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Messaggio Da ubik Dom 3 Apr - 18:44

Il Blog ha intervistato Charlotte Mijeon dell'associazione francese "Sortir du nuclear", una federazione di 875 gruppi francesi anti nuclearisti a cui sono associate più di 35.000 persone. E' in Francia che si vince o si perde contro il nucleare. Francia senza nucleare equivale a Europa senza nucleare. Il meccanismo adottato in Francia per convincere i cittadini della ineluttabilità del nucleare è lo stesso adottato di recente in Italia: balle su balle raccontate da venduti e soldi su soldi per la pubblicità e per foraggiare i giornali. Fukushima sta facendo impallidire Chernobyl, non si possono seppellire i morti, il raggio di suolo radioattivo si sta estendendo lentamente verso Tokyo e le falde sotto i reattori registrano livelli di radioattività "abnormi", come ha dichiarato la stessa Tepco, un tasso di iodio radioattivo ben 4.385 volte superiore al limite legale è stato rilevato in mare. Di fronte a questo immane disastro, le cui conseguenze non sono ancora comprensibili, i giornali italiani, finanziati dalle nostre tasse, tacciono e inseriscono Fukushima dopo la ventesima pagina.

Intervista a Charlotte Mijeon di "Sortir du nuclear"

Blog: Dall’Italia, sembra che tutti i francesi siano a favore dell’energia nucleare. E’ corretto?

Charlotte Mijeon: No, non lo è. Io direi che la maggior parte della popolazione francese è critica riguardo l’energia nucleare. E lo è ancora di più dall’incidente di Fukushima. E ci sono poche, pochissime persone che stanno supportando l’energia nucleare. Ciò che dà l’impressione che la gente sia a favore dell’energia nucleare è il fatto che esiste una forte lobby, con una fortissima propaganda, con l’obiettivo di finanziare grandi pubblicità che passano su tutte le TV e dovunque. E anche la gente ha subito un tale lavaggio del cervello che gli è venuta l’dea che, sì, l’energia nucleare non è molto buona, ma cosa possiamo fare? E il problema è che molte persone non sanno che esistono alternative.

Incidenti nucleari in Francia

Blog: Ci sono stati incidenti in Francia negli impianti nucleari?

CM: Niente della grandezza di Fukushima, questo è sicuro. C’è stato qualche evento significativo. In particolare tre anni fa alla centrale nucleare di Tricastin, dove 75 litri di acqua contaminata finirono in un fiume. Fu una grossa contaminazione. Gli episodi o gli incidenti alle centrali nucleari non sono molto ben conosciuti. Sono riportati a malapena e in siti difficili da leggere. Pochissime persone ne sono a conoscenza. Siamo stati vicini a qualche incidente molto pericoloso negli anni 80. Per esempio, il cuore di un reattore nella Loire Valley, a Saint-Laurent, iniziò a sciogliersi. Ma fu considerato di quarto livello nella scala. Pochissime persone conoscono questo episodio. Abbiamo avuto un problema in La Hauge, un impianto di rielaborazione in Normandia. Negli anni 80 ci fu un problema con un incendio in una delle vasche. Io direi che non è molto una questione di incidenti, ma più di rischi. Con centrali datate, penso particolarmente a Fessenheim, che si trova in Alsazia, vicino ad una zona pubblica. E questa centrale è vecchia, e inizia ad essere più vulnerabile.

Blog: Cosa fanno le centrali con i loro scarti, con ciò che creano?

CM: Le scorie nucleari sono allocate nelle centrali per qualche anno e poi sono mandate in qualche centro e circolano. Questo è un pericolo, dato che sono molto pericolose. In Francia esiste un mito sul riciclo delle scorie radioattive. Questo non è vero. Non possiamo riciclare scorie ncleari. Possiamo solo separare gli elementi diversi. E questo crea molto inquinamento. L’impianto di rielaborazione di La Hague inquina tanto quanto tutte le altre centrali nucleari in Francia. Tanto quanto tutte le 58 centrali nucleari. E questo è un inquinamento massiccio, visibile dalla costa norvegese. Riguardo allo stoccaggio sotterraneo a lungo termine, seppellendo le scorie sottoterra. E c’è un progetto nell’Est della Francia in un’area non molto popolata. Le autorità hanno avuto l’idea di seppellire le scorie nella sabbia, a qualcosa come 500 metri di profondità. Non è una buona idea seppellire scorie che rimarranno pericolose per decine di migliaia di anni. Non possiamo aspettarci che il sottosuolo rimanga stabile per tutto questo tempo. Ci sono fiumi che hanno le sorgenti in quest'area, e c’è un rischio di contaminazione delle acque sotterranee. Questo è già successo in Germania, ad Asse, dove le scorie sono state scaricate in una ex miniera di sale. Si diceva che la miniera fosse perfettamente sicura, e alla fine, solo qualche anno dopo, ci furono perdite d’acqua al suo interno. Adesso ci sono circa 12 metri cubi di acqua che entrano nella miniera ogni giorno. E c’è un rischio che non onosciamo, se in qualche decade questi barili di scorie nucleari venissero corrosi e l’acqua contaminata fluirebbe nelle falde sotterranee e sarebbe un disastro per questa regione.

Il Niger contaminato

Blog: Riguardo alla contaminazione in Niger, dovuta all’estrazione dell’uranio da parte della Francia. Puoi dirci qualcosa su questo?

CM: La Francia estrae uranio in Nigerdagli anni '60. Tu vieni in un Paese, inquini qualsiasi cosa, prendi le risorse, non lasci nulla, senza dire niente alla popolazione. Lasci solo l’inquinamento. Ci sono due grandi miniere in Niger,nel nord della Niger, a Arlit. E di queste miniere, una è a cielo aperto. La polvere vola ovunque, polvere radioattiva. E arriva nei giardini delle persone, così le persone stanno mangiando verdure contaminate e c’è un altro problema, e cioè l’acqua che viene usata per le estrazioni, che richiedono molta acqua. Anche quest’acqua è contaminata. E il problema è che in natura non c’è abbastanza pioggia, e questa è acqua sotterranea. Non c’è solo il problema di usare un sacco di acqua per le miniere, ma anche che l’acqua si contamina. Un altro problema è anche che nelle miniere usano molti strumenti, attrezzi. Non c’è controllo, e a volte se vai con qualche oggetto a misurare le radiazioni in un mercato, puoi vedere che molti pezzi di ferro che sono stati venduti sono altamente radioattivi. Ma le persone non ricevono informazioni per nulla circa la radioattività. Non sanno quanto sia pericolosa. È abbastanza recente anche il fatto che le persone che lavorano nelle miniere indossino qualche protezione. Loro non sanno nulla riguardo questi materiali, e vengono contaminati solo perché non ne sanno nulla.

Blog: L’Italia ha fatto un accordo con Sarkozy. Perché pensate che sia successo?

CM: Bé, non mi piace per nulla Sarkozy. Penso che Berlusconi sia un personaggio simile a Sarkozy. A entrambi piace il potere, piace possedere i simboli del potere. E l’energia nucleare è un simbolo del potere. E’ altamente correlata alle bombe, al controllo di una tecnologia. E posso capire molto bene perché c’è stato questo accordo. E vorrei anche dire che il presidente della Francia Sarkozy è considerato come uno dei migliori rappresentanti dell’industria nucleare all’estero. Ogni volta che viaggia all’estero cerca di vendere qualche reattore nucleare, e ha trovato qualcuno intenzionato a comprarlo, così c’è stato l’accordo.

Blog: Pensi che la Francia possa sopravvivere senza energia nucleare?

CM: Oh, si. Oh, si. Non si possono eliminare tutte le centrali nucleari in una notte. Questo è vero perché abbiamo così tanta energia nucleare che sarebbe abbastanza difficile eliminarle così. Ma ci sono scenari che mostrano che ce la si può fare senza energia nucleare. Lo si può fare in 5 anni, in 10 anni, in 20 anni. Abbiamo il materiale, sappiamo come farlo. Sappiamo che dobbiamo pensare ai nostri bisogni di energia, che dobbiamo ripensare un sacco di cose. Sappiamo che dobbiamo migliorare l’efficienza energetica. E sappiamo che dobbiamo sviluppare le energie rinnovabili. Ci sono scenari che esistono, manchiamo solo della volontà politica per implementarli.

