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Messaggio Da anna Mer 25 Lug - 10:07

È morto Sherman Hemsley: addio a George Jefferson, il burbero della sitcom anni ’80

È morto Sherman Hemsley, all’età di 74 anni ci ha lasciato George Jefferson, il burbero protagonista della serie andata negli States dal 1975 al 1985, passata in Italia in annate diverse negli anni ’70 sulle televisioni locali (dove è ancora possibile vederla) e negli anni ’80 su Canale 5. Nata da uno spin-off di Arcibaldo, quella dei Jefferson è stata la prima famiglia di colore della tv americana. Sherman Hemsley è morto ieri a El Paso per causa naturale. A ritrovare il corpo, la sua infermiera, e la donna credeva che il 74enne stesse dormendo.
Hemsley noto al pubblico soprattutto per il ruolo di George Jefferson, aveva recitato anche nel terzo capitolo della saga comica L’aereo più pazzo del mondo e nel video di Michael Jackson, Liberian Girl. In tv oltre che nei Jefferson, Hemsley ha prestato il suo volto ad Arcibaldo (da cui sono nati i Jefferson, la coppia vicina di casa del protagonista), Amen e in Willy, il principe di Bel Air. Hemsley aveva anche intrapreso la carriera di cantante solista e nel 1989, all’apice della carriera, pubblica il singalo Ain’t that A Kick in the Head e Dance nel 1992.
Hemsley è morto nella sua casa di El Paso, dove viveva da solo, per cause naturali. La “moglie” sullo schermo e non nella vita, Isabel Sanford, è deceduta nel 2004. Come riportano erroneamente alcuni siti, Hemsley e la Sanford non erano sposati nella vera vita, l’attore 74enne originario di Philadelphia non aveva figli e non era mai stato sposato. Hemsley aveva già interpretato il burbero, bidello trasformatosi in presidente di una compagnia di lavaggio a secco in Arcibaldo, dove la coppia di colore era vicina di casa del protagonista. Con il passare delle stagioni il pubblico si legò alle urla di George e i Jefferson divenne una serie di successo. Ogni settimana grazie alla storia dedicata alla famiglia di George e Louise, il creatore Normal Lear ci regala un personaggio che è entrato nella storia della tv e che produce un modo di comicità tutto suo. I Jefferson avevano una forte anima politica e nonostante si trattasse di una sitcom spesso si è parlato di temi caldi come il razzismo, il suicidio e l’analfabetismo. Nella serie viene usata la parola nigger, ritenuta oggi un insulto.
Nato a South Philadelphia, Hemsley decise di trasferirsi a NY dove debutta a Broadway in Gitlow in Purlie. L’attore esitò e non poco ad accettare la parte che lo avrebbe fatto diventare famoso. Prima come protagonista di Arcibaldo e poi nello spin-off firmato da Lear: serie nominata anche ai Golden Globe. La sua Louise è morta nel 2004 e la coppia – sebbene la serie fosse finita – ha ripreso quei ruoli in parecchi spot televisivi a cavallo degli anni ’80 e ’90.
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Messaggio Da ubik Mer 25 Lug - 18:33

Suspect sarò franco Addio a..... - Pagina 10 30341 mi facevano ridere un sacco Addio a..... - Pagina 10 561231 Addio a..... - Pagina 10 2546660598
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Messaggio Da anna Mer 25 Lug - 19:20

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Messaggio Da ubik Mer 1 Ago - 23:21

Quirino Conti per Dagospia
Addio a..... - Pagina 10 Vidal-181984_tnvidal
Con i suoi nefasti effetti, la neve di quest'inverno continua a sgretolare Roma. Sulla facciata della Galleria Borghese, forse il più sofisticato museo al mondo, un brano dello stemma dei principi ha ceduto. E mentre pietosamente si tenta di raccoglierne qualche scheggia - così come da un'infinità di altri monumenti -, quasi anch'egli una parte essenziale della città, anche Gore Vidal si è arreso, ha ceduto.
Addio a..... - Pagina 10 Main-vidal-varticle-181983_tnmain vidal varticle
Impastato per sostanza - e connaturale - alla gloria di Roma come pochi altri stranieri nella sua storia recente. Tenace e rassicurante esemplare di un certo genere di intelligenza cangiante che il Tempo sembra avere smarrito. Quando Roma era tutto: persino un'inventata e totalmente letteraria "dolce vita".

