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Messaggio Da anna Mer 13 Apr - 0:24

http://www.corriere.it/cultura/11_aprile_12/livorno-riapre-casa-modi_a2219c98-6510-11e0-99a5-e45596b05597.shtml

A Livorno riapre la casa di Dedo
Visitabile l'appartamento dove nacque Modigliani


Dopo litigi, polemiche velenose, promesse, ritardi e speranze e un’inspiegabile chiusura, riapre la casa natale di Amedeo Modigliani, scrigno di ricordi e suggestioni, in via Roma 38, ai tempi di «Modì» via Maremmana, nel centro di Livorno. E’ un’anteprima e un evento, questa riapertura d’aprile, dopo anni di chiusura quasi totale ma anche un segnale importante di una riapertura definitiva come promesso e annunciato al Corriere.it dai fratelli Guastalla. Le visite (5 euro di biglietto, tutti i giorni dalle 16 alle 20 e il sabato sino alle 22) sono gestite dalla Cooperativa Amaranta e dureranno in una prima fase sino a domenica, giorno di chiusura del Trofeo Accademia navale, una delle gare di vela più importanti d’Europa, poi si stabiliranno i criteri della gestione e dell’apertura definitiva.
I GIOIELLI NEL LETTO - La proprietà della casa è dei fratelli Guido e Giorgio Guastalla. Guido è un editore, libraio, assessore alla cultura della comunità ebraica livornese. Giorgio è il titolare di una galleria d’arte. Adesso, dopo qualche litigio sul futuro dell’immobile, pare sia stato trovato un accordo almeno per quanto riguarda le visite. La casa natale di Modì non è un museo-capolavoro. Anzi, una prima visita superficiale può persino deludere. Il portone, piccolo di color marrone, è quasi fagocitato da due orribili saracinesche di un negozio di videogame e del salone di un parrucchiere. Nell’appartamento, in parte rimodernato, non ci sono dipinti originali. Ci sono però documenti e fotografie negli anni livornesi di «Dedo» (il soprannome giovanile di Amedeo) prima della partenza per Parigi ma anche testimonianze sul Modì a Parigi sino alla morte avvenuta nel 1920. Eppure qui il grande Modigliani è nato (12 luglio 1884). E poco dopo i primi vagiti, si racconta, lo misero nel lettone della mamma Eugenia Garsin accanto a un sacco di cose, gioielli, beni di un certo valore. Un gesto salva-famiglia allora in gravi ristrettezze economiche e, per le leggi di allora, l’unico modo di salvare i beni pignorati dall’ufficiale giudiziario era quello di depositarlo su un letto di una partoriente.

DOCUMENTI E FOTOGRAFIE - Nelle cinque stanze del primo piano, Dedo ha imparato i primi rudimenti della pittura. E ogni angolo profuma di queste atmosfere uniche. Da ammirare documenti e fotografie negli anni livornesi di Dedo prima della partenza per Parigi (1884-1906) ma anche testimonianze sul Modì a Parigi sino alla morte avvenuta nel 1920. L’arredo, semplice, cerca di ricostruire i mobili della famiglia Modigliani. Ci sono anche copie dei documenti autografi di proprietà degli Archives Légales di Parigi e ancora foto che ritraggono Modigliani durante l’infanzia e l’adolescenza), copie di dipinti firmati dall’artista e un video che rappresenta l’universo artistico del grande Modì. Ogni anno a Livorno sbarcano almeno due milioni di croceristi stranieri, soprattutto americani e inglesi. Molti chiedono vi visitare i luoghi di Modì e restano molto delusi quando la risposta è negativa. La casa natale di Modì, dopo la riapertura, potrebbe diventare un centro studi gestito da una Fondazione istituita appositamente per la sua valorizzazione.
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Modigliani bambino in braccio alla tata
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Messaggio Da anna Mer 13 Apr - 13:21

http://www.ansa.it/web/notizie/canali/inviaggio/cultura/2011/04/13/visualizza_new.html_902466892.html

Riapre la Basilica di Santa Croce a Firenze
Dopo 5 anni restauro, resta ponteggio per coinvolgere visitatori


