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Uomini e donne ai margini. Storie di poco conto.

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Lucy Gordon
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Uomini e donne ai margini. Storie di poco conto. - Pagina 6 Empty Re: Uomini e donne ai margini. Storie di poco conto.

Messaggio Da anna Lun 11 Lug - 14:47

Dieci anni fa 'l'inferno' sotto gli occhi del mondo
Tre giorni di scontri e un morto che hanno cambiato la storia.
La vittima è Carlo Giuliani, 23 anni, colpito da uno sparo


Il 18 luglio 2001, l'anti G8 inizia in una Genova, divenuta sede della riunione degli Otto Grandi della terra, che è più bella di sempre, ironica con le mutande stese al vento, la risposta al 'decoro' che voleva il premier Silvio Berlusconi. Si balla: in 20 mila fanno festa con Manu Chao. Poche ore ancora e Genova assomiglierà all'inferno. Il 19 luglio sfila, pacificamente, il primo corteo degli anti global e dei migranti: 50 mila persone, una festa. Ma il 20 luglio tutto cambia. E' venerdì: Berlusconi riceve a Palazzo Ducale i leader del G8. In contemporanea iniziano gli incidenti.

L'Italia comincerà da qui a conoscere gli Schwarzer Block, un movimento anarchico nato in Germania agli inizi degli anni '80 poi 'duplicatò in Usa e Europa con il nome di Black bloc. A Genova si muovono ai margini del movimento pacifista con l'unico obbiettivo di creare disordini. Non sono moltissimi, ma riescono nell'intento. Dentro la cittadella blindata i Grandi parlano di economia mentre fuori é il caos. I militanti del Gsf marciano verso la zona rossa lungo strade devastate dal passaggio dei Black bloc. La tensione é alta, la situazione fuori controllo. La polizia carica con durezza. In periferia i black bloc sfasciano tutto quello che trovano, assaltano il carcere di Marassi.

Il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, si trova nella caserma dei carabinieri di San Giuliano mentre i Black bloc continuano l'opera di distruzione. Alcuni manifestanti tentano di fermarli ma la polizia resta a distanza. Via Tolemaide. Carabinieri e polizia attaccano il fronte del corteo. I ragazzi rispondono lanciando sassi e facendo piccole barricate con i bidoni per la raccolta differenziata. Tra loro c'é Carlo Giuliani. Ha una canottiera bianca, un rotolo di scotch da pacchi al braccio. Sul fianco della strada si apre piazza Alimonda. Un drappello di una ventina di carabinieri appoggiato da 2 jeep si posiziona in una di queste due stradine. Partono i lacrimogeni. I manifestanti reagiscono. I militari indietreggiano verso via Caffa, attraverso piazza Alimonda. Un gruppo di manifestanti li insegue. Un defender si ferma contro un cassonetto di rifiuti mezzo vuoto. Alcuni manifestanti lo raggiungono. In questo momento attorno alla jeep ci sono 4 fotografi e 5 manifestanti. Carlo Giuliani solleva un estintore sopra la testa. Sono le 17.27 quando parte il primo sparo. Carlo Giuliani cade a terra in avanti, trascinato dall'estintore che sta lanciando, e rotola sul fianco verso la jeep che parte e passa due volte sul suo corpo.

Carlo Giuliani, 23 anni, figlio di un ex sindacalista Cgil è stato colpito da un colpo di pistola, una Beretta in uso al carabiniere Mario Placanica che si trovava dentro la jeep. E' la morte di Carlo l'inizio della fine. Il 21 torna la guerriglia. Nella notte la polizia fa irruzione nella scuola Diaz dove dormono alcuni manifestanti. Il blitz trasforma la scuola in una 'macelleria messicana'. Un massacro, un pestaggio indiscriminato. Molti ragazzi sottoposti a fermo saranno portati alla caserma di Bolzaneto, dove è istituito un centro di prima detenzione e dove si verificheranno episodi di vera e propria tortura psicologica e fisica.
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Messaggio Da Lucy Gordon Lun 11 Lug - 18:43

"Diaz", primo ciak a Bucarest
"Un film che nessuno voleva"


Nella capitale romena, strategicamente lontana dal dibattito nostrano, al via le riprese della pellicola di Vicari con Elio Germano, sul blitz delle forze dell'ordine durante il G8 di Genova. Il regista aveva denunciato: "Abbiamo tutti contro, dalle tv alle vittime". E ora Procacci rivela: "La polizia? Al contrario della prassi comune, non ci ha aiutato..."


