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Addio a.....
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Re: Addio a.....
uuuuu, sapevo che stava male da tempo
anna- admin anna
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Re: Addio a.....
Ciao mister Falk e grazie per aver interpretato l'uomo più dolce della storia del Cinema.
Quante donne avrebbero voluto che il proprio marito fosse così.
Quante donne avrebbero voluto che il proprio marito fosse così.
Lucy Gordon- agente critico
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Re: Addio a.....
ubik ha scritto:E' morto Peter Falk
Addio, tenente Colombo
ROMA - Addio al tenente Colombo. E' morto l'attore Peter Falk, protagonista della celebre serie televisiva ma anche attore hollywoodiano di lungo corso e protagonista di numerosi film. Aveva 83 anni.
la repubblica
...
io adoro il tenente colombo... ho visto talmente tante volte gli episodi che potrei recitare io le battute al posto suo
luna- inviata guerriero
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Re: Addio a.....
Liussi... fai l'ironica?
quel personaggio è grandissimo per la sua realtà. Falk e cassevetes hanno messo in scena senza ironia ma anche senza indulgenza un piccolo uomo incapace di capire la situazione in cui si trova.
penso di aver affermato in alcune occasioni che per me è il film più bello mai visto
Falk, assieme a ben Gazzara, era quasi un attore fisso di Cassevetes, e nei suoi film ha dato il meglio come attore drammatico.
ma mi piace ricordarlo anche come attore comico, visto il suo aspetto che lo costrinse spesso a ruoli di caratterista spesso incimenticabili: ricordate Angeli con la pistola in cui dava parecchi punti al protagonista Glenn Ford, un po'... diciamo rigidino?
O La grande corsa? forse da bimbo era il mio film preferito e mi fa un po' male pensare che tutti gli splendidi protagonisti sono ormai morti
Vorrei ricorsare altri due personaggi per me indimenticabili in film un po' dimenticati ma ricchi di pregi: il soldato-fornaio di Ardenne 44: un inferno e il manager di lottatrici girovaghe di California Dolls, l'ultimo film di Aldrich, mi pare, una bella rappresentazione di un'umanità minore che mi permetto di consigliarvi.
quel personaggio è grandissimo per la sua realtà. Falk e cassevetes hanno messo in scena senza ironia ma anche senza indulgenza un piccolo uomo incapace di capire la situazione in cui si trova.
penso di aver affermato in alcune occasioni che per me è il film più bello mai visto
Falk, assieme a ben Gazzara, era quasi un attore fisso di Cassevetes, e nei suoi film ha dato il meglio come attore drammatico.
ma mi piace ricordarlo anche come attore comico, visto il suo aspetto che lo costrinse spesso a ruoli di caratterista spesso incimenticabili: ricordate Angeli con la pistola in cui dava parecchi punti al protagonista Glenn Ford, un po'... diciamo rigidino?
O La grande corsa? forse da bimbo era il mio film preferito e mi fa un po' male pensare che tutti gli splendidi protagonisti sono ormai morti
Vorrei ricorsare altri due personaggi per me indimenticabili in film un po' dimenticati ma ricchi di pregi: il soldato-fornaio di Ardenne 44: un inferno e il manager di lottatrici girovaghe di California Dolls, l'ultimo film di Aldrich, mi pare, una bella rappresentazione di un'umanità minore che mi permetto di consigliarvi.
mambu- cometa
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Re: Addio a.....
vedi mambu quel personaggio io l'ho letto in un altro modo: un uomo che vive nella sua semplice ignoranza e non si rende conto dell'alienazione che sta subendo la moglie a causa della sua assenza e dell'onere dei tre figli, ma non l'abbandona mai e la ama comunque e sempre. A suo modo sicuramente, ma è il solo modo che lui conosce. Quello che Cassavetes ci lascia è il mistero dell'amore senza alcuna spiegazione. Non c'è razionalità in quel finale, perchè nessuno ha il diritto di dare spiegazioni al mistero di un amore. Falk con quegli sguardi dolci rivolti alla moglie sofferente riesce a dare un' immagine che ha me è sembrata di pura dolcezza e allo stesso tempo di incapacità ad affrontare la situazione.