Un americano aristocratico che senza alcun imbarazzo continuò a non parlare la nostra lingua anche avendo qui vissuto, lavorato e amato nella sua stagione migliore. E, come un prezioso reperto di quel tempo, anche a Ravello, incastonato e felice prigioniero di quella rupe magnifica che almeno non vedrà deturpata per l'eternità.

Sempre sorprendente nel denunciare il peggio tanto del suo quanto del nostro paese: come da noi non facevano che i "comunisti", o chi era sospettato di esserlo; abituandoci così a tenere gli occhi aperti e a non temere la verità.

Abbacinati da una biografia colma invece di privilegi, neppure scansati: ma per pura onestà e qualità intellettuale. E di amori, che a quel tempo da noi avrebbero ispirato resoconti sprezzanti e colmi di moralismo; quando non sarebbero stati addirittura causa di emarginazione e vergogna.

E che invece in lui, con leggerezza, s'intrecciavano alla miglior tradizione di quel paese, il suo, tanto lontano allora da essere mitico. Mentre attraverso i suoi occhi tutto sembrava più facile, più naturale: essere colto, intelligente, sofisticato, bello e persino "contro"; oltre che, appunto, limpidamente omosessuale. E con amori forti, persino eroici.

Addio a..... - Pagina 10 Gore-vidal-time-181980_tnGORE VIDAL TIME

Se n'è andato, dunque, il sapiente conoscitore di Roma antica, l'esperto cultore della nostra storia, l'autore di cinema e il grande letterato, il polemista, il combattivo, tenace Gore Vidal. Al quale fu concessa persino la diversità di un nome insolito e avvincente. E che sapeva rendere densa e scintillante qualunque cosa toccasse.
Mentre a Roma, pare, si inizia a raccogliere le briciole.

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Addio a..... - Pagina 10 57089 ciao gore vidal
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Messaggio Da anna Ven 10 Ago - 17:54

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ci ha lasciati Carlo Rambaldi Addio a..... - Pagina 10 3789766577 grazie
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Messaggio Da luna Ven 10 Ago - 19:37

anna ha scritto:Addio a..... - Pagina 10 405293_4512231047644_1501495416_n

ci ha lasciati Carlo Rambaldi Addio a..... - Pagina 10 3789766577 grazie

Addio a..... - Pagina 10 466972 Addio a..... - Pagina 10 57089
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Messaggio Da anna Dom 26 Ago - 9:03

Addio a Neil Armstrong
l’uomo che conquistò la Luna


Scomparso a 82 anni
l’astronauta più riservato
e malinconico di Apollo 11



Faceva caldo come in questi giorni, il 20 luglio del 1969, quando un modulo spaziale con a bordo gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin atterrò sulla Luna. La televisione italiana trasmetteva in bianco e nero immagini confuse, complicate dai litigi tra il giornalista Tito Stagno e l’inviato della Rai a Cape Kennedy, Ruggero Orlando, sul minuto esatto dell’allunaggio. Sette ore dopo, il portellone del Lem si aprì, Armstrong discese la scaletta e toccò con il piede sinistro il suolo lunare, inviando alla Terra la frase più famosa che un essere umano abbia mai pronunciato: «È un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l’umanità».

Ora che Neil Armstrong è morto a 82 anni, per le complicazioni seguite a un intervento al cuore, molte delle cose che avremmo voluto sapere su quello straordinario viaggio e su quella altrettanto straordinaria frase, se ne sono andate con lui. Di tutti gli astronauti del programma Apollo, che inviò sei equipaggi sulla Luna dal 1969 al 1975, Armstrong è stato il più sfuggente, il più riservato e il più misterioso. L’uomo che ieri Obama ha definito «uno dei più grandi eroi americani» (più poetico Romney: «La Luna lo piange»), avrebbe potuto arricchirsi tenendo conferenze, concedendo interviste, accettando i posti che gli venivano offerti nel board delle più importanti multinazionali del pianeta, e invece scelse di percorrere il resto della sua vita con il più basso dei profili: qualche consulenza per la Nasa, un incarico all’università di Cincinnati come insegnante di Ingegneria Aerospaziale, altri incarichi assunti senza entusiasmo in agenzie di ricerca e tecnologia, e presto lasciati.