Si vedrà anche l'altra vicenda agghiacciante, quella all'interno della caserma Bolzaneto. Episodi definiti da Amnesty International "la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la Seconda guerra mondiale".
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Messaggio Da anna Mer 13 Lug - 22:47

E tu, povero, morirai con dolore

Quello che sta succedendo in questo Paese è semplice: sta succedendo che i diritti civili stanno diventando sempre di più un’esclusiva dei ceti abbienti. I diritti civili per censo.
Lo si era già visto, in modo piuttosto evidente, con la legge sulla fecondazione assistita. Chi ha un po’ di soldi, prende e va all’estero a fare quello che in Italia non si può. Voli, alberghi, assenze dal lavoro, cliniche da pagare. Un bel trentamila euro, e la legge 40 è un ricordo. Continua a valere solo per chi i 30 mila cash non ce li ha, peggio per loro.
Ma non molto diversa è la questione dei diritti dei gay: ho già raccontato in questo blog la bella storia del nobile romano Jonathan Doria Pamphilj, che si è felicemente sposato con il suo compagno (foto sopra) presso l’ambasciata inglese in Svizzera, poi ha adottato due bambini negli Stati Uniti e ora abitano tutti insieme a Roma. Gli altri omosessuali, arrangiarsi: niente matrimonio e soprattutto niente figli.
Adesso anche il diritto a decidere di morire dignitosamente viene proibito a tutti, tranne a chi ha le conoscenze e i soldi per andarsene in una struttura privata della Svizzera o dell’Oregon.
E’ curioso: all’università ci avevano insegnato la differenza tra diritti civili e diritti sociali. Invece le due sfere sono sempre più mescolate – e i diritti civili sono diventati una urgente questione sociale.
Sarebbe bello se i tanti cattolici in ottima fede che ci sono in questo Paese comprendessero che le proibizioni in cui loro credono (dal matrimonio gay alla fecondazione in vitro, fino all’eutanasia e oltre) ormai sono proibizioni solo per le fasce più deboli della società. E più loro le impongono per legge, più creano una divisione – non molto cristiana, credo – fra ciò che possono fare i ricchi e ciò che possono fare i poveri.
Ce la giochiamo anche qua, ragazzi, la differenza fra destra e sinistra. Combattere la barbarie di questo ‘civil rights divide’ è una cosa che vorrei scritta bella chiara in qualsiasi programma del futuro centrosinistra
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Messaggio Da Lucy Gordon Gio 14 Lug - 12:03

Questa notizia ha dell'assurdo non tanto nel suo svolgimento, ma quanto nel fatto che debba finire sui giornali , invece di realizzarsi in un compromesso nell'ottica di una parola semplice semplice....umanità. Si lo sò è un termine desueto e inutile, peccato che per me abbia ancora un valore altissimo. Ma io faccio parte di una minoranza che vive fuori dal mondo e dalle norme. Grazie a Dio.



In stato vegetativo da un anno
Licenziata per le troppe assenze

La lettera: «La discontinuità della sua prestazione lavorativa crea intralci all'attività produttiva»


MILANO - È in stato vegetativo, e la licenziano dal lavoro per le troppo assenze. Non solo: «Crea intralcio all'attività produttiva». Ha dell'incredibile la vicenda che vede al centro una donna in stato vegetativo dal gennaio dello scorso anno, una condizione nella quale quattro mesi dopo, riuscì comunque a dare alla luce una bimba, la quarta dei suoi figli.