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Messaggio Da anna Lun 4 Apr - 12:12

Rassegna Stampa - Pagina 10 769300 si aprono le danze
Rassegna Stampa - Pagina 10 561231 peccato che lui non ci sarà, sarebbe stato puro avanspettacolo



Se parlasse Lele Mora
I rapporti con gli uomini dei servizi: ragazze in cambio di notizie riservate. Le escort portate ad Arcore.
I megaprestiti di Berlusconi. E' lui la chiave del processo che si apre il 6. Come se la caverà in tribunale?


Segna sul ghiaccio che paghiamo ad agosto". Come a dire, mai. Dario Mora ha il gusto della frase ad effetto almeno quanto il suo amico Stefano Ricucci, inventore delle categorie "furbetti del quartierino" e "froci col culo degli altri". Dario Mora è detto Lele perché, oltre a Dario, ha anche un altro nome di battesimo: Gabriele. Lo usa poco nei documenti italiani. Di più in Svizzera, dove ha la residenza e dove una variazione di identità può aiutare a sviare i debitori o ad aprire un nuovo conto corrente.

L'altro soprannome è più recente. Il copyright appartiene a uno dei suoi soci d'affari, l'imprenditore bresciano Imerio Baresi. Lui, al telefono, lo chiama Ratzinger. Papa honoris causa non è da tutti. Ancor meno quando si è sommersi di processi per un'ampia gamma di reati finanziari, e non solo. Oltre a bancarotta, frode fiscale e fatture false. Dopo di che deve affrontare le stesse accuse, a parte la concussione, che dal 6 aprile saranno contestate a Silvio Berlusconi in un'aula di tribunale a Milano. Cioè, favoreggiamento della prostituzione, anche minorile, insieme a Nicole Minetti, Emilio Fede e quattro collaboratori dell'agenzia Lm: Fedele Gentile, Mario Sacco, Raoul Galullo e Daniele Salemi.
Parte lesa è la marocchina Karima El Mahroug, alias Ruby Rubacuori, stellina minorenne del bunga bunga portata ad Arcore da Mora. La Mercedes di Lele, targata Canton Ticino, entrava e usciva dalla residenza del premier senza controlli, a riprova del rapporto speciale fra Berlusconi e il manager di tante donne giovani, carine e disoccupate.

"� evidente", scrivono i giudici, "che le ragazze invitate a partecipare alle serate siano reperite e contattate a fini di mercimonio sessuale da parte del Mora e dei suoi correi che svolgono un'attività di illecita intermediazione dell'altrui meretricio a fini di lucro".

Moralismo, categorie mentali superate. Mora è un businessman. Le carte degli stessi magistrati lo dimostrano. Sempre in giro come una trottola. Una volta c'è da accompagnare Nina Moric, un'altra Platinette, un'altra Patty Pravo, vecchia amica degli anni Ottanta a Verona. Se no, bisogna portare Gianmario Longoni alla Banca della Svizzera italiana di Lugano per trovare i finanziamenti di una nuova discoteca in società con il genero di Lele: "� il proprietario dello Smeraldo, molto importante, ha 20 teatri". Bisogna riferire degli affari con Longoni a Fedele Confalonieri. Poi c'è Adriano Galliani che ha promesso di affidare la comunicazione del Milan a quanto resta del gruppo Lm (dalle iniziali di Lele). Poi ci sono le fatture da incassare da Mediaset (30 mila euro in totale) e da Mondadori. C'è il progetto di gestire la security dell'Autodromo di Monza per 200-300 mila euro all'anno.

Un vulcano, il Lele. Mentre il fisco italiano e il curatore del crac Lm aspettano 6-7 milioni di euro per appianare parte dei buchi dell'agenzia delle dive di viale Monza a Milano, Mora inaugura a luglio un ristorante de luxe sul lago di Lugano, l'Antico Grotto Caprino. "Sai, questa è una pensione", dice a un funzionario del Credito cooperativo di Carugate che lo assilla per gli scoperti di conto, "perché poi io qua ho investito un milione e mezzo di euro, eh".

Certo, i soldi vanno e vengono ma la passione per gli show sexy è una costante. A fine settembre Sacco e Fedele, rispettivamente l'autista e il contabile di un continuo kamasutra bancario fra assegni circolari, intestazioni di comodo e giorni di valuta, gli vedono costituire una società a Lugano "per un night club, ti ho detto solo questo, dove fanno lapdance, spogliarelli all'interno; l'ho preso da parte dico, dottore non spenda un euro per fare questo posto perché lo chiudono fra un mese". Lo stesso Fedele dice "se non paga tutte le cose che c'ha sospese, lo levano dalla Svizzera, gli levano la residenza". Gente assurda, questi svizzeri. Hanno il ghiaccio in montagna anche ad agosto e vogliono essere pagati. Se no, mettono i sigilli. Lo hanno fatto a dicembre con il Grotto Caprino, il piano pensionistico di Lele.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/se-parlasse-lele-mora/2148202
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Messaggio Da anna Lun 4 Apr - 15:15

http://www.repubblica.it/politica/2011/04/04/news/giornata_democrazia_mobilitazione_internet-14482507/?ref=HREC1-2

Democrazia Day, la Rete si mobilita
Un network per coordinare la protesta
Cresce sul web l'attivismo per preparare la giornata di domani contro le leggi ad personam e gli attacchi alla giustizia. Sui siti di Libertà e Giustizia, Articolo 21 e Popolo Viola il tam tam di cittadini e organizzazioni. Migliaia di commenti, si moltiplicano le adesioni


UN NETWORK di protesta. A meno di ventiquattro ore dalla Giornata della Democrazia 1 il web italiano è in fermento. Appelli, raccolte di firme, discussioni e migliaia di commenti. Tanti interventi, un segno comune: dire no all'ennesima legge ad personam per Silvio Berlusconi. A quel combinato di processo e prescrizione breve che oltre a trasformare il premier in un cittadino al di sopra della legge, rischia di inceppare la macchina della giustizia italiana. Per tirare la volata alle mobilitazioni di piazza - a Roma, dalle 14 in piazza Montecitorio e dalle 20 alle 24 in piazza Santi Apostoli - con l'attivismo e la partecipazione sul web.

"Io ci sarò perché". Il centro nevralgico della protesta online, è rappresentato dall'intreccio delle pagine e dei siti delle tre associazioni che hanno dato vita alla Giornata per la Democrazia. Libertà e Giustizia 2, Articolo 21 3 e Il Popolo Viola 4. Luoghi di raccordo dell'indignazione dei cittadini. I commenti sono migliaia. Sul sito di Articolo 21 è stata aperta una sezione, "Io ci sarò perché 5", che mette insieme le motivazioni di chi parteciperà
alla giornata. Un breviario virtuale delle ragioni dell'attivismo della società civile italiana. Scrive Cinzia, guida turistica: "Aderisco perché abbiamo superato ogni limite, e perché sento il dovere di fare qualcosa anche io. Riprendiamoci la nostra democrazia, riprendiamoci il nostro Paese, riprendiamoci il futuro".

L'ora della mobilitazione. Poi Libertà e Giustizia. Il cui sito apre con l'intervento di Gustavo Zagrebelsky, apparso anche su Repubblica, "L'ora della mobilitazione 6". E l'analisi del presidente onorario di LeG fa il giro della rete e dei social network. Tanti i commenti. Tra gli altri: "Finalmente comincia una nuova resistenza. Sarà arduo risalire dal baratro in cui siamo. Ci vorrà tanta, tanta pazienza e forza da parte di tutti gli italiani. Speriamo...". E ancora: "E' necessaria una nuova Primavera Italiana. Ma è una lotta lunga perche il berlusconismo è il sintomo di una corruzione mentale, spirituale della nostra patria; un virus che ha infettato tanti".

Sms e mailingt list. A tirare la volata per la Giornata della Democrazia anche il Popolo Viola. I cui militanti stanno dando fondo a tutte le possibilità di mobilitazione digitale offerte dalla rete. Mailing list, volantrini virtuali, invio di sms e condivisione di documenti e informazioni sui social network. E c'è chi pubblicizza la manifestazione lasciando volantini sul posto di lavoro o nella bacheca del proprio condominio.

