci porta in una villetta della middle class ai tempi dell’American Dream.
Che qui non è esattamente Dream dal momento che Brad Pitt padre frustrato e insopportabile, impone una educazione militare ai suoi tre figli, mentre la dolcissima mamma non condivide. Conseguenza : tutti si odiano. A volte appare Sean Penn che è uno dei figli cresciuto, il quale tra voci fuoricampo che invocano Dio, brani della bibbia e orchestre con molti violini ricorda la sua infanzia. Dove si capisce che come in Piccole Donne , muore quello più dolce e più buono
Il peggio arriva con il crescere dell’estasi verso la fine del film, quando questa macchina celestiale che sempra un soffito tardo manierista sfondato al trompe l’oeil, si riempie di luce candida e di ascesa al cielo. Poi stacco temporale e si vedono i grattacieli di specchio che catturano le nubi.
Culturalmente siamo nella deriva New Age della California anni Ottanta. Un sacco di soldi per un sotto Bill Viola che purtroppo non è un video d’arte ma dura pure due ore e 18 minuti. Un fischio ai titoli di coda è il minimo ( se non altro per risvegliarsi)

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Messaggio Da Lucy Gordon Mar 17 Mag - 0:19

Allora , come ovvio i film vanno visti per essere giudicati. Ma questa ovvietà è ancora più ferrea con Malick. Questo regista sappiate è insano di mente. Un punto a favore. Malicl ha 67 anni, in 42 anni di carriera ha fatto 1 cortometraggio e 5 film.
Ma non perchè abbia poche idee o poca voglia di lavorare, ma perchè ogni film lo cucie e scucie mille volte, lo smembra e lo ricompone per dieci anni prima di portarlo in sala.
Vive in una stanza dove compone e pensa le sue opere e quella stanza è off limit per tutti, neanche la moglie non vi è mai potuta entrare............un folle appunto.

E come per tutti i folli le sue opere sono visioni. Alte. Molto alte.

Personalmente ho difficoltà a comprendere ogni aspetto delle sue intenzioni, per questo devo rivedere i suoi film 4 o 5 volte. Ma è innegabile che "La rabbia giovane" e "La sottile linea rossa" siano film eccelsi. I miei gusti sono per film più spontanei anche con evidenti errori, ma più sanguigni per questo.
Però Malick lavora dentro lo spettatore, non propone-impone delle immagini e sequenze, ma entra dentro le nostre anime e costringe a svelare il nostro livello di sensibiltà. E per questo usa tutto se stesso e il meglio degli altri. Per questa pellicola si è avvalso addirittura di un santone come Douglas Trumbull ( 2001 Odissea..;Blade Runner; Incontri ravvicinati..; etc etc)
" The Tree of life" parla della vita della morte, ma soprattutto di Dio e cerca di spiegare perchè Dio impone simili sofferenze ai suoi figli. Molto pretenzioso, ma prima di giudicare va visto.

Cito delle parole di lo ha visto:


"Ecco, The tree of life riesce nella titanica impresa di mettere davanti agli spettatori il più clamoroso dei contrasti, quello tra sofferenze e gioie terrene rispetto all'immensità dell'assoluto. Ponendo l'origine di tutto e la sua fine come confini facilmente oltrepassabili."

"Come sempre, Malick raggiunge i suoi obiettivi passando per tutto ciò che non è umano. I rumori ambientali sono presenti con una forza pari solo a quanto la fotografia di Lubezki insiste sulla luce solare (il film si apre e si chiude su dei girasoli e in mezzo i raggi controluce sono una costante) e sulla "sostanza" materiale e tattile degli elementi naturali. Animali, piante, vento, terra, acqua e uomini hanno lo stesso peso e la stessa importanza nelle inquadrature di Malick, per questo non c'è momento in The Tree of Life in cui anche la più nota delle inquadrature non stupisca."

"lo stesso il film vive su alcuni momenti spiazzanti e di una bellezza devastante come un feto nascosto dietro la membrana ovulare che ricorda un volto dietro una tenda."

"The Tree of Life è un film altissimo . Malick c'è riuscito ancora."


Come vedi i pareri possono essere diversi come sempre anche come ci si pone di fronte a un opera.
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Messaggio Da seunanotte Mar 17 Mag - 0:25

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