TRE GIORNI OLTRE - Purtroppo da allora le sue condizioni non sono migliorate, la signora è tuttora ricoverata all'istituto don Orione di Bergamo, e ovviamente non ha potuto riprendere il suo posto di lavoro alla ditta Nuova Termostampi di Lallio (Bg), di cui è dipendente da 16 anni. E che ora, denuncia la Cgil di Bergamo, le ha inviato una lettera per licenziarla perché, spiegano, la signora «ha effettuato 368 gg di malattia», superando «il periodo di conservazione del posto di lavoro previsto dall'art. 39, comma 7, Parte 2° del vigente C.C.N.L (e pari a 365 giorni)». Non solo: «la discontinuità della sua prestazione lavorativa crea evidenti intralci all'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro ed al suo regolare funzionamento, incide in modo sensibile sull'equilibrio dei rispettivi obblighi contrattuali».

FATTORE UMANO - «Mi sembra scandaloso che un'azienda neghi la fruizione delle ferie utilizzando la motivazione delle esigenze produttive - commenta il marito della donna, che aveva presentato una richiesta di godimento delle ferie e dei permessi maturati prima dello scadere del periodo di comporto di malattia - Ma siamo rimasti molto, molto sorpresi da alcuni articoli pubblicati dalla stampa locale, e di uno particolare, dal titolo Termostampi, vige l'etica del lavoro». Un'etica che con noi non è stata utilizzata. Chiedo rispetto per i diritti di mia moglie. Chiedo che se ne ha - come credo - diritto venga riassunta: nulla di più». La famiglia della signora, assistita dalla Filctem CGIL e dall' Ufficio Vertenze della CGIL, ha impugnato il licenziamento. Sul caso interviene anche il segretario provinciale della Filctem CGIL di Bergamo, Fulvio Bolis: «Mi è capitato nel passato di dover affrontare situazioni analoghe, lavoratori affetti da gravi malattie in procinto di superare il periodo di comporto per la conservazione del posto di lavoro. In quasi tutti i casi, anche grazie alla sostanziale assenza di costi per il datore di lavoro, le aziende non hanno provveduto al licenziamento ma, al contrario, hanno mantenuto in essere il rapporto di lavoro. Mi pare di poter dire che l'azienda in questione abbia quanto meno sottovalutato la condizione difficilissima di una propria collaboratrice. Di attenzione al fattore umano qui proprio non si vede traccia».

http://www.corriere.it/cronache/11_luglio_13/licenziata-stato-vegetativo_783b9932-ad6e-11e0-83b2-951b61194bdf.shtml
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Messaggio Da anna Gio 14 Lug - 12:15

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Messaggio Da Lucy Gordon Gio 14 Lug - 13:07

Barbara



Uomini e donne ai margini. Storie di poco conto. - Pagina 6 Jpg4585253



La vedevi ferma all'incrocio di via Belzoni e ti chiedevi perché una ragazza così bella e così giovane avesse scelto di vivere in strada, come una clochard. La fissavi, sperando di incrociarla il giorno dopo, magari con una borsa di Gucci a tracolla e una camicetta sfiancata. Quelli di Barbara , 39 anni, uccisa l'altra notte dopo essere stata travolta da un'auto a Bastia di Rovolon, sono due occhi che non si dimenticano. Ecco cosa c'era dietro quegli occhi, ecco la storia della clochard che sta commuovendo tutta la città.


Nata il 5 febbraio 1972 a Noventa Vicentina da papà Siro e mamma Bianca, ha frequentato Ragioneria alle superiori, iniziando subito dopo a lavorare in un laboratorio tessile. Barbara lavorava la seta. Una vita normale la sua, in una famiglia che la amava. Poi, improvvisamente, due episodi che hanno sconvolto la sua esistenza proiettandola in un baratro senza fine: un grave incidente d'auto che le ha lasciato qualche punto di invalidità e, soprattutto, un aborto. Barbara ha perso i punti di riferimento e si è aggrappata all'eroina. Ha abbandonato Noventa Vicentina e si è trasferita a Padova. In strada.