Comunque sono d'accordo con te, un film enorme. Con la lentezza tipica del regista quasi ossessivo nei dettagli, non adatto al pubblico di adesso che fa dell'impazienza il proprio stile di vita.
Non un film per donne sulle donne, tutt'altro.
Comunque sono d'accordo con te, un film enorme. Con la lentezza tipica del regista quasi ossessivo nei dettagli, non adatto al pubblico di adesso che fa dell'impazienza il proprio stile di vita.
Non un film per donne sulle donne, tutt'altro.
Lucy Gordon- agente critico
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Re: Addio a.....
Lucy Gordon ha scritto:vedi mambu quel personaggio io l'ho letto in un altro modo: un uomo che vive nella sua semplice ignoranza e non si rende conto dell'alienazione che sta subendo la moglie a causa della sua assenza e dell'onere dei tre figli, ma non l'abbandona mai e la ama comunque e sempre. A suo modo sicuramente, ma è il solo modo che lui conosce. Quello che Cassavetes ci lascia è il mistero dell'amore senza alcuna spiegazione. Non c'è razionalità in quel finale, perchè nessuno ha il diritto di dare spiegazioni al mistero di un amore. Falk con quegli sguardi dolci rivolti alla moglie sofferente riesce a dare un' immagine che ha me è sembrata di pura dolcezza e allo stesso tempo di incapacità ad affrontare la situazione.
Comunque sono d'accordo con te, un film enorme. Con la lentezza tipica del regista quasi ossessivo nei dettagli, non adatto al pubblico di adesso che fa dell'impazienza il proprio stile di vita.
Non un film per donne sulle donne, tutt'altro.
bella lettura, Lusi
sai andare oltre al fatto che lui je mena e la umilia davanti agli amici operai.
Per fortuna non c'è neanche la retorica dell'amore "che supera tutto".
Sono due persone che di fronte alla sofferenza non hanno gli strumenti per capire, sono limitati dalla loro formazione culturale e sociale, ma proprio per questo il loro legame acquista una purezza rara. E probabilmente anche profondità
Sono romanticone?
mambu- cometa
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Re: Addio a.....
mambu ha scritto:...................
ma mi piace ricordarlo anche come attore comico, visto il suo aspetto che lo costrinse spesso a ruoli di caratterista spesso incimenticabili: ricordate Angeli con la pistola in cui dava parecchi punti al protagonista Glenn Ford, un po'... diciamo rigidino?...................
Quando lo rifanno in tv lo guardo sempre,ancora dopo tanti anni mi fa ridere
seunanotte- cometa
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Data d'iscrizione : 08.03.11
Re: Addio a.....
mambu ha scritto:
bella lettura, Lusi
sai andare oltre al fatto che lui je mena e la umilia davanti agli amici operai.
Per fortuna non c'è neanche la retorica dell'amore "che supera tutto".
Sono due persone che di fronte alla sofferenza non hanno gli strumenti per capire, sono limitati dalla loro formazione culturale e sociale, ma proprio per questo il loro legame acquista una purezza rara. E probabilmente anche profondità
Sono romanticone?
adesso si che condivido quello che hai scritto..........sarà grave?
romanticone??!! ......... i sentimenti fanno a cazzotti con l'intelligenza proprio perchè irrazionali.
Oppure è sbagliato parganonare l'intelligenza alla razionalità? Bho! Qualcuno aveva tirato fuori l'intelligenza emotiva ovvero valutare e gestire in modo consapevole le proprie passioni. Ci credo poco. ........sembra che mi sia incartata .......ma adesso ne vengo fuori ......cioè adesso ci penso poi fra un paio di lustri ti spiego meglio
Lucy Gordon- agente critico
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Data d'iscrizione : 07.03.11
Re: Addio a.....
