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Messaggio Da anna Mer 22 Feb - 12:08

Brit Awards 2012, i vincitori


Alla 02 Arena di Londra sono stati assegnati i Brit Awards, i premi della British Phonographic Industry. A conclusione della serata, il sito ufficiale della manifestazione pubblica l'intera lista dei vincitori. Eccola:


Spoiler:



Adele, che ha cantato "Rolling in the deep" ed è stata la maggiormente premiata, salendo sul palco per ricevere il "Best female" ha detto: "Oh mio Dio!". Ritirando il premio dalle mani di Kylie Minogue, la cantante londinese ha detto: "Di fianco a te mi sento come una drag queen". Poi ha aggiunto: "E' stato un anno incredibile. Vorrei ringraziare la mia etichetta discografica per avermi fatto essere il genere di artista che voglio essere". Ed Sheeran aveva quattro nmination ma alla fine si è dovuto accontentare di due soli premi. I Coldplay avevano aperto lo show con "Charlie Brown", poi Florence + The Machine hanno proposto "No light no light". In sala sono stati proiettati omaggi a Whitney Houston e Amy Winehouse. Più tardi Rihanna ha cantato "We found love". Hanno chiuso la manifestazione i Blur, che hanno fatto ascoltare "Girls and boys", "Song 2", "Parklife", "Tender" e "This is a low".

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Messaggio Da ubik Mer 21 Mar - 0:06

Lady Gaga incontra tre vittime di bullismo: gioia immensa

Durante il lancio della sua "Born This Way Foundation alla Harvard University, Lady Gaga ha voluto incontrare tre ragazzi vittime di bullismo. Per i tre è stata una sorpresa e il video che potete vedere qui di seguito testimonia tutta la loro incontenibile gioia. Per i suoi tre "little monsters" Miss Germanotta ha improvvisato una parte di "Born This Way" a cappella.

Durante un'intervista rilasciata ad Oprah, Lady Gaga ha poi spiegato di volere un periodo di silenzio, in cui non vuole leggere giornali né guardare la TV. "Ho bisogno di far finire tutto questo rumore - ha detto -. E se mia madre chiamerà dicendo: 'Hai sentito questo?' le dirò che non voglio sapere niente di niente che abbia a che fre con la musica. Spengo tutto". Per un po', insomma, Lady Gaga si dedicherà principalmente alla sua fondazione il cui scopo, di fatto, è combattere il bullismo.

articolo e video

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Messaggio Da ubik Mar 10 Apr - 23:14

music press o arte? Music Press - Pagina 13 197349

Luca Beatrice per "il Giornale"

Parlare di contaminazioni e incroci tra musica e arte contemporanea comincia a non avere più tanto senso, trattandosi ormai di prassi consolidata. Ma l'operazione tra i Kraftwerk, ovvero i pionieri dell'elettronica, e il MoMA di New York, ha davvero il sapore di novità assoluta. La band di Düsseldorf infatti viene esibita come una vera e propria opera d'arte tra il 10 e il 17 aprile nell'atrio del più importante museo di New York, sulla 53ma strada. In otto serate i Kraftwerk inscenano la loro Retrospective per altrettanti concerti che ripercorrono le loro tappe salienti, da Autobahn del 1974 fino a Tour de France del 2003.

Gli Lp verranno filologicamente eseguiti dal vivo con il supporto della grafica, del light design e dei video che fin dagli inizi hanno caratterizzato l'inconfondibile marchio della band tedesca. I biglietti per assistere alle performance costavano appena 25 dollari a sera: messi in vendita sul sito del MoMA il 22 febbraio scorso sono andati esauriti nel giro di poche ore, tuttavia a chi fosse a Manatthan nei prossimi giorni converrà provare a sondare tra le rimanenze dell'ultima ora per non perdere un appuntamento con la storia.

Ma perché i Kraftwerk sono così importanti da attrarre l'attenzione di un museo? Fondati nel 1970 da Rolf Hutter e Florian Schneider, in una Germania decisamente lontana dal clima sonoro angloamericano tra hippie e rock sinfonico, i Kraftwerk hanno di fatto inventato la musica elettronica.

Gelidi, statuari, privi d'espressione, vestiti come impiegati del catasto, sono stati i primi a rinunciare a chitarre e batterie per mettere tutti i loro suoni dentro strane macchine che all'epoca si chiamavano sintetizzatori. Eredi del cinema di Fritz Lang e in particolare di Metropolis sarebbero presto giunti alla conclusione che le stesse macchine avrebbero potuto sostituire i musicisti e suonare da sole perché programmate. Dalla loro utopia visionaria da ingegneri del suono che evoca un'Europa ancora intrisa di modernismo, nasce quella particolare costola della musica pop-rock soprannominata «Kraut Rock».

Nonostante la fissità dell'espressione artificiosa, la gestualità ridotta ai minimi termini, i Kraftwerk sono straordinari performer, primi a servirsi del computer per alterare voci e suoni e a utilizzare un apparato visuale molto sofisticato e futuribile nei concerti, nella stessa epoca in cui nell'arte si diffonde il minimalismo e in molti smettono di lavorare con le mani per affidarsi a macchinari.

Il loro stile fa invecchiare di colpo la retorica del concerto rock degli anni-Sessanta incentrato su virtuosismo e assolo e i pezzi, martellanti e ripetuti fino all'ipnosi, anticipano tutta l'elettronica degli anni Novanta.

La «Retrospective» parte con Autobahn , ovvero autostrada, quarto album che rappresenta la svolta verso i temi cari come la costruzione di infrastrutture e la riconversione industriale. Con Radio Activity , primo lavoro a essere pubblicato in inglese e tedesco, interviene l'apparente contraddizione tra tecnologia e ambiente e le oscure minacce del progresso.

Mentre Trans Europe Express ritorna sull'apologia delle lunghe distanze, con The Man Machine il robot ha preso il posto dell'uomo e i Kraftwerk vestiti in rosso e nero lasciano il palco sostituiti da creature di latta semoventi che sembrano provenire da un romanzo di Asimov; Computer World anticipa l'era del calcolatore, antenato di pc e tablet.

Negli ultimi decenni i Kraftwerk hanno di fatto riproposto i successi dell'epoca d'oro, togliendosi la soddisfazione di «disegnare» la colonna sonora per l'Expo 2000 di Hannover e il Tour de France del 2003. E di prendersi il merito indiscutibile di aver influenzato tutta la musica elettronica, dall'ambient alla dance. Della formazione originale è rimasto il solo Hutter, ma anche chi è venuto dopo ha assunto le stesse sembianze da replicante. Oggi gli uomini macchina sbarcano nel tempio dell'arte novecentesca portandosi dietro le inquietudini di un futuro che è già passato.

dagospia con foto Music Press - Pagina 13 79629

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Messaggio Da ubik Mer 18 Apr - 14:06

Concertone del Primo maggio
Bel rock con Caparezza & Co.


