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Messaggio Da anna Gio 14 Lug - 11:54

vediamo meglio perchè Cremaschi dice no a Napolitano


Lacrime e sangue, ma non per i padroni

No signor Presidente della Repubblica, mi permetto di obiettarLe che questo non è il momento della coesione nazionale. Capisco le buone intenzioni di natura istituzionale, ma esse oggi lastricano una via che porta al massacro sociale in Italia come in Europa.

Non di coesione, ma di una irruzione di giustizia, eguaglianza sociale e democrazia ha oggi bisogno la nostra stanca ed inutile politica per affrontare davvero la crisi.

Giustizia, perché nessuna misura è credibile se non vanno in galera i potenti che rubano, se non si colpiscono davvero gli evasori fiscali, se non c’è un risanamento morale della politica e se non si liquida il suo intreccio con gli affari.

Eguaglianza sociale, perché sinora il mondo del lavoro, i pensionati, i disoccupati, ancor più se giovani o donne, han pagato tutti, ma proprio tutti i costi della crisi. Mentre le banche, la finanza, i padroni hanno ricevuto tutti gli aiuti possibili, li hanno intascati e han continuato a fare lo stesso di prima, peggio di prima.

Democrazia, perché non è più tollerabile che i governi dei paesi democratici siano sottoposti alla dittatura delle agenzie di rating, del fondo monetario, della banca europea. Dieci anni fa siamo scesi in piazza a Genova contro il pensiero unico liberista. Oggi in Europa c’è un governo unico delle banche, della finanza e della casta dei padroni e dei manager più ricchi che impone le sue decisioni a tutti i governi, siano essi di destra o di centrosinistra.

Dopo tre anni di sempre più vacui sogni berlusconiani l’Italia si risveglia in un incubo. Liberarsi presto di questo padrone oggi sul viale del tramonto politico ed economico è indispensabile. Ma non per cadere sotto il dominio degli altri grandi padroni uniti.

Da tre anni Berlusconi nega la crisi e annuncia la ripresa alle porte; per questo oggi la Confindustria, Cisl e Uil abbandonano la barca che affonda, per salire su quella del sistema della coesione nazionale, di cui dovrebbero far parte anche centrosinistra e Cgil.

Il fatto però è che questo nuovo punto di vista abbandona sì Berlusconi al suo sacrosanto destino, ma non le politiche liberiste che a questa crisi hanno portato. Anzi si chiede al governo di mettersi sulla via della Grecia per evitare di finire come la Grecia. Il liberismo non ha funzionato perché è stato sinora troppo compassionevole, troppo poco impopolare, ora si deve fare sul serio, questo ci chiede l ‘Europa.

Bene, a tutto questo è giunto il momento di rispondere NO! Questa Europa nemica del lavoro e dei suoi diritti, che vuol distruggere la sua più grande conquista civile e democratica, lo stato sociale, è nostra nemica. L’ euro e’ stata una costruzione stupida, una moneta senza stato e senza democrazia di cui ora pagano i costi tutti i lavoratori ed i poveri del continente. Certo non è semplice tornare indietro, ora i costi sociali sarebbero altrettanto terribili, ma quello che si può e si deve fare è disubbidire all’ Europa restando in Europa.

Bisogna nazionalizzare le banche che hanno usato i soldi pubblici solo per salvare i loro profitti. Bisogna colpire la speculazione finanziaria con tasse e controlli, anche mettendo in discussione i paradisi fiscali dei ricchi europei. Montecarlo, Liechtenstein, San Marino devono veder messa in discussione la loro funzione di patria degli evasori, a costo di chiudere. Bisogna fermare le multinazionali e le delocalizzazioni, ci vuole un piano per il lavoro che parta dal blocco dei licenziamenti e della chiusura delle aziende. Ci vuole un rinnovato intervento pubblico nell’economia.

Si deve combattere e non estendere la precarietà, rovesciando leggi ed accordi in vigore. Si deve rafforzare e non indebolire il contratto nazionale, e l’accordo recentemente sottoscritto tra sindacati e Confindustria va travolto in quanto non solo è ingiusto, ma è inutile e dannoso perché espressione di quella politica liberista che ha fallito.

Bisogna cancellare le missioni di guerra, tutte e subito, e tagliare tutti i veri sprechi nella spesa pubblica, le inutili grandi opere, le consulenze gli stipendi d’oro le burocrazie politiche inutili. Bisogna finanziare scuola e ricerca pubblica tagliando ogni sostegno a quella privata. E’ necessaria una decisa redistribuzione dei redditi aumentando salari e pensioni basse e istituendo un reddito sociale garantito pagato da un tassa patrimoniale sui ricchi. Bisogna ridurre l’orario di lavoro e ricostruire diritti e libertà soppressi in tanti luoghi di lavoro. Deve finire il regime di apartheid per i migranti e le loro famiglie.