E' morto il coreografo Roland Petit
Con lui la danza tornò "contemporanea"
Prima ballerino, poi geniale sviluppatore di passi e movenze, si è spento a Ginevra all'età di 87 anni. Da Parigi a Hollywood con un sogno nella mente: il balletto come medium perfettamente integrato nel nostro tempo
Il coreografo e danzatore francese Roland Petit è morto a Ginevra all'età di 87 anni. Era nato a Villemomble il 13 gennaio del 1924. Tra le sue opere più note Le jeune homme et la mort, su libretto di Jean Cocteau, con coreografia e costumi di straordinaria modernità. Nel 1972 fondò il Ballet National de Marseille, che diresse per ventisei anni.
IL VIDEO 1
Il giovane Roland Petit si formò alla scuola di danza dell'Opéra di Parigi sotto la direzione di Gustave Ricaux ed entrò a far parte del corpo di ballo dell'Opéra nel 1939. Nei cinque anni successivi prese parte a numerosi spettacoli e conquistò i suoi primi successi come coreografo con Orphée, Rêve d'Amour. A partire dal 1944 decise di concentrarsi sulle proprie opere al Teatro Sarah Bernhardt di Parigi assieme a Irène Lidova e col sostegno di artisti come Christian Bérard e Jean Cocteau.
Nel 1945, aiutato finanziariamente da suo padre, Petit fondò la compagnia dei Ballets des Champs-Elysées, in cui figurò da danzatore principale, maestro di ballo e coreografo. Iniziò così a sperimentare, sviluppando il suo celebre stile acrobatico angolare. Con Les Forains (1945) giunse il maggior successo mai ottenuto da Petit fino a quel momento. L'anno successivo la sua compagnia ripropose anche Le Jeune Homme et la mort, guadagnando notevoli consensi presso la critica, perché dimostrava che la danza poteva essere considerata un medium perfettamente in linea con la contemporaneità.
Ormai una griffe della danza, nel 1948 Petit diede vita al Ballets de Paris de Roland Petit, con cui presentò i sui successivi lavori: tra gli altri, Les Demoiselles de la nuit (1948), L'Oeuf à la coque (1949), Carmen (1949), e La Croqueuse de diamants (1950). Altri importanti ballerini emersero dalla compagnia di Petit. Si ricordano, ad esempio, Renée (Zizi) Jeanmaire, capace di catalizzare l'attenzione con la passione della sua danza in Carmen e che sposò Petit nel 1954.
Roland e Renée lavorarono assieme a Hollywood per molti film musicali, tra i quali si ricordano in particolare Hans Christian Andersen (1952), Daddy Long Legs (1955) e Anything Goes (1956). Nel 1960 uscì nelle sale Black Tights, le cui coreografie incorporavano molti passi di danza inventati da Petit. Grazie al successo del film, per il coreografo francese si aprirono nuove opportunità presso le compagnie di ballo più prestigiose in tutto il mondo.
Nel 1970 Petit fu nominato direttore dell'Opéra di Parigi, esperienza di breve durata. E' del 1972 la nascita del Ballet de Marseille (poi Ballet National de Marseille-Roland Petit), a cui il coreografo si dedicò fino al 1998, quando fu costretto a lasciare, non prima di aver offerto al pubblico e alla danza lavori spumeggianti come Coppélia (1975) e versioni sceniche di note opere letterarie (Nanà da Zola, Les intermittences du coeur da Proust, Les hauts du Hurlevent dalla Brönte, Le fantòme de l'Opéra da Leroux).