Primo Maggio organizzato da Cgil, Cisl e Uil in piazza San Giovanni a Roma. Insieme a lui un cast, svelato ieri nel corso di una conferenza stampa, composto da alcuni fra i migliori rappresentanti della scena alternativa italiana, dagli Afterhours a Caparezza al Teatro degli orrori, passando per gli Almamegretta in versione «reunion» con Raiss alla voce e poi Dente, Mannarino, A Toys Orchestra, Nobraino, Marina Rei, Sud Sound System, più un ospite internazionale, la band californiana Young the Giant che attualmente spopola nelle radio italiane con il brano Cough Syrup e che vanta fra i propri più accaniti fan anche il cantante inglese Morissey. Condurranno gli attori Francesco Pannofino e Virginia Raffaele.

La scelta musicale, dovuta anche ai suggerimenti di Gino Castaldo, arruolato come consulente artistico di questa edizione, che si muove verso le nuove energie della musica italiana, quelle meno scontate e più innovative. La scena indipendente, già presente anche negli scorsi anni, assume questa volta il ruolo di protagonista assoluta sul palco di San Giovanni e questa è certamente una notizia positiva, anche se non mancheranno le critiche di chi avrebbe gradito qualche grande nome del mainstream.

PRESENTANO PANNOFINO E VIRGINIA RAFFAELE

In ogni caso, anche se il cast è definito, ci sono ancora trattative in corso e prima dell’evento potrebbero esserci ulteriori novità su questo fronte. Anche la scelta dei presentatori risponde all’ottica del rinnovamento e dell’attenzione verso il mondo giovanile, testimoniata anche dal titolo scelto, «La musica del desiderio-la speranza, la passione, il futuro», che in questi tempi di crisi e di difficoltà economiche suona anche come un quanto mai necessario augurio per il futuro. A condurre la lunga giornata di musica (con otto ore di diretta tv) saranno infatti due attori molto amati, in particolare dal giovane pubblico televisivo e radiofonico: Francesco Pannofino, il popolare Renè della serie tv Boris e Virginia Raffaele, partner fissa delle avventure radiofoniche, teatrali e televisive di Greg &Lillo, imitatrice straordinaria (Belen Rodriguez e Ornella Vanoni fra i suoi personaggi più riusciti) nonché attrice richiestissima da cinema e tv.

PAGANI, “YELLOW SUBMARINE”...

Tutti nuovi e iper-tecnologici anche il palco, che sarà diviso in tre sezioni in grado di muoversi ciascuna in modo autonomo, ed il led wall, ovvero lo schermo per le proiezioni, rinnovato e «rinforzato» nell’estensione e nelle tecnologie. Sarà proprio il nuovo mega-schermo ad ospitare le immagini di dieci visual che accompagneranno l’esecuzione dei dieci brani scelti per rappresentare la storia del rock. Ad eseguirli e dirigerli, con l’Orchestra Roma Sinfonietta, ma anche con una resident band, sarà Mauro Pagani, presente nel triplice ruolo di arrangiatore, musicista e Direttore d’orchestra. I relativi video saranno invece firmati dai registi Aureliano Amidei, Pier Belloni, I Broz, Riccardo Grandi, Alex Infascelli, Luca Lucini con Cristina Seresini e Carlotta Cristiani, Giacomo Martelli, Riccardo Milani, Piccio Raffanini e Stefano Sollima. Previsto anche un omaggio ad uno dei più rivoluzionari film d’animazione degli anni ’60, Yellow Submarine (1968) con protagonisti i Beatles, recentemente pubblicato in edizione digitalizzata. L’Orchestra Roma Sinfonietta, diretta in questo caso da Vittorio Cosma, eseguirà alcuni dei brani sinfonici della colonna sonora, composti ed arrangiati da John Martin, storico produttore dei Fab Four, insieme a Lennon e Mc Cartney. Quest’anno le operazioni di montaggio e smontaggio del palco e di tutta l’area del Concertone saranno più lunghe del solito e cominceranno il 21 aprile per concludersi il 5 maggio.
SINDACATI: SICUREZZA PER CHI MONTA IL PALCO

Si lavorerà con calma, anche per garantire nella maniera più assoluta la sicurezza degli addetti e il rispetto di ritmi di lavoro sostenibili. Dopo i recenti incidenti che sono costati la vita a due ragazzi che montavano gli stage di Jovanotti e Laura Pausini, la riflessione conseguente ha portato ad una diversa organizzazione del lavoro. Anche Mauro Pagani, del resto, si era recentemente espresso sull’argomento sicurezza con riferimento ai due episodi luttuosi: «Non si può costruire la cattedrale di Bisanzio in una stalla. La cultura della sicurezza deve coinvolgere tutti e sicurezza vuol dire anche essere consapevoli delle strutture in cui si opera». Il riferimento era ai Palasport in cui sono avvenuti gli incidenti, ma anche per le strutture all’aperto l’attenzione dev’essere altrettanto alta. Inoltre, il fatto che attrezzature tecniche, palco, etc. siano completamente nuovi e diversi dal passato, richiede un’attenzione e una tempistica diversa per l’allestimento.

L’allungamento dei tempi permetterà di evitare quasi del tutto i lavori in notturna, salvaguardando così il sonno degli abitanti della zona e riducendo i disagi al minimo e solo nelle ore diurne. Il 2012 segna dunque una sorta di rifondazione generale per il Concertone, un rinnovamento di sicuro buon auspicio.

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Messaggio Da anna Ven 27 Apr - 9:38

ROMA, CAPAREZZA, PAGANI, REI: TANTI NOMI
SUL PALCO DEL CONCERTONE DEL 1° MAGGIO


Tutto è pronto per l’edizione 2012 del concertone del Primo Maggio in piazza San Giovanni. O quasi, perché in queste ultime ore si sta sperando di garantire la partecipazione di altri ospiti importanti, a partire dai Subsonica (già in live al PalaLotto, domani). A presentare cantanti e musicisti ci saranno Francesco Pannofino, protagonista nella serie tv Boris, e Virginia Raffaele, showgirl che sa imitare da Ornella Vanoni a Belen Rodriguez. La coppia sarà impegnata dalle 15 alle 24 nella sfilata di band e musicisti noti e meno.
La Festa dei lavoratori si aprirà con una kermesse di nomi ancora poco conosciuti per poi proporre gli artisti di punta. Tra questi Caparezza, che torna per la sesta volta, gli Afterhours di Manuel Agnelli che hanno da poco licenziato un nuovo disco, Almamegretta, Marina Rei, Sud Sound System, Alessandro Mannarino e molti altri. La vera novità dell’anno - di questa edizione intitolata La musica del desiderio. La speranza, la passione, il futuro - è la presenza di Mauro Pagani. Dirigerà una super band e la Roma Sinfonietta Orchestra su una dozzina di pezzi storici del rock internazionale da lui stresso riarriangiati. In scaletta Beatles, Who, Led Zeppelin, Pink Floyd, David Bowie, Jimi Hendrix, Radiohead e altri. Importante anche la presenza di diversi videomaker (il regista di Romanzo Criminale e Acab Stefano Sollima in testa) che presenteranno le loro istallazioni durante l’evento di punta firmato Pagani. Pochi i big stranier, gli unici per ora confermati sono gli Young the giant, ottimi esponenti dell’indie rock più attuale, ma certo non all’altezza degli ospiti delle precedenti edizioni, come Lou Reed, Alanis Morrissette, Erikah Badu, Oasis, Robert Plant, Nick Cave Stewart Copeland.

fonte
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Messaggio Da ubik Gio 21 Giu - 20:58

Giancarlo Dotto per Diva e Donna

Intervistare Loredana Bertè è come giocare alla roulette russa. O come partire per una spedizione di caccia nella giungla malese. Puoi incrociare tigri feroci e perle rare. Devi essere disponibile a farti sbranare e incantare. Intanto ci devi arrivare. Premere il grilletto. Al primo tentativo e al terzo squillo mi becco in piena faccia un insulto definitivo. Non faccio in tempo a presentarmi. "Pronto Loredana, sono Giancarlo...", "Che testa di c...", esplode lei con la stessa esuberanza rock di quando urla "Non sono una signora".