Riapre a Firenze, dopo un restauro durato cinque anni, la Basilica di Santa Croce, una delle più grandi chiese officiate dai francescani e una delle massime realizzazioni del gotico in Italia. Ma non sarà una riapertura normale. Volutamente, infatti, sarà lasciato all'interno della Basilica il ponteggio usato per i lavori di restauro, così da lasciare ai visitatori, e agli amanti dell'arte in particolare, l'opportunità e l'emozione di vivere da vicino gli effetti del restauro. Una sorta di incontro ravvicinato con le tecniche e l'ingegno di un'arte che spesso non appare e non traspare nel suo reale valore: quello di strappare all'usura del tempo opere di inestimabile valore, testimonianza di storia e cultura dei tempi passati.
''La cosa più affascinante di questo mestiere - spiega appunto la restauratrice Mariarosa Lanfranchi - è che si entra in un contatto più ravvicinato con la materia. Una pennellata, l'incisione, la correzione, il rigagnolo di colore, cose minute che sfuggono a una normale lettura, non sfuggono invece al restauratore, portandolo ad una sorta di confidenza e di comunanza con chi ha realizzato l'opera. A volte - sottolinea - ti sembra di sentire, di capire che cosa c'è dietro, cosa può essere successo, e di costruire, di conseguenza, un episodio quotidiano di tanti secoli prima''.
''Ci auguriamo di poter tenere aperto il ponteggio al pubblico per almeno un anno - fa eco il coordinatore del progetto, Cecilia Frosinini -. Si tratta, infatti, di un'opportunità davvero unica per i visitatori nel poter guardare così da vicino questi dettagli, anche perché questo è un periodo artistico molto ricco di particolari decorativi''. La Basilica di Santa Croce è probabilmente opera di Arnolfo di Cambio, che vi avrebbe lavorato a partire dal 1294-1295. E' nota come Tempio dell'Itale glorie per le numerose sepolture di sommi artisti, letterati e scienziati che racchiude.
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Messaggio Da Lucy Gordon Lun 2 Mag - 21:27

Tamara de Lempicka


al Vittoriano fino al 10 luglio



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Tamara Łempicka, pseudonimo di Tamara Rosalia Gurwik-Górska (Varsavia, 16 maggio 1898 – Cuernavaca, 18 marzo 1980), è stata una pittrice polacca appartenente alla corrente dell'Art Déco.


Figlia di Malvina Decler, una polacca e di Boris Gurwik-Górski, agiato ebreo russo. A seguito della prematura scomparsa del padre, dovuta al divorzio secondo le dichiarazioni dell'artista, o a un suicidio secondo altre ipotesi, Tamara vive con sua madre e i suoi due fratelli (Stanisław e Adrienne), sostenuta dalla famiglia Decler e vezzeggiata dalla nonna Clementine. Proprio per accompagnare la nonna compie il suo primo viaggio in Italia nel 1907, nel corso del quale, dopo aver visitato le città d'arte italiane ed essersi spostate in Francia, Tamara avrebbe imparato alcuni rudimenti di pittura da un francese di Mentone.

La sua formazione scolastica, seguita dalla nonna Clementine, va posta tra una scuola di Losanna (Villa Claire) in Svizzera e un prestigioso collegio Polacco di Rydzyna. L'anno successivo, alla morte della nonna, si trasferisce a San Pietroburgo in casa della zia Stefa Jansen, dove conobbe l'avvocato Tadeusz Łempicki, che sposò nel 1916. Durante la rivoluzione russa, suo marito venne arrestato dai bolscevichi, ma venne liberato grazie agli sforzi e alle conoscenze della giovane moglie.

Considerata la situazione politica in Russia, i Łempicki decisero di trasferirsi a Parigi, dove nacque la figlia Kizette nel 1920. Tamara iniziò a studiare pittura alla Académie de la Grande Chaumiere e alla Académie Ranson con maestri come Maurice Denis e André Lhote. Qui affinò il suo stile personale, fortemente influenzato delle istanze artistiche dell'Art Déco, ma al contempo assai originale. Nel 1922 espone al Salon d'Automne, la sua prima mostra in assoluto. In breve tempo divenne famosa come ritrattista col nome di Tamara de Lempicka. Nel 1928 divorziò dal marito.