La sua vita è stata sconvolta prima dei 30 anni - racconta il fratello Ezio - l'incidente e l'aborto l'hanno completamente destabilizzata. Noi abbiamo sempre tentato di aiutarla ma lei ci escludeva, era testarda. Un bel giorno è andata via di casa. Abbiamo saputo che era a Padova mantenendo il contatto con i carabinieri. Al sabato pomeriggio andavamo lì. Ci trovavamo in piazzale Boschetti. Lei veniva a salutarci e quando le chiedevamo di tornare a casa, ci rispondeva che aveva un lavoro e una stanza in cui dormire. Che la sua vita ormai era lì. Ma purtroppo non era così». Barbara all'incrocio di via Belzoni, Barbara a chiedere l'elemosina ai tavolini del ristorante Pe-Pen, Barbara nelle piazze del centro, con gli occhi vitrei che fissano il vuoto e quella camminata elegante, nonostante i borsoni e il peso della tossicodipendenza. Ieri mattina nel suo incrocio sono comparsi mazzi di fiori e biglietti scritti da cittadini. Una processione spontanea che fa venire un nodo in gola.

Un mese fa era finita in carcere a Rovigo dopo una serie di fogli di via da Padova. «Credo che lì abbia preso paura - racconta ancora il fratello - Barbara voleva tornare a casa. Quando siamo andati a prenderla al termine del periodo di detenzione, si è fermata da noi qualche giorno. Ci ha detto che sarebbe tornata a Padova solo per recuperare le sue cose. Noi non ci credevamo ma, effettivamente, giovedì ci ha telefonato verso le 19 annunciandoci che sarebbe tornata a casa. A tarda sera ha chiamato nuovamente. Ha parlato con mia madre, le ha detto che si trovava in centro a Bastia e che stava venendo da noi, in bicicletta. Poco dopo però, è successo l'incidente. Non ce l'ha fatta ad arrivare a casa. Credo che stavolta siamo veramente arrivati sul punto di riaverla, ma ce l'hanno tolta per sempre».

Barbara è stata travolta da Michele C., 27 anni, di Rovolon. Con la sua Peugeot l'ha scaraventata nel fossato ed è fuggito. Salvo poi ripensarci e costituirsi. Ce l'ha tolta per sempre. Ora ci restano le stelle, belle quasi come i suoi occhi.

http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2011/07/10/news/il-fratello-della-clochard-morta-investita-barbara-voleva-tornare-a-casa-4585242


Che bell'articolo. Ma dove erano tutti quanti quando lei dormiva la notte sulla strada? Come cazzo fa una madre a dormire con la figlia in strada. A no, questo lo sò.
Adesso portate i fiori e piangete giusto per sentirvi allegeriti nel peso. Poi darete un euro in più al prossimo barbone che incontrerete per essere a posto con la coscenza fregandovene del perchè. Ogni tanto andate alla Caritas mangiate con loro ascoltate le loro storie, anche se non hanno gli occhi di ghiaccio.





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Messaggio Da anna Lun 18 Lug - 19:18

Il grido disperato di Giulia: “Hanno assassinato mio marito, precario della Casta”