Una furia. Resto con la cornetta sospesa. Respiro profondo tre volte e decido di riprovarci. O la va o mi spacca. La va. La Bertè, o chi per lei, che mi risponde la seconda volta è tutt'altra donna, mansueta, pigra, accomodante. Persino di buonumore. Una ciclotimica da manuale, insomma. Non ci provo nemmeno a chiederle spiegazioni. Donne come lei vanno solo assecondate. Decido di sbrigarmi prima che scoppi un altro temporale.

"Ho comprato il tuo nuovo pezzo", provo biecamente a captarne la benevolenza. "...Ma se nemmeno io ce l'ho...", fa lei sospettosa. "Se vuoi, te lo canto". Gorgheggio una frase. "...Da bambina il mondo mi sembrava una vetrina/io mi sentivo sempre più importante e bella...". Da bambina non devo essere un granché. Lei ride, giuro, quando sarebbe, adesso sì, il caso di massacrarmi. Un accenno di riso. Stiamo parlando del suo ultimo singolo "Ma quale musica leggera", prodotto dal grande Mario Lavezzi e scritto per lei dal non meno grande Edoardo Bennato, in distribuzione da giugno. Parte a monosillabi e poi si scioglie quando capisce che può fidarsi.

Di che umore sei?
"Nero"

Mi era sembrato di capirlo. Raccontami quello che non vedo.
"Cos'e che non vedi?".

Non vedo te. Descriviti.
"Sono in vestaglia...blu".

E attorno a te cosa c'è?
"Cosa vuoi, che ti descriva la casa?".

Quello che ti piace.
"Hai presente il navigatore? Ci vuole quello per girare dentro casa mia".

Sei sola? Cosa porti ai piedi?
"Sono sola e ai piedi porto i fantasmini".

Umore nero. Come sempre?
"È una cosa normale...Parliamo del disco?".

La tua prima volta con Bennato autore?
"Sì, l'ho incontrato l'anno scorso in un concerto e gli ho detto: "Ehi tu, scrivimi un pezzo". Me l'ha scritto".

Gliel'hai ordinato.
"Sì, ma lui poteva anche fregarsene. E' stato molto carino e simpatico".

Era terrorizzato.
"No, gli è piaciuta l'idea.

A sentirlo, il pezzo, lo direi molto autobiografico.
"Me l'ha cucito addosso. Un vestito su misura".

Come nel testo, Loredana bambina già si fantasticava in grande?
"Oh sì, quando mi chiedevano cosa volessi fare da grande dicevo la Regina, così posso mettere in galera tutti quelli che mi stanno antipatici".

Ti vedo bene come spietata tiranna. Oggi chi metteresti dentro per primo?
"Tutti quelli che fanno televisione. La televisione fa schifo... prima di tutto quelli di Sky".

E perché mai?
"Mi fanno incavolare come una belva. Non funziona la chiavetta che mi hanno dato da due anni, il decoder non me lo cambiano e non mi mandano il tecnico. Pago l'abbonamento Rai, pago l'abbonamento Sky e non vedo un cacchio. Io li mando a fanculo ogni volta che chiamano".

Così non vedo una via d'uscita...Parliamo della televisione che si vede anche se non la vedi. L'incarnazione dello schifo televisivo?
"Emilio Fede? No, magari, almeno quello faceva ridere... E' tutta una roba indecente, tutto uguale, cambi canale e c'è sempre lo stesso programma, si buttano tutti sulle stesse cose e poi hanno il coraggio di chiedere soldi. Questo mi fa imbestialire".

Quasi tutto ti fa imbestialire.
"Non ci sono più gli autori di una volta. Anche i film che mandano fanno schifo. Si può vedere "Men in black" per la diciassettesima volta?".

No che non si può. Dimmi una cosa che ti piace?
"I varietà di una volta, quelli di Enrico Falqui...".

Qualcosa di più attuale?
"Corrado Guzzanti mi piace molto...Tutta la famiglia Guzzanti mi piace".

Tutti ai piedi di Fiorello oggi.
"Io no. Lo trovo un bravo ragazzo che fa cose normalissime, solo che gli altri le trovano eccezionali. Mi sfugge la straordinarietà di quello che fa".

Era straordinario Walter Chiari. Hai visto la fiction su di lui? Ora quando vogliono distruggere qualcuno fanno una fiction sulla sua vita. Faranno la stessa cosa con te?
"Chissà...Forse sì, quando sarò morta, purtroppo".

Torniamo al disco.
"Un bellissimo team, oltre a Bennato e a Lavezzi, mio amico da trent'anni, c'è Gigi D'Alessio che fa il produttore esecutivo. Ora faranno anche un filmato con la figlia di Bennato, che sarà Loredana Bertè da bambina".

Raccontami Loredana bambina e non ancora regina.
"Un'eterna bambina. Dentro di me lo sono sempre. La sconfitta peggiore è quella di crescere, diventare adulti".

Nella canzone, la mamma frena la fantasia della bambina.
"La mia se ne fregava proprio e il padre non c'era mai. Eravamo io, Mimì e Renato non ancora Zero, il triumvirato. A undici anni eravamo già fuori di casa".

Anche Mimì bambina fantasticava come Loredana?
"Lei più di tutte, Mimì era la sognatrice per eccellenza".

L'ho incontrato di recente Renato, scoppia di salute.
"Mangia troppo... troppi gianduiotti".

Per me la canzone più bella di Mimì è "Col tempo imparerò". Uno struggente lascito testamentario.
"Questa non me la ricordo... Per me la sua più bella è quella scritta da De Gregori, "Mimì sarà". E'fantastica".

"Ma quale musica leggera" è il titolo del pezzo.
"Non me fregava niente di fare la cantante o la ballerina. Volevo solo diventare una regina".

Ti sei mai sentita regina anche per un giorno?
"No, mai... Magari forse un giorno mi sono sentita regina del rock".

Ornella Vanoni scrive di te nella sua biografia: "Il più bel nudo di donna che abbia mai visto".
"La ringrazio. Sono d'accordo...Mi piace molto Ornella. E' spiritosa, a volte proprio esilarante, sa essere anche autocritica. E' forte Ornella".

Come deve gestirsi una star?
"Non lo chiedere a me. In questo sono un disastro. Non mi so gestire. Faccio quello che me pare...".

Tu sei una star comunque, nonostante te.
"Io, se una cosa non mi va, non la faccio proprio, non se ne parla, nemmeno sotto tortura. Se la trasmissione non m'interessa, non ci vado. Non vado a nessun talk show. Non esco mai. Che esco a fare? Per andare dove? Ho già fatto tutto quello che si poteva fare. Io sono il risultato di tutto quello che ho visto e ho fatto".