Fu anche ospite di Gabriele D'Annunzio al Vittoriale, rifiutando i suoi continui tentativi di seduzione. Dopo aver viaggiato estesamente per l'Europa, ivi compreso in Italia e in Germania, all'inizio della seconda guerra mondiale si trasferì a Beverly Hills in California con il secondo marito, il barone Raoul Kuffner, che aveva sposato nel 1933. Nel 1943 si spostarono nuovamente, questa volta a New York, dove la pittrice continuò la sua attività artistica.

Dopo la morte del barone Kuffner nel 1962, Łempicka andò a vivere a Houston in Texas, dove sviluppò una nuova tecnica pittorica consistente nell'utilizzo della spatola al posto del pennello. Le sue nuove opere, vicine all'arte astratta, vennero accolte freddamente dalla critica, tanto che la pittrice giurò di non esporre più i suoi lavori in pubblico. Nel 1978 si trasferì a Cuernavaca in Messico. Morì nel sonno il 18 marzo 1980. Come da sua volontà, il suo corpo venne cremato, e le ceneri vennero sparse dall'amico, conte Giovanni Agusta, sul vulcano Popocatepetl.

Era bisessuale dichiarata. L'edicola in galleria 378480
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Messaggio Da anna Lun 9 Mag - 23:58

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Mirò il surrealista, ecco le sue metamorfosi


La sfida all'arte di Joan Miro' ''il mirabolante'' o ''il principe della Metamorfosi'', come era definito tra gli intellettuali del ventesimo secolo, approda al Forte di Bard per una mostra-evento da titolo 'Poeme'. Il surrealismo pittorico dell'artista catalano dal 18 maggio al primo novembre invadera' gli spazi dell'imponente roccaforte con capolavori giunti in prestito in Valle d'Aosta dalla Fondazione Maeght di Saint-Paul-de-Vence (Provenza). Saranno presentate al pubblico 192 opere, tra cui 17 oli, 58 sculture, 91 opere grafiche (disegni, incisioni e litografie originali), 17 ceramiche e 6 libri illustrati, un 'makemono', un immenso arazzo e la maquette per la ceramica murale dell'Unesco a Parigi. Realizzate fra il 1947 e il 1980, documentano le tecniche e gli stili di Miro'.

In particolare, risalgono al periodo in cui l'artista lavoro' nell'atelier di Aime' Maeght, che poi divenne il suo principale gallerista. I due uomini furono legati da una profonda amicizia - sin dal primo incontro nel 1947 a Parigi - che porto' alla creazione della Fondazione Maeght, inaugurata nel 1964 e per la quale l'artista creo' un giardino di sculture e di ceramiche monumentali, ribattezzato 'Il Labirinto'. Tra le principali opere in mostra ci sono gli oli su tela 'Naissance du Jour' I, II, e III, 'Femme Oiseau' I e II, e 'Vol d'Oiseau a la premiere etincelle de l'aube', mentre tra quelle di grande impatto cromatico spiccano 'Poeme' e 'Le Chant de la prairie'. A Bard sara' anche possibile ammirare 'Monument', bronzo monumentale affiancato alla ceramica 'L'Oeuf de Mammouth', opera simbolo dell'origine del mondo. ''Le sale espositive - spiegano gli organizzatori - non seguono un ordine cronologico.

Privilegiano l'opera, talvolta nella sua unicita', talvolta nei suoi rapporti di convergenza e di opposizione. Se i temi che lo ispirano (la donna, l'uccello, la stella, il cielo, le costellazioni, il sole o la luna) hanno l'anonimato dei grandi miti fondatori, trovano nell'immaginario dell'artista, espressioni sempre diverse''. Nato da padre orafo, Miro' ha praticato ''da artigiano rigoroso, da colorista affermato e da disegnatore visionario'' la pittura, la scultura, la ceramica e l'incisione, ereditando dalla terra catalana una lingua, una tradizione e il gusto per la liberta' in cui attinse lo slancio creatore nutrito da un lavoro incessante e da un'insaziabile curiosita' verso la natura e il mondo. ''Il quadro - sosteneva - deve essere fecondo, deve far nascere un mondo. Che si vedano fiori, personaggi, cavalli, poco importa, purche' riveli un mondo, qualcosa di vivo''. Obiettivo dell'esposizione (curata da Sylvie Forestier) e' ''dare vita ad un'eccezionale rievocazione della rivoluzione plastica che caratterizzo' quel periodo e che ebbe in Miro' uno dei maggiori interpreti''. La mostra sara' visitabile dal martedi' al venerdi' dalle 11 alle 18, mentre il sabato, la domenica e i festivi dalle 10 alle 19