Ma soprattutto si deve rovesciare il modello di crescita e sviluppo fondato su finanza, competitività e produttività estreme, a favore di un sistema fondato sulla crescita dei beni comuni. Quello che hanno chiesto i 27 milioni di cittadini che hanno votato ai referendum. Che è anche ciò che il governo unico dell’ Europa ci impedisce di realizzare, visto che una delle prime misure imposte alla Grecia è proprio la privatizzazione dell’acqua.

No, signor Presidente, non usciamo dalla crisi con la coesione con coloro che l’ hanno provocata e ce la vogliono far pagare: No, senza una rivoluzione democratica che tolga a banche, finanza e multinazionali il potere di decidere sulle nostre vite non avremo maggiore coesione, ma solo più ingiustizia e meno democrazia.
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Messaggio Da Lucy Gordon Gio 14 Lug - 12:25

Finalmente Micromega si sveglia dal torpore e alza l'asticella, peccato sia solo una voce all'interno di un coro che ci canta una solfa ben diversa.
Però non è possibile che la casta smazzoli se stessa, per giunta quando la stessa è formata da individui di così basso spessore culturale ed etico. La prova del nove è stata la votazione per l'abolizione delle provincie, un punto fermo delle campagne elettorali di tutti i partiti. A chi si appella Cremaschi ? La sua ricetta è pienamente condivisibile, anzi anche fin troppo modesta, ma questo classe politica non ha la lungimiranza ne la capacità per un ampia visione del problema. Se veramente il problema fosse solo economico basterebbe sospendere tutte le pensioni degli ex politici, perchè anticostituzionali, ridurre del 90% le auto blu , e ne avremmo ancora più degli USA, abolire provincie e comunità montane, bacino di trombati della politica nazionale, ridurre sensibilmente il numero di parlamentari, almeno forse si alzerà il livello medio.

Ma in realtà il problema è etico e culturale. Siamo un paese di furbi, ladri, irresponsabili, puttanieri, razzisti, mafiosi, ostracisti. Non possiamo pretendere che la classe politica sia diversa. Il problema non è la quantità di soldi spesi, ma come vengono spesi (rubati).
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Messaggio Da ubik Gio 14 Lug - 20:27

Nota Ufficio Stampa ministro Mariastella Gelmini

L'ufficio stampa del ministro Gelmini precisa che la notizia secondo cui il ministro, in occasione delle nozze del ministro Brunetta, avrebbe fatto una scenata in un negozio di parrucchiere è falsa e totalmente inventata.

dagospia

Rassegna Stampa - Pagina 34 3667861657 mi sento molto meglio
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Messaggio Da anna Gio 14 Lug - 20:35

Suspect Suspect Suspect
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Messaggio Da ubik Gio 14 Lug - 20:47

anna ha scritto: Suspect Suspect Suspect
quando faccio io le scenate dal parrucchiere la tinta del capello viene male Rassegna Stampa - Pagina 34 561231
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Messaggio Da anna Gio 14 Lug - 21:06

Rassegna Stampa - Pagina 34 2546660598 Rassegna Stampa - Pagina 34 2546660598 Rassegna Stampa - Pagina 34 2546660598

Rassegna Stampa - Pagina 34 30341 e devi vedè che taglio...
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Messaggio Da anna Ven 15 Lug - 9:52

Una “tassa” da mille euro in più a famiglia

La manovra di Giulio & Silvio mette le mani nelle tasche degli italiani. In profondità

Dopo tentennamenti, rifacimenti, ritocchini e altre amenità arrivano i conti della manovra. E si scopre che alle famiglie costerà una cifra che va dai 1200 ai 1800 euro. Luisa Grion su Repubblica illustra i tagli:

Dalle detrazioni per figli a carico al bonus per le ristrutturazioni della casa, da quelli per gli asili-nido a quelle sull’ università: il taglio sarà del 5% nel 2013 e del 20 a partire dal 2014 (anche se ieri il relatore Pichetto Fratin ha precisato che «il governo con successivi decreti potrà escludere alcune categorie »). L’aggravio introdotto con il maxi-emendamento rafforza però anche il peso degli interventi previsti nei primi due anni: oltre 2 miliardi saranno garantiti già da quest’anno grazie all’intervento sulle accise dei carburanti e 2,4 miliardi, nel 2012, entreranno nelle casse dello Stato grazie all’asta sulle frequenze telefoniche (anche se Gentiloni, Pd, dubita che questo gettito per le frequenze possa arrivare, «neanche il governo ci crede davvero, dice»). Di peso anche l’introduzione immediata dei ticket sanitari e le misure previste per chi va in pensione con 40 di contributi (le date slitteranno prima di uno, poi fino a tre mesi). Poiché la manovra è articolata su più anni, Pichetto Fratin ha parlato di interventi complessivi per 70 miliardi, sommando ogni anno le vecchie misure oltre alle nuove, ma la correzione al deficit resta di 48 miliardi.