Da qui in poi?
"Non si sa".

Cosa resta del triumvirato? Mimì non c'è più.
"Siamo rimasti in due, io e Renato. Purtroppo siamo lontani e ci sentiamo poco. Anche perché io odio il telefonino, non l'ho mai voluto comprare e così, quando chiamo con il mio Sirio di casa, risulto anonima".

E la gente non risponde.
"Questo snobismo cretino...Devo chiamare duecento persone per avvisare l'interessato che sono io...Meglio così, sono fuori da tutto. Come compagnia mi basto da me. Sono sola e sto benissimo".

Qualche volta sei di troppo tu stessa per te.
"Sì...In quel caso penso al futuro che mi sembra molto incerto. Per tutti noi, mica solo per me, per come vanno le cose".

Come vanno le cose?
"Un dramma continuo... Guarda quei poveri terremotati, ogni giorno ce n'è una... E poi, chissà perché, da un po' di tempo penso alla morte. Questa storia del club dei ventisette anni mi dà da pensare...".

Le rockstar che muoiono a 27 anni.
"Amy Winehouse. E prima di lei Kurt Cobain, Jimmy Hendrix, Jim Morrison. Mi sembra così irreale, una vita intera davanti...".

Tu ce l'hai fatta a scavallare i ventisette anni.
"Sì, e non so se è stato un bene o un male".

Perché un sacco di gente ti attribuisce fantasie suicide, come quella volta che i pompieri hanno sfondato la porta della tua camera d'albergo a Milano?
"Perché sono autodistruttiva. Da bambina fantasticavo di essere una regina e ora non più, purtroppo. La mia storia è quasi conclusa...".

Questa come va interpretata?
"Ho 61 anni. C'è un sacco di gente che muore alla mia età, anche più giovane di me. Prendi Andy Warhol. Io per ora sto bene in salute poi chi lo sa...".

Se ne vanno in tanti. La morte che più ti ha ferito?
"A parte mia sorella? Quella di Gianni Versace. Era un mio carissimo amico. Mi sono fatta l'idea di un'esecuzione della mafia in piena regola".

Questo corpo che ci portiamo appresso, un delirante nemico o un miracolo divino?
"Ma quale miracolo divino, assolutamente no. Io lo considero un nemico. Lo curo per quanto posso, ma sempre un nemico è".

Sei in partenza per un tour estivo.
"Sì, insieme a Gigi D'Alessio. Io sarò la guest nei suoi concerti. Poi, farò delle serate per conto mio. Devo cantare per forza, sfogarmi, se no mi suicido dalla noia".

Se mi avessero chiesto fino a pochi mesi fa una coppia incompatibile per definizione, avrei detto Gigi D'Alessio e Loredana Bertè. Dove ho sbagliato?
"L'avrei detto anch'io. Mai dire mai. Gigi è un bravissimo cantautore, molto preparato musicalmente, suona tutti gli strumenti. Un giorno mi chiama e mi fa: "Andiamo a Sanremo, ho la canzone giusta per te". Mi è piaciuta subito. Avevamo ragione noi, la coppia più improbabile ha funzionato...E poi lui è un amore d'uomo, pieno di attenzioni, molto dolce".

Tornando al titolo del pezzo "Ma quale musica leggera"....
"Il riferimento è a Sanremo. Tanti fiori sul palco, guerra totale dietro le quinte. Non c'è amicizia, impossibile instaurare un rapporto autentico".

Amici veri?
"Solo due, Mario Lavezzi e Renato Zero".

La divinità della musica secondo Loredana Bertè.
"Purtroppo non c'è più, era Michael Jackson. Ho avuto la fortuna di conoscerlo nell' '82, in Germania. Avevamo appena vinto i mondiali, mi sono presentata piena di sciarpe azzurre. "Nulla da dichiarare?", mi chiesero all'aeroporto. "Come no, Rossi, Tardelli e Altobelli".

Respinta al mittente?
"Mi salvò una signora della Sony. In quell'occasione arrivò un gruppo dall'America. Erano i Jackson Five. Stavamo sempre insieme, in giro per locali fino alle sette della mattina, Michael in albergo a fare i compiti con la maestra personale".

Poi lui è diventato, da solista, il più grande di tutti.
"Quando venne in Italia con il suo primo concerto a Torino, mi ha mandato a prendere a casa a Milano. Roba da pazzi, non ci potevo credere. In quell'occasione mi ha regalato il giubbotto disegnato da lui, quello del Tour '88".

Il più grande sopravvalutato della musica d'oggi.
"Non seguo molto. C'è in giro molta musica inutile che non mi dice niente, non mi dà nessun brivido. Bravini ma senza carisma, non lasciano niente. Le canzoni fanno schifo. Anche nella musica non ci sono più gli autori".

Succede anche nel cinema. Tu ci vai al cinema?
"Vado a vedere solo i film americani delle Major. Quelli italiani sono rifacimenti a tarallucci e vino".

Non ti è piaciuto nemmeno l'ultimo di Sorrentino con Sean Penn ambientato in America?
"Non ne vedo uno di film italiano. Non me ne frega niente".

Non fai eccezione nemmeno per la tua amica Asia Argento, che ora fa molto cinema italiano?
"E infatti non la vedo. Anche se siamo amiche, mi rifiuto. Lei mi chiama "la mamma del rock". Ora voglio vedere l'ultimo di Tim Burton con Johnny Depp".

Vale molto per Asia ma un po' anche per te, alquanto misconosciute in patria e comunque non degnate dell'adeguata risonanza.
"All'estero non ti fanno gli esami ogni volta che esce un disco. Se sei Tony Bennet, lo sei per sempre, anche a 150 anni. Qui da noi devi dimostrare ogni volta qualcosa, non l'ho capito nemmeno io che cosa".

Il disgusto qualifica le persone. Cosa ti disgusta?
"Mi sta disgustando la vita. Non mi dà niente. Non mi fa sognare, spaziare con la fantasia. Mi tiene segregata in gabbia...Una brutta vita".

E quando non ne potrai più?
"Mi ammazzerò... Per ora rendo farmaci per dormire. Non riesco a dormire mai".

Nel pezzo che ti dicevo prima, Mimì cantava struggente del figlio che non aveva mai avuto.
"Ho speso otto anni della mia vita con Bjorn Borg. Per colpa sua non ho avuto figli. Non li voleva, dovevano essere tutti di sangue svedese.".

Peccato, sarebbe stata una bellissima o un bellissimo meticcio. E tu?
"Gli ho detto: "Questa informazione potevi anche darmela prima di sposarmi". L'ho mandato a quel paese, gli ho dato un sacco di botte e me ne sono andata".

Dopo di lui nessun altro padre potenziale?
"No, dopo di lui non ho più avuto nessuno".

Ti sei fatta un'idea definitiva degli uomini?
"Che sono degli egoisti e non cambiano, come dice Mimì. Non c'è niente da fare. Sono vigliacchi".

Mi sento spesso con l'altro tuo ex Adriano Panatta. Ci confrontiamo su come alleggerire il quintale. Una volta mi ha cucinato una carbonara grandiosa.
"Per me non ha mai cucinato, neanche da fidanzati".