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Messaggio Da mambu Lun 3 Ott - 23:02

L'edicola in galleria 3789766577 Guernica lo conosciamo tutti, no?

L'edicola in galleria Pablo_picasso_guernica_1937_1024x426

Josè Luis Alcaine, uno dei più famosi direttori della fotografia del cinema spagnola (wiki), ha tirato fuori un'interessante lettura che lo lega al film Addio alle armi di Franz Borzage, quello del 1932 con Gary Cooper.
Potete scaricare l'articolo tratto dal n° 52 della rivista Cameraman:

El Guernica, Adiós a las armas, Las Meninas y Alcaine

Vi consiglio di scaricarlo per leggerlo meglio che direttamente dal sito. Molte cose sono convincenti e soprattutto hanno senso; cioè non sono una semplice curiosità, non è una lettura aneddotica o piattamente iconografica, ma interpretativa.
Il vero colpo d'ala è però il riferimento a Velasquez e quindi l'identificazione toro/Picasso.

Aggiungo:
la presenza di Picasso a Parigi nei giorni della prima può essere importante, ma non è necessaria; a quei tempi i filmoni di successo venivano proiettati anche per anni, magari in pellicole sempre più martoriate.
la sequenza della carretera L'edicola in galleria 378480 è molto famosa e studiata (si dice di solito che riabilita un film traditore, che trasforma in mélo le istanze politiche di Hemingway - e su questo vedi però i problemi di censura descritti nell'articolo). Oltre a elementi chiaramente espressionisti (gli angoli sghembi L'edicola in galleria 2546660598 ) si sono riconosciute citazioni dirette di Ejzenstejn: la sovrapposizione delle mitragliatrici che colpiscono la gente da Ottobre, la mano e la carrozzina da La corazzata Potemkin What a Face le più evidenti.

Se volete vedere la sequenza andate nel video qui sotto dal minuto 52' (dura circa 5')



Buon divertimento L'edicola in galleria 863173
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Messaggio Da ubik Mar 25 Ott - 23:25

una grande mostra di sicuro, che andrò a vedere L'edicola in galleria 79629

Triennale di Milano
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Messaggio Da picpiera Lun 2 Gen - 22:25

Van Gogh, Gauguin e Kerouac
L'arte racconta il viaggio

A Genova, Palazzo Ducale, una mostra sul tema dell'itinerario. Con una guest star d'eccezione: "Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?" del grande post-impressionista, per la prima volta in Italia


GENOVA - Da Jack Kerouac a Van Gogh, passando per Gauguin. Da Turner a Rothko, da Monet a Hopper, da Kandinskij a Nicolas de Staël. Sono alcuni dei "salti" carpiati che propone l'iperbolico repertorio di capolavori della mostra "Van Gogh e il viaggio di Gauguin" in scena fino al 15 aprile nelle sontuose sale di Palazzo Ducale. Il tema è tra i più suggestivi di sempre, il viaggio come avventura nel mondo, come esplorazioni delle culture e delle identità e riflessione intima nel proprio spazio dell'anima. Da qui, il curatore art director dell'evento, Marco Goldin, orchestra il suo personalissimo diario di bordo azzardando accostamenti, affinità elettive e accordi disarmonici tra i massimi artisti della fine dell'Ottocento e del Novecento, apparentemente spiazzanti e improbabili, ma figli di un'intuizione che lascia allo spettatore l'invito ad una riflessione.