Democratici digitali. E non fanno mancare il loro supporto i militanti del Pd. Il cui segretario, Pier Luigi Bersani, con tutti i parlamentari del partito, darà vita, sempre domani, a un'iniziativa al Pantheon di Roma. In rete, i democratici seguono le iniziative lanciate da Mobilitanti 7, il sito del Pd dedicato anche alle iniziative online. L'ultima è sostituire la foto della propria pagina sui social network con quella che ritrae il manifesto del Pd in chiave anti Lega Nord. "No al processo breve. La Lega lascia liberi i criminali solo per salvare Berlusconi".

E cresce la lista delle adesioni per la Giornata della Democrazia. Tra le altre: Comitato per la libertà di Informazione, Radio Articolo1, Rete degli studenti, Unione degli universitari, Sinistra e Libertà, Italia dei Valori, Vincenzo Vita, Libera informazione, Ottavia Piccolo, Ennio Remondino, Shukri Said, Valerio Mastraendrea, Dario Fo e Franca Rame, Dario Vergassola. E ancora: il Move On Italiano, Moni Ovadia, Giovani per la Costituzione, Comitato per la Libertà e il Diritto all'Informazione, alla Cultura e allo Spettacolo, Roberto Zaccaria, Fabio Granata e Marco Miccoli.
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Messaggio Da anna Lun 4 Apr - 17:07

http://www.coordinamentouniversitario.it/index.php?option=com_content&view=article&id=209%3Alauree-che-scompaiono-accorpamenti-pazzi-le-denunce-dei-lettori-sul-caos-universita&catid=35%3Arassegna-stampa&Itemid=61

Lauree che scompaiono, accorpamenti pazzi le denunce dei lettori sul caos-università

da Repubblica.it


Razionalizzare le facoltà e tagliare i fondi. Più i docenti mandati in pensione e non sostituiti. Così i "requisiti minimi" per far sopravvivere un corso diventano una bomba che spazza via anche veri fiori all'occhiello degli atenei. Da Astrofisica a Scienze sociali, a Scienza delle investigazioni. Lasciando gli studenti nel guado

Cronache di chiusure annunciate: dal prossimo anno accademico alcuni corsi di laurea, in base alla normativa vigente, potrebbero non essere attivati per la mancanza dei "requisiti minimi di docenza". L'Effetto-Gelmini, in questo caso, non è prodotto diretto della Legge di Riforma entrata in vigore a fine gennaio, ma parte da più lontano: precisamente dal Decreto Ministeriale n. 17 del 22 settembre 2010 che fissa i "paletti" numerici da rispettare per essere in regola e poter continuare ad erogare un corso presente nell'offerta formativa d'ateneo. La razionalizzazione dei corsi di laurea, che dal punto di vista squisitamente economico-finanziario può rappresentare una boccata d'ossigeno per i bilanci accademici, prevede due soluzioni: la soppressione o l'accorpamento. Provvedimenti che, uniti al blocco del turn-over e ai pensionamenti previsti nei prossimi anni, metteranno a dura prova gli atenei riducendo il bacino di docenti per coprire i corsi attivati. Con il risultato che l'offerta formativa delle università pubbliche subirà, nel suo complesso, un forte ridimensionamento. Sono due degli argomenti che ricorrono nelle storie raccontate dai lettori di Repubblica.it. Abbiamo approfondito.

Soppressi o accorpati? I requisiti minimi di docenza - vale a dire "il numero di docenti di ruolo complessivamente necessari, calcolato ipotizzando una situazione teorica di impegno nelle attività didattiche esclusivamente di un singolo corso di studio", secondo la formula ministeriale - prevedono 12 docenti per i corsi di laurea (triennali) e 8 per quelli magistrali (biennali); per i corsi magistrali a ciclo unico di 5 anni il corpo docente di ruolo dev'essere pari a 20 unità, per quelli a ciclo unico di 6 anni il numero-minimo sale a 24. Con l'obiettivo di mettere "un limite alla proliferazione degli insegnamenti", si rischia però - come ci hanno segnalato molti lettori in occasione della precedente puntata dell'inchiesta - di "tagliare le gambe" a iniziative didattiche valide e con concrete prospettive lavorative post-laurea, cancellandole o ridimensionandole fortemente.

"Fiore all'occhiello" spezzato. Alla Federico II di Napoli il corso di laurea magistrale in Astrofisica e Scienze dello Spazio è stato disattivato il 16 marzo su delibera del Consiglio di Facoltà: dal prossimo anno accademico non accetterà più nuove immatricolazioni. "Quella del Senato Accademico - si legge nella nota pubblicata sul sito dell'università - non è stata una decisione insensata, perché, con la nuova legislazione, i corsi di laurea poco popolati incidono negativamente e pesantemente sul finanziamento dell'università". Effettivamente questo corso di laurea magistrale negli ultimi due anni aveva avuto una media di 12 iscritti (anziché 15, minimo previsto dai regolamenti ministeriali). Ma tutti i laureati, come precisa anche l'ateneo, "hanno finora trovato un inserimento nel mondo della ricerca scientifica nazionale e in special modo internazionale, dando una chiara indicazione di successo e competitività". Un corso "fiore all'occhiello" sacrificato per mere ragioni di budget.

Genova senza Servizio Sociale. Nell'ateneo del capoluogo ligure il corso di laurea magistrale in Servizio Sociale e Politiche Sociali è a rischio chiusura, come conferma il preside della Facoltà di Giurisprudenza Paolo Comanducci: "Detto semplicemente: il Miur pretende, a priori e in astratto, che per attivare i corsi di studio proposti una Facoltà abbia un numero di docenti considerato sufficiente sulla base di una formuletta matematica elaborata dal Ministero". Per scongiurare la chiusura del corso, d'intesa con il rettore, è stata chiesta una deroga al Miur, ma ancora non è giunta una risposta ufficiale. Intanto la Regione e l'Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali stanno manifestando preoccupazione per la paventata chiusura del corso in questione: si tratta, infatti, di un percorso di studi necessario per accedere ai ruoli apicali dei Servizi pubblici nell'area socio-sanitaria.

L'Aquila, stop alle indagini. Ha quasi duemila iscritti, registra un alto tasso d'immatricolazioni, è l'unico in tutta Italia: eppure il corso di laurea in Scienze dell'Investigazione dell'Università degli Studi dell'Aquila sta lottando per sopravvivere e, se non riuscirà a trovare i docenti per raggiungere il minimo previsto dal Miur, dal prossimo anno accademico sarà costretto a chiudere i battenti. Il professor Francesco Sidoti, presidente del corso di laurea, ha scritto un accorato appello all'intera comunità accademica aquilana per rendere partecipi tutti del paradosso: per la mancanza di quattro docenti un corso con una precisa identità giuridica, colonna portante dell'ateneo e apprezzato anche in ambito internazionale non potrà essere attivato. Puntualizzando: "Nelle università italiane il settore della sicurezza è stato lasciato drammaticamente allo sbando in questi anni. Siamo il paese di Cesare Beccaria e di Giovanni Falcone; un tempo la criminologia italiana è stata la prima nel mondo. Di tutto questo nelle aule universitarie c'è ben poco, per motivi interni - legati agli aspetti corporativi, clientelari e familistici del sistema - e per motivi esterni se possibile ancor più deleteri: la mancanza di idee chiare e di lungimiranza".

Triennali sfoltite, magistrali stabili. Capitolo accorpamenti. In molte università si sta rimodulando l'offerta formativa puntando sulla riduzione dei corsi di laurea triennali - meno numerosi e più "generalisti" - cercando di mantenere la specializzazione sui corsi magistrali. La Facoltà di Ingegneria dell'Università di Palermo, ad esempio, ha seguito questa strada operando fusioni mirate tra corsi affini, come conferma il preside Fabrizio Micari: "Dal prossimo anno accademico saranno accorpati i corsi triennali di Civile ed Edile e, nella sede distaccata di Agrigento, quelli di Gestionale ed Informatica. In tal modo i nostri corsi triennali scenderanno da 12 a 10 mentre rimarrà inalterato il numero di corsi di laurea magistrale (14 di cui una a ciclo unico quinquennale)". Ritocchi omogenei anche per Ingegneria a Parma: tre corsi triennali "vicini" - Informatica, Elettronica, Comunicazioni - confluiranno in uno solo che sarà suddiviso in tre curricula. Invariata l'offerta specialistica. Ma non sempre gli accorpamenti seguono criteri logici di prossimità e affinità: a livello di dipartimenti in alcuni casi il principale obiettivo - non dichiarato ma evidente - è quello di creare nuovi soggetti "di peso" all'interno di atenei, derogando al principio dell'omogeneità.