Che ricordo hai di lui?
"Bello. Mi ricordo quella volta che gli feci conoscere Renato a Piazza Venezia. Quando lo vide da lontano, sotto il balcone del Duce, vestito come l'omino Michelin, non si voleva nemmeno fermare dalla vergogna".

Quando la scrivi la tua biografia?
"Vorrei buttarla giù prima che crepo. Ma farla romanzata, un best seller da morire dalle risate, tra comicità e tragedia. Dopo ci faranno anche un film, altro che "Harry ti presento Sally". Ho conosciuto chiunque io, da Andy Warhol ai reali di Svezia".

Dove l'hai conosciuto Warhol?
"Quando facevo la madrina di Fiorucci in America. Avevano sistemato all'ingresso una macchina del caffè a canne tipo organo e io avevo imparato a usarla. Andy veniva tutti i pomeriggi alle cinque a prendere il cappuccino e mi aveva scambiato per la barista. Quando scoprì che cantavo mi volle tutti i giorni alla sua factory, dove passavo le ore seduta sui suoi bidoni".

Che farai dopo questa lunga telefonata?
"Mi rimetto a dormire. O almeno cercherò di farlo. Dormirò più che posso".

E questa sera?
"Niente. Non ho impegni".

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Messaggio Da ubik Gio 21 Giu - 21:08

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Messaggio Da anna Lun 16 Lug - 16:28

Patti Smith, dal palco l’urlo rock: “Genova 2001, ingiustizia è fatta"
Davanti a 4mila persone e di fronte ai resti del Dc9 di Ustica, la cantante americana prima di iniziare il concerto ricorda Carlo Giuliani e sua madre Haidi. Poi sul terremoto: "Chiediamo perdono a madre natura per come la trattiamo"

Non c’è solo il ricordo di Ustica e della tragedia del Dc9 dell’Itavia. Il concerto bolognese di Patti Smith è sempre qualcosa di più. Del resto lo dice lei stessa ai quasi 4 mila giunti a sentirla. “Dobbiamo trovare tutti i modi per parlare, cosa c’è di meglio di un concerto rock”. La cantante ha appena dato la parola a una ragazza del pubblico che ha ricordato la disparità di trattamento tra i condannati della polizia e quelli dei manifestanti per i fatti di Genova del 2001. È la stessa artista poco prima a ricordare Carlo Giuliani e sua madre. All’inizio del concerto prende in mano due cartelloni dal pubblico: “Genova 2001”, recitano, “Ingiustizia è fatta”.

Sul palco la rocker di Chicago, 66 anni, non si risparmia e per due ore canta i brani del suo ultimo album Banga. Il gruppo, affiatatissimo è il solito da cinque anni: Lenny Kaye alla chitarra, Jay Dee Daugherty alla batteria, Tony Shanahan al basso e il figlio della artista, Jackson Smith anche lui alla chitarra. Ma c’è spazio per i suoi tanti successi. Apre le danze con una suadente Ghost Dance, mentre da segnalare è la splendida Distant Fingers. E poi non mancano altre perle come Redondo beach, Because the night e, per chiudere, People have the power. La Smith non manca di ricordare il terremoto dell’Emilia e le sue vittime. E lo fa a modo suo. “È la natura che ci parla. Tutto ciò che possiamo fare è pregare madre natura e chiedergli perdono per come la trattiamo”.

Poi la cantante americana rende onore al luogo che ospita il suo show. “Ogni essere umano dovrebbe venire qui al museo della memoria di Ustica”, dice Patti Smith, che nel pomeriggio aveva visitato i resti del Dc9 Itavia conservati a pochi metri dal palco, accompagnata dalla presidente dell’associazione delle vittime, Daria Bonfietti. “Chiunque di noi poteva essere su quell’aereo. I governi devono finalmente dirci la verità, non si può morire così, senza senso”.

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Messaggio Da anna Mer 17 Apr - 10:10

Concerto del Primo Maggio 2013, escluso Fabri Fibra

Fabri Fibra, ad oggi unico headliner - con Nicola Piovani - ad essere annunciato al prossimo Concerto del Primo Maggio di piazza San Giovanni, a Roma, è stato estromesso dal cartellone della manifestazione: lo riferisce l'edizione online del Corriere della Sera, che riporta di una decisione non presa dall'organizzatore dell'evento Marco Godano ma direttamente dai sindacati confederati, che - assecondando un'istanza presentata dall'associazione D.i.re (Donne in rete contro la violenza) presieduta da Titti Carrano - hanno scelto di allontanare il rapper di Senigallia per i "messaggi omofobi, sessisti e misogini" inclusi in alcuni suoi brani come "Su le mani" del 2006 e "Venerdì 17" del 2004. "Il Primo Maggio è una festa, un evento di grande risonanza e troviamo ingiusto e diseducativo per i tantissimi giovani che vi partecipano invitare un cantante che scrive testi carichi di stereotipi contro la donna, humus da cui si genera la violenza", si legge infatti nella nota di D.i.re.

"Non è nei nostri poteri rifiutare le indicazioni che ci arrivano dai sindacati", ha comunicato laconicamente Godano al quotidiano di via Solferino, che - visti gli sviluppi, si troverà costretto a sostituire un tassello importante - se non fondamentale - dell'edizione 2013 del "concertone".

Fabri Fibra ha fatto sapere che nelle prossime ore posterà sui suoi canali social ufficiali una presa di posizione ufficiale in merito. Nel frattempo, fanno testo le sue dichiarazioni rilasciate all'edizione italiana dell'Huffington Post: "Il rap, come il cinema, racconta delle storie, alle volte crude alle volte spensierate. Spesso le rime e il rap servono per accendere i riflettori dove c'è il buio. Nel 2013 sono stanco di essere descritto ancora come il rapper violento: in passato mi accusavano di non rispettare le donne nelle rime, ma io scrivevo quelloche vedevo non quello che pensavo. Oggi la violenza domestica e in generale la violenza sulle donne, sia verbale che fisica, ha raggiunto in Italia proporzioni inquietanti. Tutti ne dobbiamo immediatamente prendere le distanze e deprecarla come uno dei peggiori crimini che si possano commettere".
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Messaggio Da anna Ven 26 Apr - 11:08

Concerto 1° maggio

E’ stato finalmente comunicato il cast definitivo del concertone del 1°maggio, e ci teniamo a sottolineare finalmente prima di tutto perchè manca meno di una settimana al grande evento, e poi anche perchè fin’ora eravamo riusciti a darvi solo informazioni su alcuni degli artisti presenti e sulla presentatrice del concerto, oltre alla notizia dell’esclusione di Fabri Fibra.

La manifestazione, quest’anno, potrà contare su Elio e le Storie Tese, Max Gazzè, Cristiano De André, Ministri, Africa Unite, Marta sui Tubi, Motel Connection, Enzo Avitabile, Management del Dolore Post-Operatorio e Marco Notari.