Marco Palombi sul Fatto va più nel profondo:

LO SI DEVE al combinato disposto di due scelte di Giulio Tremonti: per la correzione dei conti da una cinquantina di miliardi (a regime, cioè a fine 2014), il ministro dell’Economia ha puntato quasi tutto sulle maggiori entrate – ov ve ro più tasse – e le ha fatte pagare quasi tutte ai soliti noti. La pressione fiscale generale, lo hanno spiegato ieri i tecnici del Senato, salirà di almeno 1,2 punti percentuali solo con l’applicazione dei 20 miliardi di tagli lineari alle agevolazioni fiscali (nel 2014 sarà al 43,7 per cento, sempre che i numeri del governo siano buoni). Ma questo tipo di intervento pesa quasi solo sui redditi meno sostanziosi. Il governo ha in pratica deciso che ciò che finora era “scar icabile” dalla dichiarazione dei redditi viene tagliato del 5 per cento nel 2013 e del 20 per cento l’anno successivo. Di cosa si parla lo spiega uno degli allegati alla manovra, una lista di 483 tipi di regimi di favore fiscale, una giungla stratificata in quarant’anni che vale 161 miliardi di euro l’anno e contiene di tutto: non solo le agevolazioni per la palestra o per comprarsi il Suv, come disse Tremonti, ma anche quelle per la famiglia (valore: 21,44 miliardi) o per lavoro e previdenza (56,8): detrazioni e deduzioni per dipendenti e pensionati, i figli a carico, le spese mediche e per l’istruzione, i mutui sulla casa e gli asili nido, la previdenza complementare e gli assegni al coniuge, le assicurazioni sulla vita, le spese funebri e i contributi alle Onlus o alle Chiese.

Una stangata sui redditi medio- bassi già quantificata dalla Cgil:

una normale famiglia di lavoratori pagherà 1.200 euro l’anno in più. La situazione peggiora ancora se si calcola anche il taglio alle agevolazioni Iva: non solo i cosiddetti “forfettini” o “forfettoni” – re – gimi fiscali semplificati che riguardano centinaia di migliaia di contribuenti – ma pure l’imposta più bassa sulle ristrutturazioni edilizie o il risparmio energetico. Tutta roba che finisce per incidere sui prezzi e porta il totale del danno complessivo di questi tagli per la nostra famiglia media alla cifra di 1.800 euro. Il ministro peraltro, col suo emendamento, s’è lasciato le mani parecchio libere. Nel maxiemendamento si legge infatti che i regimi di favore fiscale verranno decurtati del 5 per cento nel 2013 e del 20 per cento l’anno successivo e in un altro comma si stabilisce che il taglio lineare può essere evitato se entro il settembre 2013 viene approvata una riforma sul tema che produca negli stessi anni un risparmio di 4 e 20 miliardi.

Solo che la scure lineare di Tremonti, al momento, ha tagliato assai di più di venti miliardi:

il 5 e il 20 per cento di 161 miliardi – la torta complessiva – significa che il governo si appresta a far pagare ai cittadini italiani, all’ingrosso, 8 miliardi di tasse in più tra due anni e 32 nel 2014. Un’enormità, due punti di Pil di imposte sottratti ai cittadini con un emendamento di qualche riga e un allegato: secondo fonti di maggioranza, il ministro dell’Economia s’è tenuto largo per incentivare il Parlamento ad approvare di corsa la riforma da 20 miliardi che presenterà in autunno.
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Messaggio Da anna Ven 15 Lug - 11:55

E' proprio il 'partito degli onesti'

La storia del ministro Romano, per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio per mafia, dice tutto sul Pdl. E su Berlusconi, che l'ha messo nel governo quando già si sapeva dei suoi rapporti con i boss


E così stiamo per battere un nuovo record: quello del primo caso di ministro in carica imputato per mafia. E' solo questione di giorni, poi la Procura di Palermo, dopo due richieste di archiviazione, dovrà chiedere il rinvio a giudizio di Francesco Saverio Romano - ex Udc ora Pdl, dal 22 marzo ministro dell'Agricoltura - come le ha intimato il gip che le ha respinte, prima ordinando nuove indagini poi disponendo "l'imputazione coattiva" per concorso esterno in associazione mafiosa (in un'altra inchiesta, il gentiluomo è indagato per corruzione).

Secondo i pm sono provati i rapporti fra Romano, pupillo del già condannato e detenuto Totò Cuffaro, e noti esponenti mafiosi, da Angelo Siino a Francesco Campanella del clan Mandalà, ma non lo scambio di favori tra il politico e Cosa Nostra necessario per far scattare il reato di concorso esterno.