Il "caso" maxidipartimenti. All'Università di Padova il processo di aggregazione dei dipartimenti è cominciato lo scorso anno, in base alle linee guida del Senato Accademico che anticipavano la Riforma Gelmini. Marco Maggioni, rappresentante in CdA del Sindacato degli Studenti Link, sottolinea alcuni "casi" anomali nel nuovo assetto dipartimentale. Il più eclatante è quello del costituendo maxidipartimento "Filosofia, Sociologia, Psicologia Applicata": "L'aggregazione di tutti questi dipartimenti - spiega Maggioni - non è basata su una comunanza a livello di ricerca o di didattica, bensì sulla volontà di costituire una struttura abnorme dal punto di vista numerico: avrà più di 150 docenti". E il suo direttore designato - l'ex rettore dell'ateneo patavino Vincenzo Milanesi, delegato all'istruzione del bilancio - ha portato in commissione statuto la proposta di dare più risorse ai dipartimenti numericamente più consistenti. Solo un caso? Un altro dato interessante a proposito di accorpamenti "pazzi" è quello legato alle "spartizioni" di alcuni piccoli dipartimenti, uno per tutti "Geografia": è stato fagocitato da realtà più grandi, dividendo i suoi docenti tra Geologia, Scienze Politiche e Scienze del Mondo Antico.
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Messaggio Da anna Lun 4 Apr - 23:22

Cie, vietato sapere


Il ministro Maroni ha vietato gli ingressi nei Cie che ospitano gli immigrati sbarcati a Lampedusa, perfino ai parlamentari e ai consiglieri regionali. Infatti, per il senatore Furio Colombo e il deputato Andrea Sarubbi, che hanno tentato di visitare oggi il Centro di Lampedusa, i cancelli sono rimasti sbarrati.

Per chi si occupa da tempo di Centri di detenzione amministrativa per stranieri (un tempo denominati Centri di Permanenza Temporanea ed Assistenza – Cpta e ora Centri di Identificazione ed Espulsione – CIE) niente di nuovo sotto il cielo. Entrare in questi luoghi è sempre stato difficile, quasi impossibile, perfino per i difensori degli stranieri. Sono costruiti, infatti, sin dai tempi della legge “Turco–Napolitano” che le “inventò”, per non essere visti e controllati dall’esterno: spesso collocati fuori dalle città o nelle loro periferie, lontani comunque da occhi indiscreti, sempre circondati da alti muri e/o recinzioni di filo spinato, cancelli, guardiole, forze dell’ordine armate, fari potenti, videocamere a circuito chiuso, speciali sistemi di allarme e arredamento imbullonato al pavimento. Sono delle “fortezze”, inaccessibili da sempre (nonostante il Regolamento di attuazione, D.P.R. n. 394/1999, del Testo Unico sull’Immigrazione, D. Lgs. n. 286/1998, preveda tutt’altro).

I CIE sono i buchi neri della democrazia italiana, o meglio, l’elemento rivelatore della sua progressiva putrescenza. Ogni volta, infatti, che coloro che vi sono reclusi hanno la possibilità di raccontare quello che accade all’interno, veniamo a sapere di soprusi, violenze e umiliazioni che non hanno nulla da invidiare ad Abu Ghraib oppure a Guantamo. Non è un caso, infatti, che gli atti di autolesionismo, le fughe e le rivolte degli immigrati reclusi siano innumerevoli. Non si tratta di fatti episodici, ma di gesti che rivendicano l’irriducibilità umana, gesti che squarciano l’invisibilità che circonda questi luoghi. Sono un modo per ottenere un riconoscimento pubblico della propria umanità.

Il divieto, però, imposto dal ministro Maroni all’ingresso dei parlamentari, consiglieri ed associazioni nei Centri di Lampedusa e di Manduria, pone due domande. La prima è rivolta allo status legale di questi luoghi: se ufficialmente – sia il Centro di Lampedusa che quello di Manduria – sono denominati, rispettivamente, CPA (Centro di Prima Accoglienza – Lampedusa) e CAI (Centro di Accoglienza e Identificazione – Manduria) perché imporre il divieto di ingresso alle delegazioni esterne? E poi, cos’è giuridicamente un CAI, visto che tale tipologia non è prevista dall’ordinamento in vigore?

La risposta a questa prima domanda, la si ha, paradossalmente, con la seconda domanda: come e possibile che venga sospeso l’ordinamento con il solo ordine del ministro degli Interni, emanato con una circolare “riservata”? E’ tutto qui il segreto delle politiche migratorie in Italia: le circolari amministrative*. Ci sono le leggi e ci sono le circolari governative che contraddicono le leggi (perfino quelle più repressive e razziste). Sono le circolari le vere “officine giuridiche” della disciplina migratoria in Italia. E’ con questi atti amministrativi – che sono adottati velocemente e in totale assenza di contraddittorio – che si decide della vita degli immigrati.

Il modello non è nuovo nella storia. Si ispira, infatti, alla concezione assolutistica, pre-moderna del diritto. Ma, del resto, può esserci traccia di illuminismo in una politica che si esprime con espressioni come “Fora di ball”?

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/04/cie-vietato-sapere/102103/
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Messaggio Da anna Mar 5 Apr - 10:02

I giovani contro la precarietà
Sabato in piazza in tutta Italia
Il 9 aprile manifestazioni nelle grandi metropoli e nei piccoli centri. Ma anche all'estero. Ci saranno i ricercatori e gli addetti dei call center. I neoimprenditori e gli operatori dello spettacolo. Chiedono più diritti e opportunità. E dicono: "E' arrivato il tempo per un'azione comune, perché ormai si è infranta l'illusione della salvezza individuale"



Il tempo è adesso. I giovani non vogliono più aspettare. Sabato 9 aprile saranno nelle piazze e nelle strade per manifestare e chiedere maggiore attenzione e più diritti. Per dire ai politici e ai decisori che è arrivato il momento di affrontare davvero la questione giovanile. Una questione che tutti riconoscono come indissolubilmente legata alla ricchezza di una nazione, ma per cui ancora nessuno, nel nostro Paese, ha fatto davvero qualcosa di rilevante.

Gli appuntamenti si terranno in tutta Italia, nelle grandi metropoli e nei piccoli centri. A Roma si annuncia una street parade che andrà da piazza della Repubblica fino al Colosseo. Lungo il percorso ci saranno rappresentazioni e "scene" delle situazioni emblematiche della precarietà. A Napoli un corteo si muoverà da piazza Mancini fino a piazza del Gesù. A Milano l'evento si terrà nel primo pomeriggio alle Colonne di San Lorenzo vicino Porta Ticinese. A Torino a piazza Vittorio alle 15. A Genova l'appuntamento è invece previsto per le cinque del pomeriggio a via San Lorenzo. Ma non solo. Manifestazioni sono annunciate anche a Parma, Modena, Lecce, Catanzaro, Siracusa e Cosenza. E anche Bari, Lodi e Bergamo.

Dai ricercatori ai call center. Tutto ha preso le mosse dal comitato "il nostro tempo è adesso" (www. ilnostrotempoeadesso.it) 1 e dal manifesto redatto dai quattordici promotori. Tra loro ci sono realtà, associazioni e reti sociali che rappresentano buona parte degli universi che stanno pagando a più caro prezzo le trasformazioni dei rapporti e delle condizioni del mondo del lavoro. Trasformazioni acuite ancor di più dalla crisi di questi ultmi anni. Gli interinali, gli stagisti, i ricercatori precari e quelli che non ce la fanno più a rimanere in Italia e se ne vanno all'estero per avere una chance all'altezza delle proprie competenze e ambizioni. Ci sono gli operatori dello spettacolo, quelli che lavorano nei call center, gli archeologi, i giornalisti precari e anche i giovani imprenditori. Spesso ragazzi talentuosi a cui vengono negate le occasioni e le opportunità a cui hanno diritto.