Dopo la Luna, Armstrong non volle più partecipare ad altre missioni spaziali, si ritirò in un cono d’ombra e lasciò ai suoi compagni i riflettori della celebrità. Michael Collins, che si era limitato a condurre il modulo orbitante che ruotava intorno alla Luna, prese la sua quota di notorietà. Ma la parte del leone la fece e la fa ancora Buzz Aldrin, il secondo uomo a scendere sulla Luna e il primo a parlarne senza freni. Le foto più belle scattate nella missione dell’Apollo 11 non ritraggono Amstrong, ma Aldrin, e l’immagine più straordinaria di tutte, quella in cui nel visore del casco di Buzz si vede il riflesso di Neil che lo fotografa, è diventata una icona dell’esplorazione spaziale. È stato Aldrin - che ieri, su Twitter, ha reso omaggio «all’amico Neil, il miglior pilota che abbia mai conosciuto» - a concedere una intervista dietro l’altra sulla missione lunare, arrivando a raccontare che un «oggetto volante non identificato» li aveva seguiti nella fase di avvicinamento alla Luna, e che non ne parlarono con la base di Houston perché temevano che la missione venisse annullata. Molti astronauti americani, rientrarti sulla Terra dopo avere compiuto il più straordinario viaggio che un uomo possa immaginare, non sono riusciti a reinserirsi nella società che avevano abbandonato per pochi giorni terrestri, diventati una eternità nel viaggio verso la Luna: alcuni si sono dati all’alcolismo, altri hanno passato il resto della loro vita fissando una parete, altri sono stati ricoverati in ospedali psichiatrici.

Può darsi che ad Armstrong sia capitato qualcosa del genere: dopo avere toccato il suolo lunare ed essere tornato indietro, non c’erano molte più cose che avessero un senso o un valore, sulla Terra. Non c’era niente di più importante che si potesse fare o sperare di raggiungere e non si poteva nemmeno parlare di quello che era stato, perché nessuno avrebbe davvero capito.

I suoi silenzi, il suo volto con la barba incolta di otto giorni che si affaccia dall’oblò della navicella appena recuperata nel Pacifico, a guardare dall’altra parte del cristallo il presidente Richard Nixon senza un sorriso, ne fanno un eroe triste e malinconico, l’uomo che avrebbe potuto avere qualunque cosa sulla Terra e che rinunciò a ogni cosa perché aveva già avuto tutto in un luogo molto più lontano.

Nel 1961, due anni prima di essere assassinato a Dallas, il presidente americano John Kennedy pronunciò un discorso al Congresso: «Credo che questo paese debba impegnarsi a realizzare l’obiettivo, prima che finisca questo decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e farlo tornare sano e salvo sulla Terra. Non c’è mai stato nessun progetto spaziale più impressionante per l’umanità; e nessuno è stato così difficile e costoso da realizzare… ».

In Florida, al museo della Nasa che si trova a poche centinaia di metri dalle rampe di lancio di Cape Canaveral, sono conservati i razzi Saturn e i moduli lunari del programma Apollo. Il contenuto di tecnologia che li guidava è inferiore a quello che gestisce lo smartphone che teniamo in tasca e ci sembra impossibile che quell’ammasso di tubi e ferraglia abbia potuto portare qualcuno sulla Luna. Andarci è stato difficile e costoso. Ma senza il coraggio degli uomini non sarebbe mai stato possibile.

lastampa

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Messaggio Da anna Ven 31 Ago - 18:22

E' morto Martini, il vescovo del dialogo
"Ha rifiutato l'accanimento terapeutico"
L'annuncio del decesso dal cardinale Scola. Il neurologo Gianni Pezzoli aveva in cura da anni
l'arcivescovo emerito di Milano: "E' rimasto lucido fino alle ultime ore". Funerali in Duomo lunedì


E' morto a 85 anni il cardinale Carlo Maria Martini. La notizia del decesso è stata data personalmente dall'arcivescovo di Milano, Angelo Scola. Il decesso è avvenuto alle 15.45 a Gallarate, nel sonno, e la camera ardente sarà allestita in Duomo dalle 12 di domani. I funerali saranno celebrati sempre in cattedrale lunedì alle 16. Le campane delle chiese della Diocesi di Milano hanno suonato a morto dopo la notizia.