Secondo il gip invece è provato anche lo scambio, dunque ce n'è abbastanza per andare a processo. E stupisce il silenzio di chi lamenta sempre "l'appiattimento" dei giudici sui pm, di fronte a questa coraggiosa prova di "terzietà". Il caso Romano non è un fulmine a ciel sereno: tre mesi e mezzo fa, subito dopo averlo nominato ministro e averlo ricevuto per il giuramento, con firma e brindisi di rito, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano diramò una nota davvero curiosa in cui ne prendeva le distanze. Informava la nazione di avere "ritenuto necessario assumere informazioni sullo stato del procedimento a suo carico per gravi imputazioni" e di aver "proceduto alla nomina non ravvisando impedimenti giuridico-formali", ma al contempo auspicava "che gli sviluppi del procedimento chiariscano al più presto l'effettiva posizione del ministro".

Da allora, come nelle parrocchie di un tempo che classificavano alcuni film "adulti con riserva", l'Italia ha un "ministro con riserva". E ora "l'effettiva posizione del ministro" a proposito del "procedimento a suo carico per gravi imputazioni" l'ha chiarita il gip: Romano dev'essere processato per mafia. L'ennesima onta per un governo già coperto di fango e di ridicolo. Un'onta che si poteva evitare, sol che il Quirinale, com'è nei suoi poteri costituzionali, avesse invitato Berlusconi a nominare all'Agricoltura un non indagato (cercando bene, forse l'avrebbe persino trovato). O sol che qualche voce si fosse ribellata all'ennesimo caso di uso giudiziario della politica (al momento della nomina, i membri del governo godevano ancora del legittimo impedimento, poi spazzato via dal referendum). Invece nulla, silenzio di tomba. Anzi si disse che, siccome la Procura aveva chiesto l'archiviazione, i gravissimi fatti acclarati nell'indagine - rapporti anche conviviali con mafiosi - non contavano nulla. Nessun reato, nessun problema.

Ora che il giudice ha disposto diversamente, l'ennesima bomba giudiziaria scuote un governo già abbastanza terremotato da scandali vecchi (il caso Mondadori) e nuovi (dalla P4 alla faccenda Milanese-Tremonti). E tutti a prendersela con la magistratura, anziché con la politica che aveva tutti gli elementi per tenere Romano a debita distanza dalle istituzioni.

Parlando a una scolaresca tre anni prima di morire, Paolo Borsellino spiegò mirabilmente i limiti della giustizia e i doveri della politica: "La magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire: ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica... Però, siccome dalle indagini sono emersi fatti del genere, altri organi, cioè i politici... dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi". Assurdo "nascondersi dietro lo schermo delle sentenze": certe contiguità alla mafia "dovrebbero indurre soprattutto i partiti politici non soltanto a essere onesti, ma anche ad apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituiscono reato".

Il 19 luglio si commemorerà il 19 anniversario dell'assassinio di Borsellino e della scorta. Chi poteva fare pulizia, almeno con Romano, e non l'ha fatto, magari sbandierando o applaudendo ridicoli slogan sul "partito degli onesti", dovrebbe tenersi alla larga dalle commemorazioni di via d'Amelio. E andarsi a nascondere.
Marco Travaglio
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Messaggio Da anna Ven 15 Lug - 21:18

I senatori nella notte si salvano i privilegi
“Si produce disaffezione, non parliamone” In seduta notturna e lontano dalle telecamere la commissione bilancio boccia i tagli ai costi della politica. Con motivazioni diverse. Per Pastore del Pdl: "La dignità dei parlamentari è lesa da campagne diffamatorie che non rappresentano la realtà



Come i ladri nella notte. A telecamere spente e in seduta notturna i senatori hanno bocciato i tagli ai privilegi della Casta. Il giorno prima che la manovra finanziaria arrivasse a Palazzo Madama, la commissione bilancio ha analizzato i provvedimenti da adottare per ridurre i costi della politica annunciati dal ministro Giulio Tremonti. E li ha bocciati. Escluso Francesco Pancho Pardi dell’Idv, che ha invocato dei tagli sostanziali an agli stipendi, tutti gli altri componenti della commissione sono intervenuti per non cambiare nulla. Marilena Adamo del Pd “ritiene che la definizione del trattamento economico debba tenere conto del costo della vita che è diverso da un Paese all’altro dell’area euro”. Tradotto: non si può portare lo stipendio dei parlamentari italiani (il più alto nella Ue) ai livelli medi degli altri Paesi membri. Anche Francesco Sanna del Pd si dice contrario, ma giustifica la sua posizione invitando a “tenere conto dei necessari fattori di ponderazione, con particolare riguardo alla consistenza demografica dei diversi Paesi”.

Di fatto, sarà una coincidenza, il testo approvato questa sera dal governo recita esattamente così:

“Il trattamento economico di titolari di cariche elettive e i vertici di enti e istituzioni non può superare la media, ponderata rispetto al PIL, degli analoghi trattamenti economici percepiti dai titolari di omologhe cariche negli altri sei principali Stati dell’area euro”.