La risposta dall'estero. Oltre a quelli già in calendario, in queste ore si stanno aggiungendo molti altri appuntamenti. Non solo in Italia. Il tam tam è arrivato oltre i confini nazionali e la voglia di partecipare è stata espressa anche da chi si trova lontano. Da chi conosce bene, per averlo vissuto sulla propria pelle, il mancato riconoscimento del talento. A Bruxelles, nel cuore dell'Europa, ci saraà una manifestazione. E in questi giorni si stanno prendendo accordi per simili avvenimenti anche a Londra e Washington, due delle mete più frequenti per i "cervelli" in fuga dal Belpaese. Tante, inoltre, sono state le adesioni alle manifestazioni del 9 aprile da parte di figure di rilievo. Dal sociologo Luciano Gallino all'attore Ascanio Celestini. Dallo scienziato Giorgio Parisi a Dario Fo.

I diritti negati e il rischio "generazione perduta". Le questioni in ballo sono tante. I giovani chiedono il rispetto del diritto allo studio e del diritto alla casa. L'attuazione di politiche che prevedano redditi di sostegno e un welfare anche per chi ne è rimasto per troppo tempo escluso. Sentono di avere anche loro bisogno di "realizzare la propria felicità affettiva". Oltre, ovviamente, a reclamare forse il diritto più essenziale di tutti: il diritto al lavoro. Nell'ultimo Quarterly Review della Commisione europea viene sottolineato come tra i più grandi paesi membri il tasso disoccupazione giovanile sia cresciuto in particolare in Spagna, Polonia e più marcatamente in Italia e nel Regno Unito. Gli autori del rapporto hanno richiamato l'attenzione, ancora una volta, sul fatto che la mancanza di lavoro per i più giovani rimane una sfida cruciale e hanno lanciato l'allarme riguardo le preoccupazioni crescenti del potenziale rischio di una "generazione perduta".

Originalità e ironia. Le iniziative di sabato nelle diverse città si annunciano originali nelle forme. D'altronde nell'avvicinamento ce se sono stati già alcuni assaggi. Il 17 marzo a Roma, in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, è stato improvvisato un flash mob alla Galleria Alberto Sordi. Qui un guardiano "maturo" davanti a una porta tricolore impediva l'ingresso ai giovani. Sempre a Roma, a Via Condotti, si è tenuto un altro flash mob, con dei ragazzi in corteo ciascuno con una sedia con la scritta "se la sedia è il benefit ce la portiamo noi". Il tutto difronte alla sede di una società romana che aveva diffuso un'offerta di stage in cui proponeva come benefit sedia e postazione internet.

Nel manifesto del comitato i promotori scrivono che è arrivato il tempo per "un'azione comune, perché ormai si è infranta l'illusione della salvezza individuale. Per raccontare chi siamo e non essere raccontati, per vivere e non sopravvivere, per stare insieme e non da soli". Dopo il grande movimento che ha attraversato l'università e le scuole italiane, sembra forse arrivato per i giovani il tempo di una più decisa voglia di partecipare, di raccontarsi, anche con autoironia, e di riappropriarsi di tutto quello che, fino ad ora, gli è stato negato.
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Messaggio Da anna Mar 5 Apr - 14:13

Tra ricostruzione e un forte bisogno di normalita'
Secondo anniversario del sisma che ha provocato
309 morti e oltre 1.600 feriti



A due anni dal terremoto di magnitudo 6.3 che alle 3.32 del 6 aprile devastò L'Aquila e provincia, provocando 309 morti, circa 2.000 feriti e la distruzione di un ingente patrimonio architettonico, la ricostruzione sembra procedere a rilento e, soprattutto, mancano certezze su "quando" la situazione tornerà normale. Nel secondo anniversario della tragedia, gli aquilani ricorderanno le vittime con alcune manifestazioni: spiccano la fiaccolata, in partenza dalle 23 del 5 aprile dalla Fontana Luminosa per arrivare in Piazza Duomo alle 3.15 del 6 e, nella serata del 6, il concerto dei giovani musicisti del conservatorio. La Fondazione '6 aprile per la vita' ha rivolto un appello alla politica: evitare teatrini e risse, "accetteremo la presenza solo del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in rappresentanza degli italiani".

Sono ancora 37.733 - 15 mila in meno rispetto al 2010 - le persone assistite nel Comune dell'Aquila e nei 56 del cratere sismico, secondo i dati recenti della Struttura per la Gestione dell'Emergenza (Sge). Di queste, poco meno di 23 mila risiedono in alloggi a carico dello Stato; circa 13 mila sono beneficiarie del contributo di autonoma sistemazione (200 euro a persona ogni mese) e 1.328 sono ancora in strutture ricettive abruzzesi e nelle caserme. A conferma delle problematiche esistenti, sono arrivate, a settembre scorso, le dimissioni da vice commissario vicario alla ricostruzione del sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, dovute al "preoccupante accentuarsi dello stato di confusione e difficoltà nella governance di gestione dell'emergenza e del processo di ricostruzione".

A far discutere ci sono anche le macerie, la cui stima precisa è difficile elaborare: milioni di tonnellate di materiali derivanti dai crolli e dalle demolizioni. Nel frattempo prosegue la protesta pacifica del "Popolo delle carriole" che - prima simbolicamente, poi concretamente - è riuscito a liberare alcune strade e piazze dai detriti. Migliaia di aquilani vivono in 19 'new town', ma ciò che risulta difficile è ricostruire il tessuto sociale. Conferma questa situazione la ricerca "Microdis-L'Aquila", degli atenei di Firenze, Marche e L'Aquila, condotta su 15 mila terremotati. Dallo studio - secondo cui la ricostruzione è "più lenta che in Indonesia" - emerge la mancanza di luoghi di ritrovo per una "comunità morta assieme al sisma". Tutto ciò ha portato ad un aumento dei casi di ansia e depressione che, per il locale Dipartimento di Salute Mentale, sono causati non solo dal terremoto in sé, ma anche dal venir meno della rete sociale. Qualche delusione i terremotati dicono di averla avuta anche dal Governo, come per la questione tasse: dopo una sospensione di 15 mesi, da luglio 2010 hanno ripreso a pagare le imposte e, dal prossimo novembre, dovranno pagare in aggiunta anche quelle non versate da aprile 2009 a giugno 2010, nell'ambito di un regime fiscale da molti definito "penalizzante" rispetto ai sismi di Umbria-Marche e Molise.

Per la ricostruzione sono stati stanziati complessivamente 14.767 miliardi, ma i dati di novembre del Commissario delegato indicano una disponibilità di "cassa" pari a poco più di 3 miliardi. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che più volte ha parlato di "mistificazione" da parte dei media sui temi della ricostruzione, in questi due anni è stato all'Aquila 31 volte, decine delle quali nel primo anno dopo il terremoto. Nei giorni scorsi, su diversi muri della città, sono comparsi striscioni del Comitato 3e32, contrario ad una eventuale visita del premier il 6 aprile: "Berluscò, non te fa revedé - recitavano - 6.4.2011 niente sciacalli". La domanda che migliaia di terremotati si pongono, quasi con rassegnazione, è: quando potremo tornare a casa? In un processo di ricostruzione tutt'altro che semplice, i problemi riguardano principalmente le case classificate 'E', ovvero quelle gravemente danneggiate.
I privati, infatti, non possono iniziare i lavori finché non viene redatto dai Comuni il piano di ricostruzione del centro storico; ma, ad esclusione dell'Aquila, dove è stato presentato il 30 per cento circa dei progetti di edifici 'E', nei piccoli comuni del cratere il centro abitato coincide proprio con quello storico. Nel solo capoluogo risultano danneggiati 16 mila edifici e, di questi, 8.700 sono classificati 'E'. Sono circa 12 mila le richieste di indennizzo presentate e per 9.600 di esse (l'80% delle domande) è già stato erogato il contributo. Ad oggi, nel complesso, è stata presentata la dichiarazione di fine lavori per circa 4.600 edifici.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/speciali/2011/04/01/visualizza_new.html_1528463379.html
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Messaggio Da anna Mar 5 Apr - 19:50