Negli anni Ottanta si ricordano ancora fortunati lavori come Le mariage du Ciel et de l'Infer (Milano, 1984), Le chat botté (Parigi, 1985), L'Ange bleu (Berlino, 1985), Ma Pavlova (Parigi, 1985), Le diable amoreux (1989). Infine, nel decennio successivo, La bella addormentata (1990), Pink Floyd Ballet (1991), Charlot dans avec nous (1991), Il Gattopardo (Palermo, 1995), Chéri (Milano, 1996) e Le Lac des cygnes et ses maléfices (Marsiglia, 1998).
repubblica
Con lui la danza tornò "contemporanea"
Prima ballerino, poi geniale sviluppatore di passi e movenze, si è spento a Ginevra all'età di 87 anni. Da Parigi a Hollywood con un sogno nella mente: il balletto come medium perfettamente integrato nel nostro tempo
Il coreografo e danzatore francese Roland Petit è morto a Ginevra all'età di 87 anni. Era nato a Villemomble il 13 gennaio del 1924. Tra le sue opere più note Le jeune homme et la mort, su libretto di Jean Cocteau, con coreografia e costumi di straordinaria modernità. Nel 1972 fondò il Ballet National de Marseille, che diresse per ventisei anni.
IL VIDEO 1
Il giovane Roland Petit si formò alla scuola di danza dell'Opéra di Parigi sotto la direzione di Gustave Ricaux ed entrò a far parte del corpo di ballo dell'Opéra nel 1939. Nei cinque anni successivi prese parte a numerosi spettacoli e conquistò i suoi primi successi come coreografo con Orphée, Rêve d'Amour. A partire dal 1944 decise di concentrarsi sulle proprie opere al Teatro Sarah Bernhardt di Parigi assieme a Irène Lidova e col sostegno di artisti come Christian Bérard e Jean Cocteau.
Nel 1945, aiutato finanziariamente da suo padre, Petit fondò la compagnia dei Ballets des Champs-Elysées, in cui figurò da danzatore principale, maestro di ballo e coreografo. Iniziò così a sperimentare, sviluppando il suo celebre stile acrobatico angolare. Con Les Forains (1945) giunse il maggior successo mai ottenuto da Petit fino a quel momento. L'anno successivo la sua compagnia ripropose anche Le Jeune Homme et la mort, guadagnando notevoli consensi presso la critica, perché dimostrava che la danza poteva essere considerata un medium perfettamente in linea con la contemporaneità.
Ormai una griffe della danza, nel 1948 Petit diede vita al Ballets de Paris de Roland Petit, con cui presentò i sui successivi lavori: tra gli altri, Les Demoiselles de la nuit (1948), L'Oeuf à la coque (1949), Carmen (1949), e La Croqueuse de diamants (1950). Altri importanti ballerini emersero dalla compagnia di Petit. Si ricordano, ad esempio, Renée (Zizi) Jeanmaire, capace di catalizzare l'attenzione con la passione della sua danza in Carmen e che sposò Petit nel 1954.
Roland e Renée lavorarono assieme a Hollywood per molti film musicali, tra i quali si ricordano in particolare Hans Christian Andersen (1952), Daddy Long Legs (1955) e Anything Goes (1956). Nel 1960 uscì nelle sale Black Tights, le cui coreografie incorporavano molti passi di danza inventati da Petit. Grazie al successo del film, per il coreografo francese si aprirono nuove opportunità presso le compagnie di ballo più prestigiose in tutto il mondo.
Nel 1970 Petit fu nominato direttore dell'Opéra di Parigi, esperienza di breve durata. E' del 1972 la nascita del Ballet de Marseille (poi Ballet National de Marseille-Roland Petit), a cui il coreografo si dedicò fino al 1998, quando fu costretto a lasciare, non prima di aver offerto al pubblico e alla danza lavori spumeggianti come Coppélia (1975) e versioni sceniche di note opere letterarie (Nanà da Zola, Les intermittences du coeur da Proust, Les hauts du Hurlevent dalla Brönte, Le fantòme de l'Opéra da Leroux).