E qui sorgono i dubbi: cosa deve essere ponderato? La retribuzione del parlamentare rispetto al Pil del singolo stato? O il peso del singolo paese nel concorrere a creare la media delle retribuzioni? E il Pil di riferimento è quello nazionale o quello pro-capite? E poi ancora: quali sono i sei principali stati europei? Quelli con più abitanti o quelli con il Pil (Pil pro-capite??) maggiore? Insomma, un guazzabuglio talmente interpretabile da risultare aperto a qualsiasi futura determinazione.

La notizia – terribilmente bipartisan – è stata riportata da Libero, nell’edizione di stamani. Nel resoconto del Senato si trovato gli interventi integrali. Raffaele Lauro del Pdl “per quanto riguarda la questione dei costi della politica, lamenta come tale questione sia affrontata con modalità improprie, così alimentando la pubblicistica antiparlamentarista che produce una pericolosa disaffezione dei cittadini nei confronti delle pubbliche istituzioni e dei suoi rappresentanti”. In linea con Andrea Pastore, sempre del Pdl, che invoca “che si levino voci in difesa del prestigio del parlamento e della dignità della funzione parlamentare, gravemente lesa da campagne diffamatorie che non rappresentano la realtà e alimentano sfiducia nelle istituzioni e in chi le rappresenta”. Perché, spiega: “L’indennità parlamentare è infatti un istituto necessario per assicurare a deputati e senatori autonomia e indipendenza, e per scongiurare il rischio che alla vita politica accedano soltanto i titolari di redditi particolarmente elevati”.

Integralmente merita di essere letto l’intervento di Barbara Saltamartini del Pdl. La senatrice “ritiene che ciascuno debba assumere con senso di responsabilità i compiti ai quali è chiamato, nell’interesse esclusivo della Nazione. In primo luogo occorre ribadire, di fronte all’opinione pubblica, la legittimazione storica e giuridica dell’istituto dell’indennità parlamentare, nato per assicurare ai rappresentanti del popolo l’autonomia e l’indipendenza necessarie per svolgere con equilibrio – e senza condizionamenti – il mandato politico. Inoltre, l’indennità parlamentare serve al deputato e al senatore per poter svolgere con la massima efficacia la propria attività politica. Ciò che, a suo avviso, rappresenta un intollerabile onere a carico della finanza pubblica, difficilmente giustificabile davanti ai cittadini, è da una parte l’attribuzione di ulteriori indennità ad alcuni parlamentari in ragione di particolari cariche ricoperte all’interno della Camera di appartenenza e, dall’altra, l’insieme delle spese e dei costi per gli apparati burocratici, i quali spesso godono di trattamenti privilegiati. Di fronte all’esigenza di ridurre il debito pubblico, che grava ormai da diversi decenni sull’Italia, occorre a suo avviso dare piena attuazione al combinato disposto degli articoli 53 e 81 della Costituzione, responsabilizzando coloro che amministrano la cosa pubblica, a tutti i livelli di governo, ad un uso virtuoso delle risorse. Ciò anche al fine di rendere quanto più credibili gli interventi di contenimento della spesa, con gli inevitabili effetti a carico dei cittadini e delle famiglie”.
ilfattoquotidiano

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Messaggio Da ubik Ven 15 Lug - 21:21

forza, proviamo tutti insieme Suspect

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Messaggio Da anna Ven 15 Lug - 21:35

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Messaggio Da anna Sab 16 Lug - 19:41

Reda, l'hacker 'buono'
che ha violato Facebook
Un giovane marocchino di 22 anni, esperto di sicurezza sul web, ha trovato una falla nel sistema di sicurezza del sito di Mark Zuckerberg e ha avuto accesso libero a note, foto e video pubblicate da 80 mila utenti. "Ma - assicura - l'ho fatto per educare la gente a quello che mette online"


Tutti i vostri dati su Facebook non sono al sicuro: a rubarli, a fin di bene, ci ha pensato Agatha, un programma creato da un giovane marocchino - Reda Cherqaoui, 22 anni, esperto di sicurezza informatica - che è riuscito a individuare una falla nel social network creato da Mark Zuckerberg. Agatha avrebbe avuto il pieno accesso ai dati di oltre 80mila utenti di Facebook, senza bisogno di scoprirne nome utente e password.

Reda è un genio dell'informatica: appena uscito dal liceo e iscrittosi alla facoltà di informatica dell'università di Casablanca, ha creato una società che si occupa di siti e di sicurezza online. E negli anni ha individuato problemi in siti del calibro di eBay e Hotmail. Oggi vive e lavora a Parigi.

Ora è toccato a Facebook: pur non rivelando il suo 'sistema' - che sembra essere basato sulla possibilità di aggirare i controlli https (il protocollo di connessione sicura) del sito - ha messo in piedi Agatha, un vero e proprio portale per monitorare il social network.