LE IMMAGINI 1

Un percorso che si compone da ottanta lavori della pittura europea e americana del XIX e del XX secolo provenienti dai musei di tutto il mondo. E se l'ispirazione a questa mostra viene da lontano, dalle passioni letterarie di un'adolescenza sedotta dal padre della beta generation Kerouac e dal suo mitico "On the Road", cuore pulsante, anche come scelta di allestimento in una saletta individuale, dominata da una penombra quasi mistica, è il capolavoro
monumentale di Gauguin, quintessenza di una meditazione sul senso della vita d'artista, "Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?" opera-testamento di quel 1897, quando aveva scelto la soluzione estrema dell'arsenico, in un tentativo di suicidio che poi fallì. Nel mese di aprile a Tahiti aveva ricevuto dalla moglie Mette la notizia che la figlia Aline, a poco più di vent'anni, era morta a Copenaghen in gennaio per le complicazioni derivanti da una malattia polmonare e Gauguin, straziato dal dolore, nei mesi successivi, matura in lui l'idea di togliersi la vita.

Quattro metri di lunghezza per uno e mezzo di altezza, arriva in Italia per la prima volta (in Europa una sola volta), prestito eccezionale dal Museum of Fine Arts di Boston, che l'ha concessa per la quarta volta in un secolo. Mostra nella mostra, esplode folgorante la parata mozzafiato di quaranta Van Gogh (trenta dipinti e dieci disegni) a costruire un racconto sublime sulla parabola artistica del pittore olandese, toccando picchi di vertigine dall'"Autoritratto al cavalletto" dipinto nel 1888, arrivato dal Van Gogh Museum al "Campo di grano sotto un cielo nuvoloso" dipinto ad Auvers appena tre settimane prima della morte, opera riproposta al pubblico dopo quarant'anni, fino al "Seminatore", sempre eseguito ad Arles, accanto alle "Scarpe" tenero omaggio al suo quotidiano camminare, il tutto scortato dalla teatrale ricostruzione della camera di Van Gogh ad Arles.

Intorno si dipanano i viaggi, tra l'America e l'Europa, inanellando visioni struggenti, e a volte bizzarre. Dalla provincia di un realismo magico di Hopper, ai viaggi monocromi nell'interiorità di Mark Rothko, che duettano con i giochi luministici di aria e acqua delle marine di Turner di un secolo e mezzo prima. Dalla Tahiti di Gauguin alla Giverny di Monet e le fioriture delle sue ninfee. Tra i colori musicali di Kandinskij ai percorsi straziati di Nicolas de Staël.

Repubblica.it

posso consigliarla Suspect L'edicola in galleria 79629 L'edicola in galleria 79629 occasione anche per vedere il Palazzo Ducale
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Messaggio Da Zoe Mer 21 Mar - 13:04

Non posso non segnalarla L'edicola in galleria 4081003426
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http://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/2012/3/112288.html
Klimt in Italia, a Venezia e a Milano

Trasferta veneziana per la mostra «Gustav Klimt/Josef Hoffmann. Pionieri del Modernismo» in calendario fino al 4 marzo al Belvedere Inferiore di Vienna (cfr. box a destra). È stato, infatti, raggiunto un accordo tra l’istituzione viennese e la Fondazione dei Musei Civici di Venezia, grazie anche alla collaborazione di 24 Ore Cultura. Quello in programma al Museo Correr dal 24 marzo all’8 luglio è tra i pochissimi appuntamenti al di fuori dell’Austria delle celebrazioni «Klimt 2012». Venezia, d’altra parte, è un riferimento fondamentale per l’artista, che ebbe la sua consacrazione alla IX Biennale del 1910, quella del pieno affermarsi dell’arte della Secessione. Ne approfittò il Comune per acquistare la seconda versione della «Giuditta», quella del 1909, che appartiene alle collezioni di Ca’ Pesaro. Al Museo Correr l’opera sarà accostata alla versione del 1901 conservata al Belvedere. Quasi in concomitanza con «Klimt/Hoffmann», dal 31 marzo all’11 luglio Ca’ Pesaro propone «Spirito klimtiano: Vittorio Zecchin e Galileo Chini e la grande decorazione a Venezia». In mostra due cicli famosi di Zecchin e Chini che tradussero le istanze della Secessione nel campo delle arti applicate. Di Zecchin il ciclo delle «Mille e una notte» del 1914 che decorava la sala da pranzo dell’Hotel Terminus, di cui Ca’ Pesaro conserva 6 delle 12 tele conosciute. Nello stesso anno a Galileo Chini fu commissionata la decorazione del salone centrale del Palazzo dell’Esposizione della Biennale: 18 pannelli, ispirati con «pacata letizia», come scrive lo stesso Chini, al tema della Primavera, in prestito dalla Gnam di Roma. Anche la Provincia di Milano rende omaggio ai 150 anni di Klimt con la mostra, allestita allo Spazio Oberdan fino al 6 maggio, «Disegni intorno al Fregio di Beethoven», cfr. lo scorso numero p. 22.