Vergogna e disonore su 314 deputati

I 314 deputati che quest’oggi si sono dichiarati convinti Berlusconi abbia agito “nell’esercizio delle funzioni” di Presidente del Consiglio telefonando la notte del 27 maggio 2010 alla Questura di Milano per sollecitare il rilascio di Ruby, si sono ricoperti di vergogna e disonore. Sono protagonisti attivi del degrado morale di una nazione. Così i posteri li ricorderanno.

http://www.gadlerner.it/2011/04/05/vergogna-e-disonore-su-314-deputati.html
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Messaggio Da ubik Mer 6 Apr - 0:30



La P2 era una loggia massonica coperta. Oggi abbiamo un governo massonico scoperto. I piduisti di ieri hanno fatto carriera. Il presidente del consiglio, tessera 1816, e il portavoce del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, tessera 2232 ci spiegano il Piano di Rinascita Democratica di Gelli con i fatti. Giorno dopo giorno, nella sua applicazione reale, concreta. Gelli, il gran maestro, condannato a 10 anni per calunnia aggravata dalla finalità di terrorismo per depistaggio delle indagini sulla strage della stazione di Bologna (85 morti e 200 feriti), recita la parte di vecchio saggio in televisione e si lamenta perché non gli viene riconosciuto ufficialmente il copyright del programma di Governo, dalla Giustizia, alla legge elettorale, al controllo delle televisioni. In un altro Paese sarebbero stati condannati per alto tradimento, nel nostro hanno raggiunto i vertici delle Istituzioni.

Quando, nel 1981, fu scoperto dai giudici Gherardo Colombo e Giuliano Turone l'elenco dei piduisti si capì che la Storia dell'Italia nata dalla Resistenza, democratica e repubblicana era una copertura per un gruppo di avventurieri che avevano il controllo della nazione, banchieri, generali, politici, giornalisti, magistrati. Una cupola da far impallidire Cosa Nostra. Solo 972 piduisti furono identificati su 2.400. Tina Alselmi fu scelta come presidente della Commissione parlamentare da Nilde Iotti, allora presidente della Camera, e interpretò il suo ruolo con coscienza e coraggio. Per questo la sua carriera politica fu distrutta. Sarebbe stata un grande Presidente della Repubblica.
Tina Anselmi credeva che i nomi venuti alla luce fossero i pesci piccoli, gli altri, un migliaio, mai identificati, erano più importanti. Ma cosa è più importante di un generale o di un direttore di giornale se non un presidente del consiglio o un suo ministro o il capo di una grande impresa? Oggi il cerchio si chiude, il cittadino è escluso dalle istituzioni con la legge elettorale porcata di matrice piduista, le televisioni sono il megafono del governo, la giustizia sta per essere ingabbiata. La P2 regna. Dove si deve andare per iscriversi?

Intervista a Anna Vinci

Anna Vinci - Come ho incontrato Tina Anselmi e come sono arrivata a scrivere questo libro? È una lunga storia d’amore di grande rispetto mio e amore nei suoi confronti, di stima reciproca, un incontro di alcuni anni fa rinnovato per un’intervista televisiva, dopodiché è nato un primo libro e poi questi appunti segreti.

Gli appunti segreti di Tina Alselmi sulla P2

Blog La P2 oggi raggiunge i suoi obiettivi?

Anna Vinci Con questi appunti della Anselmi ho convissuto più di un anno, un anno e mezzo, penso che sicuramente il lavoro della commissione presieduta dalla Anselmi, la Commissione inquirente bicamerale sulla P2 dall’81 all’84 abbia in qualche modo interrotto quello che era il progetto di Gelli, il progetto piduista e affaticandolo, questo non vuol dire che i rischi siano finiti.

Blog La P2 è maschilista?

Anna Vinci Io ho immaginato Tina Anselmi come Presidente della commissione, me la vedo nelle stanze di Palazzo San Macuto a Roma dove si svolgevano le audizioni e immagino questa donna tra uomini, piduisti tutti uomini, esercito, servizi segreti, mafie, malavita, chiesa, potere delle banche e le donne erano delle comprimarie.

BlogQuindi non è un caso che Tina Anselmi sia stata scelta o comunque che Tina Anselmi sia stato un fenomeno contrario alla P2 essendo una donna?

Anna Vinci È stata l’allora Presidente della Camera Nilde Iotti a chiedere a Tina Anselmi di diventare Presidente di questa Commissione bicamerale ed erano legate da tante esperienze passate, perché quello che mi diceva Tina Anselmi diceva una cosa molto interessante “all’epoca eravamo diverse - in questo caso la Iotti e lei - ideologicamente ma non antropologicamente” e sicuramente il fatto che fosse una donna era uno sguardo diverso perché immaginiamo in queste stanze tutti uomini grigi, tutti uomini anche mediocri come mi diceva Tina.

BlogPerché è stata scelta Tina Anselmi visto che nel governo di allora c’erano molte infiltrazioni della P2?

Anna VinciÈ stata scelta dalla Iotti, io quando mi sono documentata con Giorgio Frasca Polara che era il portavoce della Presidente della Camera Nilde Iotti e lui mi ha detto che la Iotti aveva fatto questa scelta perché si fidava della Anselmi e poi perché il Presidente del Senato era all’epoca Fanfani e, come ha aggiunto un’altra persona: Enzo Giaccotto, Segretario particolare della Iotti quando fu la prima volta ministro nel 76, amico storico, perché la Iotti aveva paura che venisse proposto un democristiano, casomai amico di Forlani, allora Presidente del Consiglio, che poi sappiamo come era implicato nella vicenda della P2.

Il linguaggio della P2

Blog Qual è il linguaggio della P2?

Anna Vinci Una della prime cose che mi ha colpito è questo essere proprio sciatti, il progetto della P2 è finito non è finito, sicuramente nel linguaggio sta ad ottimi livelli perché è proprio il disprezzo delle parole, la parola che è un modo di comunicare, di rapportarsi agli altri, noi lo vediamo quotidianamente, uno dice una cosa e il giorno dopo ne dice un’altra. Il Ministro Scajola quando ci fu il fatto dell’appartamento che lui disse “ah ma io non sapevo niente, me l’hanno regalato”.Nelle audizioni la Anselmi prendeva questi appunti, sintetizzava, io li ho chiamati post-it perché uno quando ha fretta però scrive le cose fondamentali e veniva fuori questo linguaggio di queste persone che dicevano “sì ma io ero iscritto alla P2, no ma non lo sapevo, è stato casuale”.
Allora noi ci chiediamo di fronte a questa classe dirigente, ma ci fanno? Perché non è possibile, oppure tu non sai se preferisci che siano un po’ non so dei cialtroni, non perbene piuttosto che dei cretini, perché come non lo sapevi?! Tu sei un generale, tu sei un ministro: non è possibile!!

Blog La P2 è un comitato d’affari o è, invece, un piano eversivo?

Anna Vinci Da quello che viene fuori studiando questi 700 e oltre appunti della Anselmi, lei appunto nella sua relazione come nel discorso che fece nell’86 alla e veniva fuori che era un comitato non di affari, c’erano anche quelli che facevano affari, c’erano questi che volevano fare carriera, ci fu una dichiarazione pubblica di Costanzo che era diventato il direttore de L’Occhio con tutta una serie di elementi chiaramente di ispirazione massonica che piangendo disse “sì l’ho fatto per la carriera”. Oppure gente come Cicchitto che mi ricordo che la Anselmi disse “ma come? Questo dovrebbe credere nelle istituzioni e dice che si è scritto alla P2 per difendersi perché si sentiva…” cioè gente che veramente non ha i parametri intellettivi o pensa che gli altri siano degli schiocchi. Quindi c’era chi faceva affari, ma sicuramente progetto piduista, il progetto di Gelli era un progetto eversivo, cioè di svuotare dall’interno le istituzioni e infatti Gelli riceveva all’Excelsior a Roma.

BlogQuesto progetto di svuotare le istituzioni dall’interno, quindi con uomini delle istituzioni, è riuscito in parte oppure no?