L'idea di mettere sotto scacco il social network è venuta a Cherqaoui durante le rivolte nel mondo arabo di quest'inverno, rivolte in cui il web ha avuto un ruolo non secondario. Era possibile controllare quello che succedeva dietro le porte difese dall'azienda di Palo Alto? La risposta è tristemente affermativa.

Anche il nome del portale non è stato scelto a caso ed è ricco di suggestioni: Agatha è uno dei protagonisti di Minority Report, il libro di Philip K. Dick (e l'omonimo film con Tom Cruise) in cui l'autore critica una società che vuole controllare i comportamenti degli individui anche prima che avvengano.

Grazie al suo sistema ha collezionato messaggi in bacheca, video, foto, informazioni personali, messaggi ricevuti e inviati di decine di migliaia di utenti: ma Reda - che si definisce 'hacker bianco ' - non ha mai cercato di trarre vantaggio dalla sua bravura di scoprire i difetti dei sistemi di sicurezza sulla rete. "La mia unica motivazione - ha detto Reda - è quella di educare gli utenti dei social network su quello che hanno messo online", per rafforzare la sicurezza informatica e informare i progettisti dei siti violati.
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Messaggio Da anna Lun 18 Lug - 12:43

Via libera al poker cash e ai casinò online
Diventano legali i giochi d'azzardo su Internet.
Se per lo Stato sarà un affare, secondo i critici non è da sottovalutare il rischio che aumentino le persone dipendenti e che la criminalità organizzata si infiltri nel settore


La sperimentazione è finita. Da lunedì 18 luglio diventano legali il poker cash e i giochi da casinò online: dadi, roulette, black jack. Si potrà giocare con soldi veri, e non più con un semplice gettone prepagato. E si potrà giocare ovunque: collegandosi online da casa, dal lavoro, da una postazione Internet pubblica. La puntata massima è fissata in 1.000 euro per sessione, e in ogni momento il giocatore potrà “abbandonare il tavolo”. Chi accede a un sito di poker cash sarà costretto a fissare un limite di spesa settimanale o mensile. Raggiunto il tetto, non verrà più data la possibilità di giocare. La richiesta di innalzamento del limite richiederà una procedura di una settimana.

La liberalizzazione di poker e casinò online, studiata dai tecnici del ministero dell’Economia, fa parte del cosiddetto “Decreto Abruzzo” del 2009, volto a raccogliere fondi per l’Aquila e la regione colpita dal sisma. In realtà si tratta di una rivoluzione – culturale, giuridica, economica – che promette di cambiare le abitudini degli italiani e rimpinguare abbondantemente le casse dello Stato e degli operatori del settore (circa duecento, tra i concessionari che hanno già le licenze e i nuovi player).

Secondo l’agenzia specializzata Agipronews, poker cash e casinò online potrebbero risolversi in un affare enorme: un miliardo e mezzo di euro al mese (800 milioni per il poker e 700 per il casinò). 18 miliardi all’anno, molto al di sopra dei circa 4,8 miliardi di euro annui che il settore fattura oggi. Lo Stato incasserà un’imposta unica del 20% al netto delle vincite restituite al giocatore. Un’entrata che potrebbe provocare un notevole balzo in avanti per i Monopoli di Stato, che l’anno scorso hanno già totalizzato la cifra record di 61 miliardi di introiti – tra lotterie, superenalotto, videolotteries, skill games: praticamente, il 4% del Pil nazionale.

Gli operatori del settore sperano di incentivare gli scommettitori attraverso il payout, il ritorno delle vincite, che dovrebbe essere di circa il 90%. Nel poker cash inoltre, a differenza della modalità torneo in voga sinora, la quantità di denaro che un giocatore investe nei chips (le fiches virtuali) varia, creando un disvalore tra i giocatori (nelle poker-room ora legali si versa invece una somma iniziale fissa, 250 euro, e si riceve un corrispondete in chips, esaurito il quale si esce). Sarà a questo punto possibile scommettere contro il banco. L’obiettivo del nuovo sistema è chiaro: i giocatori potranno vincere di più, ma anche perdere molto di più, nel caso volessero “rifarsi”.

La liberalizzazione del poker online fa parte di un trend ampiamente diffuso in molti Paesi occidentali (ci sono già passati Stati Uniti, Francia, Svizzera, nel futuro la Grecia), volto a far cassa in un momento di gravi difficoltà finanziarie per gli Stati. Le conseguenze non sono però facilmente prevedibili, sia a livello sociale che economico. Uno studio pubblicato dai Monopoli di Stato e da Lottomatica in collaborazione con la Sapienza di Roma (e di cui ilfattoquotidiano.it ha dato conto il 7 febbraio scorso), mostra che le persone a rischio di “ludopatia” in Italia sono quasi mezzo milione. L’ampliarsi della possibilità di scommessa online potrebbe aumentare la situazione di dipendenza e di comportamenti compulsivi legati al gioco (soprattutto in un momento di incertezze economiche come quello attuale). Attualmente almeno tre milioni di italiani (c’è chi dice cinque) giocano a poker online, e almeno 120mila sono considerati patologici.