Negli anni Ottanta si ricordano ancora fortunati lavori come Le mariage du Ciel et de l'Infer (Milano, 1984), Le chat botté (Parigi, 1985), L'Ange bleu (Berlino, 1985), Ma Pavlova (Parigi, 1985), Le diable amoreux (1989). Infine, nel decennio successivo, La bella addormentata (1990), Pink Floyd Ballet (1991), Charlot dans avec nous (1991), Il Gattopardo (Palermo, 1995), Chéri (Milano, 1996) e Le Lac des cygnes et ses maléfices (Marsiglia, 1998).
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anna- admin anna
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Re: Addio a.....
Hanno ammazzato Facundo Cabral
http://it.peacereporter.net/articolo/29387/Guatemala,+ucciso+Facundo+Cabral
Scritto da
Maurizio Campisi
Hanno ucciso Facundo Cabral. Il cantautore argentino, di 74 anni, é stato assassinato sabato mattina a Cittá del Guatemala mentre si dirigeva all'aeroporto per continuare il suo tour centroamericano. Nemmeno a farlo apposta, é stata la violenza, che aveva sempre rinnegato nei testi delle sue canzoni, a portarlo via ed in una delle cittá piú insicure del continente. Nemmeno a farlo apposta, é stata la violenza, che aveva sempre rinnegato nei testi delle sue canzoni, a portarlo via ed in una delle cittá piú insicure del continente. Con il passare delle ore la prima versione della polizia, che parlava di un tentato assalto, é cambiata ed é apparso sempre piú probabile l'inquietante scenario dell'attentato a sfondo ideologico. É stata la leader indigena Rigoberta Menchú ad indicare la matrice fascista: ¨É stato assassinato per i suoi ideali¨ ha dichiarato costernata alla stampa. Le modalitá dell'attentato, perpetrato di mattina presto, mentre Cabral si dirigeva in auto verso l'aeroporto dirigono gli inquirenti verso il delitto politico. I colpi, con fucili di alta precisione, sono partiti da tre auto di alta cilindrata che hanno seguito Cabral sin dalla sua uscita dall'hotel. Appare chiaro che si é voluto colpire un simbolo, un riferimento chiave per la societá civile, chiaro nelle sue denunce e nelle sue prese di posizione.
Poco conosciuto al grande pubblico in Europa, Cabral é stato una delle voci piú rappresentative dell'America Latina dei poeti e trovatori, assieme a Mercedes Sosa, Silvio Rodríguez e Alberto Cortez. La sua vita é tutta da raccontare. Nato a La Plata nel seno di una famiglia povera, al limite dell'indigenza, dovette emigrare con i suoi nella Terra del Fuoco. Analfabeta fino ai quattordici anni, per lungo tempo tra il riformatorio e la strada, Facundo ha sempre confessato che il suo amore per la musica e le lettere nacque per caso e grazie ad una rivelazione: l'incontro con un vagabondo che gli recitó il Sermone della montagna.
Nel corso degli anni diventó il cantore di un'America Latina che sprofondava nel vuoto e nel terrore delle dittature. In fuga dall'Argentina dei generali, l'autore di ¨No soy de aquí ni soy de allᨠandó a vivere in Messico portando le sue canzoni di protesta e di denuncia sulla situazione latinoamericana in tutto il mondo. Ultimamente, ammalato di un tumore al pancreas e quasi cieco, aveva diminuito le sue apparizioni in pubblico. Nelle sue interviste o nei suoi recital, peró, non mancava di ricordare la sua traiettoria, il suo essere: ¨Sono un anarchico, che é peggio che essere comunisti: non credo nella politica, perché nessun politico puó cambiare la nostra realtá¨. Nonostante la sua matrice anarchica, Cabral credeva fortemente nella religiositá delle persone, nella forza ed il potere degli ideali.
Martedí l'ultimo concerto nella capitale del Guatemala, alternando la narrazione alla musica, in cui ha ripercorso i momenti principali della sua vita, ipnotizzando come sempre il pubblico. Aveva lasciato il palco con una frase sibillina: ¨Suoneró ancora a Quetzaltenango e poi che sia fatta la volontá di Dio, lui sa quello che fa¨.
