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Presentato in concorso al 61º Festival di Cannes e vincitore del Golden Globe come miglior film straniero, Valzer con Bashir (2008) è uno straordinario lungometraggio d’animazione che rievoca, in maniera cruda ed esplicita, ma al tempo stesso efficacemente lirica, uno dei più tragici episodi dell’infinito e multiforme conflitto arabo-israeliano: il massacro di Sabra e Shatila.

È il 16 settembre 1982: da ormai sette anni il Libano è travagliato da una sanguinosissima guerra civile, da ultimo complicata dall’invasione israeliana della metà meridionale del paese. I due campi profughi palestinesi alla periferia di Beirut sono presi d’assalto dalle milizie libanesi cristiane di estrema destra, i cosiddetti falangisti, che vendicano l’assassinio del loro leader Bashir Gemayel uccidendo un migliaio di civili inermi. L’esercito israeliano, che da qualche giorno controlla l’intera zona, lascia agire indisturbati i falangisti.

Il regista Ari Folman – già sceneggiatore di BeTipul, il format israeliano di In Treatment – a suo tempo un giovane in servizio di leva nell’esercito d’invasione israeliano, rievoca l’episodio attraverso i ricordi personali propri e dei suoi commilitoni. Ricordi inizialmente rimossi, addolciti o trasfigurati e progressivamente restituiti, dallo sforzo d’autocoscienza dei protagonisti, alla dura verità della cronaca di guerra.

In un’efficace combinazione tra animazione tradizionale e digitale, il film denuncia la complice indifferenza dell’esercito israeliano di fronte al massacro falangista. Toccando una ferita storica nella coscienza democratica d’Israele, Folman guarda ovviamente anche ai dubbi posti dalla recente guerra contro il Libano dell’estate 2006.

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