Questi nomi si vanno ad aggiungere agli artisti che vi avevamo già precedentemente annunciato. C’è da dire che durante la conferenza stampa di presentazione, la conduttrice dell’evento Geppi Cucciari si è detta perplessa sull’esclusione di Fabri Fibra dall’evento canoro: “Sono dispiaciuta prima di tutto dal punto di vista musicale, perché lo spettacolo ha subito una grande perdita. Se c’è stata una certa leggerezza nell’invitarlo, visto che se ne conoscono le caratteristiche, c’è stata una maggiore leggerezza nell’averlo lasciato a casa“.

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Messaggio Da ubik Ven 30 Ago - 23:41

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Norvegia, attuale tour europeo (non vengono in Italia Suspect  )
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Messaggio Da anna Ven 20 Set - 12:58

Nobel per la letteratura 2013, Roberto Vecchioni, Bob Dylan e Leonard Cohen candidati come cantautori

Se le canzoni sono poesie, perchè non assegnare anche a loro un vero e proprio riconoscimento? Quest'anno, per la prima volta, il premio Nobel per la Letteratura potrebbe essere consegnato ad un cantautore. E tra i nomi dei possibili papabili, insieme a Bob Dylan e Leonard Cohen, ecco spuntare un italiano: Roberto Vecchioni.

Il premio conferito "all'autore o all'autrice dell'opera letteraria più considerevole d'ispirazione idealista" verrà consegnato dall'Accademia di Svezia il 10 dicembre. Ma chi sarà a ritirarlo? La candidatura di Roberto Vecchioni, insieme a quelle dei grandi maestri come Dylan e Cohen, è stata una sorpresa per molti.
Su Twitter già molti utenti si domandano "Perchè lui e non un altro? Perchè non Francesco De Gregori?", altri pensano addirittura che la notizia sia una "bufala" talmente è difficile da credere. Altri ancora hanno utilizzato l'hashtag #sgomento per commentare il fatto. Ma per l'Accademia svedese, Vecchioni avrebbe tutte le carte in regola per ricevere il premio. Non solo per i testi delle sue (duecento) canzoni, che sono state scrupolosamente esaminate. Ma anche per il suo impegno in campo letterario. Professore di lettere per gran parte della sua vita, Vecchioni ha dedicato tutto se stesso alla scrittura: racconti, libri per bambini e soprattutto la pubblicazione di due romanzi: "Il libraio di Senilunte" e "Scacco di Dio".
Che dire, invece, degli altri due cantautori "sfidanti"? Bob Dylan, autore di celebri pezzi come "Knockin' on heaven's door" e "Blowin' in the wind", da più di 15 anni è candidato al premio. Ogni anno sembra avere il potenziale giusto per ricevere il riconoscimento, visto il valore sociale e letterario dei suoi testi, ma poi non l'ottiene.

Candidato anche il canadese Leonard Cohen, l'autore della struggente "Halleluja". Ma Cohen non è solo un cantante: cominciò a scrivere poesie molto prima di scrivere canzoni e la sua carriera partì proprio da lì, dalla letteratura. I primi album pubblicati, infatti, non erano album musicali ma album di reading, di poesie registrate. Insieme alle raccolte di poesie e di romanzi, cominciarono ad affacciarsi anche le prime canzoni che, però, all'inizio non ebbero successo proprio per il carattere "introverso" dell'autore. Cohen non riusciva a cantare, era timido, per questo gli operatori dello studio di registrazione avevano arredato lo studio affinché somigliasse alla sua stanza da letto, e si sentisse più a suo agio.

Chiunque sarà il vincitore, si tratta di una svolta storica per il mondo della musica che per la prima volta si prepara ad entrare nell'olimpo letterario. Andrea Laffranchi sul Corriere della Sera di oggi ricorda quale sia stato il lungo viaggio che ha portato i testi delle canzoni ad essere considerati vera letteratura. "Anche se Italo Calvino, Roberto Roversi, Alberto Moravia e altri uomini di lettere hanno regalato dei versi alla canzone popolare, soltano a cavallo tra gli anni '80 e '90 le antologie hanno iniziato a ospitare i testi di canzoni, inserendo De André", scrive il giornalista. E continua: "Il mondo degli intellettuali ha sempre guardato con sospetto alla canzone, come se fosse una poesia di serie B". Ora dovranno ricredersi.
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Messaggio Da ubik Ven 11 Ott - 18:54

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L’anziano presidente uruguayano Jose Mujica ha incontrato gli Aerosmith, in tour nel paese sudamericano (Reuters)

nella foto il nonno con sua nonna Music Press - Pagina 13 561231
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Messaggio Da anna Ven 11 Ott - 20:06

Suspect Suspect Suspect
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Messaggio Da ubik Mar 11 Feb - 21:45

Loredana Bertè, dalla fame al successo: “Sono una signora. E sono tornata”
Artista indisciplinata e irrequieta, ora è in tournée. Al Fatto racconta dei suoi amori, della sorella Mimì, della cena alla Casa Bianca con Bin Laden. E della sua infanzia dice: "Mio padre voleva un figlio maschio e odiava le bambine. Ha fatto cose orribili, preso a calci mia madre"