Secondo alcuni critici, non va inoltre sottovalutata la possibilità di infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore. Secondo un’indagine della Guardia di Finanza, i proventi dal gioco illecito che le varie organizzazioni malavitose totalizzeranno nel 2011 arriverà a 180 miliardi di euro, ben al di sopra di quelli ottenuti in modo legale. Più volte Commissione Antimafia e Monopoli di Stato hanno fatto notare che l’ampliamento dell’online potrebbe risolversi in una nuova fonte di guadagno per le mafie organizzate, in Italia e all’estero.


ilfattoquotidiano
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Messaggio Da anna Lun 18 Lug - 12:54

Miiracolo a Montecitorio

Se la BCE non fosse intervenuta martedì scorso per comprare la nostra carta straccia di Stato che non voleva nessuno, l'Italia sarebbe già sulla via del default. Altro che il miracolo proclamato da Napolitano che trova il tempo di ricevere al Quirinale Woody Allen in maniche di camicia insieme alla moglie formato armadio.
E' avvenuto o' miracolo. Si è sciolto il sangue dell'opposizione (neppure fosse quello di san Gennaro) che ha votato una manovra da 80 miliardi di euro senza intaccare minimamente i privilegi dei politici. Il costo è di 1.000 euro a famiglia e di zero euro per i parlamentari. I deputati che hanno votato per "senso di responsabilità" e sono stati elogiati dal Capo dello Stato, sono gli stessi che si sono assentati pochi giorni prima per l'abolizione delle Province, che ricevono un miliardo di contributi pubblici per i loro partiti e che maturano allegramente la pensione dopo una legislatura. Dovrebbero sputarsi in faccia da soli quando si guardano allo specchio. Invece si lanciano messaggi di solidarietà come chi è scampato da un possibile naufragio. In cambio del sangue degli italiani non è stato chiesto nulla. In pensione si andrà a 68 anni e due mesi (ma chi ha trent'anni ci andrà a 70). A cosa serve l'INPS, dove sono i soldi che abbiamo versato? Questo istituto va abolito. D'ora in poi ognuno si tiene i suoi contributi, a partire da quelli già dati, e decide quando smettere di lavorare. Sono stati introdotti i ticket per le analisi e le visite specialistiche, in sostanza tutte.
O' miracolo do o' Quirinale e del Pdmenoelle. Si dovevano chiedere, in cambio della manovra, le dimissioni immediate del Governo, un presidente del Consiglio di nomina tecnica a tempo per salvare la baracca, il taglio dei privilegi insopportabili dei politici, una nuova legge elettorale, l'eliminazione dei finanziamenti pubblici a giornali e partiti, il blocco di ogni Grande Opera Inutile, dalla Gronda alla Tav. Nulla è stato chiesto, nulla è stato fatto. I partiti si credono in salvo. La Nazione è stata fottuta ancora una volta. Per loro è stato un miracolo, per gli italiani l'ennesima presa per il culo. Gli 80 miliardi non sono sufficienti per evitare il default, non ne basterebbero neppure 200. Ci aspettano forse la patrimoniale, un prelievo sui conti correnti e il congelamento dei titoli di Stato. Sarà un nuovo miracolo all'italiana.

blog grillo

in poche parole...
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Messaggio Da anna Mar 19 Lug - 11:55

A Roma inizia il forum mondiale sull’Aids
E il governo italiano diserta l’appuntamento L'esecutivo del Cavaliere assente ai primi giorni di lavoro. L'Italia ancora deve versare 260 milioni di euro promessi già ai tempo del G8 del'Aquila. Il forum della Capitale così si è aperto con una protesta contro il presidente del Consiglio



Ad accogliere gli oltre 5.000 scienziati e luminari da tutto il mondo arrivati a Roma per la Conferenza mondiale sull’Aids (IAS 2011) non c’erano rappresentanti del governo italiano ma una folla di manifestanti che ha srotolato uno striscione: “Berlusconi liar, fund the Global Fund”, ovvero “Berlusconi bugiardo, finanzia il Global Fund”.

La notizia che il governo italiano è l’unico a non aver versato le donazioni al Fondo Globale per la lotta contro l’Aids, la tubercolosi e la malaria, ha fatto il giro del mondo. E infatti, già il primo giorno di lavori, l’Italia, che doveva fare gli onori di casa, si è presa le bacchettate dagli oratori per non aver rispettato gli impegni.

All’appello mancano sempre quei 260 milioni di euro promessi da Silvio Berlusconi già ai tempi del G8 de l’Aquila. Così la situazione italiana è stata illustrata dal podio dal responsabile della International Aids Society con una slide che diceva tutto: “L’Italia e l’Hiv: verso lo zero”. Dove zero non vuol dire zero infezioni o zero morti ma zero azioni contro il virus dal 2009.