Oggi piange, sotto le lenzuola di quel letto da cui non si alza mai. Sta tutto il giorno in camera, le persiane eternamente abbassate, sperando che i suoi figli non lo vedano, non si accorgano di ciò che è diventato: un cadavere vivente. In quella stanza, Leonida Maria Tucci ripercorre ogni giorno la via crucis della sua vita che si proietta come un film nell’oscurità di quella tomba. Il film inizia sempre da quella mattina in cui, è il 1994, Leonida mette piede per la prima volta nel Palazzo. E’ ancora un ragazzo pieno di aspettative, in procinto di sposare Giulia, la donna che ama. E’ lei che oggi denuncia, pubblicando sulla rete la storia di Leonida: “All’epoca gli affidano il compito di addetto stampa; non sa neanche cosa sia un’agenzia di stampa. Ma, ben presto, comincia ad impratichirsi e in breve tempo molti senatori cominciano rivolgersi a lui. Godeva della fiducia di molti parlamentari, lavorava dal lunedì alla domenica, 12 ore al giorno. Non si fermava mai e mi diceva: “Lasciami seminare, lasciami seminare… un giorno raccoglierò i frutti del mio lavoro”. Mi definivo la “vedova bianca”. Non c’erano sabati né domeniche. Niente viaggio di nozze, quando nacque la nostra prima figlia, dopo un’ora dovette scappare per correre a scrivere un comunicato. Il giorno prima del nostro matrimonio, lui stette al lavoro fino alle 22.”
Leonida viene spremuto come un limone per 14 lunghi anni, giornalista sfruttato, sottopagato con contratti Co.co.co. che gli vengono rinnovati per ben 16 volte consecutive e nonostante le continue promesse di essere assunto stabilmente come giornalista, come d’altronde era successo ad altri suoi colleghi. Andava avanti nella speranza che le promesse fattegli fossero mantenute. E intanto gli anni passavano e la famiglia si formava e cresceva: si sposava, nasceva la prima figlia e dopo qualche anno il secondo. Leonida a quel punto si ribella e partono le ritorsioni: chiede l’assunzione che arriva soltanto il 1 aprile del 2006 (dopo 13 anni) e non come giornalista ma come impiegato di IV livello, sbattuto in segreteria a imbustare lettere e rispondere al telefono.
Il 19 aprile del 2007 arriva la sospensione di dieci giorni dal servizio e dallo stipendio con l’accusa infamante (poi ritirata) di andare in giro a maltrattare e picchiare le colleghe. Questo colpo è stato letale. Questa sanzione disciplinare fu messa in atto per eliminare Leonida dal posto di lavoro come dimostra la sentenza che l’ha annullata, dichiarandola illegittima e ingiusta. “Le conseguenze -racdonta la moglie Giulia- furono e sono ancora oggi devastanti. Leonida ha avuto un tracollo psicofisico, è caduto in una profonda depressione, anche per aver preso coscienza che il suo lavoro, il suo seminare, la sua costanza, la sua passione, la sua dedizione, il suo sacrificio non lo avevano portato dove aveva sperato. Leonida si è visto svanire tutto ciò per cui aveva lottato nel corso della sua vita: la dignità, la possibilità di poter provvedere egli stesso alla sua famiglia, ai suoi figli”.
Il 4 maggio di quest’anno l’ultima mazzata, il dispositivo della sentenza emessa dal giudice Angela Coluccio, del Tribunale Ordinario Civile di Roma, Sezione Lavoro che stabilisce che una delle parti chiamate a rispondere, ossia il gruppo di An, non può essere più chiamata in causa: “Si tratta di un aborto -si sfoga Giulia- di un obbrobrio, di un mostro (anti)giuridico che, in sostanza, dice che una delle parti che noi abbiamo chiamato a rispondere non può farlo perché non esiste più. E che nessun altro deve essere chiamato a rispondere per gli innumerevoli atti illegali commessi ai danni di Leonida.”
Eppure, oltre al gruppo parlamentare di An al Senato della Repubblica (che comunque esiste ancora), erano stati chiamati anche i rappresentanti legali del gruppo (ossia Maceratini, Nania -resosi addirittura contumace- e Matteoli); e non solo: è stato chiamato in causa anche il gruppo parlamentare del Pdl al Senato della Repubblica che ha di fatto ereditato tutte le obbligazioni nei confronti di Leonida, perché in esso è confluito il gruppo di An e il cui suo responsabil​e legale è Maurizio Gasparri. Ma nulla da fare
Dopo 15 anni di sfruttamento, oggi Leonida e la moglie vivono si stenti: “Siamo dovuti andare al Monte della Pietà ad impegnarci la fedina di fidanzamento, le crocette che avevano regalato ai bimbi per il battesimo. E le abbiamo perse. Perché non abbiamo avuto i soldi per riscattarle. Spesso non so come mettere insieme il pranzo con la cena”
La moglie di Leonida ha aperto una pagina su Facebook: “La Casta ha ammazzato mio marito e tutti devono sapere”.