Anna VinciBeh in parte direi proprio di sì, visto che c’abbiamo il Presidente del Consiglio che c’abbiamo che è poi uno dei maggiori rappresentanti di questo linguaggio estemporaneo nel senso che oggi sto lì, domani sto lì, un po’ da Vaudeville. Quando seguivo gli appunti di Tina Anselmi me li immaginavo proprio questi uomini come in una pochade da Feydeau che andavano all’Excelsior da Gelli che li puoi immaginare quasi che si nascondevano quando arrivava quello che non doveva sapere, perché tutto si basava appunto sul ricatto, su questo cuneo tra la copertura e la scopertura. E Gelli sapeva, manovrava.

BlogBerlusconi fu ascoltato?

Anna Vinci No, c’è una testimonianza di Di Ciommo che è stato molto importante perché era il segretario, era un giovane funzionario del Senato che era stato messo, messo tra virgolette, a disposizione dell’Anselmi, c’era anche un funzionario della Camera Gianfranco Beretta. E l’Anselmi mi aveva molto parlato di Di Ciommo, era stata una persona importante di cui lei si fidava, Di Ciommo mi raccontava che a un certo punto loro facevano queste audizioni, naturalmente studiavano anche le carte delle Procure che si occupavano come procure proprio di indagare in alcune che sono state grandi tragedie dell’Italia e avevano detto ma che facciamo? Lo chiamiamo questo Berlusconi che era piduista e poi hanno detto pure all’Anselmi no “ma è uno, insomma non è così importante in fondo”, “è una persona di contorno”.

BlogLa P2 è vecchia?

Anna Vinci – Basta che pensiamo a Flavio Carboni, a Cicchitto già un po’ più giovane, a Berlusconi e poi certo ci sono dei giovani perché all’epoca non era così chiuso, per esempio Bisignani che oggi ha 60 anni all’epoca era piduista e faceva i suoi primi passi nella carriera.

Blog La P2 scomparirà con i vecchi o lascia agli eredi?

Anna VinciTi rispondo con un mio desiderata che è di tanti: sì scomparirà con i vecchi però poi da un punto di vista invece meno così da battuta io credo di sì, perché hai capito i progetti eversivi si devono realizzare a un certo punto, il fatto che il tempo passa, il tempo è nemico l’hanno dimostrato purtroppo anche queste persone tipo i Falcone e Borsellino che sono morte, vari servitori dello Stato tipo Ambrosoli, l’Anselmi, non difesi dallo Stato, meno male lei è ancora viva. L’illegalità ha bisogno della rapidità, i tempi lunghi è difficile tenere tutto insieme.

Blog La P2 quindi non può rinascere dalle sue ceneri sono altre forme?

Anna Vinci Credo molto che ognuno debba fare il proprio mestiere, appunto quello che non voleva Gelli, questa grande abbuffata di potere con poche persone che sapevano e ognuno faceva tutto, com’è un po’ adesso, tutti sanno tutto di tutti. Io sono una che racconta storie, da quello che ho capito in tutta questa frequentazione di Tina, no! Ancora adesso se mi capita, soprattutto in passato, di parlarne lei ritorna a questo passato che le ha cambiato la vita, questi anni di presidenza della commissione e dice “ma lui torna” e quando dice “lui” lo nomina con fastidio, lo nomina con fastidio Gelli. Sai che cosa c’aveva Tina? Il coraggio ed era un coraggio molto femminile, io credo che nonostante il poco coraggio degli uomini, di questi uomini di potere che sono tutti uomini, ahimè, e le donne sono delle ancelle, sì sì, non ce la farà, ci saranno altri coraggi, altre donne e anche uomini giovani.

http://www.beppegrillo.it/#*avp2*
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Messaggio Da anna Mer 6 Apr - 8:54

L'Aquila, la notte del ricordo
In 18mila piangono le vittime del sisma
La fiaccolata organizzata dalle associazioni dei familiari delle vittime ha fatto brillare il cuore della città. Migliaia di persone, in silenzio, hanno ricordato i 309 morti nei crolli provocati dal terremoto del 6 aprile 2009



Buio, silenzio e cielo pieno di milioni di stelle. Il tremore di migliaia di fiammelle che accende di rosso fuoco il cuore ferito dell'Aquila. 309 rintocchi e 309 nomi: gli aquilani alle 3.32 si fermano per il secondo anno a ricordare chi, a causa del sisma del 6 aprile 2009, non c'è più. Come l'anno scorso un lungo corteo è partito dalla Fontana Luminosa per percorrere senza rumore le strade intorno alla zona rossa.

Le prime stime parlavano di 12mila partecipanti alla fiaccolata, ma, mano a mano che il serpentone si snodava, tantissime persone, bambini e anziani, donne e uomini, si sono uniti, fiaccola in mano, al fiume commosso e composto. Alla fine, per la Questura, hanno sfilato in 18mila.

Dietro ai cartelloni con le foto dei ragazzi della Casa dello studente, genitori, fidanzati, amici, ma soprattutto aquilani: tutti uniti dallo stesso dolore e dal ricordo di quella notte in cui tante vite sono state cancellate e molte sono cambiate per sempre.

Nel giorno della memoria non c'è spazio per la rabbia e per le polemiche, non c'è posto per i simboli e per i colori politici, c'è, come hanno voluto i promotori - le associazioni dei familiari delle vittime - la città, ci sono le migliaia di abitanti che non vogliono e non possono dimenticare e che non vogliono che altri dimentichino.

E così, a seguire i gonfaloni di Comune, Provincia e Regione, dietro a quello del Giappone (Paese che ha dimostrato la sua solidarietà all'Aquila subito dopo il terremoto), accanto a Gianni Chiodi, Antonio Del Corvo e al capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, che prima di subentrare a Guido Bertolaso fu prefetto dell'Aquila, ci sono tanti cittadini, che hanno sfidato la temperatura quasi invernale e hanno percorso, in poco meno di tre ore, lo stesso itinerario dell'anno scorso.

3.32, rintocchi e lacrime. Il primo suono sordo della campana delle Anime Sante è un colpo al cuore per tutti. E durano tantissimo i 309 rintocchi dedicati alle vittime del sisma. Piazza Duomo, che da due anni non sente più i rumori di una vita normale, sprofonda in un silenzio ancora più immenso, interrotto solo da qualche singhiozzo: sembra che la gente trattenga perfino il respiro per evitare qualsiasi suono. Poi la lista dei nomi di coloro che non ci sono più chiude la lunga notte dedicata al ricordo.

La visita di Napolitano. Ieri il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha inviato un messaggio al prefetto dell'Aquila, Giovanna Maria Iurato, sostenendo, tra l'altro, che "l'occasione dell'anniversario deve servire per rafforzare l'impegno delle istituzioni nel perfezionare gli strumenti di prevenzione e di intervento nella gestione degli eventi sismici".
Oggi sarà giorno di lutto cittadino. Sono attesi il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, i quali parteciperanno alla messa solenne di suffragio che sarà celebrata alle 12 dall'arcivescovo metropolita Giuseppe Molinari nella Basilica di Collemaggio, parzialmente agibile dopo i crolli del 6 aprile 2009.

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Messaggio Da anna Mer 6 Apr - 11:17

Renzo Bossi, «Ricomincio dal Sud»
Il Trota alla scoperta del Meridione


«Quando mamma mi ha raccontato la storia del mio bisnonno siciliano ho subito pensato fare un viaggio al Sud alla scoperta delle mie origini. Ma ho deciso di farlo solo adesso perchè si sta realizzando la riforma federale. Voglio portare qui il messaggio di papà e lanciare un appello alla gente, guardandola la faccia: 'Il federalismo non è contro di voi: servirà anche al Sud»'.

Così Renzo Bossi a 'Diva e donnà in edicola domani che pubblica, in esclusiva, il reportage del suo primo viaggio sotto Roma: nei giorni scorsi, il consigliere regionale della Lega in Lombardia, figlio di Umberto Bossi, si è recato in treno, auto e traghetto a Roma, Napoli e in Sicilia, a Palermo, nella Valle dei Templi e a Favara, paese di origine del bisnonno partigiano Calogero Marrone, nonno della madre Manuela. Qui ha incontrato il cugino Tano Schifano e alcuni cittadini e ha deposto un fiore davanti alla casa natale del parente: «È in stato d'abbandono- ha commentato - vorrei acquistarla per farci un museo». Bossi jr su 'Diva e donnà si è fatto immortale indossando una coppola siciliana e ha commentato: In Sicilia ho avuto una bellissima accoglienza, calorosa: sembrava quasi impossibile... Quando sono partito, lo ammetto, avevo dei pregiudizi per come fin da piccolo mi sono stati raccontati certi aspetti del meridione. Ma la gente qui è stata molto affettuosa. Avevo visto il film 'Benvenuti al Sud' e venire di persona è stato divertente».