Si aspettava un’accoglienza diversa, chiediamo a Michel Kazatchine, direttore del Fondo Globale. “Effettivamente la prima cosa che ho visto arrivando alla Conferenza è stato il gruppo di manifestanti. Non conosco bene il cerimoniale italiano ma quello che posso dire è che alle altre conferenze sull’Aids, quella di Sidney e quella di Parigi ad esempio, ho visto una rappresentanza governativa ben più ampia”.

E i 260 milioni mancanti? “La questione è tanto seria quanto ironica – continua il direttore – perché oggi si celebrano dieci anni di grandi successi nella lotta contro l’Aids, ed è stata proprio l’Italia dieci anni fa, durante il G8 di Genova, a farsi promotrice del Fondo Globale. Fino al 2005, l’Italia è stata fra i primi cinque donatori, sempre attiva nella lotta contro l’Aids. Poi ha deciso di tirarsi indietro”. E dire, oltretutto, che l’Italia mostra fra i paesi dell’Europa occidentale un’incidenza di nuove diagnosi di HIV medio-alta (2.588 solo nel 2009) per un totale di oltre 45 mila diagnosi di infezione di HIV negli ultimi 15 anni. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità sarebbero 60 mila i casi di malattia, una malattia che si è evoluta e il cui contagio non avviene più in prevalenza fra i tossicodipendenti ma fra persone che contraggono l’infezione in seguito a rapporti sessuali, sia etero che omosessuali. Nonostante la negligenza italiana dalla conferenza ci sono molte aspettative.

“Siamo davanti a una svolta nella lotta planetaria contro l’Aids”, ha dichiarato Elly Katabira, Presidente di IAS 2011 e della International Aids Society. “I progressi fatti negli ultimi due anni sono stati così importanti da essere comparabili ai grandi successi che negli anni ’90 hanno consentito di mettere a punto la terapia antiretrovirale di combinazione: l’entusiasmo che circonda le recenti scoperte – il gel vaginale, lo studio sul trattamento antiretrovirale per la prevenzione, il dibattito sul percorso da compiere verso la cura, o i primi dati incoraggianti sui vaccini – marcherà in modo determinante i lavori del congresso di Roma nel corso dei prossimi giorni”.

Di vaccini ha parlato anche Gary Nabel, direttore del centro di ricerca presso l’Istituto Nazionale di allergologia e malattie infettive (Niaid), del Maryland, Stati Uniti, vaccini che arrivano da specifici anticorpi prodotti dai pazienti e in grado di neutralizzare il virus. “Nonostante l’efficacia sia stata modesta, la sperimentazione dell’rv144 condotta in Thailandia ha fornito una prova concettuale del fatto che un vaccino possa prevenire l’infezione da Hiv nell’uomo”, ha detto Nabel specificando che un numero consistente di individui affetti da Hiv (10-25%) produce anticorpi in grado di neutralizzare il virus.

Utilizzando particolari strategie di progettazione razionale di un vaccino basato sulla struttura di questi anticorpi, Nabel e il suo gruppo di ricerca hanno identificato un anticorpo umano, denominato vrc01, che neutralizza più del 90 per cento dei ceppi virali esistenti in natura.

Il farmaco “universale” in grado di sconfiggere definitivamente l’Aids ancora non c’è, e forse non ci sarà mai, ma la chiave per battere il virus sta in un mix di diverse terapie, sia in forma preventiva che terapeutica, ciascuna da sola non sufficiente ma insieme abbastanza potenti da sperare davvero di relegare l’Aids tra le patologie del passato. Il problema però, hanno sottolineato gli oratori intervenuti oggi, è che i crescenti progressi raggiunti dalla ricerca biomedica devono essere condivisi equamente tra il Nord e il Sud del mondo.

E su questo la conferenza IAS si vuole focalizzare, sui processi che consentono il più rapido trasferimento degli esiti della ricerca scientifica in politiche operative pratiche e attuabili ovunque nel mondo. E per questo, si sa, i fondi servono.

Per questo l’assenza dell’Italia dai grandi donatori del Fondo Globale è un problema non solo finanziario ma anche politico: “Non solo perché si perdono risorse importanti – ha detto al Fatto Quotidiano Kazatchine – ma perchè la solidarietà globale è un investimento per il futuro”.

L’Italia sta attraversando una grave crisi finanziaria, può essere questo un alibi, chiediamo? “E’ una questione di priorità, dice Kazatchine. Il punto è che non possiamo continuare a vivere in un mondo in cui pensiamo all’Italia e all’Europa staccate dal Sud del mondo e dai paesi poveri. Nell’ottica di un’economia globalizzata dovremmo cominciare a pensare e ad agire per creare un mondo globalizzato dove non esistono iniquità”.
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