Dopo un'ultima crisi, cominciata a metà agosto, il cardinale Martini non era più stato in grado di deglutire né cibi solidi né liquidi. Ma è rimasto lucido fino all'ultimo e ha rifiutato ogni forma di accanimento terapeutico", aveva spiegato poche ore prima del decesso il neurologo Gianni Pezzoli, che da anni aveva in cura l'arcivescovo emerito di Milano. Papa Benedetto XVI era stato informato già ieri sera sull'aggravamento delle condizioni di salute del cardinale. Il cardinale, che era stato arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002, era da anni malato di Parkinson, una malattia che lo aveva costretto a ridurre sempre di più le sue uscite pubbliche. Dal 2008 viveva all'Aloisianum, la casa dei gesuiti a Gallarate (Varese).

"Il cardinale Martini ha sempre dichiarato la sua malattia", ricorda Pezzoli, responsabile del Centro
per la malattia di Parkinson e i disturbi del movimento degli Istituti clinici di perfezionamento (Icp) di Milano. Il neurologo, cofondatore e presidente dell'Associazione italiana parkinsoniani (Aip), ha seguito l'arcivescovo emerito "negli ultimi dieci anni" e l'ha visto "anche questa mattina". Nel 2002 il cardinale Martini aveva scelto di vivere a Gerusalemme ed è tornato in Italia nel 2008 "per complicanze non necessariamente legate alla sua patologia. Va infatti considerata anche l'età anagrafica", precisa Pezzoli. "Fino al rientro in Italia le sue condizioni sono rimaste discrete, ma il cardinale ha cercato di vivere una vita normale fino all'ultimo, praticamente fino all'ultima crisi". "Il cardinale non è più stato in grado di deglutire nulla - continua il neurologo - ed è stato sottoposto a terapia parenterale idratante. Ma non ha voluto alcun altro ausilio: né la peg, il tubicino per l'alimentazione artificiale che viene inserito nell'addome, né il sondino naso-gastrico. E' rimasto lucido fino alle ultime ore e ha rifiutato tutto ciò che ritiene accanimento terapeutico".

La struttra che ha ospitato il cardinal Martini negli ultimi anni di vita è l'Aloisianum, un importante Istituto di studi filosofici gestito dai Gesuiti in cui il sacerdote in anni passati aveva studiato. L'ultimo piano del complesso è attrezzato per ospitare gesuiti anziani lungodegenti o con necessità di cure. Il nome della struttura deriva da Aloisius (Luigi in latino) ed è dedicata a san Luigi Gonzaga. L'istituto è nato nel 1839 per ospitare un seminario degli aspiranti gesuiti, grazie a una generosa donazione della contessa Rosa Piantanida Bassetti Ottolini. Sorge alla periferia di Gallarate, nel rione Ronchi, un tempo proprietà dei Bassetti. Il nucleo centrale dell'Aloisianum è costituito dal complesso universitario, fronteggiato da cedri del Libano e affiancato da biblioteca, sala convegni e refettorio. A occidente del complesso ci sono un un orto e un frutteto. Una fattoria è collegata al complesso e serve l'intera zona con prodotti ortofrutticoli e di allevamento.

repubblica.it
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Messaggio Da anna Mar 4 Set - 21:28

ADDIO A MICHAEL CLARKE DUNCAN, IL GIGANTE BUONO DE "IL MIGLIO VERDE"

Addio a Michael Clarke Duncan, il gigante buono de "Il Miglio Verde". Il suo cuore non ha retto: è morto in un ospedale di Los Angeles dove era stato ricoverato lo scorso 13 luglio per un infarto dal quale non si è più ripreso pienamente. A dare la notizia del decesso la sua fidanzata. L'attore aveva 54 anni. Divenne celebre nel 1999 per il ruolo di Coffey, il condannato a morte che faceva miracoli, nel film con Tom Hanks.
Alto quasi due metri, Duncan era noto anche per la sua voce profonda, e aveva lavorato anche in film di grande successo come "Armageddon" e "Fbi Protezione testimoni".