di Malcom Pagani

“I nostri genitori e lei non ha idea di quanto mi costi dire questa parola, erano insegnanti. Mamma maestra e papà professore di Greco e Latino al Liceo con qualche vocabolario nel curriculum. Era violento. Voleva un figlio maschio e detestava le bambine. Ha fatto cose orribili che non ho dimenticato. Ha preso a calci mia madre e le ha somministrato strane cose. A casa c’era il terrore, ma nelle domeniche di festa, accanto al cane Clito, si ricreava una specie di normalità fittizia. Una volta al mese veniva Pietro Nenni a prendere il caffè e allora mamma tirava fuori la coperta di ciniglia rossa e io mi sedevo sulle ginocchia di Nenni, mentre lui girava lo zucchero nella tazzina”.
A 62 anni, con gli occhi neri, il cappello e la risata cruda, i ricordi di Loredana Bertè sanno di trincea. Di guerre mai finite, fumo, tenerezze improvvise, lampi atroci e confessioni. Milano, pomeriggio invernale. Nel volo a planare, Loredana è più fortunata che nelle sue canzoni. Al posto del peggiore motel, la stazione paradiso si chiama Chateau Monfort. Omaggi, inchini e vassoi di dolci. Resistenza tenue. Dieta tradita. Bigné santificato. Battuta pronta: “Uno me lo mangio subito, sono cresciuta con Bukowski, Baudelaire e Ginsberg, non è che me può spaventà ‘na pastarella”.
Si ricorda il tempo della fame?
Più che altro quello della gavetta, le corse per fare un provino, la febbre che questi ragazzi dei talent, sfruttati per un solo brano strimpellato a Sanremo non sanno neanche cosa sia. Il periodo di Roma è stato il più felice della mia vita. Non avevamo niente e ci pareva di avere tutto. Io, Mimì (la sorella Mia Martini ndr) e Renatino Zero eravamo sempre insieme. Il trio indissolubile. Io facevo l’autostop e loro si nascondevano dietro la pompa di benzina. Quando qualcuno mi vedeva in minigonna inchiodava e da dietro spuntavano loro. Lei con la bombetta, lui con i suoi vestiti colorati, io innocente: “Ci sarebbero pure ‘sti due amici”. A via Asiago con il gruppo di Boncompagni e Arbore passavamo le giornate. Chi stava con i Rolling Stones e chi, noi compresi, con i Beatles. Li avevamo visti dal vivo all’Adriano. C’ero stata quattro volte. Una cosa irripetibile.
Cosa ricorda del ’68?
Occupavamo le scuole e credevamo di cambiare il mondo, ma se il risultato è questo. Abbiamo fallito. Eravamo diversi dai 18enni di oggi. Non si parlano più, non riescono a esprimere una frase di senso compiuto, sembrano vegetali interessati solo all’ultimo modello di telefonino. Io neanche ce l’ho.
Perché?
Che mi frega di averlo quando ho perso la telefonata più importante della mia vita? Prima di morire mia sorella Mimì mi chiamò a lungo. Ma quel giorno c’era un’aria strana, ero svogliata. Svuotata. Avrei dovuto suonare e invece mi nascosi in casa. Convinta che mi cercassero gli organizzatori furibondi, al telefono non risposi. Suonò fino alle 6 di mattina. Non me lo perdonerò mai.
Sua sorella è morta a maggio, 19 anni fa.
L’infamia che le hanno fatto è scandalosa. Se vuoi uccidere uno troppo bravo, basta che tu dica ‘quello porta jella’. L’hanno ammazzata. E certo che ce l’ho con quell’assenteista del cavolo che sta lassù. Ma poi c’è davvero?
Parla di dio?
Dov’era quel cazzo di venerdì? Aveva da fare? Era troppo impegnato? Da quel giorno ho litigato con la vita e non ci ho ancora fatto pace. Mimì la sento sempre con me e non è vero che il tempo cancelli il dolore, anzi lo aumenta. È come se fosse successo ieri. Mi chiusi in casa. Tre anni a guardare un soffitto. Ne uscii grazie a De André. Avevo ascoltato La domenica delle salme e decisi di chiedergli il permesso per utilizzare un suo verso che avrebbe dovuto dare il titolo all’album. Passai da Dori Ghezzi, amica fantastica. Ero stata testimone del suo innamoramento per Fabrizio durante un mese torinese ai tempi del Quartetto Cetra. Fu sincera: “Se a Fabrizio piace il disco avrai l’ok, altrimenti scordatelo”. Fabrizio ascoltò i brani e mi chiamò: “Sto mandando il fax alla Sony, è bellissimo, hai la mia benedizione”. Nacque Pettirosso da combattimento. Tutto dedicato a Mimì.
Ricorda tutto di quel 12 maggio del ‘95?
Ogni dettaglio. Sto guardando la tv, vedo Mara Venier che piange. Cambio canale. Una foto di Mimì. Poi squilla il telefono. È Renatino. Mi dice: “Spegni tutto, sto arrivando”. Credo fosse teletrasportato, fu lì in cinque minuti. E Mimì se ne era andata per sempre. In quella casa schifosa che gli aveva trovato suo padre, con gli scatoloni nell’angolo e il materasso per terra. Che peccato. Che dolore. Mimì a un passo dalla fine cantava in modo straordinario. Capita anche a me. Ho una voce più sicura di quando avevo vent’anni.
Come mai?
Intanto mi sento più serena. Felice è una parola troppo grossa. Il palco è la mia valvola di sfogo, lì raggiungo uno stato di grazia, per tirarmi giù ci vuole il carroattrezzi. Ho un repertorio che abbraccia quattro generazioni e canto prima di tutto per me stessa. A 60 anni e arrivati a questo punto, non mi cambia più nessuno. Neanche Umberto Eco.
Che c’entra Umberto Eco?
Anni fa ho avuto l’onore di mettere in musica le parole di Mario Luzi. Quando Eco lo venne a sapere sfiorò lo sturbo: “Maestro, dicono che una metallara stia lavorando sui suoi testi, mi dica che è falso”. E Luzi, secco: “È vero, si chiama Loredana Berté ed è un genio”.
Cose belle.
Cerco qualcuno che mi capisca fino in fondo. Mi vuoi? Pacchetto completo. O mi si odia o mi si ama. E anche se non si può piacere a tutti e sono contenta di vedere il tutto esaurito per la tournée che è in corso, a stare zitta non sono mai stata capace. Se lo faccia raccontare dai diplomatici svedesi.
Cosa dovremmo chiedergli?
Quanto gli ho rotto il cazzo per dire la mia e farmi rispettare. Quando sposai Bjorn, non sapevo che per qualche anno avrei fatto il giro del mondo ogni due settimane. Borg era ambasciatore della Corona. Andammo ovunque. In Giappone, dall’Imperatore, li misi in imbarazzo. Io e Bjorn eravamo seduti lontani, scambiai i bigliettini e mi accomodai vicino a lui. Accorse un addetto, terrorizzato: “Non si può signora”.
E lei Loredana?
Me feci sentì: “E chi l’ha detto che non si può? Senti cocco, quello è mio marito, vedi d’annattene”. A cena portarono scorpioni fritti. Sto a dieta, gli dissi, mangiateveli voi.
Reazione?
“Ma signora” risposero “il veleno è stato tolto”. “Benissimo, allora mi piacerebbe sapere che fine hanno fatto quelli che hanno eseguito l’operazioncina”. Mi guardarono malissimo, gli scorpioni alla fine li mangiò un altro tennista, Stefan Edberg e in Cina, superandomi, feci di peggio. Di questi convivi in cui sembrava che le donne non esistessero, iniziavo davvero a rompermi i coglioni. La più grande trasgressione che esista è essere se stessi. Così, a cena con le autorità, mi feci sentire.
In che modo?
“Domani pretendo di visitare la città proibita”. Avevo visto il film di Bertolucci e insistetti fino a quando, esausti, non si arresero. Sul luogo esagerai. Scostai un nastro, raggiunsi il trono e mi feci fotografare. Poi volli andare anche sulla muraglia cinese e mi fregai con le mie mani. A valle c’erano 40 gradi, ma una volta in alto gelammo. Rubai il cappotto a un fotografo.
A New York conobbe Makos, secondo Warhol il “più moderno fotografo d’America”.