Renzo Bossi, nel suo viaggio al Sud (che il settimanale pubblica in due puntate) è stato sempre seguito dagli uomini della scorta: «Mi hanno spiegato che la prudenza non è mai troppa. Ho molti occhi su di me e sulla Lega sono state raccontate tante assurdità che al Sud hanno fatto presa. Ma non ho avuto paura e non mi sono tirato indietro».

http://www.unita.it/italia/renzo-bossi-ricomincio-dal-sud-br-il-trota-alla-scoperta-del-meridione-1.280831


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Messaggio Da anna Gio 7 Apr - 9:48

http://www.repubblica.it/cronaca/2011/04/07/news/lampedusa_7_aprile-14602462/?ref=HREA-1

Lampedusa, riprese le ricerche
"In mare almeno 250 naufraghi"
Sull'isola una notte di dolore. La conferma dei numeri della tragedia. Molte donne e bambini, eritrei e somali. Mare in burrasca. Finora 51 persone sono state salvate All'alba ripartite motovedette e aerei


E' stata la notte del dolore e -insieme - delle conferme sulla tragedia che si è consumata nelle acque maltesi a 39 miglia dal Lampedusa. Poi, alle prime luci dell'alba, sono riprese le ricerche con la disperata missione di trovare in vita, nel mare in burrasca, ancora qualcuno dei 250 migranti naufragati alle quattro del mattino di ieri. O almeno di individuare i loro corpi. Cinquantatrè i sopravvissuti, condotti ieri sull'isola da una motovedetta e da un peschereccio: da loro la conferma che sul barcone c'erano oltre 300 persone.

Dal molo di Lampedusa sono ripartite le motovedette della Guardia costiera, un aereo della Capitaneria cui si aggiungerà un altro velivolo a metà mattinata, e un mezzo navale maltese arrivato nella tarda serata di ieri. Le operazioni sono coordinate da Malta in quanto la tragedia si è consumata in acque di competenza dell'isola dei Cavalieri.
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Messaggio Da ubik Gio 7 Apr - 21:14

(ANSA) - ROMA, 7 APR - Sono illegittimi gli ampli poteri di ordinanza dei sindaci previsti dal 'pacchetto sicurezza' del governo Berlusconi che dal 2008 ad oggi si sono tradotti in divieti anti-accattonaggio o anti-lucciole in molte citta' d'Italia. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che ha bocciato la legge 125/2008 nella parte in cui consente che il sindaco adotti norme a tempo indeterminato per prevenire e eliminare pericoli per la sicurezza urbana, anche al di fuori dai casi di contingibilita' e urgenza.
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Messaggio Da rossadavino Ven 8 Apr - 11:55

Giorgio Clelio Stracquadanio chi?
Biografia di un ultrà della Camera



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Giorgio Clelio Stracquadanio (Milano, 22 marzo 1959) è un politico e giornalista italianoAttività giornalistica

Stracquadanio è giornalista pubblicista. È stato editorialista del quotidiano Il Tempo e di Libero. Ha redatto e curato numerosi volumi politici di destra, pubblicati da Libero, tra cui Tutte le balle su Berlusconi, I peccati di Prodi, Perché la sinistra non ha vinto, Un bel sì per mandare a casa Prodi, Le mani rosse sull'Italia, I primi cento giorni di Prodi. Nel 2009 fonda il quotidiano online Il Predellino.
Attività politica
Negli anni '80, Stracquadanio era attivista del Partito Radicale di Marco Pannella e portaborse di Tiziana Maiolo, allora assessore comunale antiproibizionista. Nel 1993 è stato candidato come consigliere comunale a Milano per la lista di Tiziana Maiolo; la lista non entrò in Consiglio.Nel 1996 Stracquadanio si candida alla Camera dei deputati nel Polo delle Libertà, senza essere eletto. Viene eletto nell'aprile 2006 al Senato nelle liste di Forza Italia. Pur continuando a partecipare ai lavori politici di Forza Italia e restando esponente effettivo del partito, dopo un mese aderisce al gruppo parlamentare Democrazia Cristiana per le Autonomie per garantire il raggiungimento del quorum minimo di costituzione.

Ha ricoperto al Senato le cariche di segretario della Commissione Bilancio, membro della Giunta per le Elezioni e del Comitato Parlamentare per i Procedimenti d'Accusa.Nel 2006 è stato eletto membro del Consiglio Generale del Partito Radicale Transnazionale, con la qualifica di "parlamentare supplente", per il quale era già stato attivista negli anni ottanta.

Tra le sue azioni politiche la denuncia a carico dei vertici dell'UCOII (Unione Comunità Islamiche Italiane) alla Procura della Repubblica di Roma per aver posto sullo stesso piano le stragi naziste con le azioni militari israeliane in Libano. La denuncia ha portato a indagare gli esponenti dell'associazione da parte della Procura e della Digos per incitazione alla violenza razziale.È fra i deputati contrari alla proposta di dimezzare lo stipendio e le indennità dei parlamentari.
Alle elezioni politiche del 13 e 14 aprile 2008, risultato tra i non eletti alla Camera dei deputati nella circoscrizione Lombardia 1 (province di Milano e Monza), è successivamente subentrato all'onorevole Cristiana Muscardini la quale ha rinunciato al seggio alla Camera e optato per un seggio al Parlamento europeo. È consigliere politico del ministro Maria Stella Gelmini.

È stato co-firmatario del disegno di legge per il distacco di sette comuni dell'alta Val Marecchia dalla regione Marche per la loro aggregazione all'Emilia-RomagnaStracquadanio è anche noto per alcune sue prese di prosizione che hanno generato controversie e polemiche; ha avuto scontri verbali, tra gli altri, con il vicedirettore dell'Unità, Gianni Barbacetto e Marco Lillo de Il Fatto Quotidiano, Milena Gabanelli, l'attuale presidente del Cda della Rai, Paolo Garimberti, oltre a Luigi Amicone, direttore di Tempi, periodico di Comunione e Liberazione.

Il 20 novembre 2009 ha rilasciato un'intervista a Il Fatto Quotidiano in cui si è dichiarato a favore delle leggi ad personam, contrario alla reintroduzione del voto di preferenza e all'espressione del dissenso all'interno del Popolo delle Libertà. Ha inoltre dichiarato che l'editto bulgaro avrebbe dovuto contenere più nomi, e che Augusto Minzolini avrebbe dovuto rendere esplicita la linea editoriale del TG1 a favore del governo Berlusconi IV.
Nell'estate 2010 ha invocato contro Gianfranco Fini il "trattamento Boffo", ossia l'attacco politico-giornalistico a colpi di dossier falsi, di cui è stato oggetto Dino Boffo nel 2009. Ha inoltre dichiarato in Senato che L'Aquila "era una città che stava morendo, indipendentemente dal terremoto e il terremoto ne ha certificato la morte civile". Il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente ha sporto querela contro di lui; il Terremoto dell'Aquila del 2009 ha provocato un totale di 308 vittime. Ha inoltre negato la presenza di una crisi industriale nel caso della Vynils.
A seguito della denuncia di Angela Napoli sulla prostituzione di alcune colleghe politiche in cambio di cariche pubbliche, si è dichiarato a favore dell'uso della prostituzione per fare carriera nella politica italiana.Stracquadanio ha cercato di introdurre un emendamento al decreto sicurezza che avrebbe reso non rintracciabili le buste paga dei dipendenti delle aziende vincitrici di appalti pubblici, così favorendo il lavoro nero

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Messaggio Da anna Ven 8 Apr - 12:30

Rassegna Stampa - Pagina 10 30341 che non fosse intelligente si è capito benissimo ieri sera ad Annozero
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