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Messaggio Da Strawberry Fields Lun 18 Lug - 20:24

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Messaggio Da anna Gio 21 Lug - 17:02

Messaggio di don Andrea Gallo da Piazza Alimonda nel decennale della uccisione di Carlo Giuliani durante gli scontri del G8 di Genova. La numerosa folla accoglie con calore il prete genovese di 83 anni che dal 2001 ogni anno si è sempre trovato presente in Piazza alimonda il 20 luglio

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Messaggio Da Lucy Gordon Ven 22 Lug - 23:50

Chiudono i battenti i Centri Antiviolenza


L'Italia è un Paese per donne? Pare proprio di no. La conferma arriva oggi dopo un anno di richieste, reclami e proteste: uno dopo l'altro chiudono i battenti i Centri Antiviolenza sparsi su tutto il territorio nazionale.

Il nodo è nel familismo.
"Il governo attuale ha inaugurato una politica volta alla mediazione all'interno della famiglia.
Si spinge affinché le donne vittime di violenza restino in casa, risolvano i problemi assieme all'uomo. (???)
Ma, a quanto pare, non leggono nemmeno le statistiche.
Una politica così è fallimentare".
Non solo.
"Il governo non riconosce più la differenza tra la violenza sulle donne e quella sugli esseri umani in generale. La tendenza è ad annullare l'approccio di genere. Vorrebbero parlare di diritti umani in generale, ma non capiscono che il problema femminile è specifico".
"Non riconoscono il lavoro degli operatori dei centri anti-violenza. Il governo tende a spostare i compiti dai nostri centri agli istituti di suore." (????)


Volete dei numeri? ... e va bhe diamo i numeri


112 vittime (morte) nel 2008
119 nel 2009
127 nel 2010
siamo già oltre le 82 nel 2011 (ed è solo luglio)

Queste sono "soltanto" le morte, quelle che immagino avrebbero dovuto risolvere in casa con l'uomo o scappare dalle suore...

Il rapporto 2010 ci dà le statistiche sui femminicidi:

il 79% commessi da uomini italiani (nel 2008 era il 62,8%)
padri, fratelli, corteggiatori non solo mariti e ex mariti...


Ognuna di quelle donne poteva essere una di noi.
Ieri come oggi come domani.

Nessuna è immune.
E non succede solo alle altre..........
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Messaggio Da anna Sab 23 Lug - 0:24

Uomini e donne ai margini. Storie di poco conto. - Pagina 6 30341 finirà che reintrodurranno il delitto d'onore, così oltre a nessun aiuto, la faranno franca sempre

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Messaggio Da Lucy Gordon Mar 26 Lug - 17:40

DROGATI!!!!


Ora, non sono un fan di Amy Winehouse. Già detto.
Però riconosco che aveva una voce molto - molto bella.
Piena, carnale e sofferta. Poi che la sentissi sciupata da quel pop-soul-wannabejazze un pò plasticato che fa tanto mercato, ma emoziona quanto una gita all'Ipercoop è un altro paio di maniche.

E' però sempre più sconfortante , a proposito di diffonditori di odio, vedere certi commenti sui siti dei giornali e, perle su perle, sotto i video pubblicati da Youtube o peggio ancora su forum di altissime eminenze grigie. Che mi guardo bene dal riportare qui, che io la spazzatura la tengo il più possibile fuori di casa.

Non è difficile imbattersi, infatti, nei soliti giudizi tranchant per cui fanculo, è morta una stronza tossica, una di meno, se l'è cercata e così via. Insomma, piccoli Giovanardi crescono.

C'è una notizia per questa gente: i drogati vi hanno fatto un culo così.

Uno ci governa.
Un altro ha diretto per decenni la più grande azienda italiana fra l'ammirazione ed il rispetto di milioni di italiani, pronti ad osannarlo per il suo stile, la sua classe e per l'orologio sopra il polsino.
Ma di cui altrettanti tutti, a bassa voce magari, esaltavano la lucentezza del materiale col quale s'era rifatto il naso bruciato da quantità indefinite di polverina.
Una bella infornata la trovate nel Parlamento che voi gonzi avete eletto.
No, tanto per dare un accenno così al volo.
Sennò parliamo dei vostri divi della TV.
O quelli del cinema.
I vostri eroi, insomma.
Scegliete pure.