Fece, gratis, lo scatto di copertina di “Made in Italy”. Nel 1981 ero la madrina di Fiorucci e grazie a Leonardo Pastore, un mio fratello acquisito poi morto di Aids, conobbi Warhol. L’avevo puntato. Lo volevo acchiappà.
Ci riuscì?
Anche se Ivano Fossati, che mi accompagnava, ogni tanto mi scuoteva: “Te lo ricordi perché sei qui? Il disco”, non avevo praticamente niente da fà. Warhol lo conobbi in un posto in cui si affacciava tutti i giorni. Mi domandò se cantassi e Leonardo, rapido: “Vedessi come cucina”. Warhol impazzì: “Potresti farlo per me?”. In breve, seduta sui bidoni Campbell’s, mi ritrovai alla Factory tutti i pomeriggi.
Da ospite a cuoca il passo fu breve?
Andai da Bloomingdale’s, comprai uno scolapasta e lo portai da Andy. Non l’avevano mai visto. Lo fotografarono stupiti. Lui organizzava cene di lavoro e mi chiedeva di mettermi ai fornelli. Mi chiamava “Pasta Queen”. Io mi feci ‘ripagare’ con un suo video e con la copertina del disco. Il baratto era nelle mie corde, al figlio di Sofia Loren toccavano ricatti seri: “Vuoi che spignatti? Allora prestami la casa di Malibù”.
Poi il disco venne bene?
Come per magìa, tra un concerto dei Ramones, il Rocky Horror picture Show e le ore passate in estasi davanti a Guernica. Ivano mi portò in studio, mi intimò di smetterla con mosse, risatine e cagate e registrò. Buona la prima. Sempre: “Questa è battezzata” diceva. Voleva la spontaneità. Che i brani non si viziassero. Aveva ragione. Nella mia carriera è sempre stato così, da Sei Bellissima in poi. L’incisione iniziale è sempre la migliore. Un atto politico.
Lei è stata sempre di sinistra.
Ho anche fatto acquistare 5mila azioni del Manifesto a Fidel Castro, ma credo di essere l’unica italiana ad aver cenato con Bin Laden alla Casa Bianca all’epoca di Bush padre. Chiesi a George Sr. a cosa servisse la Cia.
E il Presidente?
“Non serve a niente. È l’unica organizzazione del mondo che non deve rendere conto a nessuno”. Se guardi all’11 settembre capisci anche il perché.
Il Papa le piace?
Un po’ troppo buonista. Wojityla è stato un grande capo politico ma quello che mi piaceva era il suo predecessore, papa Luciani. Un giorno a Firenze, nei camerini di Patti Smith vidi una sua foto sulla custodia del violino. Patti fu diretta: “È il Papa che hanno ammazzato”.
Torniamo a New York, la città dei suoi incontri amorosi.
I maschi hanno paura. Non esistono più. È incredibile la quantità di uomini che servono per farne uno intelligente. Una cosa assurda, pazzesca.
Il primo marito, Roberto Berger, figlio di un miliardario.
Me lo nascose per due anni e dopo essermi pagata anche i caffè lo cacciai di casa prima che il padre lo diseredasse.
A New York incontrò anche Borg.
Fuori dal Madison Square Garden, ma Bjorn l’avevo già visto 15 anni prima, al Roland Garros di Parigi, da fidanzata di Panatta: “Amore, do dù pallate a ‘sto svedese e poi andiamo a cena”. Adriano si portava la ragazza e gli altri da Bertolucci a Barazzutti erano incazzati neri: “E perché quello se deve portà la donna e a noi niente?”. Comunque arriva questo nordico bello come il sole, uno sconosciuto. Tira fuori le racchette, perde male e poi va da Adriano: “Mi presenti la tua fidanzata?”. Mi disse che ero interessante. Fu gentile. Ogni tanto lo incrociavo in aeroporto, ero sfuggente, finché accadde il fattaccio. Sembrava una cosa da niente, poi cinque anni dopo, una sera, ci ritrovammo insieme e sua moglie, Mariana Simionescu, me lo gettò tra le braccia.
Dice sul serio?
Tra loro niente sesso. Per Bjorn, Mariana era una specie di sorella. Lei mi fa: “Guarda che stasera dopo la partita è libero, te lo porti dove vuoi”. Con gli amici andammo a vedere la sua sfida con McEnroe, sei ore. Warhol scappò al primo set. Io rimasi. L’incendio definitivo scoppiò durante un Festivalbar a Ibiza. Bjorn mi telefonò: “Devo vederti”.
E lei?
“Te dice proprio male bello, mi hai trovato per puro culo, sto partendo”. Lui: “Vengo anch’io”. Io: “No, tu no”. Alla fine cedetti perché l’idea che qualcuno potesse dominarmi e farmi fare quel che voleva iniziava a non dispiacermi. Cosa avevo da perdere? Ci sposammo. Lasciai l’Italia per sei anni, fu l’inferno.
Lui non sopportava le sue tournée.
Non mi lasciava un secondo. A ogni piazza, gli davano le chiavi ufficiali della città: “Abbiamo l’onore di avere con noi Bjorn Borg”. A un certo punto lo affrontai: “Ma è il tour mio o il tuo?”. Lui la mise giù dura: “Torniamo a Stoccolma” e mi fece stracciare un contratto milionario. I manager erano imbufaliti: “Sei pazza” e minacciavano querele. Ancora me lo ricordo Bjorn che si affaccia dalla scaletta dell’aereo e urla: “Fatemi causa”. Poi la fecero a me. Il circo suonò la grancassa della mia inaffidabilità, mi sporcarono la reputazione, mi massacrarono.
Quando si lasciò con il tennista? Qualcuno sostenne che fu colpa del guru che vietò il sesso a Borg.
L’avrei ammazzato il guru (ride). La storia fu un’altra e comunque mai. Formalmente sono ancora la signora Borg. L’ho scoperto per caso e l’ho anche denunciato. È acqua passata, non ne voglio più parlare. Né di lui né delle sue coppettine.
Quali coppettine?
Bjorn era già molto preso dai vari bordelli che frequentava, non lo vedevo da 48 ore e tin-tin-tin gli ho buttato dalla finestra un divano, i piatti d’argento e tutte le coppettine dei suoi tornei. Dalla finestra della cucina vedevo Bambi, ma quel giorno si erano spaventati anche i cerbiatti. Era turbata anche la madre di Bjorn, le avevo scompagnato l’argenteria. Io ero molto incazzata e le parlai a brutto muso: “Se suo figlio non è qui entro 30 secondi me ne vado e chiedo il divorzio”.
Rientrò?
Strafatto. Bjorn era un aspirapolvere. Lo presi a botte, gli fracassai un paio di racchettine sulla schiena e quando la madre intervenne, gli diedi il resto: “Io mi sono sposata con te perché dovevi essere il padre dei miei figli, o te dai da fà oppure nun me vedi più”. Lui balbettava confuso, la stronza disse che avevo capito male e che non ci sarebbero stati figli se non di puro sangue svedese. “Avrei gradito l’informazione in anticipo”. Poi buttai un altro paio di medaglie dal balcone e me ne andai.
Nonostante questo lo racconta come un amore importante.
Ma lei quante volte pensa che l’amore si possa incontrare nella vita? A volte non accade mai.
Ha detto che è un sentimento sopravvalutato.
Perché amare è appartenere. È coltivare. Ci vuole fatica, inventiva, fantasia. Ci vuole amore.
Cosa si aspetta ancora Loredana?
Sono quello che ho visto. Quello che ho fatto. Ho avuto una carriera più fortunata della vita privata, ma anche se il vero danno è stato nascere in Italia, non mi aspetto più niente. Vivo ogni giorno come se fosse l’ultimo.
APPUNTAMENTI – “Ho un repertorio straordinario”, dice Loredana Bertè rivelando che per la prossima tournée ha chiesto alla band di provare e riprovare 82 brani. Dopo la partenza datata 18 gennaio a Montecatini e le date di febbraio (il 15 al Palacreberg di Bergamo, il 17 al Nazionale di Milano) una fitta primavera. Il 3 marzo a Bologna, il 18 all’Auditorium di Roma, il 22 a Senigallia. Poi, prima della prosecuzione estiva, il programma di aprile. Il ritorno in Calabria, il 19 al Teatro Cileo di Reggio: “Dopo vent’ anni di assenza” e, prima, il giorno 5 a Cesena e il 17 al Teatro Acacia di Napoli.

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