Addio fratello
http://it.peacereporter.net/articolo/29387/Guatemala,+ucciso+Facundo+Cabral
Scritto da
Maurizio Campisi
Hanno ucciso Facundo Cabral. Il cantautore argentino, di 74 anni, é stato assassinato sabato mattina a Cittá del Guatemala mentre si dirigeva all'aeroporto per continuare il suo tour centroamericano. Nemmeno a farlo apposta, é stata la violenza, che aveva sempre rinnegato nei testi delle sue canzoni, a portarlo via ed in una delle cittá piú insicure del continente. Nemmeno a farlo apposta, é stata la violenza, che aveva sempre rinnegato nei testi delle sue canzoni, a portarlo via ed in una delle cittá piú insicure del continente. Con il passare delle ore la prima versione della polizia, che parlava di un tentato assalto, é cambiata ed é apparso sempre piú probabile l'inquietante scenario dell'attentato a sfondo ideologico. É stata la leader indigena Rigoberta Menchú ad indicare la matrice fascista: ¨É stato assassinato per i suoi ideali¨ ha dichiarato costernata alla stampa. Le modalitá dell'attentato, perpetrato di mattina presto, mentre Cabral si dirigeva in auto verso l'aeroporto dirigono gli inquirenti verso il delitto politico. I colpi, con fucili di alta precisione, sono partiti da tre auto di alta cilindrata che hanno seguito Cabral sin dalla sua uscita dall'hotel. Appare chiaro che si é voluto colpire un simbolo, un riferimento chiave per la societá civile, chiaro nelle sue denunce e nelle sue prese di posizione.
Poco conosciuto al grande pubblico in Europa, Cabral é stato una delle voci piú rappresentative dell'America Latina dei poeti e trovatori, assieme a Mercedes Sosa, Silvio Rodríguez e Alberto Cortez. La sua vita é tutta da raccontare. Nato a La Plata nel seno di una famiglia povera, al limite dell'indigenza, dovette emigrare con i suoi nella Terra del Fuoco. Analfabeta fino ai quattordici anni, per lungo tempo tra il riformatorio e la strada, Facundo ha sempre confessato che il suo amore per la musica e le lettere nacque per caso e grazie ad una rivelazione: l'incontro con un vagabondo che gli recitó il Sermone della montagna.
Nel corso degli anni diventó il cantore di un'America Latina che sprofondava nel vuoto e nel terrore delle dittature. In fuga dall'Argentina dei generali, l'autore di ¨No soy de aquí ni soy de allᨠandó a vivere in Messico portando le sue canzoni di protesta e di denuncia sulla situazione latinoamericana in tutto il mondo. Ultimamente, ammalato di un tumore al pancreas e quasi cieco, aveva diminuito le sue apparizioni in pubblico. Nelle sue interviste o nei suoi recital, peró, non mancava di ricordare la sua traiettoria, il suo essere: ¨Sono un anarchico, che é peggio che essere comunisti: non credo nella politica, perché nessun politico puó cambiare la nostra realtá¨. Nonostante la sua matrice anarchica, Cabral credeva fortemente nella religiositá delle persone, nella forza ed il potere degli ideali.
Martedí l'ultimo concerto nella capitale del Guatemala, alternando la narrazione alla musica, in cui ha ripercorso i momenti principali della sua vita, ipnotizzando come sempre il pubblico. Aveva lasciato il palco con una frase sibillina: ¨Suoneró ancora a Quetzaltenango e poi che sia fatta la volontá di Dio, lui sa quello che fa¨.
Addio fratello
mambu- cometa
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Re: Addio a.....
Ma sono bellissime Mambu! mi sono venuti i brividi,sono cosi intense.Soprattutto la prima la trovo molto toccante.