di Lidia Panzeri, da Il Giornale dell'Arte numero 318, marzo 2012
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Messaggio Da picpiera Gio 3 Mag - 19:06

Arte, Record per 'L'urlo' di Munch, venduto a 119,9 milioni Usd

New York, 3 mag. (TMNews) - Record mondiale per 'L'urlo' di Edvard Munch, battuto all'asta a New York per 119,9 milioni di dollari: il quadro del pittore norvegese è oggi l'opera d'arte più costosa mai venduta a un'asta.

La vendita nella sala stracolma di Sotheby's è durata solo 12 minuti: sette potenziali acquirenti si sono disputati l'opera, che era stata stimata 80 milioni di dollari, rilanciando offerte che crescevano di oltre 10 milioni in un minuto. "Record mondiale", ha quindi urlato il battitore d'asta Tobias Meyer. 'L'urlo' ha così superato 'Nudo, foglie verdi e busto' di Picasso, che era stato venduto nel 2010 per 106,5 milioni di dollari.

Realizzato nel 1895, 'L'urlo' venduto ieri era l'unica delle quattro versioni ancora in mano a un privato, il norvegese Petter Olsen, il cui papà era amico e sostenitore di Munch. (fonte Afp)

http://notizie.tiscali.it/feeds/12/05/03/t_02_20120503_000008.html?ultimora L'edicola in galleria 3cfe1f11
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Messaggio Da ubik Mer 4 Lug - 21:20



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Messaggio Da picpiera Lun 25 Nov - 19:15

Edvard Munch a Genova


Il prossimo 12 dicembre sarà il 150esimo anniversario della nascita di Edvard Munch, uno dei maggiori vanti della cultura e della storia della Norvegia. Tra le mostre previste in tutto il mondo in occasione della ricorrenza c’è anche quella che si tiene dal 6 novembre 2013 al 27 aprile 2014 al Palazzo Ducale di Genova. La mostra di Genova espone 80 opere di Munch divise in 8 sezioni, dedicate, tra le altre, ai suoi lavori giovanili, agli autoritratti, al simbolismo e ai ritratti delle donne della sua famiglia (le opere sono oli, tempere, pastelli, litografie, xilografie). Tra le opere esposte ci sono anche due serigrafie dell’”Urlo”, il dipinto più famoso di Munch, che quest’anno compie 120 anni (un po’ di cose sull’Urlo di Munch si possono leggere qui). La mostra espone anche 6 opere realizzate da Andy Warhol e ispirate a Munch.

Come hanno spiegato gli stessi organizzatori, non è stato semplice mettere insieme una mostra con le opere di Munch, perché queste sono conservate nella quasi totalità in pochissimi musei norvegesi o appartengono a un numero molto ristretto di collezionisti, che se ne privano con molta difficoltà. La mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia Group e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE; è curata da Marc Restellini, tra le altre cose direttore della Pinacoteca di Parigi. Restellini, che già nel 2010 si era occupato della mostra parigina Edvard Munch ou l’Anti-Cri, ha descritto così Munch:


«[È un] artista che potremmo in qualche modo considerare il contrario di tutto ciò che esisteva fino ad allora. Munch si oppone deliberatamente a ciò che vede e conosce. In una logica quasi anarchica, si mette in contrasto con l’impressionismo, il simbolismo, il naturalismo per inventarsi una forma di espressione artistica in rivolta contro tutto ciò che sin dalla sua infanzia gli è stato presentato come regola sociale»
http://www.ilpost.it/2013/11/12/mostra-edvard-munch-genova/

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