Volendo restare nello specifico dei musicisti fra quelli che giocano, o hanno giocato tanto quanto neanche il mio cervello osa immaginarlo ci sono alcuni signori che ad età affatto sgarzoline vanno ancora in giro a raggranellare osanna e prebende che i pezzenti del "chi scherza con la droga" non vedranno mai neanche sommando quelli che avranno nelle prossime tre vite.
Ho visto dal vivo artisti come Lou Reed essere capaci di estasiare migliaia di persone con uno show indimenticabile (quello dell'album "Berlin").
Ho visto Iggy Pop poco tempo fa saltare come una gazzella sommerso da un centinaio di fans.
Forse questi drogati hanno deciso di non morire, forse sarebbe interessante sapere come mai non sono morti o come mai gente come Keith Richards fa la vita da pensionato d'oro alla faccia delle pensioni che magari non vedrete mai?
Il solito gioco delle proporzioni. Un mucchietto di grandi artisti che non hanno retto il gioco a fronte di migliaia che oltre a reggerlo sono ancora qui a raccontarcelo.


Chiunque decide per le vostre vite è drogato.
Chi guida le vostre emozioni è drogato.
Intorno a voi ci sono milioni di psicofarmacizzati che vi vessano a scuola, sul lavoro, quando parcheggiate e quando andate al ristorante. Milioni di cocainizzati che vi accendono quei 5 minuti di divertimento quando uscite la sera. Milioni di estasiati che decidono il mercato dei sabati sera, dove è trendy andare e dove no.
Drogati che scrivono sui giornali come dovete pensare, qual'è la nuova moda, qual'è quello che vale e quello che non vale.
"Chi scherza con la droga", ecco, "chi scherza con la droga" ha il tacco dello stivale sui vostri crani ed a voi piace da morire.

L'autodistruzione è qualcosa che fa parte della sfera più intima dell'essere.
E' un meccanismo perfido, che parte come una ricerca dell'oscurità, trovare una risposta a domande che diventano parte della nostra vita ed a cui non sappiamo dare una risposta che convinca al perché così tante, troppe cose non ci tornano.
Perché troppe cose non sono giuste e troppe persone si danno da fare affinché nessuno riesca a farle diventare giuste. Staccare, cercare un altro posto, un altra dimensione, una caverna dove ritirasi ed andare a morire, dimenare le ali freneticamente come una farfalla che sa di non poter più volare, annullare quello che vediamo, annullarci, non vivere per salvarsi la vita, chiudere a compartimenti stagni ogni emozione per evitare di andare in giro con un set di coltelli piantati sul corpo.

Un'ammissione di debolezza che si espande tanto quanto vengono meno i motivi per vivere.
E nessuno può decidere per noi i motivi per cui vivere, quelli veri, non quelli falsi ma molto glamour che il sistema imperante vorrebbe imporci.

I piccoli Giovanardi sono, manco a dirlo, per la Rupe Tarpea.
Per i deboli.
I drogati.
E quindi alcoolizzati, impasticcati, depressi, malinconici, ipertesi e magari si potrebbe poi passare ai logorroici, ai meteorici, agli ipocondriaci ed ai miopi. Il compagno Pol Pot aveva cominciato una cosa del genere, credo.
A saperlo c'era da investire subito in un cantiere di costruzione e collaudo di vagoni piombati.

Perché se dirigi la più grande azienda italiana e ti sfarini le narici sei un ganzo, ma se sei un cazzo di nessuno e ti fai il muro grattato sei uno sfigato stronzo che deve morire.

Nessuno dice che se Amy Winehouse aveva quella voce lì lo doveva alla stessa anima che l'ha uccisa.
Nessuno dice che c'è chi vede un vuoto senza fondo e cerca di comunicarlo usando la cosa più bella che sente di dare: può essere la voce, il corpo, una mano per dipingere o scrivere.