Nato a Chicago nel 1957, Duncan è stato cresciuto da una madre single che si è opposta quando il figlio voleva giocare a football portandolo così - involontariamente - verso la strada del cinema. Ma quando sua madre si è ammalata, Duncan ha lasciato il college, la Alcorn State University, per lavorare come buttafuori e mantenere la famiglia. E' stata la guardia del corpo di Will Smith, Jamie Foxx e altre stelle del cinema. Duncan è rimasto molto colpito dal'omicidio del rapper Notorious BIG per cui lavorava. Dopo un iniziale momento di tentennamento ha deciso poi di mollare tutto e dedicarsi a tempo pieno alla recitazione.

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Messaggio Da anna Mer 5 Set - 8:15

In morte di J. C.

Per uno di quei cortocircuiti che rendono immortali gli attori, l’infarto che ha ucciso a 54 anni Michael Clarke Duncan ha riportato nelle nostre vite l’immagine di uno dei personaggi più meravigliosamente scomodi della narrativa contemporanea. Il gigante buono del film «Il Miglio Verde» John Coffee, «come la bevanda, ma scritto in modo differente». Fu concepito in una notte insonne da Stephen King, che gli volle dare le stesse iniziali di Jesus Christ e in fondo lo stesso destino. Un uomo semplice, dotato di poteri di guarigione straordinari, viene giustiziato sulla sedia elettrica per una colpa orribile che non ha commesso. Potrebbe scappare, non lo fa. Potrebbe odiare, non lo fa.

Ama e cura il suo prossimo in modo sovrumano, eppure è fragile, pieno di paure. Impossibile resistere a ciglio asciutto alla scena dell’esecuzione, quando J.C. rifiuta il cappuccio sugli occhi: «Ti prego, capo, non mettermi quella cosa in faccia. Io ho paura del buio». Ma sono altre le sue parole che mi inseguono da anni: «Sono stanco, capo. Stanco di andare sempre in giro solo come un passero nella pioggia. Stanco di non avere un amico che mi dica dove andiamo, da dove veniamo e perché. Stanco soprattutto del male che gli uomini fanno agli altri uomini. Stanco di tutto il dolore che sento nel mondo ogni giorno. Ce n’è troppo per me. È come avere pezzi di vetro conficcati in testa». Vorrei tanto ovattare la tua sofferenza con la mia stupida leggerezza, J.C. Ma ho imparato, anche da te, che sofferenza e amore sono vibrazioni di una stessa corda. Chi per non soffrire la strappa, non sente più niente. Ed è quella l’unica morte di cui avere paura.

Massimo Gramellini
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Messaggio Da anna Sab 15 Set - 15:07

E' morto Roberto Roversi
Bologna perde il suo poeta
Lo scrittore - che aveva partecipato alla Resistenza - si è spento ieri a 89 anni. Fondatore delle riviste "Officina" e "Rendiconti", aveva diretto il quotidiano "Lotta Continua" e composto testi di canzoni per Lucio Dalla e gli Stadio


Roberto Roversi, poeta e scrittore, intellettuale e coscienza critica di una città e del paese intero, si è spento ieri a Bologna: era nato il 28 gennaio 1923, e l'anno prossimo avrebbe compiuto 90 anni. Per suo desiderio, i familiari hanno dato l'annuncio della sua scomparsa solo oggi. E sempre per suo desiderio non vi saranno cerimonie, né pubbliche né private, né commemorazione né camera ardente.

Lascia la moglie Elena, accanto a lui sempre, anche nella lunga avventura della libreria antiquaria Palmaverde.

Roberto Roversi ci lascia appartato e discreto, come ha sempre vissuto. E' stato un gigante della cultura italiana: a fianco di Pasolini e Leonetti nella redazione di Officina, a fianco di Lucio Dalla nella creazione di tre dei suoi album più belli e significativi, scrittore di romanzi e di versi e "fogli sparsi", come amava dire. Ma soprattutto a fianco di chiunque ne chiedesse il consiglio, una lettura, parole.

Roversi era stato anche direttore del giornale Lotta Continua. Nel 1943 si era arruolato fra i partigiani, appena ventenne, e aveva combattuto nella Resistenza in Piemonte.

Dopo la fondazione della rivista Officina, nel 1955, e poi di Rendiconti (nel 1961) attorno alla metà degli anni Sessanta decise di compiere una scelta destinata a segnare profondamente la sua attività letteraria: smise di pubblicare con i grandi editori, limitandosi esclusivamente a fogli fotocopiati distribuiti liberamente e a collaborazioni con piccole riviste autogestite.