"Non sono di qui né di là / non ho età né futuro / ed essere felice è il mio colore /d'identità"
"Non sono di qui né di là / non ho età né futuro / ed essere felice è il mio colore /d'identità"
seunanotte- cometa
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Re: Addio a.....
Amy Winehouse è morta
Londra – L’agenzia Reuters riferisce che Amy Winehouse è stata trovata morta nel proprio appartamento. La cantante aveva 28 anni e di recente aveva dovuto sospendere il suo tour per problemi di alcol e droga.
http://www.udine20.it/amy-winehouse-e-morta/
Londra – L’agenzia Reuters riferisce che Amy Winehouse è stata trovata morta nel proprio appartamento. La cantante aveva 28 anni e di recente aveva dovuto sospendere il suo tour per problemi di alcol e droga.
http://www.udine20.it/amy-winehouse-e-morta/
anny_skod- satellite artificiale
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Re: Addio a.....
Stavo per postarlo io
Ora è serena ....
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Strawberry Fields- satellite artificiale
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Re: Addio a.....
Morta Amy Winehouse
Ancora incerta la causa del decesso
Il corpo della cantante 27enne è stato rinvenuto verso le 4 di pomeriggio. Era nota per l'abuso di alcol e l'uso di stupefacenti che avevano portato alla cancellazione del suo ultimo tour europeo
La cantante 27enne Amy Winehouse è stata trovata morta nella sua casa di Londra. Lo riferisce Sky News. Stando ad alcuni siti web si tratterebbe di una overdose, ma non c'è alcuna conferma ufficiale. La cantante era infatti nota per l'uso, anzi l'abuso, di sostanze stupefacenti. Secondo fonti della polizia, riferisce sempre l'emittente britannica, le circostanze della morte sarebbero "ancora da chiarire".
Amy Winehouse durante il suo ultimo tour europeo, dopo un periodo che sembrava averle fatto dimenticare droghe e alcol, era stata costretta ad abbandonare la tourné di giugno 1.
La cantante abitava a Camden Square. La polizia è arrivata nel suo appartamento dopo una chiamata dei servizi d'emergenza. Il portavoce della rockstar non ha confermato la notizia.
repubblica
Ancora incerta la causa del decesso
Il corpo della cantante 27enne è stato rinvenuto verso le 4 di pomeriggio. Era nota per l'abuso di alcol e l'uso di stupefacenti che avevano portato alla cancellazione del suo ultimo tour europeo
La cantante 27enne Amy Winehouse è stata trovata morta nella sua casa di Londra. Lo riferisce Sky News. Stando ad alcuni siti web si tratterebbe di una overdose, ma non c'è alcuna conferma ufficiale. La cantante era infatti nota per l'uso, anzi l'abuso, di sostanze stupefacenti. Secondo fonti della polizia, riferisce sempre l'emittente britannica, le circostanze della morte sarebbero "ancora da chiarire".
Amy Winehouse durante il suo ultimo tour europeo, dopo un periodo che sembrava averle fatto dimenticare droghe e alcol, era stata costretta ad abbandonare la tourné di giugno 1.
La cantante abitava a Camden Square. La polizia è arrivata nel suo appartamento dopo una chiamata dei servizi d'emergenza. Il portavoce della rockstar non ha confermato la notizia.
repubblica
anna- admin anna
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Re: Addio a.....
Amy Winehouse
Non c’è un solo buon motivo per dissipare un simile talento, come non ce n’è per distruggere la propria vita a 28 anni. Non si può, davvero, non essere addolorati per la morte di Amy Winehouse, avvenuta oggi a Londra, perchè nessuno dovrebbe mai morire giovane e di certo lei, con la sua voce, con quella straordinaria espressività, con uno stile che era suo e soltanto suo, non lo meritava. Ora sarebbe facile dire che se l’è cercata, che ha fatto tutto quello che era nelle sue possibilità per arrivare ad una così drammatica e prevedibile conclusione, ma non basta a spiegare una storia come la sua. Altri lo hanno fatto prima di lei e hanno pagato allo stesso modo. Non c’è nulla di romantico, di poetico, di ribelle nel morire a 28 anni, c’è solo una terribile solitudine. Perchè viene da pensare che nessuno abbia avuto abbastanza coraggio, abbastanza forza, abbastanza amore per farla smettere, per fermarla, per arginare il caos che aveva dentro e che la portava a vivere una vita fatta di eccessi.