Ho visto morire un numero sufficiente di amici per garantire che ammazzarsi per loro è solo un unico sentiero di dolore insopprimibile sedato soltanto dal sopore della droga fino a trovare quello della morte. Sono tra quelle che gli unici aghi che si fa infilare sono quelli che le infermiere. Molto del merito del fatto che non ho mai voluto avvicinarmi a certi tipi di droghe è stato proprio degli amici che hanno cominciato a farsi. Bastava vedere come si riducevano in poco tempo.
Eppure molti erano ragazzi di incredibile spessore umano, alcuni di intelligenza sopraffina. Ma deboli.
Eppure qualcuno, se vuole, può venire a dirmi in ghigna che meritavano di morire.


Chi è debole può diventare forte. Ma non tutti hanno la forza di allenarsi da soli. Purtroppo.
Anni ed anni di sforzi per tenere in piedi persone che non avevano nessuna voglia di rimanerci mi hanno convinto che la cosa migliore da fare è cercare una risposta al dilagare della debolezza indotta. Quella per cui l'attenta distribuzione di droghe e farmaci e tutto quanto può annichilire la volontà in un mercato come quello attuale è così studiata da porre un bel pò di questioni sul se e quanto la cosa sia pianificata. Quella che permette di non vedere le risposte che non vogliamo vedere.

Nessuno ragiona, davanti alla tragedia di una vita buttata nel cesso a 27 anni dicendo "devo diventare più forte anche per queste persone qui", per autoconservazione ed anche per empatia, una cosa può non escludere l'altra.

I Piccoli Giovanardi selezionano, giudicano e seppelliscono.

Se questi ci sono stati spacciati per esseri umani spero bene che il loro Creatore abbia un reparto reclami.

Sassicaia Molotov

http://iltafferugliointeriore.blogspot.com/2011/07/drogati.html


Ultima modifica di Lucy Gordon il Mar 26 Lug - 20:29 - modificato 1 volta.
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Messaggio Da anna Mar 26 Lug - 17:51

molto bello, finalmente leggo delle parole umane

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Messaggio Da rossadavino Mar 26 Lug - 21:09

Liussi Uomini e donne ai margini. Storie di poco conto. - Pagina 6 1418170870del post ,molto bello e lo condivido
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Messaggio Da ubik Mer 27 Lug - 23:33

Lucy Gordon ha scritto:
DROGATI!!!!

...

di questo genere di interventi posso apprezzare il generico taglio sociale (è sempre bene ricordare e ricordarci che chi ci governa come minimo predica bene e razzola male) e l'espressione di sentimenti e racconti intimi riferiti a esperienze personali, come fa l'autore parlando della propria vita; condivido anche la "rabbia" nei confronti di molti interventi tra il demenziale e il vergognoso letti in rete in questi giorni (ormai è sempre più evidente che, se da un lato è vero che la rete permette sempre più la circolazione di informazioni - al contrario della Tv ormai asservita totalmente al potere - dall'altro è sempre più altrettanto vero che qualunque imbecille dotato di tastiera si sente in diritto di esprimere opinioni, le più insignificanti o demoralizzanti).

Non mi disturba nemmeno più di tanto un certo moralismo di fondo, a volte ricordarci che esiste anche un'etica è necessario, poi uno la può pensare così o cosà, ma almeno questo signore mostra di avere un pensiero.

Quello che invece proprio non digerisco è mescolare in uno scritto pubblico la propria "normale" esperienza di vita (avere avuto amici tossicodipendenti, avere vissuto certe situazioni,...) con una realtà di cui, per poterne parlare, bisogna avere una conoscenza scientifica o, quantomeno, quotidiana; almeno si eviterebbe di parlare di tossicodipendena o di alcolismo ricorrendo ai soliti stereotipi e/o luoghi comuni, quali l'autodistruttività, la debolezza di carattere, l'anima, etc...
La questione è ben più complessa da un lato e, paradossalmente, semplice da un altro. La complessità la rimando Uomini e donne ai margini. Storie di poco conto. - Pagina 6 378480 , semplificando ricordo che il termine "dipendenza" significa letteralmente non avere la possibilità di scegliere...

ma il discorso è troppo lungo per essere qua affrontato; riguardo alla storia che ha stimolato le riflessioni di questi giorni (la scomparsa di Amy Winehouse) io penso che la cosa migliore siano la compassione (per chi è ancora capace di provarla) e il silenzio
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