Negli anni Settanta Roversi ha scritto numerosi testi di canzoni per Lucio Dalla (per gli album "Il giorno aveva cinque teste", "Anidride solforosa" e, sotto pseudonimo, "Automobili"), e successivamente altri per il gruppo degli Stadio (ad esempio, "Chiedi chi erano i Beatles", il più grande successo del gruppo, ma anche "Maledettamericatiamo" e "Doma il mare, il mare doma" dedicata a Maradona).

E' la terza figura di rilievo del mondo della cultura bolognese di cui la città piange quest'anno la scomparsa, dopo Lucio Dalla e Stefano Tassinari.

Il cordoglio del Comune. "E' con dolore che apprendiamo della scomparsa di Roberto Roversi", scrive in una nota il sindaco Virginio Merola a nome dell'amministrazione comunale. "Partigiano, uomo di cultura, persona che della scrittura ha saputo fare un'arte interpretandola in ogni suo aspetto. E' l'ennesimo lutto del modo della cultura bolognese, se ne va uno dei più grandi intellettuali che questa città abbia avuto. Una grande perdita".

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Messaggio Da ubik Dom 16 Set - 14:59



‎1977 - 16 settembre - 2012

35 anni fa moriva Maria Callas...
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Messaggio Da ubik Ven 7 Dic - 1:12

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Oscar Niemeyer
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Messaggio Da anna Sab 15 Dic - 15:51

Addio ad Alida Chelli, grande amore di Walter Chiari

Era stata sposata con Walter Chiari. Attrice e anche cantante di talento, ha lavorato per teatro, cinema e varieta'

E' morta nella tarda serata di ieri in un ospedale romano l'attrice eshowgirl Alida Chelli. Lo conferma il figlio Simone Annicchiarico. Neanche settantenne - era nata a Carpi nel 1943 - la Chelli, al secolo Alida Rustichelli, era malata da tempo. Era stata sposata con Walter Chiari, con il quale ha avuto Simone. Attrice e anche cantante di talento, ha lavorato per il teatro, il cinema, il varieta' accanto, tra gli altri, a Enrico Montesano, Domenico Modugno e Johnny Dorelli.

"Donna importante" e "artista eccezionale", Alida Chelli, attrice, cantante, ballerina "artista clamorosa, che però non credeva molto nellesue qualità". Lo dice all'ANSA Pippo Baudo, che con l'ex moglie di Walter Chiari ha avuto in passato una lunga relazione. "Per me un lutto personale - aggiunge commosso -: l'ho amata tanto Alida e da lei sono stato tanto amato, sto andando da lei per salutarla, mi aspetta Simone".Baudo ricorda di aver passato sette anni con la Chelli. "E' stata una tappa importante della mia vita - racconta -: Simone (il figlio che l'attrice aveva avuto con Walter Chiari, ndr) era un bambino, aveva sette anni quando è cominciato il nostro amore, io l'ho un po' cresciuto, si era molto legato anche a mia figlia Tiziana, per lui ancheoggi provo sentimenti paterni". Alida, dice Baudo, "era arrivata al successo cantando in film di Pietro Germi, 'Un maledetto imbroglio', una canzone scritta dal padre Carlo Rustichelli. Quel brano si intitolava 'Sinno' me morò, fu un successo enorme, lei era una cantante e una ballerina bravissima. E' stata in assoluto la più grande Rosetta in Rugantino. Però era sempre incerta sulle sue capacità, la cercavano tutti e lei rinunciava alle parti". Nel privato, invece, "era una donna brillante, spiritosa, ironica, bella. Una donna importantissima". Gli ultimi anni, sottolinea Baudo, sono stati molto difficili: "era malata, ha combattuto e sofferto moltissimo - dice -: non si piaceva più, non voleva essere vista, io la sentivo solo per telefono, chissà forse alla fine la morte è stata una liberazione. Accanto a lei comunque, innamorato della sua mamma, c'era Simone".

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Messaggio Da ubik Sab 15 Dic - 21:35

Suspect non era poi nemmeno tanto anziana Addio a..... - Pagina 10 16239
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