Una volta passata la tempesta, la cattiva ragazza verrà dimenticata, e di lei resteranno i dischi e le canzoni. Resterá l’esordio con “Frank” che la portò all’attenzione di tutti e resterà sopratutto “Back to black”, il suo capolavoro, il disco che non solo le ha portato la fama ma che ha spinto un intera generazione di cantanti a percorrere strade diverse da quelle che la vocalità femminile aveva imboccato dagli anni Novanta in poi, fatte solo di tecnica, magari spettacolare, ma prive di passione, di sentimento. Amy Winehouse di passione e sentimento ne aveva a bizeffe, non c’era nota nella sua voce che non passasse per il cuore oltre che per la gola. E, soprattuto era creativa, sorprendente, mai ovvia, mescolava la musica pop e il soul, le musica giamaicana e il jazz, usciva dalle regole del canto per stabilirne di nuove, di migliori. Ci mancherà Amy Winehouse, già ci mancava, perchè erano passati molti, troppi anni da “Back to black”. E la ricorderemo volentieri non leggendo i troppi titoli di giornle che ha riempito con la sua vita e che riempirà con la sua morte, ma ascoltando la sua voce. Anche quando con terribile logica cantava Rehab.
assante
Non c’è un solo buon motivo per dissipare un simile talento, come non ce n’è per distruggere la propria vita a 28 anni. Non si può, davvero, non essere addolorati per la morte di Amy Winehouse, avvenuta oggi a Londra, perchè nessuno dovrebbe mai morire giovane e di certo lei, con la sua voce, con quella straordinaria espressività, con uno stile che era suo e soltanto suo, non lo meritava. Ora sarebbe facile dire che se l’è cercata, che ha fatto tutto quello che era nelle sue possibilità per arrivare ad una così drammatica e prevedibile conclusione, ma non basta a spiegare una storia come la sua. Altri lo hanno fatto prima di lei e hanno pagato allo stesso modo. Non c’è nulla di romantico, di poetico, di ribelle nel morire a 28 anni, c’è solo una terribile solitudine. Perchè viene da pensare che nessuno abbia avuto abbastanza coraggio, abbastanza forza, abbastanza amore per farla smettere, per fermarla, per arginare il caos che aveva dentro e che la portava a vivere una vita fatta di eccessi.
Una volta passata la tempesta, la cattiva ragazza verrà dimenticata, e di lei resteranno i dischi e le canzoni. Resterá l’esordio con “Frank” che la portò all’attenzione di tutti e resterà sopratutto “Back to black”, il suo capolavoro, il disco che non solo le ha portato la fama ma che ha spinto un intera generazione di cantanti a percorrere strade diverse da quelle che la vocalità femminile aveva imboccato dagli anni Novanta in poi, fatte solo di tecnica, magari spettacolare, ma prive di passione, di sentimento. Amy Winehouse di passione e sentimento ne aveva a bizeffe, non c’era nota nella sua voce che non passasse per il cuore oltre che per la gola. E, soprattuto era creativa, sorprendente, mai ovvia, mescolava la musica pop e il soul, le musica giamaicana e il jazz, usciva dalle regole del canto per stabilirne di nuove, di migliori. Ci mancherà Amy Winehouse, già ci mancava, perchè erano passati molti, troppi anni da “Back to black”. E la ricorderemo volentieri non leggendo i troppi titoli di giornle che ha riempito con la sua vita e che riempirà con la sua morte, ma ascoltando la sua voce. Anche quando con terribile logica cantava Rehab.
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